La mia prima 100 km del Passatore di Filippo Castiglia

Per giocare a pallacanestro, a calcio, a pallavolo, a pallanuoto, a rugby, a tennis ci vuole una palla, per correre il Passatore ce ne vogliono almeno due. (L. C.)

Cosa ne sarà della nostra vita? E poi questa sera ci hanno fatto bere … come si chiama … la"tachipirinha"!

Tutto è cominciato a agosto del 2002, anzi no tutto è cominciato molto prima almeno 12 anni prima ma sempre d'estate. Avevo intrapreso la carriera arbitrale (sì quella più bistrattata degli arbitri di calcio) e così mi allenavo e correre mi piaceva. Luigi, era già un podista da tempo. D'estate trovare compagnia per gli allenamenti è importante, così lui podista e io arbitro trovammo modo di percorrere molti chilometri per le strade del comune di Castellammare del Golfo in provincia di Trapani. Luigi seguiva tabelle di allenamento molto evolute e io mi limitavo a fare quello che faceva lui differenziando esclusivamente per alcuni allenamenti di velocità che mi servivano per l'arbitraggio.

A partire da quell'estate Luigi cominciò a ripetermi che io sarei riuscito benissimo nelle gare lunghe, e che avrei dovuto mollare l'arbitraggio per dedicarmi all'atletica.

L'arbitraggio non l'ho mollato e qualche soddisfazione non è mancata, ma nel agosto del 2002, sempre a Scopello (frazione di Castellammare del Golfo TP) Luigi mi comunica che ha intenzione di misurarsi per la 4° volta della 100 km del Passatore, cerca compagnia. Con serenità gli dico che lo accompagnerò anch'io. Dopo due settimane per posta elettronica ricevo le tabelle di allenamento e comincia l'avventura.

Dicembre la mezza maratona a Palermo,

Febbraio la mezza maratona Roma-Ostia

Marzo la Maratona della città di Roma

Aprile la 50 km di Romagna a CastelBolognese.

Ed eccoci Luigi, Paolo e Filippo al ristorante il 23 maggio a Faenza, ci piacerebbe mangiare tutto, ma è meglio abbondare in carboidrati e orientarsi su roba digeribile domani abbiamo da percorrere 100 km. Con noi Giovanni, Ines, Angela e Claudio supporto logistico!

L'indomani colazione pantagruelica e riunione con lo staff che ci seguirà-precederà, più o meno in posizione intermedia rispetto ai rifornimenti ufficiali avremo i rifornimenti personali. Tre auto attrezzate di cambio di indumenti, acqua, sali minerali, banane, arance, fette biscottate, miele e 2 litri di coca-cola.

Per arrivare a Firenze percorriamo la strada della gara. Ci sono moltissimi cicloamatori, la salita è impegnativa, ma non ci voglio pensare, a piedi è diverso. Arriviamo a Firenze, il parcheggio della stazione è pieno, ci dobbiamo dividere, andiamo in un garage privato. Ci ritroviamo tutti davanti a Santa Maria della Croce, fa caldo. Sotto i portici un sacco di podisti già in pantaloncini e canottiera, molti seduti a terra a chiacchierare.

Ritiriamo il pacco gara, il mio numero è l'1182. Foto di rito con la vettura dell'organizzazione che porta un effigie del Passatore. Lui il Brigantaccio tagliagole cantato dal Pascoli, che tenne in scacco per quattro anni la polizia ed l'esercito pontificio intorno al 1850.

Andiamo a mangiare: porzione doppia di pasta o gnocchi per ciascuno dei tre podisti.

Vado a cambiarmi in auto, sono un po' teso, ma riesco a rilassarmi ugualmente, dopotutto dal garage a piazza della Signoria non sono più di 1000 metri. Infatti arrivo con tutta calma dai miei amici.

Anche noi sotto i portici, a sistemare meglio i chip del rilevamento cronometrico, ad allacciare le scarpe con maggior cura, a appiccicare le bande catarifrangenti (arriveremo di notte). Non si riscalda nessuno, vediamo il vincitore dello scorso anno con n.1, è magro e altro ca 1,80 m, corricchia per arrivare ai bagni non si sta riscaldando neanche lui: nessuno spreca energie ci sono 100 km per farlo.

In piazza della Signoria ci mettiamo in coda, siamo 1710, pare. Ma non c'è fretta di mettersi in prima fila. Il colpo di pistola, il via.

