Il Grigio - racconto teatrale in due atti

di Giorgio Gaber e Sandro Luporini

 

La scena è una specie di grossa scatola chiusa che allude a un interno non realistico con alcuni mobili sistemati in modo illogico, quasi emblematico.

Tutti gli altri elementi del racconto: siano essi oggetti o persone, non appaiono o sono soltanto evocati dall'attore che usa i mobili di scena anche in modo improprio.

Dietro la parete di fondo, all'occorrenza anche trasparente, si possono a volte intravedere i musicisti che sottolineano con melodie e percussioni i vari momenti della vicenda.

 

PERSONAGGI (in ordine di apparizione)

 

Il protagonista: Un uomo quasi normale, presumibilmente tra i quaranta e i cinquanta anni di età.

Il Grigio: L'ospite.

Gabriella: Ventottenne audace e istintiva. Sposata da sette anni non ha mai abbandonato completamente il marito anche se ha un rapporto con il protagonista.

Il Colonnello Mazzolini: Un vicino di casa stile 'uomo tutto di un pezzo'.             

Il figlio: Ragazzo di diciotto anni, timido e introverso che cerca di proteggere le stravaganze del padre.

Renzo Maria De Ambris: Impresario teatrale imponente per aspetto e temperamento.

La moglie: Bella signora di trentasette anni ormai da tempo separata dal protagonista che, con l'aiuto del parrucchiere, tenta di rifarsi una vita.

Tobia: Gatto del figlio. Bestia enorme ed apparentemente feroce.

Una bambina di tre mesi: Figlia 'certamente' di Gabriella.

                                                  Dio

                                                  I uomo di spalle

                                                  II uomo di spalle

II ATTO

 

 

I Quadro

Effetto notte

(Dall'esterno si avvertono in lontananza i lampi e i tuoni di un temporale. L'attore è seduto su una poltrona con una coperta sulle spalle. Parla in modo un po' farneticante a un'entità non ben definita che probabilmente solo lui vede, o immagina.)

"So a cosa stai pensando. Si, ormai lo so. E vorrei anche dire a chi non vuol vederti o preferisce ignorarti che in quanto ad astuzia e malvagità tu superi qualsiasi immaginazione. All'inizio mi hai incuriosito... si, riconosciamolo. Tutto, tutto, riconosco, tutto, anche gli eccessi di ira, di furore. Sono forse un violento, io? No, lo sai che non è colpa mia. Ho sempre creduto che ogni essere fosse composto di 'bene' e magari di una piccola quantità di male che serve... a schiarire le virtù. E di colpo mi appare il 'tutto male'... con una piccolissima quantità di bene che però non riesce a rendere più accettabile il tuo volto ambiguo, fangoso e traditore. Perché fai schifo, se lo vuoi sapere.

Ma cosa vuoi da me? Cerchi forse di togliere dalla mia anima qualsiasi residuo di morale? Si, d’accordo... tu con me non l'hai mai messa sul piano filosofico. E hai fatto bene. E nemmeno su quello religioso. E hai fatto bene. Ma sei riuscito a scatenare dentro di me un odio tremendo. Perché, ignorante come una bestia hai cominciato ad attaccare l'umanità, cioè me... cioè un'umanità che si sentiva invulnerabile forse perché protetta da una certa sensibilità, e bontà, e giustizia... comiche, per carità, su questo hai ragione... Mi ricordo quando dicevi..."

(L'attore si alza, si toglie la coperta e ora parla a se stesso e non più al misterioso interlocutore). No, Lui non mi ha mai detto niente. Lui all'inizio si aggirava piano e io sentivo dovunque la sua presenza impalpabile. Tutto è cominciato qui in questa casa che ora forse è più grottesca che misteriosa. Ma il primo giorno, appena entrai, avvertii qualcosa. Le stanze vuote hanno un loro gusto spettrale, ma non era questo. C'era un gran silenzio e un odore strano che io attribuii all'imbiancatura. C'è chi dice che certe presenze si rivelino tramite un odore caustico. Non feci molto caso all'odore. Spostai una sedia, l'unica che c'era. Si, la sistemai perfettamente in mezzo alla stanza, ma non mi sedetti. Guardai in giro. Non c'era niente. Assolutamente niente.

