Monza - Resegone: molto più di una Maratona di Filippo Castiglia


Questa volta siamo in tre: Matteo 48 anni e dimostrarne 10 di meno, Fabio 38 anni e una falcata potente, Filippo 35 anni il pizzetto da montanaro. Si corre in tre e si arriva in tre, il tempo della quadra è il tempo dell'ultimo dei tre. Indossiamo divise diverse, mentre quasi tutti gli altri hanno completini messi a disposizione dalle società. Però abbiamo il n.100, un bel numero a detta di molti spettatori.
Alle 21.30, parte la prima squadra di sole ragazze, noi partiremo tra 50 minuti. Ci sediamo sul gradino e osserviamo gli altri partire. La squadra favorita è composta da tre fenomeni Merli, Calcaterra e un'altro di cui non ricordo il nome, tutta gente che chiude le maratone in 2 ore e 20, partono con una serie di appoggi attivi e reattivi, favolosi. Noi sappiamo che non dobbiamo esagerare.
Siamo pronti, annunciano il nostro nome, ci presentano, la gente applaude. Foto. Partiti.
Non era il caso di risclardarsi: la strada da fare e tanta e fa un gran caldo. Partiamo portandoci una bottiglietta d'acqua per i primi chilometri, il primo rifornimento ufficiale è al 16 km, troppo lontano per non bere con questo caldo.

La provvidenza si chiama Roberto! Il fratello di Fabio è in auto e lo incotriamo appena fuori Villasanta. Da questo momento ci rifornisce di acqua e sali per tutto il percoso.

Abbiamo un buon passo, chiaccheriamo. Matteo ha un leggero dolore alla milza ed è concentrato. Fabio, quando la gente sulla strada ci saluta, ricambia. A Villasanta non mi trattengo di fare un po' di spettacolo e urlo al pubblico, portando la mano all'orecchio:- Non vi sento!- e il pubblico è generoso applaude e ci incita. Entrambi i miei compagni hanno la tendenza ad allungare ogni volta che ci avviciniamo ad un'altra squadra, io non lesino commenti. Gli dico di andare regolari di non strappare, e a quelli che superiamo : - Ma che ci devo fare? Hanno fretta...- E ne superiamo di squadre.
La strada è una serie di saliscendi Arcore, Usmate, Osnago: quanta gente sul percorso, non è più tanto presto eppure in tanti nei paesi ci accolgono con incitamenti e applausi:- Forza, forza. Bravi, Bravi. 100! che bel numero!
Sarà ma fa un caldo infernale, bevo come un cammello. Anche Matteo beve. Ogni tanto alterno con i sali. Chi non corre ti chiede:- ma a cosa pensi quando corri?-.  Pensi a quello che il tuo corpo ti dice a tutti più piccoli segnali che arrivano dai piedi, dalle caviglie dalle ginocchia, dai muscoli. E' un check up continuo, un verificare le condizioni di tutto l'organismo. Non c'è tanto spazio per fantasticare, nè per annoiarsi.

Ma corriamo in squadra e ogni tanto ci chiediamo a vicenda come stiamo.

Osnago, una moto ci segue da presso in tratto buio e stranamente senza traffico, ci illumina il cammino. Non è dell'organizzazione, ma di sicuro è un podista, chi altri può avere un'attenzione del genere?

Ah la Brianza! e il suo traffico de sabato sera. Qualche buontempone in auto non ci risparmia il suo humor: - Ma che fai la Monza Resegone? allora sei proprio un coglione!- Una gragnuola di v...ulo seguono l'umorista e continueranno a seguirlo.
- Ma che odore è?- chiedo.
 -Sembra camomilla- dice Fabio.
Sì è camomilla, di notte, nel buio, gli odori si sentono meglio.

Merate, si comincia scendere leggermente, la tendenza è di allungare ancora, ma predico prudenza. Recuperiamo altre squadre. Siamo dei salmoni che risalgono la corrente. Calco. Beverate. ad ogni paese un controllo dell'organizzazione. 100, 100, 100 completo.

Airuno, il gluteo sinistro si indurisce, non corro bene. Lo dico ai miei compagni, dobbiamo rallentare leggermente. Abbondo con i sali e l'acqua, un po' mi dispiace ma meglio essere prudenti e non rischiare: il meglio deve ancora venire.

Fabio quasi vola mettendo un piede nella cunetta di bordo strada, per fortuna non si è fatto nulla.
Un usignuolo canta di notte.
Olginate, malgrado abbiamo rallentato leggermente continuiamo a recuperare gente. Il gluteo è ancora indurito, non riesco ad allungare bene il passo, allora cerco una falcata meno bella ma efficace, più radente.

Attraversiamo un ponte sull'Adda tra i due laghi. Le luci si riflettono sulle acque. Fa più fresco. Calolziocorte, la strada comincerà a salire.

Al rifornimento bevo ancora e in abbondanza, acqua, soluzione salina (pessima questa), e un bicchiere di the dal buon sapore.

In tanti sono fermi al rifornimento, ripartiamo prima di altri, Fabio è già avanti, lo riprendiamo.


Ai tratti asfaltati si alternano i gradini che evitano i tornanti. Il gluteo smette di farmi male.  Continuiamo a recuperare gente. Siamo ancora dei salmoni, mentre gli altri camminano noi corriamo. Sì corriamo, io e Matteo più piccoli con un passo corto ma regolare, Fabio con la sua falcata potente. Correremmo anche sulle scale se si vedessero bene i gradini, ma sono bui. Meglio camminare.

Fa fresco, Fabio accusa il cambio di temperatura. Il suo stomaco invia segnali pessimi. Eppure riesce a correre. Vorrebbe cambiare la maglietta è zuppa di sudore, ma Roberto sarà incastrato nel traffico e la macchina con il cambio e le torce elettriche è a Erve. Forza Fabio, manca poco.

