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Con i suoi 830 ml di quota, Prata D'Ansidonia nasce alla decadenza della città di Peltuinum insieme ai borghi di Castel Nuovo, S. Pio, Castel Camponeschi. La più diretta discendente della Civitas Sidonie in cui aveva mutato nome nel XVI sec. Peltuinum, e` Villae Sidonie o Villa Prata , l'attuale Prata D'Asidonia che diviene borgo quando la popolazione decide di abitare nelle vicinanze dei campi da coltivare, vicino alle rimesse agricole e alle stalle. Nel 1508 nella conta dei fuochi si legge appunto per la prima volta il nome di Villa Pratae. Si sa comunque che già nel 1424 l`area passò dalla diocesi Valva di Sulmona a quella dell`Aquila. Il paese fu possedimento dei Conti di Manoppello e degli Orsini. Nel 1529 fu assegnata dal viceré Filiberto D`Orange al capitano Miguel De Bertrain e successivamente ebbe vari proprietari: Carosa, Del Pezzo, Quinzi, Nardis e Camponeschi. Con l`abolizione dei feudi baronali nel 1805 inizio` l`amministrazione attuale. La popolazione da sempre legata alla pastorizia e all'agricoltura (famosa la produzione dello zafferano). Dal punto di vista architettonico il ruolo principale è rivestito dalla chiesa Parrocchiale di S.Nicola costruita su di un edificio più antico, con interno ad aula unica in stile barocco. Nel suo interno nella cappella della congrega è consevato un interessante coro ligneo opera dei primi anni del XX sec. dell'artista locale Sabatino Tarquini ma, l'elemento più interessante è senza ombra di dubbio il magnifico ambone fatto costruire nel 1240 da Tommaso revosto di S.Paolo e proveniente dalla omonima chiesa.
Nel territorio del Comune di Prata D'Ansidonia si trova l'area archeologica di Peltuinum. Già insediamento vestino, Peltuinum nasce come città romana intorno al III° sec. A.C. La città rivestì un ruolo fondamentale essendo posizionata sulla Claudia Nova, strada obbligata per raggiungere il mare adriatico. Ebbe un periodo di grande floridità dovuta al commercio di bestiame ed alla produzione di vino e zafferano. In età augustea fu prefettura romana con una popolazione di più 11.000 abitanti. La sua importanza è testimoniata anche dallimponente area pubblica di cui oggi rimangono i ruderi del tempio corinzio dedicato al culto di Apollo e quelli del teatro che poteva contenere 2600 persone. La città completamente recintata si sviluppava per più di 800 ml lungo l`asse principale.La sua decadenza è legata probabilmente al terremoto del 346 d.C., ed alle numerose distruzioni della guerra gotico-bizantina prima e, longobarda poi. Lultima devastazione fatale fu ad opera dei Franchi che nel 775 la assediarono e distrussero. La città divenne cava di materiali lapidei e la Claudia Nova divenne percorso di transumanza. Agli inizi del XII secolo il toponimo Peltuinum viene sostituito da Civita Antedonia o Anzedonia così come dalla descrizione delle chiese di Santa Maria di Sidonia e di San Paolo. Ettore Capecelatro nel 1650 descrive i ruderi di casilini collocati a ridosso di una torre detta Morriene esterna alle mura antiche, i resti delle chiese di San Nicola e della chiesa e convento di Santa Maria Sidonia nonché della porta ovest detta porta Sambuco ed i resti di un borgo medievale con torre di avvistamento all`interno dell`antico teatro.
Da Prata verso S. Pio delle Camere a destra sul colle detto croco possiamo ammirare il centro di origine alto medievale di Tussio. La tradizione racconta che gli abitanti dei due centri, Altavilla e Casale di Tarpea, colpiti come l'intera regione dalla peste preferirono, terminata l'epidemia, andare ad abitare nelle grotte del monte Croco per avere dimore in località asciutta, salubre e meno soggetta ai terremoti. In accordo con i monaci di Bominaco che li avevano assistiti e curati durante le due calamità, si stabilirono in questo nuovo sito e lo denominarono masseria dei monaci. Si narra che nel 1160 nascesse alla masseria un bambino cui fu dato nome Tussio. Il luogo fu abitato già in epoca romana, come testimonia il rinvenimento di antiche iscrizioni e di due leoni in pietra riferibili all'arte romana del I° sec. D.C., dei quali uno viene custodito nei pressi della chiesa parrocchiale, L'altro non del tutto integro nel museo nazionale d'Abruzzo, nellAquila. L'aspetto del paese è tipicamente medioevale con archi e viuzze strette è dotato di due portoni d'accesso la chiusura dei quali lo isolava in un'autonomia di difesa. Di notevole interesse è la chiesa parrocchiale costruita utilizzando i resti di un antico castello; ha sei cappelle ai lati decorati con stucchi ed affreschi del XVI e XVII sec.
Frazione di Prata è S.Nicandro, edificato nel territorio dell'antica Leporanica, sorse come borgo non fortificato. Partecipò alla fondazione dell'Aquila L'abitato fu distrutto nel 1392 e poi riedificato. Viene ricordato nelle cronache della guerra tra L'Aquila e Braccio da Montone. Alcune iscrizioni lapidadee testimoniano la sua esistenza in epoca romana Notevole il Palazzo Baronale dei Cappa. La parrocchiale è dedicata a S.Nicandro protettore del paese e nella piazza prospiciente è eretta una croce in pietra, la quale secondo la leggenda veniva usata quando si dava l'assoluzione ai condannati a morte che durante il tragitto verso l'esecuzione riuscivano a toccarla. In alto su un colle sono ancora chiaramente visibili i ruderi del castello di Leporanica.
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