Ci muoviamo, lasciamo Piazza della Signoria. Attraversiamo Firenze, un fiume di persone nel traffico bloccato della città. L'andatura è tranquilla, rispettiamo la nostra tattica di gara: andar piano, sei minuti al chilometro, poi si vedrà. Appena in periferia della città incontriamo Ines e Giovanni, non sono riusciti a passare con auto: questo significa che il primo rifornimento personale arriverà più in là, ma non ci preoccupiamo.

Cominciamo a salire per Fiesole, e superiamo molta gente che ha scelto di camminare, a passo svelto, ma camminano. Altri invece ci passano, con appoggi molto attivi, ma Faenza è lontana.

Mi fa un po' male un piede, ma non è nulla sarà ancora freddo. Firenze è ai nostri piedi: la cupola del Brunelleschi, il campanile di Giotto, s'indovina l'Arno. Le nuvole ogni tanto regalano un po' di fresco. In cima a Fiesole, 295 m slm, c'è il primo rifornimento, molto affollato. Acchiappo un bicchiere di soluzione salina e un pezzo di banana, alla successiva fontana bevo e mi bagno i capelli. Fa caldo. Con Luigi e Paolo chiacchieriamo, la strada scende leggermente per poi risalire in direzione di Olmo e Vetta le Croci fino a 518 m. E' uno spettacolo, intorno le colline, dove si alternano coltivi e boschi. Man mano che procediamo sempre più boschi, ma in fondo nella valle è un grande mosaico le cui tessere sono i campi. Si potrebbero tenere molte lezioni Agronomia con una sola foto di questo panorama. Un podista racconta ad un altro le imprese di un suo amico, che si trova appena dietro. Lui sì è un grande: ha fatto 5 volte la Parigi-Colmar di 516 km. Sono insopportabili, e non ci lasciamo sfuggire l'occasione per ribattere: "Un nostro conoscente Totò Termini (archetipo dello spaccone panormita) ha corso la Oslo - Johannesburg, Lui sì, è un vero mito!"

Paolo spesso chiede alla gente sul percorso se quella è davvero la strada per Faenza, ci incitano e applaudono.

Arrivati a Vetta le Croci, il sole è ancora alto, Angela e Claudio, l'assistenza di Luigi, sono sul percorso, sono riusciti a passare prima della chiusura della strada, incitamenti e un rifornimento volante per Luigi.

Ora si scende, verso Borgo S. Lorenzo, 195 m sul livello del mare. Senza neppure volere allunghiamo leggermente. La campagna è bellissima. I nostri rifornimenti sono regolari, acqua, sali, the freddo. Fa ancora caldo e in occasione degli spugnaggi mi bagno la testa, i capelli un po' più lunghi del solito mantengono l'umidità.

A Borgo San Lorenzo, 32 km, si passa dentro il paese percorrendo una pista ciclabile piena di gente a passeggio. In molti non sanno che si stia disputando una gara, ma c'è la musica della pista di pattinaggio a rotelle e si costeggia anche una pista da motocross con un nugolo di 125 cc rombanti.

Altro rifornimento, si beve e vedo Paolo che si attarda ancora, decido di ripartire senza aspettarlo, glielo dico e riparto. Anche Luigi si è staccato so che è un po' dietro.

Comincia la salita, quella vera. Un altro con numero sul petto mi dice di essere contento perché per la prima volta arriva lì con la luce del sole. E tra quei tornanti, di tanto in tanto mi volgo a vedere la valle che ci lasciamo alle spalle, ancora c'è l'afa e tutto è molto luminoso, ma il sole comincia ad essere basso.

L'aria si rinfresca. La salita è lunga e durissima, siamo in mezzo al bosco, non ci sono più piante coltivate, non ci sono più i noci e i lecci, ora ci sono i castagni, ancora più avanti il cerro, e poi ancora le conifere. Siamo immersi nel verde, anche se auto e moto ci passano accanto, solo di rado danno fastidio. Un altro tornante ed ecco una piccola cascata. Al rifornimento sento uno schiaffo sulla spalla, è Luigi -Andiamo- mi dice. - Io adesso sono in una fase in cui mi sento benissimo, andiamo -.

