Vitigni e vini

Aglianico

L'Aglianico e' un vitigno a frutto rosso particolarmente diffuso in Basilicata e, in quantita' minore, in Campania, nella provincia di Avellino. Esso ha origini antichissime e la sua coltivazione era praticata ai primordi di Roma e concorreva in maniera prevalente nella produzione del vino Falerno, celebrato dai poeti dell'antichita' classica. Questo vitigno sarebbe stato introdotto in Italia dai Greci (da ellenico), all'epoca della fondazione di Cuma o poco piu' tardi, mentre la trasformazione del nome Hellenica in Hellanica e quindi in Aglianico deve farsi risalire alla fine del XV secolo, al tempo del dominio degli Aragona nel regno di Napoli.
-FALERNO DEL MASSICO. Rosso. Campania. Aglianico + Piedirosso + Primitivo
-TAURASI. Campania. Obbligato ad un invecchiamento di 3 anni. DOCG.
-AGLIANICO DEL TABURNO. Campania.
-AGLIANICO DEL VULTURE. Basilicata.

Airén

E' la varietà più diffusa al mondo, occupa quasi un terzo dei vigneti della Spagna, da dove proviene. E' il principale componente del Brandy; insieme al Tempranillo, viene utilizzata per produrre vini rossi leggeri. Nel sud della Spagna è chiamata anche Lairén. Per molti aspetti è assimilabile al francese Ugni Blanc e, quindi, al nostro Trebbiano. Infatti è un'uva quasi neutra, spesso utilizzata per produrre vini di pronta beva o bianchi più pesanti ma con marcate sensazioni di ossidazione.

Albana

Vitigno a frutto bianco diffuso soprattutto in Emilia Romagna dove, nella fascia dell'Appennino che da Bologna verso levante si prolunga fino al mare, interessando le province di Bologna, Forlì e Ravenna, da' origine all'omonima Albana di Romagna D.O.C.G., la prima italiana riservata ad un vino bianco. Si produce nelle tipologie Secco, Amabile, Dolce e Passito. L'Albana Secco e' un vino beverino, di facile beva, che ben si abbina a zuppe di verdura, frittate e torte di verdura, zuppe e fritture miste di pesce. Le versioni dolci, nelle varie gradazioni, di prestano per accompagnare frutta, macedonia, torte e pesticceria via via piu' impegnativa fino ad arrivare al Passito che si fa apprezzare anche da solo a fine o fuori pasto. Si racconta che, nel 435, la figlia dell'Imperatore Teodo-sio, la bellissima Galla Placida, giunse nelle prime ore del giorno in un paesotto della Romagna a cavallo di una giumenta bianca. La bellezza della principessa confuse gli abitanti del luogo che, appena la videro, le offrirono, in un grosso boccale di terracotta, un dolce ed ottimo vino del luogo: l'Albana.
Galla Placida, fu talmente inebriata da questo vino che escalmo': "Non cosi' umilmente ti si dovrebbe bere, bensi' 'berti in oro', per rendere omaggio alla tua soavita'".
Da allora il paesino si chiamo' Bertinoro e nella corte di Ravenna, l'Albana, si bevve esclusivamente in preziosissime coppe. Bertinoro e' oggi un importante centro di produzione dell'Albana.
Si racconta, inoltre, che un altro grande estimatore di questo vino fu Federico Barbarossa, ospite a Bertinoro della contessa Frangipane.
Al di la' della leggenda, le prime notizie storiche relative all'Albana di Romagna, ci provengono dal celebre Trattato d'Agricoltura scritto dal bolognese Pier de' Crescenzi nel 1200. Qui si trova, infatti, la prima descrizione dell'Albana di Romagna e della sua zona di produzione: "vino potente e di nobile sapore, benserbevole e mezzanamente sottile...e questa maniera (tipo) d'uva e' avuta migliore a Forli' e in tutta la Romagna".
-ALBANA DI ROMAGNA: Romagna. Albana in purezza. Secco, amabile e anche passito.

 

Aleatico

Il vitigno Aleatico e' stato introdotto in Italia dalla Grecia in tempi remoti, trovando fertile terreno prima in Puglia, dove tuttora da luogo ad una consistente produzione, per poi diffondersi in poche altre piccole zone della penisola, in particolare sulle colline che circondano il Lago di Bolsena, dove da' origine all'Aleatico di Gradoli. Il vino prodotto da uve Aleatico, si presenta di colore rosso granato con tonalita' violacee; profumo finemente aromatico e caratteristico; sapore di frutto fresco, morbido, vellutato, dolce.

 

Ansonica

Uva bianca coltivata prevalentemente in Sicilia con il nome di Inzolia e, in minima parte sulle coste dell'alto Lazio e in Toscana (soprattutto nell'Isola d'Elba). Ha foglia medio-grande, pentalobata, di colore verde chiaro; grappolo grosso, con chicchi radi ma grandi e regolari, buccia giallo-dorata tendente all'ambrato. Dà il meglio di sé con climi caldi e ventilati. Si ossida facilmente. Può dare vini di corpo e lungo invecchiamento. In Sicilia costituisce un'apprezzata componente aromatica (noce) di molti vini bianchi secchi, spesso in uvaggio con il Catarratto.

Arneis

Vitigno piemontese originario del Roero. In passato veniva chiamato anche Bianchetta o Nebbiolo Bianco. Al di fuori del Piemonte, è presente anche in Sardegna. Ha germoglio con apice cotonoso, di colore bianco-verdastro con orli sfumati di rosa. La foglia è di media grandezza, cuneiforme o pentagonale con tre o cinque lobi (dipende dai cloni); grappolo medio o medio-piccolo, cilindrico-piramidale, spesso alato; l'acino è medio-piccolo ed ellissoidale, di colore giallo-verdastro con abbondante pruina. Ha notevole vigoria ed elevata fertilità. Dà vini bianchi di buona personalità con piacevoli sensazioni fruttate, da consumare entro uno-due anni a causa della non abbondante presenza di acidità. Ne esiste anche una versione passita.
-ROERO: Cuneo. In purezza, vino elegante.

Barbera

Vitigno a frutto rosso da cui si ricava il vino omonimo, diffuso in tutta Italia dove da' origine a ben 7 diverse D.O.C. (Barbera dei Colli Bolognesi, Barbera dei Colli Piacentini, Barbera dei Colli Tortonesi, Barbera d'Alba, Barbera d'Asti e Barbera del Monferrato) e costituisce la base di numerosissimi vini da tavola. Le origini del vitigno Barbera sono antichissime, ma la prima testimonianza si trova in un documento del milleseicento conservato nel municipio di Nizza Monferrato. La duttilita' di questo vitigno e' tale che da esso si possono ricavare tanto vini freschi e frizzanti, di pronta beva, come vini piu' strutturati, adatti ad un medio invecchiamento (3-5 anni).

Barbera del Monferrato:  giovane di medio corpo
Barbera d’Alba e d’Asti: più secchi, maggior corpo e propensi all’invecchiamento. Da solo costituiscono il 50 della produzione.
-Rubino di Cantavenna
-Gabiano
-BOTTICINO: Lombardia. Barbera in preponderanza + Schiava gentile + Marzemino + Sangiovese.
-GUTTURNIO: Emilia. 60% barbera + 40% Bonaria DOC Colli Piacentini

Blanc de Morgex

E' l'unico vitigno autoctono valdostano a bacca bianca. Attualmente è coltivato in coltura specializzata solo nei vigneti dell'alta Valle d'Aosta, da La Salle a Morgex, allevato secondo tradizione a pergola bassa, fino a un'altitudine di 1100 metri sul livello del mare; nel resto della Valle non è raro trovare ancora dei vecchi pergolati di Prié, nei pressi di vecchie abitazioni rurali.
E' uva base del raro vino bianco Valle d'Aosta DOC Blanc de Morgex et La Salle

Bonarda

Detta anche Bonarda di Chieri o Bonarda del Monferrato. Viene spesso confusa con la Croatina o con l'Uva Rara, che sono vitigni ben distinti. E' coltivata pervalentemente nelle province di Torino e Asti

Bovale sardo

Chiamato "Muristellu", che e' anche il nome con cui veniva individuato questo vino fin dal Settecento. La sua provenienza dovrebbe essere spagnola, legata all'arrivo degli Aragonesi in Sardegna, con una prima diffusione nella zona di Alghero.
Vitigno molto apprezzato dai viticoltori sardi, il Bovale Sardo fu immediatamente reimpiantato dopo le distruzioni determinate dalla fillossera, favorito dalla grande adattabilita' a qualunque tipo di terreno, dalla notevole affinita' di innesto con il piede americano, dalla resistenza alle piu' difficili condizioni climatiche e dalla notevole produttivita' ottenuta senza scapito alcuno per il pregio delle uve.
La maggior concentrazione di vigneti impiantati a Bovale si riscontra proprio nel Mandrolisai (tra Barbagia e Gennargentu).
-MANDROLISAI. Sardegna.

