1104 Roberto I   1119 Roberto II 1134 Giovanni II
1142 Giovanni III 1158 Gualtiero 1180 Falco

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(1104-1108) Roberto I "Il Mediatore"    


Da diversi storici non viene menzionato il Vescovo Roberto, tanto che qualcuno ha affermato che costui passerebbe ignorato.
Vi è una data storica, però, che menziona la nomina a Vescovo di Roberto, avvenuta sotto il pontificato di Pasquale II.
Certo, non si conosce né l’origine né l’operato di Roberto I, ma non dimentichiamo i dissensi ed i soprusi che pullularono durante gli anni del suo predecessore, nonché le vendette dell’uomo, che non risparmiava uomini e cose.
La guida pastorale del Roberto servì sicuramente a calmare gli animi, divisi dalle contese, ed a sopire tante polemiche tra il clero diocesano e quello religioso.
Inoltre, il suo operato fu molto utile per sanare i rapporti Chiesa-Stato nell’ambito regionale, che ebbero, anche dopo, una certa ridondanza in un vasto spazio.
E’ certo che all’epoca del Vescovo Roberto, Riccardo II, conte di Aversa, confermò alla Diocesi, nel 1095, tutto ciò che era stato concesso dal primo conte Rainulfo e dai suoi successori (ciò lo si ricava dalla Platea della Mensa Vescovile).
E’ anche riferito che al tempo di questo Vescovo fosse stata completata la primitiva Cattedrale (essendo oggi modificata), grazie anche all’aiuto di Riccardo II (non abbiamo a riguardo, però, dei documenti precisi).
Certo è, invece, che tutte le parrocchie dell’epoca ebbero in dono, dal principe Roberto di Capua, diversi fondi, come testimonia un documento del 1227, riportato dalla “Platea” della Mensa Vescovile.
Non fu invano, allora, la vita spesa da Roberto per la Diocesi aversana, poiché la sua mediazione procurò sostentamento al clero ed aiuto a tanti poveri.
Morendo, il Vescovo poté ripetere: "non ho lavorato invano" .

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(1119-1132) Roberto II "Il Diplomatico"


Fu consacrato dal papa Gelasio II e viene ricordato, Roberto II, come uno dei Vescovi più importanti e benemeriti dell’epoca.
E tale vanto gli viene per continui contatti che ebbe col principe normanno Riccardo II, riottenendo la conferma, per la Chiesa aversana, dei diritti e dei privilegi precedenti.
Non è da dimenticare la spinosa questione del lago di Patria ed il diritto di pesca; oltre ciò, fuori Aversa, tenimenti nella zona di Caiazzo e di Maddaloni.
Il Vescovo proiettava la sua azione su due fronti: oltre a conservare i beni temporali, si adoperava affinché l’indipendenza della chiesa aversana rimanesse salda, legata cioè alla S.Sede e non ai capricci dei principi che si succedevano.
La Diocesi di Aversa ha sempre vantato, difatti, il privilegio di non essere suffraganea” di Napoli, ma di essere soggetta direttamente, sin dalla sua fondazione - secondo la bolla di Calisto II - alla Chiesa di Roma.
Il Vescovo si adoperò affinché la Cattedrale accogliesse con più magnificenza i fedeli nelle sue mura.
Roberto II fu apprezzato non solo come conoscitore di diritto, ma come un buon diplomatico; le sue idee le forgiava con lo studio e le attuava con molto senso pratico.
Forse, per dimostrare ancora una volta il suo buonsenso nella guida pastorale, volle regalare ai benedettini di Cassino il monastero di S. Agata in Aversa, situato fuori porta S Nicola: era l’anno 1113.
Di Roberto II, tramite il Muratori, conosciamo l’effigie su un sigillo conservato; fu forse inviato alla sede episcopale di Pisa, poiché lo storico Ughelli ritrova la sua firma in una Bolla di Papa Onorio II del 1126.
Lo storico, però, non chiarisce se come Vescovo di tale città oppure quale inviato papale a dirimere contese.
Roberto riuscì ad ottenere quello che invano avevano sperato altri: affiancò al “diritto” ottime qualità di destreggiatore.

