1053 Azzolino      1056 Guitmondo  1059 Goffredo
1080 Card. Guitmondo II  1090 Guitmondo III  1095 Giovanni I

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1053 Azzolino "Il Normanno

Quasi tutti gli studiosi concordano che il primo Vescovo di Aversa fosse stato un normanno.
Tale scelta, in realta', doveva avvenire per vari motivi.
Aversa, gia' esistente come centro abitativo, divenne "Contea" sotto il pontificato di Leone IX.
Il Papa premio' i Normanni - prima invasori e poi difensori delle nostre contrade - affidando ad essi non soltanto una terra stabile ove soffermarsi, ma curando che il loro prestigio si perpetuasse.
S. Leone IX, creando un centro pastorale, oltre a rinsaldare i vincoli tra la S.Sede ed il popolo normanno, unificava le diocesi vicinori, ossia Atella e Literno, iniettando un nuovo vigore alle Chiese locali, con la nascente e promettente Diocesi di Aversa.
Per tal motivo, si deve ammettere la tesi, da diversi sostenuta, che l'uomo designato e responsabile a reggere la creata Diocesi eterogenea, con compito non facile certo, sia stato un normanno.
La riflessione induce anche ad un'altra conclusione, confermando le ricerche di qualche studioso, sul nome di Azzolino, dato come primo Vescovo di Aversa.
Si e' d'accordo, difatti, che il nome "Azzolino" e' estraneo all'ambiente, avvalorando l'ipotesi che sia di origine normanno.
Dispiace tanto che i posteri non abbiano ereditati documenti riguardanti il Vescovo Azzolino circa la sua origine e i suoi rapporti avuti con la Diocesi.
Si conosce solo dall'affermazione dell'Anonimo Aversano, che nel 1121, Papa Calisto II legalizzava tale evento con una "Bolla" pontificia, che, accettata o meno da alcuni storici, riporta che l'Azzolino sia stato consacrato Vescovo dallo stesso Pontefice S. Leone IX.
Nel documento di Papa Callisto II, e' provato che la Diocesi di Aversa - per privilegio concesso - sorse, e cosi' rimase durante i secoli, quale direttamente soggetta alla S.Sede.
Tale privilegio e' stato abolito, a seguito delle nuove disposizioni emanate dalla S.Sede; le Diocesi, infatti, sono state riordinate nell'ambito della propria Regione civile, facendo tutte capo al Metropolita o alla Diocesi capoluogo.
Aversa, percio', dopo nove secoli, e' suffraganea di Napoli e fa quindi, parte della Conferenze Episcopale Campana.

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(1056 - 1059) Guitmondo "Il Benemerito"

Guidò la Diocesi di Aversa soltanto qualche anno, il primo Vescovo Azzolino, poiché, nei documenti storici, troviamo che già neI 1056, a tre anni dalla nomina, gli successe Guitmondo I.
Costui, servendosi dell’opera del predecessore, fu facilitato nel compito di “guida” alla nuova Diocesi, che veniva allora denominata “nuova Atella”, avendo Aversa incorporate - oltre i luoghi confinanti - l’antica Diocesi di Literno ed in particolare quella di Atella: Diocesi, questa, retta da saggi Vescovi, tra cui San Canione (vissuto tra il III e IV secolo), si consenta ricordare che il Martirologio romano commemora il Santo il 10 settembre, e lo riconosce martire di Atella, in Campania (l’odierna S. Arpino, distante da Aversa appena qualche chilometro).
Si opina che pure Guitmondo I fosse un normanno, scelto opportunamente per convogliare in un’unica direzione le varie componenti sparse delle singole chiese locali, rinforzandone la coesione.
La storia riporta la notizia che Guitmondo I (primo: perché la cronologia ne riporta altri due, come avverrà per altri Vescovi) ebbe il privilegio di essere, anche lui, consacrato Vescovo da un papa: Vittore II. 
Se si accetta la tesi che il conte Riccardo I ampliò una chiesa o ne Costruì una nuova (secondo una lapide marmorea, affissa all’esterno della Cattedrale, lato nord), il Vescovo Guitmondo I, seguendo la scia del suo predecessore, si adoperò acché la struttura della chiesa Cattedrale rispecchiasse l’arte dell’epoca.
Il conte Riccardo I, sesto conte di Aversa, ebbe tempo e mezzi a disposizione per poter portare a termine parzialmente l’idea che il Vescovo Guitmondo I aveva potuto caldeggiare.
E se storicamente già esisteva in Aversa una chiesa dedicata a S. Paolo (passato per le nostre terre, recandosi a Roma) è pur vero che la chiesa ristrutturata a Cattedrale (chiesa madre della Diocesi), raggiunse lo scopo per merito certo dell’interessamento di uno o più Vescovi normanni.
Guitmondo I, contemporaneo del conte Riccardo I, ebbe un ruolo quindi importante per il Duomo aversano; al benemerito Vescovo, perciò, si deve plauso e lode.