Bracchetto

Autoctono piemontese
-BRACCHETTO D’ACQUI: vino dolce (DOCG)

Cabernet

Vitigno a frutto rosso diffuso in Francia particolarmente nella zona di Bordeaux dove rappresenta la componente principale dell'uvaggio di alcuni dei piu' prestigiosi vini del mondo. Dalla Francia si e' diffuso in tutte le zone in cui esiste la volonta' di produrre vini di grande pregio, quali la California, il Sud Africa, la Nuova Zelanda, l'Australia. In Italia e' particolarmente diffuso nelle Tre Venezie dove si contano ben 25 D.O.C. di Cabernet, ma impianti di questo vitigno si stanno diffondendo in ogni regione dando origine a vini di grande pregio, apprezzati in tutto il mondo ma classificati per legge come "vini da tavola", quali il Sassicaia, il Tignanello ed il Tavernelle in Toscana ed il Darmagi in Piemonte.
-FRANCIACORTA ROSSO: Lombardia. Cabernet franc, Barbera, Nebbiolo, Merlot.

Cagnina

Le origini del vitigno Cagnina sono quasi sicuramente friulane e si ritiene che sia stato introdotto in Romagna verso il XIII secolo, quando per la costruzione dei piu' importanti monumenti bizantini di Ravenna si importavano grandi quantita' di pietra calcarea dal Carso e dalla Dalmazia.
Inoltre, tanto dal punto di vista ampelografico che dai risultati in vinificazione, la Cagnina risulta molto simile al Terrano (detto anche Refosco) d'Istria e del Carso. D'altra parte, nel dialetto locale al nome Cagnina viene comunemente aggiunta la specifica "de grasp ros" (dal raspo rosso), esattamente come il Refosco che, in Friuli, viene definito "dal peduncolo rosso".
La Cagnina prodotta oggi in Romagna e' un vino rosso, spesso amabile, pronto da bere a pochi mesi dalla vendemmia, dopo un rapidissimo affinamento in botte. In alcune annate particolarmente favorevoli si puo' ottenere un prodotto che merita un paio d'anni di invecchiamento per essere bevuto nella sua massima espressione.
-CAGNINA DI ROMAGNA: Romagna. Rosso a volte amabile di pronta beva.

Canaiolo nero

E' l'uva che apporta morbidezza nella composizione del Chianti; nel Settecento era addirittura più popolare del Sangiovese. Oggi è utilizzata soprattutto nelle regioni centrali d'Italia, sempre in assemblaggio, salvo qualche caso sporadico

Cannonau

Varietà sarda, probabilmente omonima della Garnacha spagnola e della Grenache francese. I suoi sinonimi principali sono: Cannonao, Cannonadu, Canonau, Cannonatu. Ha foglia media, trilobata o pentalobata, verde lucida; grappolo medio, serrato, conico o cilindrico-conico, raramente alato; acino medio, rotondo, con buccia sottile nero-violacea, ricca di pruina. Ha una buona vigoria ed è molto produttiva.

Carignan

E' l'uva a bacca nera più coltivata in Francia, qualitativamente scarsa, ma molto produttiva. Incontra ancora notevole resistenza all'espianto, soprattutto in Languedoc. In Italia è chiamata Carignano ed è presente in Sardegna, mentre in Spagna è detta Cariñena. Se si pensa che è molto sensibile all'oidio e alla peronospora, è soggetta al marciume e può essere infestata dai vermi dell'uva, viene da chiedersi perché è ancora così massicciamente coltivata, al punto da aver costretto molte denominazioni a tenerne conto, pur non apportando ai vini caratteristiche interessanti o che ne giustifichino la presenza. L'unico fattore rimane, quindi, la sua grande capacità produttiva che però, dato il netto cambiamento che il processo vitivinicolo sta avendo in tutto il mondo, non è più ragione sufficiente. Ha foglia di media grandezza, pentagonale e pentalobata; grappolo medio, conico o cilindrico-conico, spesso piramidale, alato, compatto o semi-compatto; acino medio, ovoidale, con buccia di medio spessore, blu-violacea e pruinosa. Forse la sua migliore espressione la trova proprio in Sardegna, in particolare nel
-TERRE BRUNE. Sardegna della Cantina Sociale di Santadi.  
-CANNONAU DI SARDEGNA. Sardegna. In uvaggio
-CARIGNANO DEL SULCIS. Sardegna. In uvaggio

catarratto

E' un vitigno a bacca bianca, coltivato quasi esclusivamente in Sicilia

Chardonnay

Vitigno a frutto bianco molto diffuso in Francia dove rappresenta la componente principale dell'uvaggio di alcuni dei piu' prestigiosi vini del mondo, quali lo Champagne, lo Chablis, il Corton-Charlemagne, il Mersault, il Montrachet, il Pouilly-Fuiss‚. Dalla Francia si e' diffuso in tutte le zone in cui esiste la volonta' di produrre vini di grande pregio, quali la California, il Sud Africa, la Nuova Zelanda, l'Australia. In Italia e' particolarmente diffuso nelle zone a vocazione spumantistica, quali il Trentino, l'Alto Adige e la Franciacorta. Le D.O.C. italiane di Chardonnay sono 4 (Chardonnay Alto Adige, Chardonnay Grave del Friuli, Chardonnay Lison-Pramaggiore e Chardonnay Trentino), ma impianti di questo vitigno si stanno diffondendo in ogni regione dando origine a vini di grande pregio, apprezzati in tutto il mondo ma classificati per legge come "vini da tavola".
-FRANCIACORTA: Brescia. Vino spumante. Chardonnay + Pinot B + Pinot N
-TERRE DI FRANCIACORTA: Brescia. Chardonnay + Pinot B + Pinot N

Cortese

Vitigno piemontese di origini molto antiche, caratterizzato da fibra resistente.
-Gavi: è il più importante tra i vini bianchi secchi piemontesi (DOCG)
-CORTESE DELL’ALTO MONFERRATO: simile al Gavi

Croatina

Vitigno a bacca nera, le cui origini risalgono alla seconda metà dell'800. Ne parlano il Di Rovasenda (1877), il Molon (1906), Demara e Leardi (1875). Si ritiene che nella zona di Rovescala (Oltrepò Pavese) fosse presente sin dal Medio Evo. La sua notevole resistenza all'oidio ne favorì la diffusione in tutto l'Oltrepò  e nel Novarese, a scapito di vitigni di maggior qualità ma più delicati come la Vespolina, il Nebbiolo (Spanna) e la Moradella. Ha molti sinonimi, fra cui: Croata, Croattina, Crovattina/o, Crovettina, Uga del zio, Neretto, Uva Vermiglia, Nebbiolo di Gattinara e Bonarda di Rovescala. Ha folgia media o medio-piccola, allungata e pentagonale, quinquelobata o trilobata; grappolo grande, conico allungato, alato, di media compattezza o compatto; acino medio, di forma sferoidale regolare, con buccia di colore turchino, spessa e coriacea, abbondantemente ricoperta di pruina. Viene erroneamente confusa con la Bonarda Novarese. Ha una produzione abbastanza elevata ma altalenante, predilige terreni piuttosto profondi, franco-argillosi limosi o argillosi, calcarei.
-OLTREPO’ PAVESE BONARDA. Lombardia.

Dolcetto

Sono 7 i vini piemontesi che hanno ottenuto la DOC, il vitigno infatti è sensibile alla composizione del terreno ed assume sfumature diverse a seconda della provenienza. Il nome deriva dalla ricchezza zuccherina dell’uva, anche se in realtà è secco e leggermente amarognolo.

Durello

Uva con elevato contenuto di ac. Malicoche la rende adatta alla produzione di spumanti. Un tempo veniva principalmente esportata in Germania.
-LESSINI DURELLO. Veneto

Erbaluce

Vitigno piemontese. Prende il nome dalla dea Erbaluce. Le prime notizie sul vitigno risalgono al 1606 nel libro di Giovan Battista Croce
-ERBALUCE DI CARUSO PASSITO: continua la tradizione medioevale del “vin greco”