Eppure... si, ora ne sono sicuro. Quella sera Lui era già qui. Mi stava aspettando.

II Quadro

Effetto giorno

Il giorno dopo, con un camioncino carico, tornavo in questa casa con la mia roba per venirci a vivere definitivamente. Una decisione che per me significava molte cose.

Ero allegro. Trasloco vuol dire 'leggero fremito', cielo azzurrissimo e sole, molto sole. E’ sempre stato così. Non so perché. un'intuizione.

"Come sei allegro!", mi fa Gabriella con un tono come se l'allegria fosse mancanza di rispetto. Si, lei certamente aveva tutto un altro stato d'animo. Cercai di non essere contaminato. In quel momento volevo pensare a me. Avevo proprio bisogno di allontanarmi da tutto, di vivere un po' più isolato... Anche col lavoro, non ce la facevo più. No, non il lavoro... tutto quello che c'è intorno... gli interessi personali, i contatti, la volgarità, i rigiri... Basta!

Qui mi sembra perfetto. Una casetta tranquilla, tutta bianca, funzionale, poco lontana dalla città.. quel tanto di verde che ci vuole... Un'oasi. Ecco, la chiamerò 'l'oasi'. E’ strano non sentire dall'esterno neanche il rumore di una macchina.

(Si avverte uno strano fruscio) ... Cos'è stato? Un fruscio... Strano, non un fruscio... come qualcosa dentro la casa. Possibile che me lo sia immaginato? Niente. Silenzio. Si sentono solo i passi di Gabriella che risuonano nelle stanze vuote.

Mi ricordo che stavo per raggiungerla quando me la trovai davanti. Ora non era più polemica. Abbassa gli occhi e sono occhi tristi. "Ma noi..." mi fa, "noi due, che fine abbiamo fatto?" E io: "Noi... siamo ancora qui, no? Non voglio mica scappare!"

In effetti lei aveva sempre pensato che io volessi scappare da tutto. No, questo non me lo disse. Rimase un po' assorta, ma un attimo, perché subito dopo cominciò a prendermi in giro sulla casa. A Gabriella non piacciono queste Svizzerine che nascono ai lati delle grandi città.

Improvvisamente mi chiede se facciamo l'amore. t nel suo carattere. Non la sessualità, questi salti di umore. Però riesce sempre a sorprendermi.

Sento che il viso mi diventa appuntito. Meno male che ci ho il trucco. Quando sono in imbarazzo recito la parte di quello che è in imbarazzo. Si, è un ottimo trucco. La faccia da stupido diventa quasi una faccia simpatica. E’ semplicissimo. Se uno riconosce di essere imbecille ha la simpatia di tutti. Una strada da seguire.

A proposito dell'amore borbotto qualche frase. Le faccio notare che non c'è ancora il letto. Infatti per terra c'era solo una pedana di assi di legno. Il materasso era ancora sul camioncino. Ma forse è un po' volgare andarlo a prendere... Lei ammette che è vero. E ora ride bene, e quando ride così...

Siamo contro la finestra che dà sul prato all'inglese. Vicinissimi. Si, per una strana combinazione, o calcolo, siamo vicinissimi. Certo, calcolo.

Adagio le nostre teste si abbassano. Le nostre ginocchia stanno per toccare le assi di legno. Il resto è niente.

Fuori era molto bello. Ho ancora in mente la finestra. Solo la finestra... possibile? Non credo di aver tradito Gabriella per questo. Era una giornata nitidissima. Sul prato verde passavano lente, ma a piccolissimi scatti, tre galline così lucide e pulite come non ne avevo mai viste. Probabilmente sono del mio vicino, l'ex colonnello, pensai. Me l'avevano detto che era un tipo preciso, ma che pettinasse anche le galline non lo sapevo.

Si, mi ricordo più le galline di quell'amore. Eppure lei era... "Gabriella, forse ti amo ancora". No, questo non lo dissi. Anzi, in quel momento dovevo essere piuttosto buffo perché dopo l'amore lei rideva ancora. A dire la verità io mi muovo male anche sui letti normali, figuriamoci sul legname. Rido anch'io. "Gabriella..." No, non la chiamai neanche Gabriella. Quando provo tenerezza per lei la chiamo con nomi buffi: Adelaide, Pilade, Rosmundina... Così la tenerezza scorre meglio... nascosta dal pudore, si, dall'ironia.

