In Dalla Cronaca dell'Akasha (1908) e nella Scienza occulta (1909) R. Steiner descrive la tragica fine del continente atlantideo, preceduta dalla diffusione della magia nera, sorta a sua volta dalla violazione dei segreti iniziatici. "Il male si andò estendendo. Le forze della crescita e della procreazione, quando vengono avulse dal loro terreno naturale e vengono utilizzate isolatamente, sono in occulto rapporto con altre determinate forze che agiscono nell'aria e nell'acqua; perciò grazie a certe azioni umane vennero scatenate forze naturali straordinariamente potenti e dannose. Questo condusse gradatamente alla distruzione della regione atlantidea, per mezzo di catastrofi dovute all'aria e all'acqua" (La scienza occulta, Milano 1969, p.217).
A preservare l'umanità dalla distruzione totale fu Manu, il grande iniziato atlantideo dell'Oracolo del Sole, che pose in salvo alcune comunità rimaste incontaminate dalla corruzione spirituale. Partirono così due grandi migrazioni dall'Atlantide: una, seguendo la via del Nord, attraversò l'Europa settentrionale, la Russia e terminò nel Tibet, l'altra, seguendo la via del Sud, percorse l'Africa del Nord, l'Egitto e raggiunse l'Asia. Differenti furono anche le missioni delle due correnti migratorie: la prima s'impegnò a contemplare lo spirito nella vita del cosmo, la seconda tese invece a cogliere misticamente lo spirito nella vita dell'anima. Il ricordo delle catastrofi atlantidee presso i popoli influenzati dalle due correnti migratorie generò i miti del diluvio.
Partiamo dal racconto biblico. "Allora Dio disse a Noè: 'E' venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco io li distruggerò, insieme con la terra. Fatti un'arca di legno di cipresso [...]. Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita' " (Genesi 6, 13-17). Tutti ne conosciamo il seguito: i quaranta giorni del diluvio, poi l'invio del corvo e della colomba, infine l'approdo dell'arca sul monte Ararat.
Ma a conservare il ricordo di una mitica inondazione rigeneratrice dell'umanità non è soltanto la Bibbia. Sempre nell'area del Vicino Oriente l'antica Mesopotamia conservava la memoria di un mitico diluvio, che ci è raccontato nell'Epopea di Gilgamesh: il dio Enlil, signore della Terra, decise di punire l'umanità corrotta scatenando un cataclisma. Interviene però Ea, il dio delle Acque, che suggerì al saggio Utnapistim di costruirsi una nave su cui imbarcare tutti i semi e tutti gli animali con cui avrebbe ripopolato la terra. Il diluvio durò sette giorni, alla fine dei quali la nave approdò su una montagna. Allora Utnapistim liberò prima una colomba, poi una rondine, che però ritornarono alla nave. Infine un corvo, che non fece ritorno: era il segno che il mondo non era più coperto dalle acque.
Il mito greco tramanda, invece, che Zeus inondò la Terra per punire i numerosi figli di Licaone che avevano osato sacrificare un fanciullo agli dèi dell'Olimpo. Il diluvio si protrasse per nove giorni e dalla catastrofe si salvarono soltanto Deucalione, re di Ftia e figlio del titano Prometeo, e la moglie Pirra, che si erano rifugiati su un'arca, su consiglio dallo stesso Prometeo. La nave approdò su un alto monte e Deucalione fu avvertito della fine del diluvio dal volo di una colomba da lui prima liberata. Fu poi ordinato a Deucalione e Pirra, una volta scesi a terra, di buttarsi dietro le spalle i sassi del fiume: i sassi si trasformarono in uomini e donne, a seconda di chi li aveva lanciati.
Ma vediamo che cosa dicono del diluvio le tradizioni del Medio ed Estremo Oriente. Nei miti dell'Iran zoroastriano il diluvio segna la fine dell'età dell'oro inaugurata da Yima, il primo uomo, che rifugiatosi in una fortezza montana nell'imminenza della catastrofe, vi creò un nuovo genere umano. Fra i tanti mitici diluvi che, a sua volta, la tradizione religiosa hindu rammenta il più importante è quello in cui Matsya - un'incarnazione (avatâra), sotto forma di pesce, del dio Vishnu - dopo aver rivelato al padre dell'umanità, Manu, la data dell'imminente diluvio, lo guidò su una barca fino all'Himalaya. Sul Tetto del mondo Manu ricreò una nuova umanità.
Le numerose leggende estremo-orientali tramandano, infine, l'esistenza di un mitico diluvio causato dal fatto che il mostro Kung-kung aveva distrutto il monte Pu-shu, un pilastro dell'universo. La Terra, non adeguatamente sostenuta, fu sommersa allora dalle acque. Ma Niü-kua, il dio creatore dell'umanità, riparò il pilastro e fermò il dilagare delle acque.
Chi non vede in Atlantide la culla delle civiltà successive
rimarrà stupito dal fatto che la memoria di un grande diluvio
rigeneratore dell'umanità si trovasse anche nel Nuovo Mondo,
come tradizione locale. Lo conferma soprattutto il Popol-Vuh,
libro sacro dei Maya-Quiché che raccoglie le antiche leggende
indigene sulla creazione del mondo e la cronologia dei re. Ma
lo attestano anche le tradizioni dei Chocó della Colombia,
degli Inca dell'Equador, dei Quechua del Perù montano,
degli Indios dell'Amazzonia (secondo i quali fu un cane ad avvertire
gli uomini di salvarsi su una grande canoa), infine degli abitanti
della Terra del Fuoco (per i quali il diluvio nacque dal disgelo
delle nevi). Si tratta di leggende diverse appartenenti a popoli
lontanissimi fra loro. Per i sostenitori dell'esistenza di Atlantide
tutti questi miti sono spicchi di un identico ricordo lasciato
nella memoria dei popoli da un medesimo evento: la scomparsa della
patria comune, inabissatasi per sempre sotto la superficie dell'oceano.