Falenghina

Vitigno a bacca bianca, più volte confuso con altri, le cui origini rimangono incerte; le notizie raccolte risalgono più o meno al 1825. Attualmente è diffuso prevalentemente in Campania e trova il suo habitat ideale nell'isola di Procida, nella zona dei Campi Flegrei e nel Sannio, dove forse era già coltivato in epoca romana. Una delle migliori qualità di quest'uva è che, qualunque sia la zona dove viene coltivata, il vino che se ne ricava conserva inalterate le sue caratteristiche organolettiche.
- FALERNO DEL MASSICO. Bianco. Campania. Il vino era prodotto nel cosiddetto Ager Falernus in tre differenti località e secondo Plinio e Catullo con una sola varietà di vite. Le caratteristiche salienti del vino ricavabili dagli scritti, soprattutto di Orazio, erano severus ( denso), fortis (forte), ardens (ardente). Quest’ultimo termine si riferisce probabilmente all’elevato tenore alcoolico. Con l’invecchiamento queste caratteristiche divenivano più marcate e compariva un tipico sapore amaro, che veniva mitigato dall’aggiunta di miele di Hymettos (Attica). Questa preparazione non era solo un modo per addolcire il Falerno, soprattutto quello del Massico, ma aveva un significato simbolico rappresentato dall’unione della forza latina con la dolcezza greca. Talvolta, come riferisce Macrobio, si mescolava Falerno con il vino dell’isola di Chio. Orazio riferisce anche dell’aggiunta di acqua al Falerno per mitigare (temperare) il forte sapore. Marziale cita anche l’utilizzo della neve che, sebbene diluisse il vino, non ne riduceva il colore, essendo questo molto intenso (niger).
Della mitica longevità di questo vino si ha una testimonianza nel Satyricon quando Trimalcione parla di un Falerno di 100 anni. Forse alla base di questa durata nel tempo vi era l’autoarricchimento in alcool, che il vino subiva nel corso degli anni nelle anfore di argilla, che erano permeabili all’acqua, a causa delle minori dimensioni della molecola, ma non all’alcool.
Nella mitologia pagana il dio Bacco veniva anche chiamato Falerno. Si racconta che Bacco, alle falde del monte Massico, comparve sotto mentite spoglie ad un vecchio di nome Falerno, il quale, nonostante la sua umile condizione, lo accolse offrendogli quanto avesse. Bacco lo premiò trasformando il latte in vino e facendo diventare il monte Massico un florido vigneto.

Fiano

I Latini chiamavano Vitis Apiana, grazie alle api, particolarmente ghiotte della dolcezza di queste uve.
Questo vino molto apprezzato gia' nel Medioevo, ha un'origine millenaria. Nel registro di Federico II di Svevia, vissuto nel XIII secolo, e' annotato un ordine per tre "salme" di Fiano. Anche Carlo D'Angio' doveva amare il buon vino, al punto di impiantare nella propria vigna reale ben 16.000 viti di Fiano. Grazie alla ricchezza in zuccheri di quest'uva, nella zona veniva ricavato un vino spumante quasi dolce, molto apprezzato a livello popolare, ma difficile da proporre al mercato nazionale ed internazionale.
Anni di sperimentazioni hanno permesso di arrivare alla produzione del Fiano secco, un vino di grande eleganza, fine, dal profumo intenso e sapore armonico che ricorda la nocciola tostata.
Perfetto come aperitivo, trova ottimi accostamenti con i piu' raffinati piatti a base di pesce.
-FIANO DI AVELLINO. Campania.

Fortana

Le sue origini risalgono agli Etruschi che abitarono la città di Spina, uno dei più fiorenti porti dell'alto Adriatico, o forse provengono dalla coltivazione della vite che fecero i monaci benedettini attorno all'Abbazia di Pomposa nell'XI secolo. Altri sostengono che sia stato importato a Ferrara dalla Costa d'Oro della Borgogna da Renata di Francia, figlia di Luigi XII che nel 1528 venne sposa al duca d'Este Ercole II.
È comune convinzione degli esperti che il Fortana sia un vitigno autoctono, rustico o "ruspante" il che gli ha consentito a fine ottocento di resistere all'attacco del tremendo flagello della filossera e gli permette ancora oggi di non avere bisogno di molti trattamenti antiparassitari.
-FORTANA: Emilia. DOC Bosco Eliceo. Gradazione alcolica minima di 10,5°; presenta un colore rosso rubino più o meno intenso, un odore vinoso gradevole al quale si accompagna un sapore secco o amabile; è un vino di "pronta beva" che non deve essere lasciato invecchiare troppo a lungo e si esprime al meglio quando è servito alla temperatura di 14-16°. È il compagno ideale per le anguille grasse della laguna di Comacchio e per i piatti a base di selvaggina di valle, nonché per la rinomata salama da sugo e per i primi piatti della tradizione ferrarese.

Frappato

Varietà a bacca rossa, nota fin dal XVIII secolo, di origine incerta. Alcuni studiosi la ritengono originaria della provincia di Siracusa, altri affermano che sia stata introdotta dalla Spagna. E' molto diffusa in Sicilia, ed in particolare nell'area di Vittoria. I suoi sinonimi più usati sono Frappato Nero di Vittoria e Frappatu. Ha foglia media, pentagonale, glabra e di colore verde intenso; grappolo lungo, serrato, in molti casi serratissimo, al punto che quando gli acini giungono a maturazione possono rompersi con una certa facilità ed essere soggetti al marciume; può presentare una o due ali; acino medio, quasi rotondo, con buccia grigio bluastra o rossastra.
-CERASUOLO DI VITTORIA. Sicilia.

Freisa

Le prime testimonianze in Piemonte risalgono alla fine del 1700 e già allora si distingueva una Freisa piccola e una Freisa grossa. Vitigno resistente agli sbalzi climatici e alle malattie. La coltivazione è estesa. Se ne producono 2 tipologie: Freisa asciutto e Freisa amabile, frizzante e spumante.

Gaglioppo

Vitigno a bacca nera di probabile origine greca e diffusosi prevalentemente nelle province calabresi di Cosenza e Catanzaro, ma sotto altri sinonimi anche nelle Marche, in Umbria, Abruzzo, Campania e nella provincia di Messina. Ha molte analogie genetiche con il Frappato. 
-CIRO’ ROSSO. Calabria

Garganega

Probabilmente originario della Grecia, trova l’epicentro di produzione nelle zone di Soave e Gambellara nel Veneto. In Sicilia è diffuso il Grecanico, vitigno pressoché identico alla Garganega.
-GAMBELLARA. Veneto
-RECIOTO DI SOAVE. Veneto. DOCG. Garganega + Pinot B + Chardonnay + Trebbiano di Soave. La leggenda attribuisce questo nome a Dante, amico di Cangrande della Scala signore di Verona.
-SOAVE. Veneto. DOC. Uno dei vini preferiti di D’Annunzio che lo definiva il vino della giovinezza e dell’amore.
-BIANCO DI CUSTOZA. Veneto. Garganega + Tocai friulano + Malvasia toscana + Riesling + Cortese
-BARDOLINO. Veneto Uvaggio

Gewürztraminer

Vitigno a buccia rosa, dalle origini discordanti. Goethe, ampelografo tedesco, lo identificava (1876) come originario di Tramin nel Tirolo, l'attuale Termeno (Bz). Per il Di Rovasenda (1877) ed il Galet (1990) era, nella versione a bacca rossa, proveniente dall'Alsazia, mentre il Bronner (1857) ha identificato sul Reno delle viti selvatiche del tutto simili a questo vitigno. Ha molti sinonimi, come Roter Traminer, Traminer Rosa, Termeno Aromatico, Savagnin Rose (Francia), Clevener, Roter Nürberger, Livora (Repubblica Ceca), Formentin Rouge (Ungheria), Mala Dinka (Bulgaria) e Runziva (Croazia). La foglia è piccola, pentagonale e tondeggiante, trilobata a volte quinquelobata; grappolo piccolo, tozzo, tronco-conico, a volte con 1-2 ali, compatto; acino medio, leggermente allungato, con buccia spessa di colore variabile da grigio a rosso-bruno, pruinosa. La polpa ha il caratteristico sapore aromatico che ricorda la rosa.  

Girò

Vitigno di origine spagnola. Diffuso nel 700 in Sardegna.
-GIRO’ DI CAGLIARI

Grecanico

Varietà a bacca bianca, probabilmente appartenente alla stessa famiglia del Garganega, è molto usata in Sicilia dove è stata importata, come suggerisce lo stesso nome, dai Greci. Ne sono coltivati circa 5.000 ha, fa parte di alcune d.o.c. ed ha alcune affinità aromatiche con il Sauvignon, anche se è un vitigno del quale non sono state ancora completamente espresse le qualità.

Greco

Vitigno originario della Tessaglia, in Grecia ed importato in Italia dai Pelasgi che ne diffusero la coltivazione in tutte le zone del meridione di loro influenza. Da esso originano numerosi vini, tutti ricchi di storia, quali il Greco di Tufo, prodotto nell'Avellinese, il Lacryma Christi, prodotto nei vigneti alle falde del Vesuvio, l'Erbaluce, prodotto in provincia di Novara. Il piu' prestigioso vino ricavato attualmente da uve Greco, ed il piu' vicino a quello cantato dai poeti latini, e', per•, il "Greco di Bianco", noto anche come "Greco di Gerace", sicuramente il vino italiano di cui si abbia la piu' antica testimonianza storica, legata alla battaglia sul fiume Sagra, in Calabria, combattuta nel 560 a.C. da 10.000 locresi che, grazie al vigore loro fornito da abbondanti libagioni di Greco, sconfissero l'esercito di Crotone, composto di ben 130.000 solati. Il Greco di Bianco D.O.C. e' un vino dal colore giallo tendente al dorato con riflessi ambrati, profumo etereo, caratteristico, con sentori che spaziano attraverso tutte le modulazioni della frutta secca, ritrovati poi nel sapore, che e' morbido, armonico, con retrogusto caratteristico. Si beve a 15°C gustandolo da solo o in abbinamennto a pasticceria secca e torte a base di pasta di mandorle.
-GRECO DI TUFO. Campania.
-CIRO’ BIANCO. Calabria.

