Una maratona non è mai uno scherzo... (Maratona di Pisa 6 giugno 2004)


Ma no, non ho voglia di andare in montagna andiamo al mare.
E così al posto di correre la Cortina-Dobbiaco, dopo una rapida consultazione con Luigi, correrò la sesta edizione della maratona di Pisa. Invio il fax l'ultimo giorno utile, l'indomani mi presento a ritirare il pettorale, Ines si iscrive alla stracittadina (a forza di seguirmi per queste gare si sta appassionando anche lei). Trascorriamo il pomeriggio al mare, alimentazione normale come il giorno prima di un lungo qualsiasi.
L'indomani sveglia alle 6, colazione e trasferimento a Pontedera. La maratona si corre in linea in zone che non conosco, sarà molto bello. Ines mi lascia in centro e cerca di raggiungere Pisa in tempo per la partenza della stracittadina.
La palestra comunale è a disposizione per chi si deve cambiare, c'è un solo bagno ma sono tra i primi.
Riscaldamento tranquillo e ripenso alla tattica di gara: è un lunghissimo, imposta il ritmo intorno a 5' al km e poi in progressione dal 35 km.
Parto sciolto e mi trovo a 4'30'' al mille chiaccherando con i compagni d'avventura, a dire il vero sono io che chiacchero loro rispondono per monosillabi. E' nuvoloso, fresco e si corre sotto una galleria di pini marittimi: ideale. Tutto sembra filare liscio quando al 16km, qualcosa non va: la coscia sinistra si irrigidisce. Avvisaglie di crampi? Affaticamento? Sto correndo male? Provo a cambiare un pochino la falcata, prima la allungo, poi la accorcio. Niente da fare continua a farmi male. Non parlo più: sono troppo concentrato a quello che mi sta accadendo. Rallento e al ritmo che avrei dovuto, forse sostenere fin dall'inizio, 5 minuti al mille. Sali e acqua ai rifornimenti. Passo alla mezza in 1h38'.
Meglio così, mi distraggo col paesaggio, è bellissimo: le colline coperte di olivi fitti sullo sfondo fino a quando non prendere il sopravento il bosco, lungo la strada il rosso purpureo della sulla in fiore, il verde ormai pallido del grano, il giallo oro che comincia prevalere sul verde dell'orzo. Peschi attanagliati dagli afidi.
La Certosa di Calci emerge dalla vegetazione imponente e leggera appena dopo un provvidenziale nebulizzatore. Fa caldo, non ci sono più le nuvole, il sole picchia, bevo e mi bagno verso l'acqua addosso ad ogni rifornimento. Il refrigerio dura un chilometro, il successivo trascorre al pensiero del sollievo che si proverà nel prossimo. Mi sorprendo a pensare come sarà bella la doccia a fine gara.
Per molti km è un testa a testa con un giapponese che corre con passi piccolissimi, lo passo ai rifornimenti dove si ferma e poi mi riprende per porsi a dieci metri davanti a me. Al 30esimo km, mi sento di nuovo a posto, degusto un pezzo di banana. Nessun muscolo manda segnali strani, gli appoggi sono buoni, potrei aumentare e impercettibilmente lo faccio e comincio a riguadagnare terreno, offro l'acqua al giapponese, che mi fa cenno di non averne bisogno. Saluto a gente sul percorso, i vecchi che leggono il giornale davanti al bar, la signora con lo strofinaccio in mano affaccendata a finire le pulizie, i molti che osservano il passaggio di questi pazzi con i pantaloncini e le canottiere, tanto tirchi da non prendere l'autobus per andare a Pisa.

Mi accorgo che gli allenamenti in salita sono serviti, ad ogni cavalcavia automaticamente accorcio leggermente il passo e aumento la frequenza. Al 35 mi sento proprio bene ma mi ripeto: Non fare cazzate aspetta gli ultimi 5 km e poi vai in progressione! Credo di averlo pensato ad alta voce (sono proprio pazzi questi podisti).
Al 36 esimo comuncio a aumentare, il cartello 'Pisa' mi rincuora. Toh! chi si rivede, il biondo con capello a Hulk Hogan (gigantesco lottatore contraddistindo da capelli lunghi giallo stoppa), l'avevo notato in partenza tatuaggi (braccio di ferro e bandiera americana), depilazione accurata, è in preda ai crampi. Le mie gambe girano. Al rifornimento del 37esimo un solo sorso d'acqua e poi mi verso il resto del contenuto della bottiglia sulla testa e le braccia. Le gocce decollano proiettate dal movimento del corpo (verrebbero delle belle foto).
Sono ancora in progressione quando supero dei concorrenti, e urlo di fermarsi a due auto che sono sfuggite ai controlli. Riprendo altri concorrenti, nessuno  reagisce, nemmeno quella ragazza con cui avevamo percorso i primi 15 km, lamentava una tendinite, eppure è quasi arrivata, la incoraggio e passo avanti.
Nei vicoli con i cambi di direzione mi diverto a tagliare le curve, ma ad una di queste mi trovo davanti a un signore distratto in bici sulla striscia blu della maratona, gli urlo un 'ohhhh' viscerale e lo scarto all'ultimo istante, sento degli spettatori che gli dicono che ho ragione che si deve levare da lì.
Ultima curva, la piazza dei Miracoli la Torre e il Duomo sono a sinistra davanti a me lo striscione dell'arrivo, in due davanti a me, allungo ancora. Sorpasso proprio sul filo di lana Paolo Bertoli, come dice lo speaker, e vengo accolto a una salva di scatti fotografici. Il frastuono dei cicalini del rilevatore del tempo 3 h 24' 54''.
Mentre mi liberano del chip, arriva Ines:- Arrivavi troppo veloce non sono riuscita  a farti la foto!

Una grande doccia nello stadio del Pisa. A Livorno c'è uno striscione amaranto con una freccia SERIE C PISA ma le docce e la maratona sono da serie A.

filippo castiglia



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