Bevo e riparto con Luigi, parliamo. Gli dico che sto soffrendo la salita, forse abbiamo fatto il primo tratta troppo veloce. E' la prima crisi di questa gara, sento l'adduttore destro che si irrigidisce, non mi spiego il perché mentre si corre si usa pochissimo. Ma già due volte ho urtato la caviglia sinistra col piede destro forse la mia corsa è un po' scomposta. Devo reagire, correndo più sciolto, ho bisogno di sali. Eppure vado, e stacco nuovamente Luigi. Ines opportunamente infittisce i rifornimenti, ma la mia media si è abbassata rispetto alle previsioni, in alcuni tratti cammino e poi riprendo a correre. Un signore seduto su un paracarro mi informa che tra 200 m sarò in cima.

Giungo a Colla di Casaglia c'è ancora luce, benché siano quasi le 21.00. Già so di essere in ritardo rispetto alla tabella di marcia che pensavo di tenere, ma dopotutto adesso c'è la discesa…

Una discesa ripida e tortuosa, sento le moto che scalano di marcia prima dei tornanti, io cerco mantenere un passo regolare e di non lasciarmi prendere dalla frenesia di recuperare, tanto è impossibile.

La temperatura si è abbassata, mi cambio maglietta e mi asciugo, 50 metri di passo e poi riparto di corsa.

Casaglia, il paese. Il rilievo cronometrico e i cicalini al passare del mio chip sulle pedane, dopo c'è il rifornimento. Mangio del pane con la marmellata, per chi desidera oltre ai sali all'acqua c'è anche del pane con la mortadella e uova sode e anche del vino. Ma come il vino (Tavernello, per la precisione)? Certo sulle uova sode non si può bere l'acqua, lo sanno tutti.

E' buio, lungo la strada per Marradi, ci sono punti di ristoro improvvisati con enormi griglie e gente che scherza. In molti ti incitano, alcuni bambini mostrano dei biglietti con su scritto: "Sei grande".

Lungo la strada corro con altri due podisti, uno dei due racconta di essere alla seconda esperienza al Passatore. La prima ci aveva messo oltre 18 ore, in questa dovrebbe andare intorno alle 11. Un miglioramento di 7 ore. E' contento. L'altro è alla prima esperienza dice di cominciare a sentire un po' freddo.

Anche io sento freddo, la canottiera è nuovamente zuppa e i capelli ancora fradici di sudore. La temperatura si è abbassata ma continuo a sudare copiosamente. Ines è regolarissima, cambio di nuovo la maglietta e mi asciugo ancora e bevo anche un po' di coca cola, mangio una fetta biscottata col miele.

Mi sento bene, i muscoli non sono troppo duri, non ci sono avvisaglie di crampi, ho ripreso i due compagni di percorso, ma forse vado un po' troppo forte.

La vera gara comincia a Marradi, mi diceva Luigi questa mattina, è vero!

Entrare a Marradi ed ascoltare i cicalini del controllo cronometrico, mi convince che se devo osare, questo è il momento mancano solo 35 km. Mi sento bene, il passo è tornato rotondo dopo la discesa, faccio cenno a Ines che tutto è a posto, ci vediamo dopo il prossimo rifornimento ufficiale. Al 70esimo km preferisco bere e ripartire, sto recuperando un sacco di posizioni, il passo è rotondo. Ma penso che non ho mangiato da almeno 10 km, mi sento la pancia piena.

Ecco la Panda di Ines, mi consiglia di mangiare anche lei, ma do appena un morso a una fetta biscottata col miele e mi basta. M'asciugo il sudore, i capelli sono ancora fradici e dopo aver bevuto riparto. Dopo poco è come se si spegnesse la luce, energie a zero, riesco solo a camminare anche seguire la strada non è facile. Non sto sudando più. Ci sono le lucciole, mi fermo a fare dello stretching, riprendo il cammino. Sono convinto che appena avrò digerito le forze ritorneranno, per adesso anche le palpebre sono pesanti. Non so per quanto ho camminato, ma poi la luce si è riaccesa riprendo a correre piano. Riprendo a sudare.

Un'Audi mi affianca sono Angela, Claudio e Luigi. Non gli chiedo niente. Ho capito, non ce l'ha fatta. Saprò dopo che aveva accusato forti dolori alle gambe che lo hanno fatto desistere. Mi chiedono come sto e se ho bisogno di qualcosa, dico della mia crisi di fame ma che penso sia superata. Ci salutiamo.

Il passo è ancora rotondo, malgrado tutto al rifornimento ufficiale, questa volta pane e marmellata, te caldo. Riparto di passo e dopo 50 metri corro ancora. E corro, corro, corro piano ma corro.