Grignolino

Le prime notizie risalgono in Piemonte alla fine del 1700. L’etimologia deriva da “gragnole” termine dialettale per indicare i vinaccioli. Ebbe tra gli estimatori Carlo Gonzaga di Spagna e re Umberto I
-GRIGNOLINO D’ASTI
-GRIGNOLINO DEL MONFERRATO CASALESE

Harslevelue

Varietà ungherese a bacca bianca, aromatica, che contribuisce con i suoi profumi speziati ad arricchire il bouquet del Tokaji dolce. Matura piuttosto tardi ed è facilmente attaccabile dalla Botrytis cinerea (la famosa muffa nobile). Viene utilizzata anche nella produzione di vini da monovitigno, con caratteristiche qualitative molto variabili; quando raggiunge la migliore qualità, offre vini di colore oro-verde, densi, ricchi di aromi intensi. Il termine Harsleveue significa "foglia di tiglio" e viene tradotto in molti sinonimi, fra cui Feuille de Tilleul, Lipovina, Lindenblättrige. La varietà è coltivata prevalentemente a Debro, ma anche a Siklòs e nella zona di Villany (estremo sud dell'Ungheria) dove dà vini di corpo. Si trova anche in Slovacchia e Sudafrica.

Lacrima

Antico vitigno coltivato solo nelle Marche. AN.
-LACRIMA DI MORRO D’ALBA. Marche. Amabile e secco. 

Lagrein

Verietà autoctona del Trentino. Il nome ha suscitato più volte l'impressione che la sua provenienza potesse essere la Val Lagarina, in realtà vi sono testimonianze che risalgono al XVI secolo che raccontano dell'esistenza di questo vitigno a bacca nera in Alto Adige. E' quasi certo che Lagrein derivi da Lagara, colonia della Magna Grecia famosa per il vino Lagaritanos. Di questo vitigno sono particolarmente conosciuti due biotipi che si distinguono per la diversa forma e dimensione del grappolo: Lagrein a grappolo corto e Lagrein a grappolo lungo, con caratteristiche organolettiche diverse. Nelle zone tipiche dove viene coltivato, il vino Lagrein che se ne ottiene prevede due tipologie: rosato e scuro.
-LAGREIN: DOC Alto Adige 

Lambrusco

Vitigno a frutto rosso diffuso particolarmente in Emilia Romagna, dove da' origine alle D.O.C. "Lambrusco di Sorbara", "Lambrusco grasparossa di Castelvetro", "Lambrusco reggiano", "Lambrusco salamino di S. Croce". E' un vino dalla spuma vivace, evanescente, dal colore rosso di varia intensita', dal profumo gradevole con sentore di violetta; sapore asciutto o amabile, fresco, sapido armonico e frizzante; Servito a 14-16°C si accompagna idealmente con minestre e primi piatti tradizionali emiliani, salumi, cotechino e zampone, piatti a base di uova, carni e verdure fritte.
-LAMBRUSCO DI SORBARA: Emilia
-LAMBRUSCO MANTOVANO: Lombardia

Malbech

Vitigno a bacca nera di origine francese, molto diffuso nel bordolese. Anche in Italia, era molto coltivato, fino all'aumento di interesse nei confronti del Cabernet e del Merlot, che ne hanno ridotto notevolmente l'utilizzo. Il Malbech è giunto in Italia intorno alla metà del secolo scorso, ma date sicure le ritroviamo solo nel 1881, quando il Conte Provana di Collegno (Torino) illustra il suo Malbech all'esposizione ampelografica di Pinerolo. Attualmente è coltivato nel Veneto e in Friuli, e scarsamente in altre regioni italiane. Secondo alcuni studiosi della vite, molto spesso il Malbech viene confuso con delle selezioni clonali particolari di Merlot.

Malvasia

Vitigno originario dalla Grecia il cui vino era considerato da Marsilio Ficino, filosofo rinascimentale, un rimedio sicuro contro la peste.
-MARINO. Lazio. Malvasia + Trebbiano + Bovino + Chiacchierone
-MALVASIA DELLE LIPARI. Sicilia.
-MALVASIA DI BOSA. Sardegna. Lungo invecchiamento.
-MALVASIA DI CAGLIARI

Manzoni

Bianco. I.M. 6-0-13. Con questa fredda sigla l'illustre botanico della vite Giovanni Manzoni, per molti anni preside della Scuola Enologica di Conegliano, indicò uno dei più riusciti incroci della sua lunga carriera di ampelografo. Sarebbe più semplice e più giusto chiamarlo Manzoni, così come si fece per il Müller Thurgau, ma si potrebbe incorrere in confusione con altri incroci, figli dello stesso Manzoni, anche se non altrettanto famosi. Il Pinot bianco e il Riesling fungono da madre e da padre a questo figlio eccezionale. Discretamente diffuso nel Veneto, specie in provincia di Treviso, bistrattato dalla regolamentazione CEE che non lo include fra i raccomandati in Friuli, questo vitigno ha preso una certa diffusione nella zona del Medio Friuli, fra le grave del Tagliamento e del Meduna. È stata chiesta l'ammissione fra i vitigni raccomandati, in quanto vitigno degno della più alta considerazione.

Marzemino

Nome sotto il quale erano conosciuti molti vitigni a bacca nera diversi fra loro. Il più noto è quello originario del Veneto, oggi presente anche in Trentino, Lombardia, Friuli ed Emilia. Non a caso ha molti sinonimi: Bassamino, Barzemin Berzamino, Berzemino, Marzemina, Marzemino Gentile, Marzemino d'Istria, Capolico ecc. L'Acerbi, nel 1825, indicava 8 biotipi di Marzemino. Attualmente i biotipi esistenti sono raccolti in due grandi gruppi, le cui differenze sono rilevabili grazie alla presenza o meno di tomento (peluria) nella pagina inferiore della foglia, per le caratteristiche del rachide (erbaceo o legnoso), dalla consistenza della bacca e dallo spessore dell'epidermide. I due gruppi sono rappresentati dal Marzemino Gentile o Comune e dalla Marzemina o Marzemina Padovano. Ha foglia media, pentagonale e trilobata, più raramente con 5 lobi accennati; grappolo lungo, cilindrico-piramidale con una o due ali, mediamente compatto; acino medio, sferoidale, buccia sottile ma consistente, con molta pruina, di colore blu-nerastro. Durante il periodo estivo, tutta la vegetazione assume una colorazione rosso violacea. E' un vitigno che trova il suo habitat naturale in terreni calcarei argillosi o basaltici, ben esposti e riparati, non molto fertili; è molto sensibile all'oidio, alla botrite e al marciume acido, mentre resiste abbastanza alla peronospora.

Merlot

Vitigno a frutto rosso diffuso in Francia particolarmente nella zona di Bordeaux dove insieme al Cabernet forma l'uvaggio base di alcuni dei piu' prestigiosi vini del mondo. Dalla Francia si e' diffuso in tutte le zone in cui esiste la volonta' di produrre vini di grande pregio, quali la California, il Sud Africa, la Nuova Zelanda, l'Australia. In Italia e' particolarmente diffuso nelle Tre Venezie, ma la sua coltivazione e' dilagata in ogni regione ed attualmente si contano ben 15 D.O.C. di Merlot. Al di fuori delle D.O.C., il Merlot, soprattutto associato al Cabernet, sta dando origine a vini di grande pregio, molto apprezzati anche all'estero ma classificati per legge come "vini da tavola".

Monica

Probabilmente importato in Sardegna dalla Spagna.
-MONICA DI CAGLIARI. Sardegna. Liquoroso
-MONICA DI SARDEGNA. Sardegna. Monica +  Pascale di Cagliari +  Carignano

Montepulciano

Citta' della toscana in provincia di Siena e vitigno a frutto rosso in nessuna relazione tra loro. Nei vigneti che circondano citta' toscana si produce il Vino Nobile di Montepulciano D.O.C.G., da uve áangiovese grosso (localmente chiamato Prugnolo gentile), Canaiolo nero, Malvasia del Chianti e Trebbiano Toscano. E' uno dei piu' prestigiosi vini rossi italiani, adatto a lungo invecchiamento (due anni di affinamento in botti di legno sono obbligatori), da bersi alla temperatura di 18°C in abbinamento ad arrosti di carni rosse, pollame nobile, caggiagione e selvaggina. Il vitigno Montepulciano, invece, e' diffuso principalmente nell'Italia centro-orientale (Marche e Abruzzo) dove concorre all'uvaggio di molti vini D.O.C. e da solo, con una piccola aggiunta di Sangiovese (massimo 15%), da' vita al Montepulciano d'Abruzzo D.O.C., vino rosso corposo, dal sapore asciutto, sapido, morbido, leggermente tannico, da sottoporre solo a breve invecchiamento e da bersi alla temperatura di 16-18°C con primi piatti al sugo di carne, grigliate di carni bianche e rosse, agnello brodettato, pollo e coniglio alla cacciatora.
-ROSSO CONERO. Marche
-MONTEPULCIANO D’ABRUZZO. Abruzzo. Montepulciano + Sangiovese. Di solito si beve giovane, entro 1 o 2 anni dalla vendemmia. Sa di mora ed amarena, leggermente astringente.
-CERASUOLO. Abruzzo. Montepulciano + Sangiovese. Uno dei migliori Rosati.
-BIFERNO ROSSO. Molise.

