“Dalle vie della guerra avviamoci verso la pace”

 

Quando sono cominciate la solitudine e le angosce dell’uomo di oggi? È forte il senso di vuoto lasciato dalla mancanza di ideali, di valori. Ancora più grave appare poi la rinuncia della società al ritorno a questi valori, a questi ideali. È un chiaro segnale d’allarme questo continuo disagio giovanile. Le trasformazioni sociali ed economiche hanno dato maggiore indipendenza materiale, ma hanno causato una certa forma di egoismo e di aggressività.

Si può ricostruire quello che è stato distrutto? Si possono ricreare quei valori, quelle certezze sacrificate ai beni materiali? Possiamo sperare che lo Sport possa costituire un veicolo di pacifica convivenza dei popoli come nell’antica Grecia?

L’umanità si trova oggi di fronte a problemi, che la riguardano nella sua totalità, come la fame, la guerra, il terrorismo, che è uno dei problemi più gravi degli ultimi anni, soprattutto da quando lo possiamo definire terrorismo internazionale. Non ci sono frontiere della pace o della verità, ma queste frontiere passano all’interno di noi, uomini di tutte le razze e di tutte le nazionalità. Le cose meravigliose che impariamo a conoscere sono opera di tanti popoli, sono state create in tanti paesi della terra con grandi sforzi e sacrifici. I popoli, pur diversi tra loro per usi e costumi, hanno pari dignità umana, così come le lingue, pur differenti, hanno pari capacità comunicativa ed espressiva. La presenza, all’interno di una società, di gruppi diversi è senza dubbio fonte di ricchezza per tutti, perché permette uno scambio continuo. Il fatto che la diversità sia fonte di contrasti, o di ricchezza, dipende soprattutto dall’atteggiamento delle persone che fanno parte della società. Molto spesso i fattori che provocano il rifiuto sono da attribuire alle cause economiche. Non tutti i popoli della terra vivono in condizioni economiche, alimentari e sanitarie dignitose: secondo i dati dell’ONU, sulla terra vi sono oltre un miliardo di poveri, di cui almeno la metà vive in condizioni di estrema miseria. Alcuni accusano i poveri di non avere voglia di lavorare, e considerano la loro miseria come una giusta punizione per la loro pigrizia. “Nessun cittadino, nessuna nazione potrà avere la coscienza tranquilla finché la metà del mondo avrà fame”, come disse J.Kennedy nel discorso al Congresso Nazionale dell’Alimentazione, tenutosi a Washington nel Maggio del 1963. Ogni individuo porta con sé, fin dalla nascita, un diritto uguale per tutti: il diritto alla vita. Gli ideali di solidarietà e di pacifica convivenza tra gli uomini esigono che le differenze tra le persone ed i popoli vengano riconosciute e rispettate. Bisogna imparare ad essere flessibili, a cambiare più volte nel corso della vita. Il rispetto delle differenze culturali ed etniche, la lotta contro tutte le forme di razzismo, sono essenziali per raggiungere un ideale comune a tutti. La voglia di pace, la famiglia, ieri come oggi, è il nucleo fondamentale su cui poggia la società, ed è la famiglia che deve educare le nuove generazioni, per non commettere gli errori del passato. È importante, in questa nuova realtà in continua trasformazione, far comprendere ai giovani che nulla può corrispondere al bisogno di sicurezza e di difesa, come la pace. Per un adolescente è importante seguire sempre la guida dei genitori e, se nella famiglia esistono sani principi, si potrà combattere contro la guerra. Ed allora è importante che si inizi dalla famiglia, e poi tra i banchi di scuola, ad educare noi giovani alla lealtà, alla sincerità, a difendere i propri valori, alla giustizia, al rispetto degli altri, per vivere liberi. Quindi l’educazione scolastica, l’istruzione, l’informazione, sono la più valida difesa per la libertà e la pace. La minaccia permanente di guerre, la mancanza di fiducia tra gli stati, lo sviluppo di fenomeni di violenza e sopraffazione del terrorismo, creano tensioni; è perciò necessario creare tra i popoli uno stato di fiducia e sicurezza  che rimuova i sempre incombenti pericoli di guerra, per assicurare una pace duratura.

La violenza elimina con rapidità gli ostacoli, ma non è mai stata capace ricreare nulla: non si possono giustificare metodi indegni per conseguire uno scopo, che si dice per il bene dell’uomo e delle nazioni. È importante che questi nuovi ideali, che stanno faticosamente trovando posto nella mente dei giovani, non siano traditi. Dio ci ha donato ed affidato i suoi beni, e noi non possiamo dirigere i nostri passi verso la distruzione di tutto ciò che Lui ha creato: mi chiedo quali saranno le grandi scelte della nostra vita, e quali speranze avremo per l’avvenire. La guerra non porta la pace, ma solo distruzione e dolore. Noi non crediamo alle parole dei Romani che esortavano: “si vis pacem para bellum”. Leggendo una delle poesie di Salvatore Quasimodo, “Alle fronde dei salici”, che esprime tutto il disprezzo del poeta per le atrocità naziste, ringrazio Dio per non essere sta lì quel lontano 1946. L’incontro con questa poesia è sempre terrificante: potremo leggerla mille volte, ma dentro di noi sarà sempre presente qualcosa di nuovo. La paura, come un filo sottile, unisce, attimo per attimo, l’agghiacciante realtà di un avvenimento che vorrei fosse stato solo la finzione di un film. Come può l’uomo non comprendere quanto sia grande il dono che ci è stato concesso da Dio: il “dono della vita”, così grande eppure così fragile, che si può spegnere in un attimo?. Ed è proprio così: la guerra è inutilità assoluta, in qualsiasi forma, in qualsiasi aspetto, non si ferma  davanti a niente ed a nessuno. Come si può pensare di costruire la pace iniziando da una guerra? Di costruire sulle macerie?

Come dimenticare l’Olocausto, quell’undici  settembre, quest’ultimo conflitto USA-IRAQ, i carabinieri di Nassirya, e Maria Grazia Cutuli, ferita al cuore e massacrata nell’anima, un undici Marzo a Madrid, con Plaza de Toro gremita di mille luci  per non dimenticare, massacrata come Guernica quel lontano 28 Aprile del 1937, rasa al suolo dai bombardamenti nazisti.

Speriamo che tutto questo si conservi nella memoria di ognuno di noi, che non si dimentichi, affinché tutto questo non si ripeta, affinché sventoli alta in ognuno di noi la bandiera della pace; ma soprattutto speriamo che le nazioni si attivino affinché crescano negli animi della gente sentimenti di amore e di solidarietà.

 

 

                                                                                      ANGELA DI GREGORIO