Fino a Brisighella più volte mi incontro con un uomo alto e magro, dal passo legnoso (anche lui ha fatto gli stessi km che ho fatto io), ha i capelli lunghi e si lamenta delle gambe dure. Ma ci carichiamo a vicenda, dopotutto non manca molto a Brisighella.

Cambio l'ultima maglietta, è quella di questa gara, l'ultima che ho a disposizione.

Un altro amico nel percorso è un uomo di circa 60 anni, mi racconta che ha cominciato a correre a 46 anni e che gli piacciono le gare che sono lunghe almeno 42 km. Le mezze maratone sono troppo veloci, non ci prova gusto. Ha cominciato quando sua moglie gli ha proposto di fare qualche garetta la domenica. Ed eccolo qui a correre il Passatore per 11° volta! Questa volta in preparazione per una altra gara di oltre 100 km che va dal Piemonte alla Costa Azzurra superando alcuni passi alpini. Per un paio di rifornimenti ufficiali continuiamo a chiaccherare. Ogni tanto quanto Ines si porta avanti per il successivo incontro mi chiede se tutto è a posto. Mi pare di sì.

Arrivo a Brisighella da solo, il mio compagno di viaggio ha deciso di camminare per un po'. Mi ha detto che il Passatore con la luna piena è un incanto, la strada è illuminata e gli usignoli cantano tutta la notte. Io vado e mi sento bene.

A Brisighella ancora i tintinnii quando passo sui tappeti, bevo e mangio anche un pezzo di mela. E ancora 50 metri di passo e poi di nuovo di corsa.

All'ultimo rifornimento ufficiale l'atmosfera è già euforica. Abbiamo tutti l'aria un po' stravolta, ma sappiamo che la meta è vicina. Uno dice che oramai anche da zoppo, anche sui gomiti ma a Faenza ci arriva. Chiedo dell'acqua e dei sali, un pezzo di mela. Mentre sono lì Ines scatta una foto, ci incontreremo ancora tra un paio di km e poi direttamente a Faenza all'arrivo.

Si scambiano due battute con le ragazze del rifornimento una parlando con l'altra chiede:- Cosa ne sarà della nostra vita? E poi questa sera ci hanno fatto bere … come si chiama … la"tachipirinha"!

Ma com'è fatta questa tachipirinha? Caipirinha + paracetamolo. Si ride e si riparte.

Le luci di Faenza sono lì, si vedono gli edifici, al bivio chiedo all'uomo dell'organizzazione:- E' sicuro che sia la strada più breve per piazza del popolo?.

Mi risponde :- Sì.

Io ancora :- Ma ne è proprio sicuro?.

- Sì, Sì.

Mi sembra di volare, ed effettivamente adesso sto viaggiando veloce, il mio passo è fluido. Sulla sinistra una villa in stile neoclassico illuminata, è proprio bella.

Entro in città il vigile urbano mi dice che mancano 500 metri all'arrivo, si stampa sul mio volto un sorriso o si sono bloccati i muscoli della faccia.

Vedo piazza del Popolo, sento i passi di un altro podista. Sono troppo veloce e non mi può raggiungere, ne sono certo e non mi volto neppure a guardarlo. So già che alle brutte piazzerò un allungo irresistibile.

Ecco la piazza, ecco lo striscione dell'arrivo, la gente che ancora alle 3 di notte è lì ad aspettare applaude ed incita. Passo sotto lo striscione facendo le smorfie al fotografo. Smorfie a 12 ore 17 minuti e 49 da quando ho sentito lo sparo a Firenze. Ringrazio per gli applausi, prima di me ne sono arrivati "solo" 213.

Incredibile ma vero sono arrivato a Faenza. Arriva il podista di cui sentivo i passi, ci abbracciamo, mi dice :-Ti stavo curando, ma andavi troppo forte- . E' stato meglio così se mi avesse raggiunto avremmo fatto la volata, e mi sarei di nuovo ricordato come si corrono gli 800 metri.

Adesso sì che sono un vero ultramaratoneta.

Il mio trainer Luigi dice che i podisti si dividono in due categorie: a) quelli che dicono che non faranno mai più niente di simile, b) quelli che, invece finita una gara, pensano alla prossima. A me la voglia di correre non è affatto passata! E neppure a lui visto che ha deciso che i 70 km percorsi saranno l'allenamento per la prossima Pistoia-Abetone!

Ma questa volta mi occuperò dei rifornimenti

le foto

Il racconto di Luigi