Montuni

Il vitigno "Montuni", detto anche "Montu'", e' molto diffuso in provincia di Bologna ed in una zona confinante nella provincia di Modena, dove ha raggiunto la massima diffusione verso la fine del secolo scorso. In Romagna e' diffuso con il nome di Bianchina" o "Bianchetto".
Le sue origini sono incerte e l'ipotesi piu' accreditata lo vuole discendente da un vitigno spagnolo di nome "Mantu'a", forse introdotto nello stesso periodo in cui nella stessa zona furono impiantati numerosi vigneti di uva Alicante. Si tratterebbe di una stirpe clonale isolata e moltiplicata dai coltivatori bolognesi per la sua vigoria e produttivita', per la resistenza alle malattie crittogamiche, nonche'‚ per le ottime qualita' del vino che ne deriva.
Attualmente il Montuni e' inserito al terzo posto nella graduatoria dei vitigni
maggiormente coltivati nella provincia di Bologna e si estende su una superficie di oltre 2.000 ettari. Nella parte della provincia di Modena interessata alla sua coltivazione, il Montuni, nella classifica dei vitigni maggiormente coltivati, segue immediatamente le varie qualita' di Lambrusco ed occupa una superficie di circa 500 ettari.

Moscato

Vitigno aromatico a frutto bianco, diffuso fin dall'antichita' in tutto il Mediterraneo ed attualmente coltivato in ogni regione italiana, dove da' origine a ben 15 D.O.C. I vini prodotti con uva Moscato sono dolci, gradevoli e profumatissimi, e da zona a zona sono vinificati in maniera diversa per cui le tipologie spaziano dal filtrato dolce, allo spumante, al passito, al liquoroso. E' il vitigno base per la produzione dell'Asti Spumante che rappresenta da sempre uno dei piu' grandi successi enologici e commerciali dell'Italia in tutto il mondo.
-MOSCATO D’ASTI: un gioielliere milanese, Giovan Battista Croce, trasferitosi a Torini alla fine del 200 era proprietario di una vigna in Piemonte dove perfezionò le tecniche di allevamento della vite
-ASTI SPUMANTE: prodotto in Piemonte con metodo charmat
-LOAZZOLO: prodotto in provincia di Asti
-MOSCATO DI SIRACUSA. Sicilia. Introdotto a SR al tempo delle colonie grache in Sicilia. Sembra essere il vino più antico d’Italia, ma è una DOC fantasma.
-MOSCATO DI NOTO. Sicilia
-MOSCATO DI CAGLIARI. Sardegna.
-MOSCATO DI SARDEGNA. Sardegna. Spumante.

Muller Thurgau

Vitigno di recente creazione, ottenuto dai ricercatori tedeschi incrociando il Sylvaner con il Riesling. E' molto diffuso in Germania ed in Austria. In Italia viene coltivato con successo in Trentino, in Alto Adige ed in Valle d'Aosta, dove forma 5 diverse D.O.C.. Il vino che se ne ricava ha colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, prufumo delicato e lievemente aromatico, sapore asciutto, fresco, fruttato ed armonico. E' consigliabile servirlo alla temperatura di 10°C, in abbinamento a piatti di pesce magro, al forno, al cartoccio, con salse bianche o in souffle'.

Nasco

E' uno dei vitigni a bacca bianca più antichi della Sardegna. Il suo nome potrebbe derivare dal latino "Muscus", da cui i termini dialettali Nuscu, Nascu. La sua diffusione limitata all'entroterra del porto di Karales lascia supporre che sia arrivato nell'isola tramite questo approdo. Il vino che se ne produce ha un caratteristico sentore "muschiato", ancor meglio esaltato da un eventuale residuo zuccherino (non a caso la tipologia più frequente è come vino da dessert).

Nebbiolo

Il suo nome si riferisce alla tipica nebbiolina che si alza al mattino nel periodo della vendemmia. Vitigno autoctono a frutto rosso le cui tracce in Piemonte risalgono a prima del Seicento. Ben adatto ai climi invernali freddi, e' uno dei vitigni nobili italiani per eccellenza, dal quale derivano la maggior parte dei vini rossi di qualita' a lungo invecchiamento della zona nord-occidentale del paese. Sono vini a base di Nebbiolo:
-Barolo: ne erano estimatori Luigi XIV, il re Carlo Alberto, Maria Cristina di Savoia, Cavour. Vino di lungo invecchiamento
-Barbaresco: già ricordato da Tito Livio
-Bramaterra: rarissimo vino prodotto in provincia di Vercelli. Nebbiolo+Vespolina + Croatina + Bonarda
-Boca: NEBBIOLO+vESPOLINA
-Carema
-Sizzano: paragonato da Cavour ai più pregiati vini francesi
-Gattinara: il nome deriva da “Cauli ari” ossia Ara di Catulo, infatti pare che la città di Gattinara sorga nel luogo dove il proconsole Lutezio Catulo sacrificò agli dei le spoglie di guerra del Cimbri vinti nel 101 a.C. (DOCG)
-Ghemme: Nebbiolo + Vespolina + Bonarda
-Lessona: con esso brindò al Primo Governo dell’Unità Nazionale, Quintino Sella, la cui famiglia lo produceva dal 1601 e continua ancor oggi.
-Roero: trae il nome dalla famiglia che per secoli ha retto il feudo di questo piccolo sistema collinare. Nebbiolo + Arneis
-Valtellina
Il vitigno è presente anche in Lombardia, dove prende il nome di “Chiavennasca”, vitigno base della DOC Valtellina e DOCG Valtellina superiore:
-GRUMELLO (DOCG Valtellina superiore)
-INFERNO (DOCG Valtellina superiore)
-SASSELLA (DOCG Valtellina superiore)
-VALGELLA (DOCG Valtellina superiore)
-SFURZAT (DOC Valtellina) Vino di grande struttura ed elevato tenore alcolico fatto con uve semi-appassite

Negro Amaro

Vitigno a bacca nera di origini incerte, forse introdotto dai greci nella zona Ionica. Il suo nome deriva dal termine dialettale "niuru maru", per il caratteristico colore nero dell'acino e il sapore ticamente amarognolo del vino che se ne ricava. E' molto diffuso in Puglia.
-SALICE SALENTINO. Puglia. Negro amaro + Malvasia nera.

Nosiola

Vitigno coltivato solo nel Trentino
-NOSIOLA: (DOC Trentino)
-VIN SANTO: (DOC Trentino)

Ormeasco

Vitigno di origine piemontese importato in Liguria durante l’occupazione di Ormea.
-ORMEASCO (Liguria)

Ortrugo

Uno dei più vecchi vitigni coltivati nella provincia di Piacenza
-ORTRUGO: DOC Colli Piacentini. Bianco. l'Ortrugo è considerato, con il Gutturnio, la punta di diamante del settore vitivinicolo piacentino.

 

Pagadebit di romagna

Il Pagadebit deve il suo nome alle caratteristiche dell'uva omonima che concorre per l'85% nella formazione del suo uvaggio. Si tratta di un vitigno estremamente fertile e produttivo, dagli acini robusti e resistenti anche alle piu' avverse condizioni climatiche, al punto da essere l'unico, in annate particolarmente sfortunate, a fornire comunque frutti nel vigneto e permettere, quindi, al contadino di poter effettuare ugualmente un seppur minimo raccolto e "pagare i debiti" contratti durante l'annata precedente.
Questo vitigno, diffuso con vari sinonimi in tutta l'Italia centro-meridionale, veniva raramente vinificato in purezza, in quanto il vino che ne risultava era considerato pesante e poco gradito dal mercato. Nella fascia collinare alle spalle di Forli' e Cesena, il Pagadebit e' sempre stato impiegato in uvaggio per accrescere la struttura ed il grado alcolico del vino. All'inizio degli anni '70 sembrava un vitigno destinato all'estinzione e la sua rinascita e' dovuta solo alla caparbia volonta' di pochissimi viticoltori che vini-ficandolo con tecniche moderne hanno saputo imporlo all'attenzione del mercato che li ha ripagati con il meritato successo, fino a permettere loro di ottenere, nel 1989 il riconoscimento della Doc.
-PAGADEBIT DI ROMAGNA

Passerina

Autoctono delle Marche.
-FALERIO DEI COLLI ASOLANI. Marche. Passerina + Trebbiano toscano + Malvasia + Verdicchio + Pinot B + Pecorino

