"APPUNTI PER UNA STORIA DELLA GUERRA CIVILE IN GARFAGNANA 1943-1945"

 

                                                PRESENTAZIONE DEL LAVORO

Lo scopo principale di questo lavoro e` quello di recuperare alla memoria il nome delle vittime della guerra civile che insanguino` anche la nostra Garfagnana negli anni 1943-45. Ci siamo posti, quindi, una precisa limitazione territoriale. Ci occuperemo soltanto dei 17 comuni che costituivano, all'epoca, la Garfagnana storica (ex estense). Più a valle di Castelnuovo Garfagnana, che è posto al centro della zona, a cavallo del fiume Serchio, ci sono cinque comuni: Fosciandora, sulla sinistra del Serchio, Gallicano, Molazzana, Vergemoli e Trassilico (1) sulla destra. Gallicano, Trassilico e Vergemoli furono occupati dagli americani fin dai primi di ottobre 1944. Gli altri due rimasero territorio della R.S.I. Tutti e cinque vennero a trovarsi sul fronte di guerra o nelle immediate retrovie. Gli altri comuni, tutti a monte di Castelnuovo, sono: Pieve Fosciana, Castiglione Garf., Villa Collemandina, San Romano Garfagnana posti alla sinistra del Serchio, verso gli Appennini. Questi Comuni, con i loro territori alti giungono sul crinale a confine con l'Emilia (con cui si comunica attraverso il Passo delle Radici); Sillano, che occupa l'alta valle ed è bagnato dai due Serchi: il Serchio di Dalli e il Serchio di Soraggio che qui hanno le sorgenti. Da qui, attraverso il Passo di Pradarena si va direttamente in Emilia; Camporgiano, Careggine, Vagli Sotto, sulla destra del Serchio; Piazza al Serchio, alla confluenza del torrente Acqua Bianca (detto anche Serchio di Gramolazzo) nel Serchio, il cui terrirorio è in parte sulla destra e in parte sulla sinistra del Serchio stesso; Giuncugnano, posto, con Minucciano, ai confini della Garfagnana e della provincia di Lucca, confinante sia con l'Emilia che con la Lunigiana in provincia di Massa; Minucciano, posto lungo la valle dell'Acqua Bianca e ai piedi del Monte Pisanino, estremo comune della provincia di Lucca a confine con la Lunigiana verso la quale discende con un lembo del suo territorio, ormai oltre i confini naturali della Garfagnana. Minucciano è l'unico comune garfagnino che non fu mai estense. Esso, infatti, rimase sempre fedele a Lucca, che ricambiò questa fedeltà con diversi privilegi. Ci riferiremo, principalmente, alle vittime garfagnine, sia di parte fascista che di parte partigiana, anche se, spesso, vittime non garfagnine sono rimaste coinvolte nello stesso episodio e, quindi, verranno ricordate insieme a quelle propriamente garfagnine. Pur non essendo nostra intenzione quella di scrivere una storia della guerra civile in Garfagnana, tuttavia abbiamo cercato di descrivere le circostanze in cui le vittime ricordate hanno perduto la vita, seguendo una traccia temporale, per cui il risultato finale appare simile a una "storia". Consci, però, di certi limiti di completezza, (descriviamo quasi esclusivamente episodi che hanno provocato perdite di vite umane) preferiamo parlare di "Appunti per una storia della guerra civile in Garfagnana". Un notevole impegno abbiamo posto anche per cercare di descrivere le condizioni di vita e, quindi, di rischio nelle varie località della Garfagnana. Non tutti i comuni, infatti, sono stati coinvolti allo stesso modo dalle vicende belliche e, quindi, non tutti i garfagnini sono stati esposti agli stessi rischi. Ad esempio: i paesi di fondo valle, situati lungo le vie principali, erano in genere fortemente presidiati dalle truppe tedesche o della R.S.I., per cui non erano sede di bande partigiane. Ciò riduceva il rischio di rastrellamenti e rappresaglie (anche perché si instauravano rapporti di buon vicinato fra le truppe e la popolazione). Era piu` alto, però, il rischio di bombardamenti aerei (o di cannoneggiamenti per i paesi più prossimi al fronte). Viceversa i paesi di montagna, più frequentati dai partigiani e che fornivano ad essi aiuto (spesso perché costretti), correvano un rischio molto basso di essere bombardati, ma erano