Ora siamo nella stanza da bagno. La schiena nuda di Gabriella è segnata da tre o quattro righe longitudinali. Si, le assi di legno. Non dev'essere stato un amore comodo, ma certo non volgare.

Mi ricordo di aver guardato quei segni per un tempo incalcolabile. Sono solchi arrossati con un piccolo bordo bianco. Ecco, l'indice della mia mano ne percorre uno. E’ un movimento automatico, lentissimo.

(Si avverte accentuato il solito rumore). Cos'era? Un rumore, si, certamente il rumore di prima. Una specie di fremito su tutta la casa... oppure sopra. Rimango immobile stringendo l'accappatoio. Sono ancora bagnato. A piedi nudi i rumori fanno più effetto, o è una mia impressione? Gabriella canticchia, si riveste e se ne va.

Si, è tutto una mia impressione. Qui non succede niente. Proprio niente.

 

 

III Quadro

Effetto sera

Per un po' non successe niente, tranne il gusto di immaginare le proprie abitudini e le proprie comodità. Non c'è nulla di più impegnativo di mettersi la scrivania al posto giusto, che è uno solo, lo so... Due giorni, ci vuole... però si gode. Ora è perfetta. Viene voglia di sedersi. C'è un piccolo particolare, me ne ero accorto anche ieri. Si intravede un angolo del soggiorno della casa accanto. Questo mi dà un attimo di dispiacere. Meno male che ora a poco a poco il buio si prende tutto.

Si, era quasi sera e quell'uomo sedeva di schiena, o perlomeno si suppone che sedesse di schiena. In realtà non si vedeva affatto, anche perché la stanza buia era rischiarata a intermittenza solo dalla luce fluorescente della televisione. Sarebbe un abatjour moderna se non avesse il volume.

"E bravo colonnello! Tienila un po' più alta cosi la sento anch'io". L'ho visto, il Mazzolini. Bel tipo. E’ fatto... come un colonnello. Anziano, ma dritto come un grattacielo. Che salute! Che vecchiaia invidiabile! Si comprano una bella casetta, un po' fuori... Nessuno ama la pace più dei colonnelli! Certo, li ho sempre visti finire nei giardini, nei roseti. Mica muoiono in battaglia. Mai! Lui si cura il suo prato, le sue piantine... A lui viene tutto bene. Ci ha delle rose enormi. E il gallo? Una statua. Gli assomiglia un po'. Anche più maestoso. Mi ricordo che la prima volta che lo vidi se ne stava sopra il muretto dritto e impettito con la sua cresta rossa. Una via di mezzo fra... il colonnello Mazzolini, e... Giuseppe Garibaldi.

(Il solito rumore, sempre più forte) "Ma questo cos'è? Non è la televisione!" Ancora una volta avevo sentito il solito rumore. Qui c'è qualcuno che ci cammina sulla testa. Non sono mica paranoico. "Colonnello, parliamoci chiaro, in questi giorni lei non ha mica sentito qualcosa di strano che..." Ma cosa vuoi che senta...

"Piro, piro, piro, piro..." Lui si coccola le sue galline, poi prende il tegamino, un velo di burro, si cuoce due ovine... la poltrona, la stanza buia, appena un po' di fluorescenza televisiva, magica... Ognuno ha l'infinito che si merita.

Credo di conoscerli gli uomini come lui. Li vedo ogni giorno compiere atti stupidi e inutili. Il loro scopo? Raggiungere la mediocrità.

Ma tutto questo non aveva importanza, almeno per la mia storia... o meglio, ne aveva... Però, se un giorno dovessi dire la verità su quella sera, dovrei ammettere che io non ce l'avevo affatto col Mazzolini. In quel momento non sopportavo che anche in questa casa, che avevo chiamato 'Oasi'... non sopportavo l'idea che tutto quello che avevo buttato fuori dalla porta mi rientrasse dalla finestra.

