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Indici Borsistici

Gli indici di borsa (stock index) sono misure riassuntive dell'andamento del mercato azionario. In pratica, il significato che ha il prezzo ufficiale per un singolo titolo, ha l'indice di Borsa per il mercato azionario nel suo complesso. L'unica differenza consiste nel fatto che il prezzo di un titolo azionario è espresso in moneta, mentre l'indice è espresso in funzione di una base, che può assumere valori diversi a seconda del del tipo di indice. La ragione di ciò risiede in un fatto puramente pratico: la capitalizzazione di tutto il mercato è dell'ordine di migliaio di miliardi (per cui è certamente più semplice dire che l'indice ha attualmente un valore di 20.000 punti piuttosto che di 220.000.000.000 euro!).

Gli indici di borsa sono innumerevoli. I principali indici del mercato azionario italiano sono gli indici MIB elaborati dalla Borsa Italiana e il COMIT (il più antico indice della Borsa Italiana). Esistono, inoltre, gli indici settoriali, cioè indici che sintetizzano le quotazioni di titoli emessi da società che operano nello stesso settore.

Dati macroeconomici Italia

L'analisi del quadro macroeconomico è fondamentale per comprendere l'evoluzione dei mercati. Senza alcuna (ridicola) pretesa si esaustività, vado a presentare un flash dei concetti più importanti per la costruzione di un quadro macroeconomico.

La macroeconomia si occupa del sistema economico nel suo insieme: delle fasi di espansione e di recessione, delle produzione globale  di beni e servizi e della crescita di tale produzione, dei tassi di inflazione, tassi di disoccupazione, della bilancia dei pagamenti e dei tassi di cambio.

Iniziamo con il Prodotto Interno Lordo (PIL). Si tratta di una misura contabile che esprime il valore di tutti i beni e servizi prodotti da un paese in un dato periodo di tempo. In particolare, il PIL nominale misura il valore della produzione ai prezzi del periodo in cui è stata ottenuta (cioè a prezzi correnti), mentre il PIL reale indica il valore della produzione di un periodo rapportata ai prezzi di un determinato anno (cioè a prezzi costanti).  Il Prodotto Interno Netto (PIN) è pari al PIL ridotto del deprezzamento (=ammortamento, cioè quella quota del PIL necessaria per conservare intatta la capacità produttiva del paese) subito dallo stock di capitale esistente. Il Prodotto Nazionale Lordo (PNL), invece, misura il valore dei beni finali prodotti da soggetti che hanno la nazionalità del paese.

Proseguiamo con l'inflazione.Essa misura l'aumento generalizzato dei prezzi delle merci. Nel tempo si è consolidata l'idea che l'inflazione costituisce un elemento sfavorevole e destabilizzante per la crescita (a causa de i c.d. costi dell'inflazione). Il più ovvio dei costi d'inflazione  è la perdita del potere d'acquisto della moneta: con un tasso d'inflazione di x% l'anno, una certa quantità di banconote compra, alla fine dell'anno, l'x% di merci in meno rispetto a quelle che poteva comprare all'inizio. Inoltre, un'inflazione elevata redistribuisce il reddito in modo del tutto arbitrario: se un risparmiatore, per esempio, presta una certa somma ad un certo tasso d'interesse, un tasso d'inflazione imprevisto decurta il valore reale delle somme concordate, per cui il risparmiatore subisce un danno e la sua controparte un guadagno. Si pensi, inoltre, al fenomeno del fiscal drag, per cui l'inflazione porta i contribuenti verso gli scaglioni più alti dell'imposizione progressiva, senza che ci sia stato alcun aumento del reddito reale. Ricordiamo, per chiudere, che la Banca Centrale Europea ha l'obiettivo primario della stabilità dei prezzi (questo è il motivo per cui essa è meno " interventista", nelle fasi di recessione, della FED, che è invece più orientata alla crescita economica).

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Grafici MIB30

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