Associazione Provinciale Farmacisti non Proprietari di Lecce
Notizie dal quindicinale della FOFI: "Il Farmacista"
(Numero 11 del 10 giugno 1999)
I Liberi farmacisti celebrano con una convention a Roma il decennale della loro fondazione.Ribaditi nel corso dell'appuntamento romano i punti fermi sui quali si impernia l'azione del Mnlf: primo fra tutti, il principio inderogabile, del diritto al libero esercizio professionale per tutti i farmacisti laureati e iscritti ad un Albo.
Un
appuntamento di verifica, ma anche per ribadire la forza di una realtà
che << continua a crescere >>, come ha ricordato il
presidente Vincenzo Devito
nel dare il via ai lavori della convention
romana con la quale il Movimento nazionale liberi farmacisti ha voluto
celebrare i suoi dieci anni di attività. Lo ha sottolineato anche la
vice presidente del Movimento Agnese
Antonaci, moderatrice dei lavori,
ai quali hanno preso parte il presidente della Fofi, Giacomo Leopardi
e Francesco Carella, presidente della
commissione Igiene e sanità del Senato, unico tra i parlamentari
previsti dal programma ufficiale della manifestazione, a rispondere
all'appello del Mnlf.
Dopo una
presentazione dei delegati regionali del Movimento, salutati con
vivissimi applausi dai circa 400 farmacisti intervenuti alla
convention, sono state passate in rassegna questioni di grande
rilevanza per la professione farmaceutica. a cominciare dal ruolo che
gli Ordini e la loro Federazione sono chiamati a ricoprire. La stessa
Antonaci ha ribadito come, salvo rare eccezioni, i non titolari
trovino ben pochi spazi all'interno degli organismi professionali di
categoria, che dovrebbero invece rappresentare tutti i farmacisti.
A giudizio di Fabio
Romiti, dell'Ufficio di presidenza del
Mnlf, questa carenza di
rappresentatività - soprattutto in occasione della partita, ancora in
gioco, del riordino legislativo del servizio farmaceutico - si è
tradotta in << comportamenti di parte >> del massimo
organismo professionale. << La Federazione degli Ordini >>
ha affermato l'esponente del Movimento << sembra aver assunto
posizioni parallele a quelle di una sola componente della categoria,
il sindacato dei titolari, che persegue ipotesi di riforma del
servizio farmaceutico ben diverse da quelle formulate dal nostro
Movimento. Anche questo, - ha continuato Romiti - è stato uno degli
elementi che ha allontanato il Mnlf dal tavolo di concertazione
promosso dalla Fofi, al quale sedevano Federfarma e altre fantomatiche
organizzazioni>>. Nella lettura di Romiti, il tentativo della
Fofi di condurre una discussione il più possibile aperta e collegiale
su una questione di estrema rilevanza per la professione diventa
<< un chiaro sintomo della sua mancanza di rappresentatività e
un tentativo di imbrigliare il Movimento, niente affatto disposto a
rinunciare al primo e fondamentale principio del diritto al libero
esercizio, da tenere ben distinto da qualsiasi ipotesi di <<
anarchico mercato >> o di apertura indiscriminata di farmacie
>>.
Proprio questo è il
punto su cui i responsabili del Mnlf si sono maggiormente diffusi,
sostenendo che l'evoluzione socio - economica e sanitaria del Paese
reclama un nuovo e diverso posizionamento della farmacia sul
territorio, ottenibile con l'abolizione degli istituti della pianta
organica e del quorum e con la fissazione di un numero minimo di
farmacie per ogni Comune. Contestualmente, è necessario operare anche
una profonda revisione delle norme che regolano il servizio, il cui
impianto risale al Testo unico delle leggi sanitarie del 1934.
<<E' evidente che sono cambiati tutti i contesti, rispetto ad
allora >> ha osservato Francesco Li Vigni, vice presidente del
Mnlf << in modo particolare quelli economici: il mercato
farmaceutico odierno, con i suoi circa 35 mila miliardi complessivi,
non è certo quello di 60 anni fa. Da una riforma liberale - e non
liberista - della legislazione, quindi potrebbero venire benefici per
tutti, << in primo luogo per l'utente>>.
La situazione
attuale, ha rilevato ancora Romiti, è ulteriormente aggravata dalle
minacce generate dalla privatizzazione delle aziende farmaceutiche
pubbliche: una realtà niente affatto imputabile al Mnlf, ma contro la
quale nessuno, Federfarma in testa, si è opposto con fermezza, senza
considerare che in questo modo l'apertura di catene farmaceutiche
anche nel settore privato potrebbe non trovare più ostacoli.
Non è stato certo
facile il compito di Giacomo Leopardi, che ha dovuto fare i conti con
un uditorio tutt'altro che ben disposto. Il Presidente della Fofi ha
comunque tenuto a ricordare che alla Federazione non sfugge davvero la
necessità di una revisione della legislazione ordinistica, <<
antica e superata >>, per la quale è attivamente impegnata da
tempo. Non si può tacere, però, che il processo di riforma è
particolarmente controverso, come confermano le vivaci e irrisolte
polemiche seguite al disegno di legge Mirone. L'attuale governo ha
più volte dichiarato di voler risolvere la questione in tempi brevi,
ma sembra concentrato su due soli punti della complessa materia: il
blocco della costituzione di nuovi Albi e l'introduzione del sistema
delle società di professionisti per contrastare il possibile ingresso
in Italia di << mastodontici >> studi professionali
stranieri.
Per quanto attiene
al libero esercizio, Leopardi ha ribadito come questa ipotesi a suo
giudizio << non possa trovare attuazione >>, anche in
considerazione della posizione del Governo e dello stesso Parlamento
(chiamando così in causa il senatore Carella: molte e trasversali le
opinioni negative espresse in merito nell'ambito della commissione dal
lui presieduta). Il presidente della Fofi, però, ha anche ricordato
come da tempo la stessa Federazione degli Ordini riconosca la
necessità di una riforma del sistema e abbia elaborato una propria
ipotesi di riordino che prevede, tra l'altro, la revisione del
rapporto farmacie - abitanti, l'allargamento del criterio topografico,
la modifica delle norme sull'ereditarietà e l'assegnazione delle sedi
attraverso una graduatoria regionale permanente.
Proposte che
Carella, dal canto suo, ha giudicato simili a quelle espresse dalla
Federfarma, ma sulle quali, ha affermato << si può discutere
>>. Tacendo sullo stato del dibattito parlamentare in corso sul
disegno di legge di riforma (un silenzio comunque eloquente ...),
Carella si è soffermato sulle varie questioni relative all'esercizio
della farmacia all'interno del Ssn e quindi della programmazione
statale. Al di fuori di questi elementi, però, ha ribadito la sua
personale adesione al principio del diritto al libero esercizio,
<< irrinunciabile >> e sul quale non sono possibili
mediazioni: a suo dire un farmacista, abilitato e iscritto all'Albo,
può per sua libera scelta e a suo rischio aprire una farmacia non
convenzionata, svolgendo liberamente la sua attività.
Un tema questo
ripreso e ampliato da Vincenzo Devito nel suo intervento conclusivo
nel quale il presidente del Movimento ha ricordato come gli iscritti
al Mnlf << non chiedano niente se non, semplicemente, il
riconoscimento di un diritto, quello di fare i farmacisti >>.
<< Anche per questo - ha concluso Devito - continueremo a
combattere per raggiungere e difendere gli obiettivi nei quali tutti
noi crediamo >>.