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(1134-1140) Giovanni II "L'Amministratore"


Di costui non si sa né della consacrazione a Vescovo, né del suo lavoro svolto in Diocesi.
Probabilmente dovette avere pochi contatti con il clero e col popolo aversano e fu sostituito, nel lavoro pastorale, da un suo Vicario.
Questa tesi pare sia confermata dalla sua presenza al Concilio Lateranense II (1139), poiché è registrato un suo intervento,firmandosi: “Giovanni Vescovo di Aversa”.
L’assenza del Vescovo in sede giovò al re Ruggiero che, fattisi nemici i reggitori della contea aversana e non avendo chi lo redarguisse o lo fermasse, diede ordine di punire la città di Aversa.
La città non fu assediata da soldati, ma fu stipata di alberi, sterpi e legno vario che al momento opportuno si incendiarono, accerchiando gli abitanti e gli edifici in un immenso rogo.
In quel tempo, anche la Cattedrale - come narra l’Abate Telesino - subì ingenti danni.
Il re Ruggiero aveva non solo vinto gli aversani, ma li aveva stremati e ridotti di numero.
Qualcuno accusò il Vescovo di essere stato inattivo in quel frangente.
Accusare, a prima vista, è facile, ma ci può essere anche il pericolo di sbagliare dando un giudizio superficiale.
Anche se si hanno a disposizione i quasi motivi, non si potrà giudicare mai se nell’animo di una persona c’era consapevolezza o meno.
Bisogna tener presente, poi, cosa comportava la carica di “Amministratore”, che a sua volta era affidata ad un Vicario.
Per l’amministrazione di una Diocesi, un tempo, il deputato era investito di poteri temporanei.
Spesso la carica era priva di giurisdizione completa e, come si noterà - periodo medioevale - essere amministratore significava godere di un “Beneficio”, ricevuto o per meriti o per servigi resi alla Chiesa, senza escludere la “raccomandazione” di qualche potente.
Le continue lotte tra potere laicale e religioso, se scemarono man mano l’influenza estranea, diedero pure un nuovo volto e significato all’Amministratore.
Si dovette attendere al secolo XVI, col Tridentino, che riordinò i benefici ecclesiastici, stabilendo le ragioni per cui dovesse essere nominato, in una Diocesi, l’amministratore.
Le aspre lotte ed incomprensioni, pur continuando, modificarono però le attribuzioni inerenti all‘amministratore.
Attualmente, l’amministratore è investito di poteri limitati e viene nominato in caso di morte del Vescovo titolare (sede vacante), oppure nonostante ci sia il titolare gli si affianca un amministratore per alleggerirlo del lavoro.
La nomina può essere fatta dai Capitolari, morendo il Vescovo, che hanno dei termini stabiliti, e se non rispettati essa viene fatta dal Vaticano.

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(1142-1152) Giovanni III "Il Generoso"


E’ certa la presenza di Giovanni III nel numero dei Vescovi in Aversa, per l’esistenza di un documento ricordato dal Calefati.
Se quasi oscure sono le notizie intorno l’origine di Giovanni III e la sua consacrazione a Vescovo, il suo operato, però, è riportato nell’archivio abbaziale di S. Lorenzo in Aversa, trasportato altrove.
Si asserisce, nel documento, che il suo predecessore era stato un altro Giovanni.
Orbene Giovanni III, e per doti, che certo non gli mancavano, e per essere giunto al momento giusto, riuscì a rappacificare il Vescovado col monastero di S. Lorenzo in Aversa, circa gli interessi riguardanti il lago di Patria.
L’appianamento dell’annosa questione avvenne nel 1144, nella città di Capua, in una storica assemblea, con la presenza di Ruggero, re di Napoli e Sicilia.
Per tale motivo erano stati scelti, dal re Ruggero, tre personaggi stimati nelle persone del Vescovo di Alife, dell’Abate di Venosa e del Rainaldo, abate di Montecassino.
Se vi fu qualche concessione da parte di Giovanni III, questa non rivela certo debolezza da parte sua, in quanto la Diocesi di Aversa possedeva molti beni terrieri, il suo gesto fu solo per motivi di pace e di squisita cortesia.
Anzi, Giovanni III fu ancora più generoso, poiché nella zona S. Lorenzo di Napoli, in altra occasione, donò oltre una chiesa dedicata a “S. Salvatore”, anche dei locali.
Soltanto contro gli errori lo si vide intransigente; infatti, i cronisti descrivevano Giovanni III nemico dichiarato di un certo Gilberto Porreo, Vescovo di Poitiers, che fu scomunicato nel 1147, durante il Concilio di Parigi, sotto il pontificato di Eugenio III.
Sorsero, in verità, prima occultamente e poi manifestamente, dei movimenti democratici che sfociarono in eresie.
Ai movimenti aderivano rappresentanti popolari a cui era stata tolta la possibilità di partecipare alle elezioni del Papa.
Se è sempre vero che “dai frutti si riconosce l’albero” si può essere certi che Giovanni III difese le sue pecorelle dai lupi che volevano azzannarle.