Se un domani uno dovesse dare un nome a questo nostro tempo... si, un capitolo, come fanno gli storici... che ne so... Il Romanticismo, La Rivoluzione francese... si, un titolo chiaro... non dovrebbero chiamarlo né Socialismo, né Decadenza, o... Postcapitalismo... forse la definizione più giusta sarebbe: La Volgarità. Si, la volgarità di tutto e di tutti. lo ero venuto qui solo, senza radio, senza giornali, senza televisione... ingenuità, forse... e mi ritrovo addosso in un attimo tutto quello da cui ero scappato, o meglio... da dove credevo di essere scappato. E' bastato un niente... quella finestra, quella fluorescenza... un simbolo, per carità... magico, l'ho chiamato, forse ipnotico, anche: un caleidoscopio. No, una lente di ingrandimento del tutto.

Si, la volgarità degli oggetti, delle case, degli uomini, del successo, del fare, del non fare, delle parole, dei vestiti, delle facce, dei gesti, delle risate. La volgarità degli uomini politici, dei funzionari, dei giornalisti, degli intellettuali, degli attori, dei cantanti. La volgarità del mondo intero... certo, tutto dentro nella scatola, nel tubo... si, la fluorescenza... tutta la volgarità del mondo minuto per minuto.

E’ per questo che uno scappa da tutto. Perché senti che ti fa male... un male fisico, allo stomaco. Ti fa male dentro, diventi più brutto, più cattivo. E non te ne accorgi, perché ormai é la tua vita, la normalità. Perché la volgarità è in tutti. La volgarità dei sarti, degli architetti. La volgarità dell'opinione, della finta correttezza, dello scoop, dell'informazione. Sparire, sparire... impossibile. Ti raggiunge, ti raggiunge dovunque. Aiuto, aiuto! Sto qui, non ce la faccio a muovermi... instupidito, annientato. Bisognerebbe urlare dentro la propria testa. Niente. La fluorescenza, la fluorescenza... che amplifica, ingigantisce, col pubblico che applaude, che ride, che partecipa... Ma si, meglio l'idiozia, il delirio. Certo, le massaie, i pensionati, i Mazzolini... e i bambini che telefonano, che giocano... e i gettoni, i biscottini, i profilattici... di più, di più, sempre di più. Ci godo, si, ci godo. Voglio vedere fino a che punto. Non c'è fondo, non c'è fondo. La fluorescenza, si, la fluorescenza... è lei che fa venire il cancro. Aiuto, aiuto... la nausea, il vomito. Aria, aria. Ho bisogno d'aria. Fuori, fuori... ma dove fuori?... Ce l'ho addosso, ce l'abbiamo addosso. E se ne parla, anche, invece di vergognarsi. Se ne parla, si discute... questo è meglio, questo è peggio... Zitto, zitto! Basta. Vado via, vado via. Si, in questa casa da colonnelli, che non mi piace, mi fa schifo, non mi è mai piaciuta.

Probabilmente quella sera li... no, anzi... certamente quella sera li avevo esagerato. M'era andato, proprio come si dice, il sangue alla testa. Ero rosso, accaldato, gonfio... e un po' stupido. "La fluorescenza... la fluorescenza..." La televisione è un oggetto. E un uomo è padrone di se, no? Se vuole la spegne. Prende un bel libro... Ma quale libro!... Quando sei dentro a quella roba li, ci sei dentro. Non esiste altro. Sulla strada della degradazione è meglio un bel telequiz che La montagna incantata di Thomas Mann.

Andai a letto con questi pensieri, ma ero un po' confuso. Mi ricordo che un attimo prima di addormentarmi pensai... che avevo fatto male a non portarmi qui la televisione.

 

 

IV Quadro

Effetto giorno

Ah!... Sto bene. Stamattina sto proprio bene. E’ bello svegliarsi in una casa nuova... da soli.

Un profumo di fiori di gelsomino entrava nella stanza. Qualcuno dice che la presenza di uno spirito buono si rivela tramite un odore balsamico. Bene, ora mi faccio una bella colazione.