esposti ad un più alto rischio di rastrellamenti e rappresaglie. Per la ricerca ci siamo avvalsi delle pubblicazioni relative alla storia di quegli anni, specialmente diari, relazioni, memorie personali....Ci siamo avvalsi, inoltre, della testimonianza di persone che hanno vissuto quegli anni in Garfagnana, sia come protagonisti della guerra civile, sia come semplici testimoni. Ci siamo avvalsi, infine, di ricerche negli archivi comunali, con particolare riguardo ai registri degli atti di morte, dai quali abbiamo attinto nomi, date e luoghi precisi delle morti. Tale ricerca è stata abbastanza laboriosa poiché spesso l'atto di morte è stato redatto negli anni successivi agli anni 1944 e 1945, nei quali i decessi erano avvenuti, giacché questo veniva redatto, nella parte II, solo a seguito di relazione dei carabinieri o sentenza del pretore nel momento in cui veniva rinvenuto il cadavere. E ciò è avvenuto negli anni 1946, 1947 e anche 1948. Purtroppo ci sono anche casi di persone scomparse e il cui cadavere non è stato mai rinvenuto, ovvero casi di persone gettate in "foibe" profonde e a tutt'oggi mai esplorate. In tali casi,ovviamente, non è stato mai redatto l'atto di morte, e la notizia che se ne dà manca del sostegno della documentazione. Non è fra i compiti che ci siamo proposti la narrazione delle vicende militari del periodo settembre/ottobre 1944-aprile 1945, anche perché esistono buoni testi che descrivono questi fatti. Tuttavia alcuni episodi vengono ricordati perché utili a ricostruire il contesto in cui certi episodi che hanno provocato vittime garfagnine sono maturati. Così come avverrà che si parli di vittime di bombardamenti o di cannoneggiamenti, anche se tali vittime sono vittime di guerra ma non propriamente vittime della guerra civile. Un’ultima considerazione relativa all’uso del termine "guerra civile". Fino a non molti anni fa storici e uomini politici soprattutto di sinistra non accettavano l’uso di questo termine per evitare che entrambe le fazioni, quella dei vinti e quella dei vincitori, fossero messe, in qualche modo, sullo stesso piano e, quindi, venisse attribuita ad entrambe una pari dignità. Per la verità anche uomini di destra, in particolare reduci della R.S.I. rifiutano l’uso di questo termine, argomentando che, mentre ai reduci della R.S.I. è riconosciuto, anche in sedi internazionali, lo "status" di combattenti, ciò non è per i partigiani, che furono, semplicemente, "ribelli" allo stato legittimo che fu la R.S.I., organizzati in bande spesso in lotta fra loro, e che la loro azione può meritare, al massimo, la qualifica di "guerriglia", quando non, addirittura, quella di "azioni banditesche". Queste posizioni, assunte dalle due parti a livello di polemica politica, appaiono poco comprensibili alla gente comune, che usa comunemente il termine "guerra civile" quando parla di quelle lotte . Quali che fossero le ragioni e i torti di ciascuna delle due parti, infatti, è incontestabile che si è trattato di una guerra combattuta fra italiani, e tanto basta a giustificare il termine. Anche il Vocabolario della Lingua Italiana di Nicola Zingarelli dà di "guerra civile" la seguente definizione: "combattuta tra opposte fazioni di cittadini". D’altra parte anche il maggior storico della resistenza, Claudio Pavone, ha ritenuto di usare il termine "guerra civile" insieme a quello di "guerra di liberazione" e "guerra di classe".(2) E importanti autori di parte fascista hanno fatto lo stesso. Vedi, fra tutti, Giorgio Pisanò, che ha scritto una "Storia della Guerra Civile in Italia".

NOTE:

(1) Attuale denominazione: Comune di Fabbriche di Vallico. Nel dopoguerra il capoluogo del comune fu trasferito, tra gravi contrasti, da Trassilico a Fabbriche di Vallico. Gli abitanti di Trassilico, allora, chiesero e ottennero di passare sotto la giurisdizione amministrativa del Comune di Gallicano.

(2) Vedi anche Giordano Bruno Guerri L’ANTISTORIA DEGLI ITALIANI Mondatori 1997 pagg. 335,336.

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