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(1059-1073) Goffredo "Il Benedettino"

 

Diversi autori fanno menzione del Vescovo Goffredo: è, questi, da tutti riconosciuto monaco dell’Abbazia di Montecassino.
Quivi, difatti, avvenne la di lui consacrazione a Vescovo per l’intervento del Papa Alessandro II.
Alla solenne cerimonia, la cronaca riporta la presenza, oltre di 10 Arcivescovi e 46 Vescovi, la figura eminente e lodevole di S. Pier Damiani: era l’1 ottobre dell’anno di grazia 1071.
Per l’occasione erano pure presenti molti principi e conti, tra cui Riccardo I, conte di Aversa, e soprattutto, una foltissima presenza di fedeli.
Goffredo, fu eminente letterato - riconosciuto e stimato uomo colto, - specie dal Papa Nicolò II.
Il Vescovo partecipò a vari convegni e gruppi di studio e fu presente, forse inviato della S. Sede, al Concilio di Benevento, nel 1075.
Nell’archivio della Diocesi, il Goffredo non viene segnalato se non dopo il 1073 e ciò sembrerebbe in contrasto con tutti gli altri documenti storici.
Ma si può supporre che ciò sia dovuto a diversi motivi; uno, come esempio, quanto l’eletto Vescovo non aveva dimora fissa nel luogo designatogli ed esercitava la giurisdizione della Diocesi tramite il suo Vicario.
Spesso, in quel tempo, accadeva tale evento, essendo il Vescovo impegnato dalla S. Sede in altri incarichi che lo tenevano lontano dalla propria Diocesi (come si noterà in seguito).
L’opera pastorale di Goffredo fu di riordinare uomini e cose con un paziente ed oculato spirito benedettino.

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(1080-1089) Card. Guitmondo II "Il Teologo"

A dare una testimonianza sincera di questo Vescovo è un Santo: il Bellarmino, che resse la Diocesi di Capua, il quale ne parla nella sua opera “Scrittori ecclesiastici”.
Egli ci fa sapere, tra l’altro, che era un monaco eremita, di stirpe normanna ed aveva un fratello di nome Roberto, Abate della Congregazione Colombiana, dell’Ordine di S.Benedetto.
Le altre notizie, trasmessoci dal Bellarmino, sono in perfetta armonia con quelle del Calefati, di Margarino della Pigna, di Lanfranco Algero e Tritemio; alcune discrepanze, invece, risultano a riguardo della data di nomina.
Il pontefice del tempo era Gregorio VII: subito si può immaginare la lotta che quest’ultimo dovrà ingaggiare contro le intromissioni del potere laicale nelle vicende ecclesiastiche: la “lotta delle investiture” che dovera protrarsi per 50 anni.
Soprusi ed abusi ce ne furono; né mancarono minacce e vendette; soldatesche imperiali e straniere calavano sulle città ribelli ed ostili al dominio imperiale, distruggendo ogni cosa.
Anche la nostra Aversa, con i suoi casali viciniori, come la storia attesta, fu spesso assalita, incendiata e distrutta da ogni parte.
Ciò conferma una delle ragioni per cui manoscritti e documenti andavano dispersi o distrutti, lasciando agli studiosi postumi, amarezze legittime per le interruzioni cronologiche riguardanti sia persone e sia eventi.
In queste condizioni descritte si trovò ad agire il Vescovo Guitmondo II, il quale si era dedicato alla causa della S. Chiesa, difendendo, con i suoi scritti, tanti errori che pullulavano in quel tempo.
Di lui si conservano ben 3 libri sull’Eucarestia, sulla Confessione, sulla SS. Trinità, tanto da meritarsi la lode del grande pontefice del tempo, che con sollecitudine volle nominarlo Vescovo di Aversa e poi lo aggregò al Collegio Cardinalizio.
Ancora oggi il Guitmondo II è vivo nella memoria e nella stima non solo perché apprezzato tra i migliori filosofi e teologi, ma per un’opera strutturale lasciata quasi a ricordo nella Cattedrale aversana: il “deambulatorio”, una creatura dell’arte cluniacense.
Immagini il lettore se, un giorno, entrando nel Duomo, ammirasse il presbiterio, tutto traforato, notando archi continui, poggiati su bianche colonne. Tale spettacolo fu una realtà sino al 1349, quando a seguito di un terremoto, nacque l’emergenza di rafforzare la fabbrica con pilastri e mura, coprendo colonne ed archi.
Per fortuna, rimane però un triplice intreccio meraviglioso di archi svettanti ad una certa apprezzabile altezza.
Bisogna, quindi, affermare che è un’arte irripetibile e quasi unica, come la persona del Vescovo Guitmondo II, che vivendo effuse tutto il suo animo per il trionfo della Chiesa, lasciando questa terra, ove non potrà mai più essere plagiato nelle opere.