Picolit

Vitigno tipico dei Colli Orientali del Friuli. Fra gli esaltatori del Picolit troviamo  Goldoni, il quale lo definisce fratello del Tokay ungherese. In tempi antichi ebbe estimatori tra re e papi. Nell’800 scade di fama.
-PICOLIT. Friuli. Produzione annua limitata a 500 hl per le infezioni crittogamiche e l’aborto floreale. Passito, barricato. 20-30 q/ha. con profumi di fiori di campo,di mandorla,pesco,acacia e castagno

Pigato

Vitigno dalle origini incerte che sembra derivare il suo nome datta tipica macchiettatura degli acini.
-PIGATO: Liguria

Pinot

Famiglia di vitigni a frutto bianco e rosso, molto diffusi in Francia dove rappresentano la componente principale dell'uvaggio di alcuni dei piu' prestigiosi vini del mondo, quali lo Champagne (Pinot nero e Pinot meunier), e la Borgogna (da uve Pinot Nero si producono lo Chambertin, il Musigny ed il Roman‚e-Conti). In Italia e' particolarmente diffuso nelle zone a vocazione spumantistica, quali l'Oltrep• Pavese, il Trentino, l'Alto Adige e la Franciacorta. Le D.O.C. italiane di Pinot, nelle sue varieta' "bianco", grigio" e "nero" sono ben 4O, ma impianti di questo vitigno si stanno diffondendo in ogni regione dando origine a vini di grande pregio e successo, ma classificati per legge come "vini da tavola".

Primitivo

Chiamato così perché precoce nella maturazione.
-PRIMITIVO DI MANDURIA. Puglia
-GIOIA DEL COLLE. Puglia.

Prosecco

Vitigno a bacca bianca di origine incerta; è possibile che provenga dalla zona di Prosecco (da cui origina il nome), in provincia di Trieste, dove era conosciuto sotto il nome di Glera, da qui si è spinto fino alla zona dei Colli Euganei (Veneto), dove è diventato Serprina. Un'altra ipotesi suppone lo spostamento inverso, da occidente a oriente. Attualmente è coltivato come Prosecco sulla sponda sinistra del Piave, tra Valdobbiadene e Conegliano, dove ancora oggi è il vitigno più coltivato. Se ne conoscono diversi biotipi, tra cui il Prosecco tondo ed il Prosecco lungo, differenti prevalentemente per la forma dell'acino, il Prosecco Balbi che ha forte predisposizione all'acinellatura e il Prosecco dal peccol rosso. Un'altra versione si trovava in Dalmazia come Prosecco rosa, ma è praticamente estinto. 

Refosco

Vitigno a frutto rosso particolarmente diffuso nella zona nord-orientale del Veneto ed in Friuli (autoctono friulano) Venezia Giulia, dove origina ben 5 diverse D.O.C.: Refosco (nostrano o dal peduncolo rosso) Colli Orientali del Friuli, Refosco dal peduncolo rosso Aquileia, Refosco dal peduncolo rosso Grave del Friuli, Refosco dal peduncolo rosso Lison-Pramaggiore, Refosco Latisana. Il Refosco e' un vino dal colore rosso violaceo intenso che tende al granato con l'invecchiamento; ha profumo vinoso, caratteristico e sapore asciutto, pieno, caldo, leggermente amarognolo. E' consigliabile servirlo alla temperatura di 16-18°C (leggermente piu' fresco se giovane o in estate) abbinandolo ad arrosti di carni bianche, stufati e spezzatini con verdure, pollo e coniglio alla cacciatora, formaggi vaccini duri e semiduri, anche ben stagionati.

Ribolla

Vitigno autoctono friulano a frutto bianco, recentemente rivalutato ed inserito nell'ambito della D.O.C. Colli Orientali del Friuli. Produce un vino dal colore giallo paglierino chiaro tendente al verdognolo, dal profumo caratteristico e sapore asciutto, vinoso, fresco ed armonico. E' consigliabile servirlo alla temperatura di 10°C in abbinamento a minestre e passati di verdura, pesci di mare e di lago salsati o brodettati.

Riesling

Vitigno a fruttobianco diffuso in Germania particolarmente nella zona del Reno e della Mosella. In Italia e' particolarmente diffuso nell'Oltrep• Pavese, in Emilia Romagna, in Trentino ed in Friuli Venezia Giulia dove si contano ben 15 D.O.C. di Riesling, nelle varieta' "italico" e "renano". E' un vitigno che si presta ottimamente anche alla produzione di vini spumanti secchi.

Rossese

Vitigno a bacca rossa, di probabili origini liguri, anche se alcuni studiosi affermano che sia stato importato dai Doria, che possedevano in Dolceacqua un castello sin dal 1270.
-ROSSESE DI DOLCEACQUA: Viene attestato in cronache del 1600. Napoleone lo paragonò al famoso vino francese Chateau-Chalon, mentre papa Paolo III Farnese pare facesse la zuppa con un Rossese passito.

 

Sagrantino

Vitigno a bacca nera importato probabilmente dai monaci bizantini dalla Grecia nel Medioevo. Il nome potrebbe derivare da sacrificio o da sacrestia. Viene nominato dalla Commissione Ampelografica di Foligno nel 1879 e dal Baldeschi nel 1893 come vitigno coltivato in Umbria sin da tempi antichi. La zona privilegiata per la coltivazione è Montefalco, ma sono coinvolti anche Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’ Umbria, tutti in provincia di Perugia. Ha foglia media, orbicolare, trilobata e raramente quinquelobata; grappolo medio o piccolo, cilindrico o cilindrico-conico, alato, semi-spargolo; acino medio, sferoidale, con buccia di colore nero piuttosto spessa e ricoperta da più o meno abbondante pruina. Predilige terreni a medio impasto, siliceo-argillosi; ha una produzione irregolare. Resiste molto bene ai freddi invernali e primaverili, tollera abbastanza bene l'oidio e il marciume, mentre è facilmente attaccabile dalla peronospora, soprattutto sulle foglie. Negli ultimi anni il Sagrantino è prepotentemente salito alla ribalta, grazie all'intenso lavoro di Marco Caprai, che ne ha esaltato al massimo le proprietà organolettiche e "domato" i tannini potentissimi (superiori a quelli del Nebbiolo). E' considerato uno dei più grandi vitigni rossi d'Italia.  -SAGRANTINO DI MONTEFALCO. Umbria. Se ne produce anche un aromatico passito considerato il miglior vino da dessert dell’Italia centrale. DOCG

Sangiovese

Vitigno di secolare tradizione in Romagna e nelle Marche. A frutto rosso tra i piu' diffusi in Italia (Toscana) dove concorre, da solo o in uvaggio, a determinare qualita' e caratteristiche di decine di vini D.O.C. La varieta' Sangiovese grosso e' impiegata nel Brunello di Montalcino, mentre insieme ad altri vitigni rossi firma alcuni dei piu' prestigiosi vini dell'Italia centrale. Il nome deriverebbe da Monte Giove, collina in S. Arcangelo di Romagna e narra di frati cappuccini che ebbero l’occasione di ospitare nel proprio convento a S. Arcangelo un illustre personaggio a cui offrirono il vino prodotto. Il vino fu particolarmente gradito, ma non aveva un nome, cos’ dato che il convento si trovava su un colle chiamato Collis Jovis, un frate lo battezzo Sanguis di Jovis che si contrasse in Sangiovese.
-COLLI DI LUNI: Liguria. Sangiovese + Vermentino + Trebbiano toscano
-SANGIOVESE DI ROMAGNA. Romagna.
-CHIANTI. La sua storia inizia nell’800 ed è legata al nome dei Barone di Ricasoli, membro della società dei Georgofili, che arrivè alla giusta composizione del vino: Sangiovese + Lanaiolo nero + Malvasia + Trebbiano toscano.
-VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO: Toscana. Prugnolo gentile (clone del Sangiovese)
-ROSSO DI MONTEPULCIANO: Toscana. Prugnolo gentile. Differisce dal Nobile per la resa per ettaro, gradazione alcolica e invecchiamento.
-POMINO. Toscana
-ROSSO PICENO. Marche. Si racconta che Annibale, nella sua discesa verso Roma, fa curare i cavalli con frizioni di questo vino. Sangiovese + Montepulciano + Trebbiano + Passerina
-CARMIGNANO. E’ stato il primo disciplinare lo ebbe nel 1700 ad opera di Cosimo de Medici che, mediante un decreto, ne dettò la produzione e le commercializzazione. DOCG
-TORGIANO Riserva. Umbria. Sangiovese + Lanaiolo + Trebbiano. DOCG. Il nome deriva da quello dell’omonimo comune ed è la contrazione di “Torre di Giano”, resto di un antico castello medioevale. A Forgiano vi è un museo del vino.
-BRUNELLO DI MONTALCINO. Toscana. Brunello (clone del Sangiovese)
-ROSSO DI MONTALCINO. Toscana. Disciplinari meno rigidi del Brunello. I produttori decidono se produrre il Rosso o il Brunello a seconda delle annate.

