7 dicembre 2003 Palermo half marathon: a Palermo correre non è facilissimo… di Filippo Castiglia

Per la seconda volta ho corso la maratona di Palermo, anzi la mezza maratona.

La temperatura è ideale 10-15 °C, 1800 partenti, organizzazione un po’ casalinga ma contraddistinta dalla gentilezza vagamente scostante ed efficienza un po' svogliata tipicamente panormita.

Il percorso è all’incirca quello dell’anno scorso se no fosse che si corre in senso inverso. Una scelta dettata dalla volontà di render più veloce la maratona mettendo l’unica salitella del doppio giro del circuito al 3 e al 26 km, quindi in una fase in cui ancora i muscoli sono dotati di energie (nella precendente edizione erano alla fine del percorso).

Un tracciato scorrevole con falsopiani, e lunghi rettilinei e ‘solo’ tre U.

Arrivo in Piazza Politeama alle 7.15, l’aria è fresca, ma non fa freddo, ci sono già i pullman dell’esercito che hanno portato gli atleti dei mondiali militari. Sono ancora tutti con le tute e nessuno ancora ha cominciato a riscaldarsi. Come sempre c’è chi chiacchera, chi appunta il pettorale, in molti fanno la fila ai bagni.

Mi riscaldo con Luigi e Paolo, i compagni d’avventura del Passatore del maggio scorso. La partenza è anticipata alle 8.15: i negozianti si sono lamentati: la maratona e le strade chiuse in centro sono pessimo preambolo per gli acquisti (pare!). Il Giornale di Sicilia di oggi titola: Maratona: mezza città chiusa!

Grazie, è vero, se ci sarà traffico sarà colpa dei podisti, quanto dovremo attendere per un titolo: Maratona: tutta la città libera dalle auto… o Maratona: lo sport regna sovrano a Palermo… utopia…

Riscaldamento eseguito, per l’occasione indosso scarpe leggerissime, completino ‘all black‘. In partenza siamo un po’ pressati, ma non per la pressa… l’arco gonfiabile con lo sponsor si affloscia, in molti lo sostengono con le mani. Prontamente l’organizzazione interviene con il compressore e l’arco riprende il suo turgore. Non mancano i commentatori: Ci attisa, ci attisa!

Sparo! I top runners scattano con il loro muscoli guizzanti, sono 30 metri più avanti. Anche noi scattiamo dopo qualche ondeggiamento della folla. Si corre, bellissimo, le gambe girano bene. Un buon passo sono contento, tutto è sotto controllo, mi porto a sinistra, sul lato è più libero. Il cronometro conferma. In corso Vittorio Emanuele, in salita, supero un maratoneta che ho conosciuto nel mio periodo messinese. Per me, che allora non correvo queste distanze, era uno forte, anzi fortissimo, adesso lo passo senza sforzo (ma magari accompagna qualcuno).

Vado, il palazzo dei Normanni, ci passiamo dentro. Sul basolato gli appoggi sono reattivi, una bellezza. Di nuovo sul ‘cassaro’ antico nome arabo del corso principale, in discesa filo tranquillo, riconosco molti che ancora salgono.

Al passaggio nei pressi di piazza Politeama, Barbara e Graziella mi incitano e riescono a scattarmi una foto, di sicuro mossa: vado velocissimo.

Bene, bene, il cronometro continua a confermare un ottima media e le sensazioni sono buone. Aggancio un gruppetto e mi metto per un po’ in scia, meglio cercare un po’ di relax: è ancora lunga.

Via Libertà, piazza Vittorio Veneto, piazza Leoni e via dentro il Parco della Favorita.

Il terzo dito del piede destro mi fa male, l’unghia batte sulla scarpa (ecco non ho tagliato le unghie, bravo fesso!). Prima delle U del precorso, ottima traiettoria malgrado l’unghia gli appoggi sono buonissimi. Qualcuno dall’altro lato mi saluta, ricambio senza esitazioni, ma chi è? Ma sì è Roberto un mio vicino di casa all’esordio sulla distanza.

Ad ogni appoggio il metatarso invia segnali pessimi: vescica! Ho una vescica sotto il piede, sempre al destro!

Mi raggiunge una ragazza (scoprirò dopo che era la prima delle donne sulla mezza) con due angeli custodi podisti della marathonmisilmeri un paese vicino palermo. Hanno un bel sito web, vanno ovunque ci sia una gara. Cerco di andare sciolto ma il piede mi fa male, l’unghia è di già pesta ne sono certo. Resisto.

Gli appoggi non sono quelli che preferisco, devo andare più ci conserva, li lascio andare mi concentro a correre il più composto possibile. Sfrutto le discese, i falsopiani, tengo bene nei tratti in leggera salita.

Il tracciato è proprio scorrevole, veloce. L’asfalto è liscio se asciutto è ottimo, ma in corrispondenza dei rifornimenti è scivoloso e con questa vescica sotto il piede è uno spasso. Ecco la terza e ultima curva a U il piede mi fa malissimo, stringo i denti, mancano meno di 6 km voglio farcela!

Vialone della Favorita, verso la città ai lati i lecci e i campi di mandarini (avana) scorrono abbastanza veloci, il gruppo è del tutto sgranato. Riprendo ancora qualcuno malgrado il dolore al piede. Tutto il resto è a posto. L’ippodromo, ancora piazza Leoni, piazza Vittorio Veneto,conosciuta come ‘la statua’.

Scambio di battute con un podista

  • bravo, fai la maratona. (il colore del pettorale non ammette dubbi)
  • sì e tu?
  • La mezza.
  • Ecco perché sei così fresco.
  • Veramente ho una vescica sotto il piede
  • Ora che arrivi si fa a sangue!
  • E’ già a sangue!

Aumento leggermente l’andatura e vado, gli ultimi 3 km sono un invito all’allungo. Vediamo cosa c’è in pentola, il piede fa sempre male, ma le gambe, i polpacci e tutto il resto sono a posto.

Viale della Libertà un boulevard aperto i primi anni del ‘900, richiama certi viali di Parigi con i suoi platani e maestosi a dividere il corso centrale e i controviali. Era stato pensato per dividere le carrozze dai pedoni. Oggi è tutto nostro!

Anche se agli incroci, perfettamente presidiati (il Giornale di Sicilia riportava la notizia che in servizio ci sarebbero stati solo 8 vigili urbani!), si sentono i clacson e uno inviperito urla:- maratona du cazzo, maratona du cazzo!

Un altro:- ma sti cosi, picchi ‘un ni fannu fuora, ‘n campagna?

Il viale è inondato di luce, scorgo l’arrivo, la falcata è sciolta ma non posso spingere, la vescica al piede urla.

Poco prima dello striscione ancora gli incitamenti e il sorriso di Barbara e Graziella, rido e saluto.

Il cronometro si segna 1 h 23’ 36’’. Non male con vescica e unghia nera il piede destro non ha potuto dare il meglio se, dopotutto ho eguagliato il primato personale stabilito alla Roma-Ostia a febbraio scorso. L’anno prossimo ne vedremo delle belle.

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