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(1090-1094) Guitmondo III "Il Pacifico"

 

L’Anonimo aversano riporta che Guimondo III fu consacrato Vescovo dal papa Urbano II.
Lo scrittore Malaterra, poi, descrive che Guimondo ebbe l’onore e la gioia di poter ospitare, nella sua sede episcopale, il Papa che lo aveva consacrato: Urbano II.
Questi, fece sosta presso il Vescovo aversano.
Nel 1091, non ancora maggiorenne Riccardo Il, principe di Capua, attaccato dalla invasioni longobarde, chiese aiuto ed ospitalità al conte di Aversa, ove rimase sino al 1098.
Dal canto suo, il pontefice Urbano II pensò di intervenire a fianco di Riccardo, chiedendo, prima, consiglio al suo amico Bernardo, Vescovo di Carinola.
Poi, il Papa si recò ad Aversa, ove si trovava il principe capuano: accompagnato, secondo la cronaca del tempo, da S. Anselmo, Arcivescovo di Canterbury.
Il Vescovo Guimondo certamente dovette offrire i suoi servigi per la causa della pace; se, invero, non lasciò opere scritte, come il suo predecessore, sappiamo che partecipò al Concilio di Costanza, tenutosi neI 1094, prodigandosi a smascherare diverse eresie (le quali, se allora erano ritenute gravi, oggi sembra di averle dimenticate, nonostante siano rinverdite).
E’ opinione comune che il Vescovo anche in Diocesi si adoperò quale paciere, interponendosi tra i reggitori civili ed il popolo affidato alle sue cure, convinto, il presule, che la “pace” è un dono inestimabile: essa è l’inizio di tanti altri benefici che l’uomo avidamente cerca.
Il pastore Guimondo, lo immaginiamo morire ripetendo a se stesso: “beati gli operatori di pace”.

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(1095-1102) Giovanni I "Il Litigioso"
 

Questo presule si guadagnò il titolo di “litigioso”, non sapendosi, però, se meritatamente o no. 
Tuttavia è certo, la storia ne è prova, che durante il suo episcopato avvennero episodi mai registrati prima.
Se le pretese dei terzi furono esose, il carattere del Vescovo e la sua destrezza non permettevano concessioni arbitrarie.
E’ noto che alla Diocesi di Aversa - appena istituita - furono dati privilegi e donazioni: tra tanti, ricordiamo il lago di Patria, da parte dei Normanni.
Con il sorgere del monastero di S. Lorenzo, in Aversa, funzionante con la presenza dei Benedettini - che si dicevano esenti dal Vescovo - iniziarono alcune controversie.
I monaci benedettini arrivarono al punto di far consacrare una loro Cappella non dal Vescovo di Aversa, ma da quello di Ostia, dichiarandosi esenti dall ‘Ordinario.
Essi reclamavano diritti pure sulla chiesa di S. Biagio in Aversa, anch’essa benedettina.
Inoltre, si arrogavano il privilegio di pesca sul lago di Patria. Orbene, se qualche privilegio era stato confermato, il beneficiario era unicamente il Vescovo Giovanni I; non si dimentichi che il principe di Capua, Riccardo II, riammesso a governare, aveva di fatto confermato al Vescovo di Aversa tutti i diritti concessi a suo tempo (quindi compreso quello del lago).
Sembra che i benedettini abbiano fatto ricorso - per i vantati privilegi - a Riccardo II, mentre il Vescovo si rivolgeva alla S. Sede per i diritti spettanti alla Diocesi di Aversa.
Ci fu, perciò, una gran confusione e un andirivieni di personaggi per rappacificare l’Abate di S.Lorenzo col Vescovo di Aversa.
Tra i tanti, la storia ricorda l’intervento dell’Arcivescovo di Benevento e quello di Salerno; dei Vescovi di Conza, di Gaeta ed altri. I risultati furono minimi: forse ciascuno rimase nelle proprie posizioni.
Come se ciò non bastasse, Riccardo II, seguendo la moda del tempo.
volle eleggere, avendo litigato col Papa, un antipapa. Il deputato fu un certo Alberto di Atella, quindi, un membro della Diocesi aversana. Poteva mai il Vescovo non intervenire?
Giovanni, d’accordo con la S. Sede, decise che il ribelle fosse rinchiuso a vita proprio nel monastero benedettino di Aversa.
Una cosa la storia non dice: ossia, se Giovanni lasciò questo esilio di crepacuore o soddisfatto di aver reso un gran favore al “diritto”. 

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