Nella veranda c'era una luce bellissima. Tutto bianco... con una piccola ombra. Un'ombra?!... Una grossa ombra ferma. No si muove. Mi cammina sopra... prima adagio, adagissimo... poi... via! Cos'era? Un animale. Una bestia enorme. No, non enorme. Devo saperlo subito cos'è! Se lascio passare il tempo addio. Era un topo, certo, era l'ombra di un topo. Sono sicuro. No, perché col tempo le immagini cambiano. Non sei più sicuro se te le ricordi, e dopo può essere tutto: un tacchino, un puma, forse un rinoceronte... L'immagine è suggestiva, ma priva di rigore scientifico. E’ un topo e basta. Un topolino come ce ne sono tanti. Oddio, mica tanto topolino. In un certo senso son contento di aver individuato la causa di quegli strani rumori. Meglio un topo che un fantasma. Un topo è più alla mia portata. Comunque conviene correre subito ai ripari. In un negozio tipo ferramenta trovai un omino sui quarant'anni, un po' pelato, con una voce sottile, che sapeva tutto sul carattere del topo. Nel nominarlo lo chiamava 'Lui' e ne parlava con una voluttà incredibile. Pare che i topi siano molto intelligenti. Gli sperimentatori preparano per loro percorsi e labirinti intricatissimi. Speriamo che il mio non sia così allenato. Che succhiassero l'olio infilando la coda nelle bottiglie lo sapevo anch'io. Mi ha colpito invece il modo come rubano le uova. Uno, sdraiato di schiena, lo tiene sulla pancia; l'altro coi denti lo tira per la coda. Che senso del sociale!

Mi portai a casa due o tre trappole, e per sicurezza anche una boccettina di strane palline che pare abbiano il potere... si, di mummificare. "Tenere lontano dai bambini"... Giusto! Un'altra possibilità sarebbe stata il collante, arma micidiale che l'omino mi sconsigliò per senso del decoro, credo. In questi casi il topo, incollato e ancora vivo, lancia segnali strazianti per avvisare i compagni del pericolo. Un martire!

Le trappole. Bella trovata. Dopo due giorni... niente. Forse non gli piace il formaggio del supermercato, forse non ha fame. Vedi il benessere?! ... Il terzo giorno provo col parmigiano reggiano, stagionato, una bella grana, pastosa. Insomma, mi metto in giardino e aspetto.

Ecco, qui si prende anche il sole. Guarda che meraviglia! E quando l'avrei mai fatta, io, una cosa simile!... dico così... fisica, rilassante. Un uomo sapiente può godere l'intero spettacolo del mondo seduto su una sedia senza parlare con nessuno, soltanto con l'aiuto dei sensi e del pensiero.

"Pensatore!"... "Pensatore con l'alibi del sentimento".

Mi ricordo che mia moglie mi chiamava così... Che poi la pensatrice era lei, in un certo senso. Ma a parte questo, 'il pensare' ... si, il pensiero in se, senza farci niente di utile, non sarebbe male.

Mentre al tepore del sole i miei pensieri oscillavano tra le astuzie dei topi e il godimento del pensiero puro, il colonnello Mazzolini, in perfetta tenuta agricola, annaffiava con cura il suo radicchio. "Buon giorno colonnello... Che radicchione, eh! ... " No, questo non gliel'ho mica detto... "Buon giorno..." Basta. Anche perché lui mi guardava come se fossi... una persona poco raccomandabile. Chissà, forse per la chitarra. Potevo aver scelto il violino? Mi avrebbe rispettato. Se uno suona il violino è una persona seria, buona d'animo.

Anche la donna, la donna che ci viene a fare le pulizie, mica mi rispettava. Col colonnello era gentilissima. Con me... Le faccio: "Ma per caso..." Timido eh... recito la parte del timido, magari le piaccio di più... "Ma per caso", dico, "Qui non ci sono mica dei topi?"

"Ma quali topi? Queste sono case, non letamai! " Che temperamento! Mi ci voleva un tipo autoritario. L'ho sempre detto: le donne di servizio devono essere un po' anziane, autoritarie e bruttine. Non si corrono rischi. Guarda che casa! Che ordine! ... Uno specchio. Meno male che non ha visto le trappole. Mi denunciava.

A proposito, vado a vedere se...

Tutto. Aveva mangiato tutto. E buono il parmigiano reggianol E tutte le gabbiettine... li, vuote, con le finestrino aperte. Bravissimo! Percorso netto.