 

Sauvignon

Vitigno a frutto bianco molto diffuso in Francia dove rappresenta la componente principale di alcuni dei piu' prestigiosi vini del mondo, quali il Sauternes, il Pouilly-Fum‚ ed il Sancerre. Dalla Francia si e' diffuso in tutte le zone in cui esiste la volonta' di produrre vini di grande pregio, quali la California, il Sud Africa, la Nuova Zelanda, l'Australia. In Italia e' particolarmente diffuso in Emilia Romagna e nelle Tre Venezie. Le D.O.C. italiane di Sauvignon sono ben 12, ma impianti di questo vitigno si stanno diffondendo in ogni regione dando origine a vini di grande pregio ma classificati per legge come "vini da tavola".

 

Schiava

Coltivato diffusamente in Trentino interviene nella composizione di diversi vini. Ne esistono più varità: le più famose sono la gentile, la grigia e la grossa. Noto sin dal 1200 deriverebbe il suo nome dalla vite che un tempo si teneva a ceppo basso e si potava corta, legando i tralci alla vite successiva, con il metodo detto della “vigna schiava”.
-CASTELLER: DOC e vino. Trentino. Schiava + Merlot + Lambrusco
-LAGO DI CALDARO: DOC e vino. Trentino.
-SANTA MADDALENA: Trentino.

 

Sylvaner

Vitigno di origine tedesca diffuso in Alto Adige dove ha ottenuto il riconoscimento nell'ambito delle D.O.C. "Terlano", "Alto Adige" e "Valle Isarco". Produce un vino dal colore giallo verdognolo, con profumo delicato, caratteristico e sapore asciutto, armonico, corposo. Si serve alla temperatura di 10°C in abbinamento ad antipasti magri, minestre in brodo, piatti di pesce in bianco o con salse delicate.
-TERLANO: Trentino

 

Teroldego

Vitigno a frutto rosso diffuso in Trentino (autoctono) dove, nell'ambito del Campo rotaliano, cui fanno capo i comuni di Mezzocorona, Mezzolombardo e la frazione di Grumo nel comune di S. Michele all'Adige, da' origine alla D.O.C. Teroldego Rotaliano. E' un vino molto piacevole, caratterizzato da un colore rosso rubino piuttosto intenso, talora con orli violacei, tendente al rosso mattone con l'invecchiamento; il profumo e' particolarmente intenso, caratteristico, gradevolmente fruttato, e si fa etereo e persistente con l'invecchiamento; il sapore e' asciutto, sapido, leggermente tannico, corposo, con lieve gusto di mandorla, e piacevole retrogusto amarognolo. Va bevuto alla temperatura di 18°C (piu' fresco in gioventu') abbinandolo a polenta al sugo di carne, arrosti di carni bianche e rosse, stufati di manso, trippe in umido, formaggi vaccini stagionati. Viene prodotto anche nel tipo Rosato.
-TEROLDEGO ROTALIANO: DOC Trentino

 

Tinto Cao

Varietà già conosciuta nel 1600, il Tinto Cão è stato classificato nel 1791 come uno dei migliori vitigni in Portogallo, che dà vita ad un vino "colorito, forte e generoso". Dopo il Touriga Nacional è la varietà meno produttiva. Crescendo in piccoli grappoli con acini con buccia spessa, risulta resistente al caldo e alla luce diretta del sole ma, poiché il succo tende ad ossidarsi, vegeta meglio in luoghi freschi. Il frutto non ha tanta possibilità di raggiungere la piena maturazione quanto le altre quattro varietà. Quando cresce in luoghi freschi, l'alcolicità si aggira intorno al 12% con un leggero bouquet di fiori che diventa più delicato col passare del tempo. Il suo colore è meno intenso e la sua struttura è più delicata rispetto agli altri vitigni. Inoltre impiega circa cinque anni per mostrare appieno le sue qualità intrinseche. Ha un aroma floreale, abbastanza persistente e di gusto rotondo. Quando cresce in luoghi caldi, l'aroma è molto più speziato ma non risulta né piacevole da giovane, né fine da vecchio. E' stato piantato in via sperimentale anche a Davis in California.

 

Tocai

Vitigno a frutto, bianco diffuso particolarmente in Friuli Venezia Giulia, in Veneto e nella Lombardia orientale, dal quale hanno origine ben 12 vini D.O.C. Da non confondersi con il quasi omonimo vino ungherese (Tokai), prodotto con uve Furmint ed Harslevelu, che danno un vino passito liquoroso molto alcolico, il Tocai prodotto in Italia e' un vino dal colore paglierino dorato chiaro, tendente al citrino, profumo delicato e gradevole, sapore asciutto, caldo, pieno, con lieve retrogusto amarognolo. Ha buon corpo, spesso associato ad una robusta gradazione alcolica che lo rende adatto a maturare oltre la media dei vini bianchi (anche 2-3 anni). E' consigliabile berlo alla temperatura di 10°C. abbinandolo ad antipasti saporiti, pesce azzurro e di lago arrosto o in umido, zuppe di pesce, piatti a base di uova. Esiste anche un "Tocai rosso" prodotto in piccole quantita' qua e la' per l'Italia (in provincia di Macerata, di Piacenza, di Alessandria, di Cuneo) ed incluso anche nella D.O.C. Colli Berici, prodotta nella zona dei colli omonimi, in provincia di Vicenza, probabilmente importato originariamente in Veneto proprio dall'Ungheria, ai tempi in cui regnava Maria Teresa d'Austria.
Il Tocai friulano ha il suo luogo ideale nella DOC Colli orientali.
-TOCAI SAN MARTINO DELLA BATTAGLIA. Veneto. Tocai friulano
-BREGANZE BIANCO. Veneto. Tocai

 

Touriga Francesa

Nonostante il nome, Francesa, questo vitigno è rigorosamente del Douro con nessuna connessione con una qualsiasi varietà francese. E' stato menzionato per la prima volta con questa denominazione solo nel 1940. Anche se risulta di alta qualità ed interesse, è meno fine delle altre varietà di Touriga. Il colore è buono e abbastanza duraturo, ma non tanto quanto per il Nacional o il Roríz. Il Touriga Francesa raggiunge presto la maturazione in grappoli di media grandezza e la sua produttività è maggiore del Touriga Nacional e del Tinto Cáo e minore del Tinta Roriz. Anche se abbastanza adattabile a terreni diversi, esso necessita di un clima caldo per ottenere il grado alcolico necessario al Porto: raggiunge circa il 12% di gradazione alcolica, ha un eccellente PH di 3,45 ed è ricco di fenoli. Il suo aroma è il più floreale fra tutti con predominanza di rosa. Nelle buone annate si evidenzia anche il sentore di eliantemo. Meno aggressivo del Roriz, il profumo di frutta e la nota tannica sono ben bilanciati ma non di grande qualità. Nonostante abbia un gusto persistente ed intenso, si sente molto la terra. Malgrado quanto detto, esso risulta un ottimo vino da taglio per la sua struttura e per le sue componenti aromatiche fiorite. 

Traminer

Vitigno aromatico a frutto bianco originario del territorio di Termeno (Tramin) a sud del lago di Caldaro, in provincia di Bolzano, e di qui diffuso in tutto l'Alto Adige, in Trentino e nel Friuli Venezia Giulia. In queste regioni si contano ben 7 vini D.O.C. prodotti con questo vitigno, al cui nome si aggiunge abitualmente la specifica "aromatico", per sottolineare la straordinaria prorompenza del suo profumo, intenso e caratteristico che si evolve in bouquet con l'invecchiamento. Il colore e' giallo dorato, mentre il gusto e' asciutto, morbido, leggermente amarognolo, anch'esso gradevolmente aromatico. Servito alla temperatura di 8-10°C, si abbina magnificamente con creme di verdure, minestre, preparazioni a base di fegato d'oca, crostacei a carne dolce. E' anche un ottimo aperitivo.
-GEWÜRZTRAMINER: trentino

 

Trebbiano

Famiglia di vitigni a frutto bianco tra i piu' diffusi in Italia, presenti nell'uvaggio di decine e decine di vini D.O.C., sia bianchi che rossi. Da solo forma 6 diverse D.O.C. (Trebbiano Val Trebbia dei Colli Piacentini, Trebbiano di Aprilia, Trebbiano di Arborea, Trebbiano di Capriano del Colle, Trebbiano d'Abruzzo, Trebbiano di Romagna). La sua vasta diffusione e' dovuta alla capacita' di adattarsi alle piu' diverse tipologie di terreno e condizioni climatiche, alla grande produttivita' ed alle caratteristiche del vino che ne deriva, generalmente gradevole e corretto e facilmente commerciabile perch‚ sufficientemente neutro per essere impiegato in unione con altri vini dalla personalita' piu' spiccata, senza sopraffarli anche se utilizzato in elevate percentuali.
-LUGANA. Veneto. Trebbiano di Soave. Anche nella versione spumante
-BIANCO DI CUSTOZA. Veneto. Trebbiano toscano + Garganega + Tocai friulano + Malvasia toscana + Riesling italico + Cortese
-TREBBIANO DI ROMAGNA: leggero, da bersi giovane
-BIANCO DI PITIGLIANO. Toscana. Scelto dalla comunità degli israeliti di Pitignano fin dal 500 per la produzione del Kasher da utilizzare nelle cerimonie religiose.
-FRASCATI. Lazio. Trebbiano + Malvasia
-EST EST EST DI MONTEFIASCONE. Lazio. To toscano + Malvasia toscana + trebbiano giallo. Nasce nell’anno 1100: l’imperatore Enrico V, alla guida di un esercito, si diresse verso Roma. Al seguito si trovava un vescovo, mons. Defuk, che si faceva precedere dal suo coppiere per selezionare i migliori vini delle cantine. Giunto a Montefiascone, per indicare la presenza di un buon vino, scrisse sulla porta tre volte est (c’è).
-TREBBIANO D’ABRUZZO. Abruzzo. Trebbiano toscano + Passerina + Cococciola.
-BIFERNO BIANCO. Molise.