Fabio in qualche tratto cammina, non è il caso di staccarsi è meglio restare uniti, Erve è vicina. La strada è a sbalzo, un po' sospesa un po' scavata nella roccia, in un canyon. E' notte fonda, il cielo è stellato alle nostre spalle la pianura e le sue luci.

C'è puzza di freni in questa strada. Traffico ad Erve, le macchine sono in colonna, ci infilamo tra queste.
Accoci alla macchina, rapidamente mi cambio la maglia, Matteo fa lo stesso. Arriva Fabio, ci dice che ha vomitato e lo stomaco è sempre in subbuglio, anche lui si cambia la maglia. Forse sarebbe stato meglio cambiarla prima, ma...

Ripartiamo, attraversiamo il ponticello, foto! Finisce la strada asfaltata e comincia lo sterrato.
Il primo tratto è anche corribile, alla fioca luce delle torce elettriche, c'è uno fermo coi crampi. Matteo gli chiede se ha bisogno di aiuto, quello risponde di no. Proseguiamo. Un ponte, un guado. Il sentiero si fa stretto e si inerpica. Sopra di noi sotto il cielo stellato, una fila di lucine descrive una strana  linea sulla montagna è il Pra' di Ratt. E quelli sono i "topi", tra poco noi saremo tra loro. Il sentiero è ripidissimo, oltre ai piedi servono anche le mani per tirarsi su.
Arriva Roberto, ha lasciato la macchia e ci ha raggiunto. Abbiamo messo Fabio in mezzo, ogni tanto gli do una pacca sulle spalle, lo spingo.
Incontriamo Merli e i suoi compagni, hanno vinto e ora scendono, ci salutano e ci incitano.
Eccoci a Bocchetta, ultimo rifornimento prima dell'arrivo. Fabio sta malissimo, gli occhi infossati, vomita ancora.
Ripartiamo, il sentiero è meno pendente ma a mezza costa con dirupi. Ma quando arriva questa capanna e i suoi stramaledetti 1220 m slm?
Poi a un tratto sentiamo le voci e un bagliore ci indica che siamo arrivati, gli ultimi tornanti e in cima la giuria. Accenno ad uno scatto, così tanto per scherzare, spintono Matteo. Anche lui sgomita. E' come tornare bambini. Arriviamo tutti insieme al traguardo: 100, 100, 100. 4 h 46 ' 19''
Fabio si siede, strette di mano: ce l'abbiamo fatta. Anzi il vero campione è Fabio, stoicamente ha superato il dolore e il malessere, non si è fermato.
Mentre Fabio va a stendersi per un po', io e Matteo cominciamo a divorare ogni sorta di panini e crostate messi a disposizione dell'organizzazione. Si chiacchera con Tizio e con Caio, conosco uno che fatto la 100 km del Passatore ed è arrivato 2 minuti dopo di me, lì non c'eravamo neppure visti. C'è chi dorme seduto con la testa appoggiata al tavolo. Il pannello con i tempi di arrivo è coperto di falene, attirate dai 100 W della lampada. C'è chi si cambia, chi è appena arrivato. Ecco il fratello di Matteo, c'eravo visti in partenza, poi quando li avevamo raggiunti e eccoli qui alla meta.
Fabio ha riposato, sta meglio, mangia e beve. Salutiamo la giuria, e cominciamo a scendere. Sono quasi le 5 del mattino. Un pettirosso segnala la sua presenza ad enventuali rivali: quello è il suo territorio!
Dopo poco le torce non servono più il chiarore del mattino illumina il bosco. Carpini, ontani, quercie. Scegliamo il sentiero meno impegnativo, anche se più lungo. Fabio è adesso loquace, finalmente. Alla sorgente "S. Carlo" una ricca bevuta.
Al guado Fabio rammenta che avremmo potuto intitolare quel posto a Matteo con un premio speciale se fosse caduto in acqua poche ore fa, la cosa invece si risolse solo con un piede zuppo. Ridiamo. Siamo a Erve alla macchina. La Monza Resegone è già storia. Ripercorrendo quelle strade ci ricordiamo delle difficoltà, delle sensazioni di poche ore prima. Dei muscoli induriti che miracolosamente si sciolgono al cambiare della pendenza. Del piede nella cunetta. Dell'umorista. Della gente lungo tutto il percoso.
Della  mia promessa solenne di non correre per un mese almeno e che da domani... solo piscina! A terra ancora le bandierine dell'organizzazione. Si parla e si scherza. Monza. Ci salutiamo, siamo stanchi, abbiamo sonno, ma un'altra gara è stata corsa, un'altra impresa compiuta. La Monza - Resegone dal 1925 al 2003 è stata corsa per 43 volte, la squadra n. 100 quest'anno eravamo noi. Ora è il tempo di riposare, basta correre per un po', ma gli altri due sono di parere differente...
L'auto segue le strade che conosce, per condurmi a casa. Parcheggio.
Sono le 7.15 di domenica mattina, con i muscoli indolenziti esco dalla fida ford fiesta del '93. Borsa frigo a destra e borsone con gli indumenti a sinitra. Il passo è un po' incerto. Attraverso la strada, apro il portone, ascensore, porta di casa. Doccia. Mi stendo sul letto. La luce filtra dalla persiana abbassata. Sono al quarto piano eppure sento la signora De Tommaso che parla a cane :- Stella vieni qui, Stella vieni qui-. Non è un ordine perentorio, la cagnetta non capisce, la padrona la trascina con guinzaglio, è come se la vedessi.  Ma che ci fa a quest'ora in giro di domenica mattina? Quel povero cane magari dormiva della grossa... Non importa... mi addormento.