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(1158-1178) Gualtiero "Il Legittimo"


Dall’archivio diocesano si rileva che Gualtiero fu eletto Vescovo di Aversa il 1158 e si riporta, inoltre, la durata del suo episcopato.
E’ la prima volta - si legge - che un Vescovo non viene nominato dalla S. Sede, ma “scelto” dallo stesso clero locale.
Due anni addietro, nel 1156, c’era stata, difatti, un’intesa tra il Papa Adriano IV ed il re Guglielmo I, concedere, cioè, al clero quanto stabilito nel Concordato di Worms.
In tale città Enrico V e Papa Callisto II, neI 1122, si accordarono, concedendo al clero e poi, limitatamente, solo al Capitolo Cattedrale, il diritto di eleggere il Vescovo, mentre il re rinunciava all’investitura - durata 50 anni - riservandosi solo il visto di approvazione all’eletto.  
Si noti come la S. Sede, anche a quei tempi, si adattava a richieste ritenute forse “legittime”, riavvicinando le distanze tra popolo, clero e Pastore, dando, così, la responsabilità - con la scelta diretta - di avere un personaggio accetto e conoscitore dell’ambiente.
Gualtiero fu magnanimo; ricorda il Maiorana che donò ad un certo chierico “Mario” - vita durante - la bella chiesa di S. Lorenzo in Napoli (oggi chiesa monumentale, con l’attiguo convento ed il tutto officiato dal PP. Conventuali, figli di S. Francesco).
Al tempo di Gualtiero, la Diocesi aversana si arricchì di altre donazioni, come il castello di S. Giorgio (provincia di Benevento), donato dalla regina Margherita per voto e devozione verso la chiesa di S.Paolo (Cattedrale).
Il Vescovo Gualtiero era stimato non solo in Campania e quasi in tutta Italia, ma anche all’estero: tanto è vero che si dice fosse amico di Pietro Lombardo, Vescovo di Parigi.
Ormai la Diocesi viveva giorni tranquilli perché retta e difesa da un Vescovo zelante.
Il Pastore premurosamente forniva ai suoi fedeli, oltre che cibo spirituale, pace e serenità, da cui promanano lavoro e benessere.

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(1180-1189) Falco "Il Modesto"


Appartiene, il Vescovo Falco, a quel gruppo di presuli della Diocesi di Aversa di cui ben poco la storia racconta.
Con tutto ciò non è esclusa la possibilità di conoscere il personaggio: si può affermare che faceva parte della diplomazia vaticana essendo nominato “Vescovo” di Aversa per incarichi espletati a favore della S.Sede. Visse al tempo del Barbarossa, che si opponeva alla Chiesa usando scaltre armi per farsi prestare dai Vescovi, oltre che la fedeltà, anche “vassallaggio”.
Nel 1181 il Vescovo Falco venne implicato in un atto giudiziario contro alcuni usurpatori del tenimento di Maddaloni (CE): probabilmente si metteva in dubbio il diritto di proprietà della Mensa vescovile su quei fondi.
il 14 dicembre del 1182, poi, essendo stata consacrata la chiesa di Montevergine (AV) il nostro Falco intervenne e partecipò al rito.
Inoltre, il Vescovo si portò a Montecassino per la cerimonia della benedizione del nuovo Abate Goffredo, della città di Atina.
Non si deve dedurre che esercitando tali mansioni, il Falco avesse trascurato il suo gregge.
Se la storia presenta delle lacune a suo riguardo, non si può azzardare l’ipotesi che egli fosse unicamente un girovago; dopo diverso tempo, si potrebbe anche falsare la sua figura, ma essa rimarrebbe sempre degna di rispetto come qualsiasi mortale.

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