 

Verdicchio

Vitigno a frutto bianco diffuso nella zona centrale delle Marche, dove da' origine alle D.O.C. Verdicchio dei Castelli di Jesi, in provincia di Ancona, e Verdicchio di Matelica, in provincia di Macerata. In entrambi i casi e' ammessa l'aggiunta di una piccola percentuale (massimo 15%) i Malvasia Toscana e Trebbiano toscano. Il Verdicchio e' un vino dal colore paglierino tenue, brillante; profumo delicato, caratteristico, sapore asciutto, armonico, con retrogusto gradevolmente amarognolo. Si serve alla temperatura di 10°C in abbinamento a primi piatti con salse a base di pesce, pesci dalle carni delicate cotti con salse a base dello stesso vino, triglie all'anconetana, primi piatti importanti e carni bianche cucinate semplicemente. Viene prodotto anche nel tipo spumante.
-VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI. Marche. Si racconta che Alarico, re dei Visigoti, per raggiungere Roma ed assediarla, caricò barili di Verdicchio su 40 muli per la salute e la forza dei suoi soldati.
-VERDICCHIO DI MATELICA. Marche. Più corpo e struttura di quello di Jesi

 

Verdiso

Probabilmente originario della zona dei Colli Euganei, viene citato già nel '700 come presente nella zona di Conegliano; nel XIX secolo è così diffuso da superare per produzione qualsiasi altro vitigno a bacca bianca della zona. Impiegato nella produzione del Prosecco, per aumentarne l'acidità e la sapidità, è importante per equilibrare la componente acida nelle annate calde e nelle esposizioni più favorevoli. Oggi si cerca di valorizzarlo utilizzandolo in purezza, per ottenere un vino gradevole ed armonico. Ha grappolo di media grandezza, con peduncolo molto lungo ed erbaceo; acino di colore giallo citrino. Le nervature delle foglie rimangono verdi più a lungo della lamina ed in autunno, l'aspetto è quello di un reticolo verde disteso sul giallo del vigneto.
-TORCHIATO DI FREGONA. Veneto

Verduzzo

Vitigno a frutto bianco molto diffuso in Veneto e Friuli Venezia Giulia, dove origina ben 7 diverse D.O.C.: Verduzzo (friulano) dei Colli Orientali del Friuli, Verduzzo friulano Aquileia, Verduzzo friulano Grave del Friuli, Verduzzo friulano Isonzo, Verduzzo friulano Latisana, Verduzzo friulano Lison-Pramaggiore, Verduzzo friulano Piave. Il Verduzzo e' un vino dal colore giallo dorato piu' o meno carico; profumo vinoso, caratteristico e fruttato; sapore asciutto o amabile, fruttato, di corpo, lievemente tannico. E' consigliabile servirlo alla temperatura di 10°C abbinandolo (il tipo secco) a piatti di pesce di lago e di mare, soprattutto in umido o brodettati, fritture miste, seppie e totani in tegame.
-RAMANDOLO. Friuli. DOCG. Vitigno Verduzzo friulano. Amabile o dolce dal sapore di mandorla.

 

Vermentino

Vitigno a frutto bianco particolarmente diffuso in Liguria e Sardegna dove origina 3 diverse D.O.C.: Vermentino di Gallura, Vermentino di Sardegna, Vermentino Riviera Ligure di Ponente. Con le dovute diversita' determinate dal clima e dai terreni, da' origine a vini dal colore giallo paglierino, spesso con riflessi verdolini, talvolta tenue, ma sempre brillante; il profumo e' intenso, sottile, spesso vinoso con bouquet delicato e persistente; il sapore spazia dal secco all'amabile (soprattutto per il Vermentino prodotto in Sardegna), e' sapido ed acidulo con un fondo amarognolo molto gradevole. Va servito alla temperatura di 8-10°C in abbinamento a crostacei, molluschi e frutti di mare, piatti di pesce cucinati semplicemente per il Vermentino ligure, arrosto o con sughi saporiti quello sardo.
-CINQUE TERRE: Liguria Albarola + Bosco + Vermentino. I suoi vigneti sono inerpicati al limite del praticabile. Molti personaggi illustri hanno dedicato versi e citazioni a questo vino: Boccaccia e Tetrarca; Carducci che lo descrisse come l’essenza di tutte le ebrezze dionisiache: D’Annunzio che ne ostentò la profonda sensualità.
-COLLI DI LUNI: Liguria. Sangiovese + Vermentino + Trebbiano toscano
-CANDIA DEI COLLI APUANI. Toscana. Conobbe tra i suoi estimatori Giovanni Pascoli.
-VERMENTINO DI SARDEGNA
-VERMENTINO DI GALLURA. DOCG

 

Vernaccia

Nome attribuito, in Italia, a vitigni diversi che danno origine ciascuno a vini dalla diversa tipologia. In riferimento al nome "Vernaccia" esistono tre diverse D.O.C. La Vernaccia di San Gimignano e' prodotta dal vitigno omonimo in Toscana nel territorio del comune di San Gimignano, in provincia di Siena. La Vernaccia di Serrapetrona, in provincia di macerata, nelle Marche. La Vernaccia di Oristano e' prodotta dal vitigno omonimo a frutto bianco in Sardegna. Sull’etimologia del nome vernaccia sono state fatte numerose ipotesi: una fa derivare il nome dal termine latino “vernaculus” cioè “del posto, locale”, mentre un’altra attribuisce l’origine al nome di un paese ligure, Vernazza.

-VERNACCIA DI SAN GIMINIANO: Toscana. Bianco secco dal colore giallo dorato chiaro, profumo fine e penetrante, sapore asciutto, fresco armonico, leggermente amarognolo, da servirsi fresca (10°C) con piatti di pesce di lago arrosto o con sughi elaborati, carni bianche, salumi, salsicce e prosciutto stagionato. E’ stato il primo vino italiano ad ottenere la DOC nel 1966. Vide tra i suoi estimatori Papa Martino IV (1200), Ludovico il Moro (1400) che ne ordinò 200 fiaschi in occasione delle nozze del nipote Gian Galeazzo.

-LA VERNACCIA DI SERRAPETRONA: Marche. Vernaccia di Serrapetrona +  Sangiovese + Montepulciano + Ciliegiolo. Vino spumante rubino dalla spuma persistente, vinoso aromatico, dal sapore amabile o dolce, da servirsi a 12-14°C con torte di frutta e pasticceria con creme delicate.

-VERNACCIA DI ORISTANO: molto alcolico (grado minimo 15%), invecchiato per almeno due anni in botti di rovere, dal colore giallo ambrato, piu' o meno carico a seconda dell'invecchiamento, profumo delicato, etereo, con un intenso bouquet dal caratteristico sentore di mandorlo in fiore, sapore asciutto, sapido, fine, sottile, caldo, su un fondo leggermente amarognolo di mandorle amare; viene servita alla temperatura di 5-7°C come aperitivo, con la bottarga e con il salmone affumicato, oppure a 8-10°C con zuppe di pesce piccanti e speziate, e pesce azzurro di grosso taglio grigliato. Fu la Giudicessa Eleonora d’Arborea nel 1300 a promuovere la diffusione della Vernaccia emanando la “Corte de logu” raccolta di leggi, dove sono riportate anche norme per la disciplina dei vigneti.

 

Vien de Nus

E', insieme al Petit rouge, il vitigno autoctono a bacca rossa più coltivato e diffuso sul comprensorio viticolo della Valle d'Aosta.
Conosciuto dai "vignerons" anche come Gros vien o Gros rodzo, il Vien de Nus occupa un areale di coltivazione molto ampio, che si estende da Donnaz a Avise, su entrambi i versanti orografici della Dora Baltea, fino ad altitudini di circa 750 metri.
E' uva base di alcuni vini rossi Valle d'Aosta DOC.

Zibibbo

-MOSCATO DI PANTELLERIA. Sicilia. Si racconta che la dea Tanit, invaghitasi di Apollo, salì sull’olimpo e sostituì all’ambrosia il vino di Pantelleria e Apolli si innamorò.