Chi non mi conosce potrebbe credere che io, nei giorni successi-

vi, sia stato un po' scostante con tutti. Ed è vero. Ma non era colpa mia. Avevo nella mente Lui, il Grigio. Non solo era allenato, ma geniale. Non riuscivo a fare a meno di pensarci. E quando qualcuno mi parlava, che ne so... di lavoro, o quando Gabriella mi metteva davanti i suoi problemi... noi, la bambina, il marito... che poi erano anche problemi miei, devo dire che... si, ero presente, ci pensavo... specialmente alla storia della bambina... è chiaro che ci pensavo, ascoltavo e rispondevo. Ma era come se in una parte del mio cervello... insomma, sentivo che piano piano. Lui stava entrando troppo nella mia vita.

Una sera, tornando a casa, decisi che era il momento di passare ad un intervento più efficace: la mummificazione.

Con la lucidità che mi contraddistingue distribuii le palline in ordine sparso, ma non casuale. Probabilmente Lui passa di qui... o di qui? Mah?!... Potrebbe passare dovunque. Ma si, le metto da tutte le parti. Forse è meglio anche fuori. Si, una bella fila di palline che arriva fino al giardino. Speriamo che non venga nessuno. E chi vuoi che venga a quest'ora. lo poi questo indirizzo l'ho dato solo... a Gabriella, va beh... a Giulio, per lavoro... Non volevo neanche mettere il telefono, ma non esageriamo. Ah si,... a mia moglie... e a mio figlio, certo.

Simpatico, mio figlio. Anche dolce. Mi piace. Peccato che non abbia voglia di far niente. Cambia liceo ogni anno. Non gliene va bene uno. "Passa la vita tra il computer e il suo gatto..." dice mia moglie. 'Tra il computer e il gatto'... ce lo vedo. Chissà a che pensa. "A niente" dice lei "Recita la parte del pensatore fannullone. In questo ti assomiglia!"

Mah, però mi diverte, mio figlio. E’ uno dei pochi che sono contento che venga a trovarmi. Gli ho già telefonato. "Si, si vieni pure quando vuoi; anzi, vieni subito, e porta... porta anche il gatto."

"Ma come?.." mi fa lui, "Tobia?.. Ma ti è sempre stato antipatico!...

"Ma no... un bel gattone, fiero... un po' di campagna gli fa bene! Non deve aver capito. D'altronde come facevo a spiegargli...

Niente, me lo trovai davanti... senza gatto. "Sono venuto in vespa..." mi fa.

"Bravo, bella scusa! Quando sono io che ho bisogno di qualcosa... non te ne frega niente."

No, questo lo pensai... e neanche tanto. Lui aveva gli occhi bassi e si guardava le scarpe, mi pare. E’ una forma di timidezza che conosco fino a essergli dentro. Muoveva un po' le gambe e i piedi, ma restando sul posto. Ora però mi guarda e ride in un modo stranissimo. Non si sa mica se ride di me o di se. Certo, quando uno è eternamente imbarazzato non può fare altro che rendere buffo e sensibile il suo imbarazzo. Chissà da chi l'ha presa questa tecnica!

Beh, forse una cosa nella vita l'ho fatta anch'io. Non è mica poco fare un figlio.

Posso essere soddisfatto. Un buon lavoro. No, dico... le palline. Mi sembra di averle messe proprio bene.

'Si racconta che il principe di Condè dormì profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi'. lo no! Però stamattina sono eccitato. Ancora in vestaglia non resisto all'idea di vedere l'esito dell'agguato che gli ho teso. Bella la mummificazione!... Perfetta, senza sangue, mitica, assoluta... come si addice a un guerriero.

Ecco le palline... Mangiata... Mangiata... Giardino, mangiata... Aiuole, mangiata, mangiata... Dietro l'angolo... Nooooo! Il gallo di Mazzolini! Fermo, maestoso, duro come un baccalà... Una statua! Oddio che faccio... Non c'è nessuno, mi pare... Che faccio... Meno male, tutto chiuso... Si, non c'è nessuno... Ah, già è domenica... La messa, si, la messa... Vedi, poi si dice male dei cattolici... Perfetto, ho tutto il tempo. No, non tanto... La pala, si la pala... L'ho visto al cinema... si l'assassino... zitto e scava. Guai a lasciarsi prendere dal panico. Certo, un lavoro provvisorio... Poi, di notte... via, lontano... nel fiume... Si, l'ho visto al cinema. Guai a lasciare i cadaveri in giardino. Ti prendono sempre. I commissari sono tremendi. Ce li hai addosso tutti i giorni, con l'impermeabile... un po' logoro... gli occhi strabici... ti fanno strane domande, insidiose... lo sanno già che sei il colpevole, ma ti sfiniscono, ti limano... Alla fine crollo! Ecco si, crollo, confesso... Galera!

