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Rivoluzione russa

Denominazione del processo rivoluzionario scoppiato in Russia nel 1917 e distinto in due fasi note rispettivamente con i nomi di Rivoluzione di febbraio (8-15 marzo secondo il nostro calendario, 23 febbraio-2 marzo secondo il calendario giuliano in vigore nella Russia zarista) e di Rivoluzione d’ottobre (6-7 novembre, 24-25 ottobre secondo il calendario giuliano), che si concluse con la costituzione del primo Stato socialista. Il grande Impero russo era assai arretrato sul piano economico, sociale e politico rispetto al resto dell’Europa. L’agricoltura era dominata da una proprietà nobiliare assenteista, che aveva impedito l’emergere di una piccola e media proprietà contadina. Il modesto sviluppo industriale, che il Paese conobbe alla fine del XIX sec., aveva creato un proletariato urbano, la cui debolezza numerica si accompagnava a un forte radicalismo politico e all’adesione maggioritaria al marxismo rivoluzionario. La situazione politica dello Stato zarista precipitò in seguito all’intervento nella prima guerra mondiale: le gravi sconfitte militari subite e le gravissime carenze alimentari provocarono moti popolari spontanei che furono all’origine della Rivoluzione di febbraio, culminata con l’abdicazione di Nicola II il 15 marzo 1917 e con la costituzione di un governo provvisorio del principe Lvov, entro il quale ebbe peso determinante il partito liberale moderato dei cadetti, con la presenza di un solo menscevico, Kerenskij. Si costituì anche il Soviet (in russo, Consiglio) degli operai e dei soldati dominato dai menscevichi e dai socialisti rivoluzionari. Giunto a Pietrogrado il 3 aprile 1917, Lenin enunciò le Tesi d’aprile, in cui si rifiutavano il governo provvisorio e la sua decisione di continuare la guerra. Il 3 maggio, dimessosi il governo provvisorio, se ne costituiva uno nuovo con una più larga partecipazione dei menscevichi e dei socialisti rivoluzionari. Il nuovo governo, privo di volontà politica unitaria, non riuscì a risolvere il grave problema della pace. L’atteggiamento incerto del nuovo governo, guidato da Kerenskij, la fallita offensiva russa in Galizia, il tentativo di un colpo di Stato reazionario del generale Kornilov fecero guadagnare ai bolscevichi la maggioranza nel Soviet di Pietrogrado (31 agosto), di cui Trotzkij era divenuto presidente, e in quello di Mosca (5 settembre). Il 23 ottobre il Comitato Centrale bolscevico deliberò l’insurrezione armata per la conquista del potere, ai Soviet e la costituzione di un Comitato Militare Rivoluzionario, presieduto da Trotzkij. Nella notte tra il 6 e il 7 novembre i bolscevichi passarono all’azione occupando i punti strategici di Pietrogrado e abbattendo il governo Kerenskij. L’8-9 novembre il Congresso panrusso dei Soviet elesse un nuovo governo, il Consiglio dei Commissari del popolo, presieduto da Lenin. Il Consiglio, consolidato il potere, adottò una serie di misure, quali la requisizione delle grandi proprietà terriere per ridistribuirne le terre ai contadini, il controllo operaio nelle fabbriche, la costituzione di una milizia operaia, la nazionalizzazione delle banche, l’apertura immediata di negoziati di pace con gli Imperi centrali, che portò il 3 marzo 1918 al durissimo trattato di Brest-Litovsk. Sciolta alla prima riunione il 19 gennaio 1918 l’Assemblea Costituente, eletta prima dell’insurrezione dell’ottobre e in cui i bolscevichi erano in minoranza, la capitale fu trasferita a Mosca, città santa della Russia, il 12 marzo 1918. Il 9 luglio 1918 il V Congresso panrusso dei Soviet proclamò la Costituzione della Repubblica Sovietica Russa. La resistenza contro il potere sovietico precipitò rapidamente in un’aspra guerra civile, ma tra il 1918 e il 1920 l’Armata Rossa riuscì via via a sconfiggere gli eserciti ’bianchi’ di Kaledin, Judenic, Denikin, Kolcak, Semënov e Wrangel.