L'attività fisica delle donne nella preistoria.

 

 

Durante il paleolitico le società erano formate da gruppi di nomadi che vivevano grazie alla caccia e alla raccolta. Ma la caccia non era una fonte sicura poiché poteva capitare che essa andava male. Le donne si dedicavano ai propri figli e provvedevano al mantenimento del gruppo sfruttando la loro conoscenza sulla riproduzione delle piante e i luoghi dove esse crescevano. Infatti, distinguevano una pianta dall’altra e le loro proprietà, utilizzavano ogni parte del frutto e quando si dedicavano alla raccolta, non le danneggiavano. Le donne nella preistoria conducevano una vita comoda, erano alte, snelle e molto agili, tanto è vero che percorrevano molti km al giorno portando sulle spalle i loro figli. Gli scavi archeologici hanno dimostrato che la raccolta era una delle attività principali poiché sono stati trovati numerosi arnesi che servivano per la raccolta. Dalle piante ricavavano il cotone e il lino e decoravano se stesse, i vestiti e gli utensili ricavando i colori della natura.

Durante il periodo neolitico, l’agricoltura e l’allevamento venivano praticate congiuntamente. Gli ovini, suini e bovini furono i primi animali ad essere allevati e da alcuni di essi come le pecore, ricavavano la lana; invece, dalla pianta del lino si sviluppò la tecnica della tessitura e filatura. Esse, si dedicavano alla cura della casa, al giardino, ai bambini, al bestiame e all’alimentazione. Le ragazze che non potevano sposarsi, per mancanza di dote, lavoravano come serve ed erano sottomesse al padrone anche se spesso erano aggetti di abusi sessuali collettivi. Le donne impiegavano tre ore del loro tempo per procurarsi il cibo, cucinare e lavorare le pelli. Il resto della giornata la dedicavano al riposo che era irrinunciabile, alle cerimonie religiose che spesso eseguivano loro stesse. Le mamme primitive allattavano i propri figli per molto tempo, circa quattro anni e questo rendeva più difficile l’accumulazione del grasso che era necessario per rimanere incinte. Per questo tra un figlio e un altro intercorreva un periodo abbastanza lungo; il nutrimento principale dei bambini era il latte materno e poiché le donne spesso facevano degli spostamenti, dovevano fermarsi più volte per allattare i piccoli. Questo importante legame tra madre e figlio durava anche dopo il parto e addirittura fino a quando il bambino riusciva a camminare e a stare dietro il gruppo durante gli spostamenti. La madre trasmetteva al proprio figlio il proprio sapere trasmettendogli le tecniche di sopravvivere in una natura che spesso era ostile. Il bambino imparava dalla madre anche a progettare e fabbricare arnesi e con tecniche di gioco insegnava a vivere trasmettendogli il sapere degli antenati. Come testimonianza del ruolo importante che aveva la donna nella preistoria, sono state trovate molte statuette femminili e tante raffigurazioni raffinate anche con simboli come il triangolo. Questa figura geometrica, nella simbologia preistorica, rappresentava la donna ed era legata ai riti della fertilità. Il modello della vita della donna nell’antichità, si può anche ricavare da una epigrafe dove c’era scritto: “fu casta, si occupò della casa, filò la lana”. Le donne romane a differenza degli uomini, portavano un solo none che era quello della gens alla quale appartenevano. La donna durante la preistoria ebbe un ruolo fondamentale ed era il punto di riferimento dell’accampamento. Esse hanno cacciato anche piccoli roditori grazie alle trappole che costruivano loro stesse e allevavano piccoli animali che tenevano presso di se per diletto ed erano i cosiddetti “animali domestici” che non avevano né scopo alimentare, né lavorativo. Fu quindi un modo casuale e involontario che le donne crearono i presupposti per l’allevamento che si sarebbe svolto durante il periodo del neolitico.  

 

                              SALVATORE  LO COCO,  PECORARO,  FILIPPO VELA.