18/01/2001. Chi di voi non ha mai visto il film “Fuga per la
vittoria”? Quello ambientato in Francia durante la seconda guerra mondiale,
dove Sylvester Stallone e Michael Caine, ma anche i calciatori Pelè, Ardiles e
Bobby Moore, da prigionieri di guerra, giocavano una partita di calcio contro i
soldati tedeschi. Una partita che per i nazisti doveva essere occasione di
propaganda della superiorità della razza tedesca, mentre invece si trasformò
in una sorta di riscatto dei prigionieri dalle angherie subite, anche durante la
partita stessa, e che si concluse in pareggio, con il portiere Sylvester
Stallone che parava un rigore negli ultimi minuti, e la fuga poi della squadra
grazie alla popolazione francese che aveva invaso il campo di gioco.
Ma quanti di voi sanno che “Fuga per la vittoria” è il remake di un film
ungherese del 1961 (“Due tempi all’inferno” di Z. Fàbri) e che
quest’ultimo ambientava in terra magiara un episodio veramente accaduto
durante la seconda guerra mondiale, ma in Ucraina?
Si, perché una partita di calcio tra prigionieri di guerra e soldati tedeschi
è storicamente avvenuta nell’estate del 1942, durante l’occupazione tedesca
dell'Ucraina, ed è questa pagina della storia del calcio che intendo
raccontarvi, una pagina purtroppo tragica perché la partita giocata nel mondo
reale ha avuto ben altro finale rispetto a quella giocata nel mondo di
celluloide.
La storia che porta a questa, tragicamente leggendaria, partita è un po’
complicata da ricostruire, anche perché non vi sono tanti documenti
dell’epoca e la storia tramandata oralmente è scivolata ben presto nella
leggenda; la ricostruzione più attendibile è dello storico russo Yuri
Kuznetsov ed è quella di cui mi servirò per raccontarvi i fatti.
Prima della guerra la Dinamo
Kiev era una delle formazioni più forti in Unione Sovietica. Durante
l’occupazione nazista dell’Ucraina, poi, la Dinamo venne sfidata dagli
occupanti, desiderosi di far valere la propria presunta superiorità razziale.
Così, ebbero luogo diverse partite. Il 12 luglio 1942 gli ucraini batterono una
formazione composta da uomini di una non meglio specificata unità
dell’esercito tedesco. Il 17 luglio i tedeschi, desiderosi di rifarsi,
selezionarono una formazione più forte da mandare in campo contro la Dinamo
Kiev, ma furono sonoramente sconfitti per 6-0. Il 19 luglio la Dinamo affrontò
la MSG Wal, una squadra ungherese, e vinse per 5-1. Gli ungheresi vollero la
rivincita, che si giocò il 26 luglio, ma vennero nuovamente sconfitti, seppure
per 3-2. A questo punto, i tedeschi videro la possibilità di poter battere gli
ucraini e di avere finalmente la rivincita nei confronti di una squadra che, dal
loro punto di vista, era pur sempre formata da una razza inferiore, quella
sovietico-comunista.
La partita si giocò il 6 agosto 1942 ed i tedeschi mandarono in campo la
“fortissima” e “imbattibile” squadra di calcio che l’esercito avesse
mai avuto, il “Flakelf”. È questa la partita della leggenda.
Il match si giocò a Kiev e venne annunciato con un gran battage pubblicitario,
manifesti vennero affissi su tutta la città ed i giornali pubblicarono articoli
che elogiavano la forza dello Flakelf ed i suoi record. Lo stadio era gremito,
una parte era occupata dalla popolazione locale, provata dalla fame e dalle
privazioni, l’altra metà dello stadio era invece occupato dai soldati
tedeschi urlanti e ansiosi di poter esultare per la vittoria della loro squadra.
La partita cominciò e subito la formazione tedesca fece prevalere la propria
migliore condizione fisica, mentre i calciatori ucraini erano emaciati e deboli
per la fame, e grazie anche ad un gioco alquanto aggressivo ed intimidatorio e
ad un arbitro compiacente, realizzarono il gol del vantaggio per l’esultanza
dei propri tifosi sugli spalti.
I giocatori della Dinamo, però, vennero talmente presi dalla furia agonistica e
dalla voglia di non cedere al nemico che, scordata fame e debolezza,
cominciarono ad esprimere un calcio brillante e veloce, tanto che realizzarono
il gol del pareggio e poi passarono in vantaggio, fra le proteste dei soldati
tedeschi nelle gradinate (qualcuno di loro esplose anche qualche colpo di fucile
in aria per intimidire i calciatori della Dinamo) e la timida esultanza degli
spettatori ucraini.
Durante l’intervallo un ufficiale tedesco andò negli spogliatoi occupati dai
calciatori ucraini e fece loro un discorso abbastanza chiaro: «Bravi! Avete
giocato bene e lo abbiamo apprezzato ma ora, nel secondo tempo, andateci piano.
Come potete immaginare questa è una partita che dovete perdere. Questo è un
ordine. Se non perdete sarete fucilati». Un discorso molto chiaro che i
calciatori della Dinamo ascoltarono in silenzio.
Le due squadre scesero, così, in campo per disputare il secondo tempo e dopo
pochi minuti la Dinamo aveva segnato il terzo gol e poi il quarto. I soldati
tedeschi sulle tribune erano al culmine dell’indignazione e della rabbia, ed
erano molti quelli che cominciarono a sparare dei colpi di fucile o di pistola
in aria. Gli ucraini, pur consapevoli che quella partita sarebbe costata loro la
vita, continuarono a giocare il loro calcio e segnarono il quinto gol. A questo
punto gli ufficiali tedeschi abbandonarono lo stadio e l’arbitro fischiò,
benchè non fosse ancora scaduto il tempo, la fine della partita. I giocatori
della Dinamo non fecero in tempo ad uscire dal campo che vennero presi, caricati
su dei camion con destinazione il campo di concentramento di Babij Yar.
In questo modo si è svolta quella passata alla storia come la “partita della
morte”, portata poi sugli schermi in maniera romanzata e con un finale diverso
da Huston.
Ai calciatori della Dinamo Kiev venne offerta un’ultima possibilità di
salvezza; il 9 agosto disputarono una partita di rivincita contro il Flakelf, ma
gli ucraini vinsero anche questa volta e vennero, così, deportati
definitivamente a Babij Yar, dove molti di loro vennero fucilati.
È una storia incredibile, ma veramente accaduta. Così, se vi capita di
guardare “Fuga per la vittoria”, di restare affascinati dai “giochi di
prestigio” fatti col pallone ai piedi dall’argentino Osvaldo Ardiles o
dall’emozionante sequenza del gol in rovesciata di Pelè (che è sicuramente
uno dei momenti migliori del film), volgete un pensiero anche ai calciatori
della Dinamo Kiev che nell’estate del 1942, per amore del calcio e della
libertà, giocarono una partita la cui posta in palio era la vita...loro
scelsero la libertà.