Correndo i 50 km di Romagna

di Filippo Castiglia

La prima volta che sono venuto in Romagna avevo 13 anni. Mi ricordo che era maggio e che molti furono i chilometri percorsi in pullman visto che si trattava della gita della terza media.

Era stato divertente: la prima volta in giro senza i genitori.

Sono tornato in Romagna dopo 22 anni il 24 di aprile. Da Milano passando per Bologna. L’aereo di Luigi e Angela è puntualissimo e dopo uno spuntino e un giro alquanto irrazionale per le statali della Romagna arriviamo a Castel Bolognese.

Un paesino incantevole: piazza quadrata alla fine del viale principale, i portici, il municipio e tutto già pronto per la gara dell’indomani.

Ritiriamo il pettorale. Luigi non ha comunicato alcun tempo e gli viene assegnato il 406. A me appioppano il n. 13: mi sono vantato del tempo realizzato per la Maratona di Roma ed eccomi servito con un pettorale di grande responsabilità. Insomma un pettorale da gente che va veramente forte!

Arriviamo all’albergo a Faenza, un nome una garanzia: Hotel Vittoria.

Incontriamo Claudio, un ex giocatore di football americano convertitosi al triathlon, domani insieme ad Angela si occuperà dell’assistenza in gara.

Cena superba, la Romagna si conferma, malgrado non abbiamo toccato vino il cibo si rivela inebriante.

Alle 6.30 squilla la sveglia, colazione ricca ma non troppo e trasferimento a Castel Bolognese.

Il riscaldamento è ridotto al minimo, la gara comincia alle 8.30. Si vedono le solite scene dei preparativi: chi si allaccia e slaccia le scarpe più volte prima di trovare la giusta pressione, chi non risparmia in vaselina, chi sistema all’ultimo istante il pettorale(una specie di rito). Ma questa volta c’è qualcosa di diverso: è la gente. Sono podisti come nelle altre gare ma non c’è agonismo, o meglio nessuno è lì per correre contro qualcun altro, ma per correre con gli altri e raggiungere il traguardo. Non è una maratona di grido dove si percepisce in moltissimi l’ansia della prestazione, del "tempo". Qui si devono percorrere 50 km, con una salita vera e non sarà facile: meglio avere più amici possibile.

Tutti chiaccherano, tutti scherzano, impossibile non restare contagiati, quando la pistola dello starter segnala la partenza, sono quasi sorpreso, ma parto.

Risalgo alcune posizioni subito e mi aggrego a un gruppetto di podisti e triathleti che hanno il mio passo. E’ uno spasso.

Conoscono un sacco di gente e primi 10 km sono un continuum di battute, scherzi, prese in giro tra loro e i loro amici che sono venuti a vederli lungo il percorso. Stiamo andando forte sotto i 4’ 20’’ al chilometro. Va bene così.

La Rocca di Riolo Terme si para davanti a noi, imponente e rossa di mattoni. Mirabile esempio di architettura militare del tardo medioevo, è stupenda. Si staglia contro il cielo sereno, ma comincia a far caldo.

Un cartello enorme indica: CURVA CAPIROSSI, già il centauro è proprio di queste parti.

Il chilometri passano, si alternano vari saliscendi, ma la vera salita deve ancora arrivare. Arriviamo a Casola Valsenio, appena usciti dal paese comincia la Salita: 450 metri di dislivello in 5 km di tornanti e rettilinei che scalano Monte Albano. Luigi a posteriori l’ha definita una serie di rampe di garage.

Le sensazioni non sono esaltanti, il bicipite femorale destro non è per nulla sciolto, non riesco ad stendere bene la gamba, se cerco di usare più i piedi il polpaccio sinistro mi segnala il rischio di crampi. Adotto una corsa meno elegante e riduco leggermente il ritmo. Intanto non perdo occasione per bere acqua e i sali, mi bagno la testa e il collo con le spugne. Fa caldo, fa caldo, mi domando come mai un siciliano possa soffrire il caldo.

Ecco lo striscione del Gran premio della Montagna, 26 esimo chilometro più di metà gara e un gran tempo. Bevo ancora sia ai rifornimenti dell’organizzazione sia all’assistenza personale che Angela garantisce con puntualità teutonica, ma le gambe non girano più come prima. Sono lento, peccato in discesa, la mia preferita, ma non ci posso fare nulla. Vengo superato da parecchi, non mi era ancora successo niente di simile, ma passerà dopotutto devo solo attendere che acqua, sali e zuccheri dei rifornimenti arrivino in circolo.

E continuo, continuo a correre e a bere. Le gambe tornano a essere più sciolte intono al 35esimo chilometro, ma devo stare attento a non forzare, e allora mi dedico al paesaggio. Falesie, calanchi, vigneti, actinidieti (kiwi), pescheti, dalla collina si torna in pianura e il bosco ha lasciato spazio alle coltivazioni. Passo al 42esimo, e vengo raggiunto da una ragazza fortissima (ho sentito che è una della Nazionale ha corso una 50 km la settimana scorsa in Ucraina). Ha una corsa molto saltellata e di solo avampiede, ha la lepre che la incita mentre le si lamenta di non farcela, dice di sentire la fatica della settimana scorsa. La sua lepre è un uomo con la testa rasata e una cicatrice sul braccio destro, il fisico da lottatore, la incita:- se ce la fa lui a cinquant’anni ce la deve fare anche lei. La incito anche io, ma poi li lascio dietro di me. Manca poco ormai, vedo alcuni che mi avevano passato nella discesa fermi per i crampi, il mio correre non è fluido come quando faccio i 400 metri in pista (magari avessi ora quella freschezza), ma corro, sì corro ancora. E’ fermo anche un triathleta monumentale, abbronzato, depilato, ossigenato. I crampi lo costringono a fermarsi e a fare stretching, io invece che non sono monumentale, non sono depilato, né ossigenato ma ho la barba lunga e continuo a correre.

Gli ultimi 2 chilometri, sono in compagnia di un altro cinquantenne, gli confesso che non tirerò la volata, malgrado abbia corso qualche volta gli 800 metri non mi ricordò più.

Ma non è così, dopo una curva a sinistra ci troviamo sul rettilineo e lo striscione dell’Arrivo è in fondo. Mancano 500-600 metri. Saluto il mio compagno e gli dico mi sono ricordato. Le mie gambe tornano a girare, appoggio solo l’avampiede. Affianco e sorpasso molti, tanti, gli ultimi 10 metri affianco una ragazza e resto dietro di lei. Fermo il cronometro a 3 h 56’.

Questa volta in Romagna 50 km li ho fatti di corsa!

La prossima volta in Romagna ci verrò di corsa da Firenze!

A fine gara grandi piatti di pasta, chiacchere con i tanti amici incontrati sul percorso, con parecchi ci ritroveremo al Passatore tra un mese.