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Lev Yashin

Lev come "leone" in russo, ma per tutti era il solo ed unico "Ragno Nero" a causa di quella  tuta nera che mai abbandonò. Ma soprattutto perché poteva arrivare dovunque saltando anche da fermo e questo ogni attaccante lo sapeva. Il suo punto di forza era lo sguardo magnetico che manteneva fisso sull'avversario. Secondo alcuni fu capace di parare nella sua carriera 150 rigori, forse troppi anche per lui, ma sicuramente ne parò di importantissimi. Vinse il pallone d'oro nel 1963, unico portiere di sempre, probabilmente ineguagliabile, a vincerlo. Parava tutto, fu addirittura anche portiere di hockey; la sua vocazione era quella: distruggere la ogni tenue speranza dell'attaccante avversario.

"Guardai Yashin e mi parve una figura ingigantita dal nero della maglia, una sorta di mostro che invece di mani e piedi protendeva tentacoli. Un senso di soggezione, come un lampo di passaggio, poi il fischio dell'arbitro e il tiro, mentre scorgevo Yashin gettarsi a chiudere la porta sulla destra, proprio dove avevo indirizzato la palla....Là dove lui aveva voluto che io tirassi il rigore. Aveva rimpicciolito la porta, mi aveva stregato". Sandro Mazzola fu una delle vittime illustri del Ragno Nero.