 

 

V Quadro

Effetto giorno

A volte, quando alzo la testa dal lavoro, specie se è per qualcun altro che poi lo deve anche giudicare, avverto come una specie di nausea fisica che sicuramente deriva dalla posizione curva, ma va oltre. Ero arrivato a un punto ... che il lavoro mi disgustava come una medicina inutile. D'altronde, il mio organizzatore, Giulio aveva preso per me degli impegni che dovevo mantenere.

Fortunatamente Lui, il Grigio, in questi giorni, non si era fatto vedere. Devo ammettere che dopo la storia del gallo, in un certo senso, mi era diventato quasi simpatico. L'avevamo fatta grossa. Anche se la guerra era tra noi e come sempre ci aveva rimesso un innocente, mi sembrava che ormai ci legasse... una strana complicità, un segreto tra noi. Speriamo che il Grigio non parli... che non sia un infame.

Renzo Maria De Ambris era un uomo sui cinquantacinque anni con barba e jeans che non rideva mai, e incuteva un certo rispetto non tanto per la sua severità, quanto per la sua struttura fisica. Gli raccontai il progetto. Gli feci vedere anche sul videotape uno spezzone di un vecchio film a cui mi ero ispirato, e gli consegnai il dattiloscritto. Mentre sfoglia le pagine mi accorgo che sono un po' smangiucchiate ai bordi. Speriamo non ci faccia caso.

Evidentemente, al contrario di quello che pensavo, Lui ha frugato tra le mie carte. E’ anche curioso... Sulla scrivania noto alcuni piccoli escrementi. Mamma mia, che vergogna... Speriamo bene!...

Alla fine della lettura De Ambris sembra soddisfatto. Meno male! No, non per il testo... Non si è accorto di niente. Chiude annuendo... e con un gesto imperturbabile prende tranquillo con due dita una cacca e me la consegna sul palmo di una mano. "Grazie! "... dico "Sono contento che le sia piaciuto".

Trasformazione in 'Effetto sera'

Ero un po' scoraggiato. Il Grigio sapeva tutto di me, persino del mio lavoro; e io non sapevo niente di Lui... nemmeno da dove passava. Non c'è dubbio, è un animale intelligente, ma non può essere più intelligente di me. Se mi impegno!.. Che poi ho anche i mezzi. Se io piazzo il videotape e faccio un bel totale... della stanza... Lui arriva tranquillo... è chiaro non conosce la tecnologia... E io so che fa. A quel punto tutto diventa più facile. Siamo pari.

Purtroppo mi accorsi subito che l'illuminazione era insufficiente. Ci sarebbero voluti due o tre faretti... una quarzina... Ma non ce l'avevo, non avevo niente. Pensai di puntare l'alogena. Una bella luce! Speriamo che non lo disturbi.

Me ne andai a letto abbastanza contento del mio teatrino di posa. Ma dubitavo del mio sonno. Lo so, ero venuto qui per trovare la tranquillità... che forse si trova solo se non si è mai perduta. Si, dubitavo del mio sonno. Presi due tranquillanti.

E’ bello dormire. Tutte le persone che dormono sono tenere, forse perché ritornano bambini. Anche il più tremendo criminale, o il più meschino egoista, nel sonno... diventano sacri. Che sonno!.. Mi piacerebbe addormentarmi bene, addormentarmi profondamente come un uomo contento della sua esistenza. Un uomo sereno e migliore di me. Nei sensi intendo... E non quando si crede di dormire... Non quando dormono solo le palpebre... e non io. Dopo una notte mal trascorsa nessuno ci vuole bene. Ed è giusto.

Trasformazione in 'Effetto notte'

Ecco perché mia madre voleva più bene a mio fratello che a me!

Aveva ragione, aveva ragione lei. lo non sapevo dormire, lui si. lo da bambino ero già isterico, un ragnetto, nevrotico, ogni tanto urlavo... si, di notte... un urletto, un incubo... chi lo sa! E sgambettavo, non dormivo, non dormivo. Ero un piccolo rompicoglioni, magro, sempre teso, cogli occhi sgranati. Aveva ragione lei! Mio fratello era così tenero, rilassato, bello. Come dormiva bene! Russicchiava, ma neanche tanto forte. Era sacro, mio fratello. Me lo ricordo... ogni notte lui era li che russava con quella tranquillità che lo faceva sembrare... un vegetale progredito. E io... IIIHHH! Giù un urlo, un urlo tremendo... IIIHHH!... Oddio, si sveglia il vegetale, si sveglia Allora arrivava mia madre, infuriata... Eccola, accende la luce e giù botte!... a me, naturalmente. E aveva ragione, aveva ragione... Per forza, il vegetale intanto si era già riaddormentato... con la luce!

Dopo una notte mal trascorsa nessuno ci vuole bene. Ed è giusto. I tranquillanti... fanno effetto... Vedi, la chimica?! ... UAAAHHH! Cos'è stato? Cos'è stato? Cos'è stato? Dio, che effetto! Qualcosa di schifoso... sul lenzuolo, sul corpo... si, una bestia... dei peli, dei peli... il calore... una bestia, viscida, veloce... Sobbalzo, annaspo, accendo la luce... un attimo... la lampada barcolla, cade... buio! Era Lui... un contatto schifoso il topo, il topo... era Lui... m'è passato sul petto... che senso le zampette rosa, schifose... TRRR!!! Due secondi, si, tremendi, tremendi... il pelo viscido, caldo, bagnato, repellente, repellente... Che schifo! Che schifo! Corro in bagno, scivolo, inciampo... si, il lavandino... acqua, acqua... mi lavo... Non basta... acqua, acqua! ...

Si, quello schifoso mi era venuto addosso sul lenzuolo, sul letto. L'aveva fatto apposta. Non gli bastava invadermi la casa, frugare tra le mie cose... Non era curioso, era una provocazione! E pensare che mi stava diventando simpatico! ... No, voleva anche toccarmi, sfidarmi, quell'animale ripugnante!

Oddio, cos'è? Un rumore... Ancora Lui?... Niente, il lavandino che perde. Meno male! Che spavento! ... Come mai perde già, questo lavandino?

Non importa. Non potevo rimandare. Dovevo difendermi da Lui. Corsi al videotape. Ecco... la stanza. L'immagine non è bellissima, ma non siamo mica qui a fare Wim Wenders. A un certo punto nel video... un'ombra... qualcosa entra in campo. E’ Lui. Scendeva piano e sicuro attraverso i tubi dei caloriferi. Ecco da dove arrivava! ... Ora lo so. Devo difendermi almeno per stanotte. Lucidità, follia... chi lo sa... Accendo il riscaldamento al massimo e vado a letto, ma senza spegnere la luce. Mi giro, mi rigiro, mi agito ancora un po'... Poi, non so bene come, mi addormento.

 

 

 

VI Quadro

Effetto giorno

Era una bella giornata di maggio... di fine maggio, credo. Quella mattina, quando mi svegliai, avevo un caldo tremendo. Strano, pensai... è già arrivata l'estate. lo la mattina in genere capisco poco, sono un po' intontito... e quel giorno, anche di più. Li per li non mi ricordavo niente di quello che era successo. Ero solo un po' sorpreso di aver dormito con la luce accesa e di essere in un lago di sudore.

Ma se ci penso bene non fu il caldo a svegliarmi. Nel dormiveglia sentii come da lontano il campanello che suonava ripetutamente. "Chi è?"

Mia moglie, fresca, riposata, in gran forma, entrò con l'aria di chi è in piedi da tempo. Aveva un leggero soprabito color vaniglia, e dei capelli morbidi, vaporosi. Doveva essere già stata dal parrucchiere.

"Che caldo!" mi fa con aria di rimprovero. "Ma cos'hai?... Ancora il riscaldamento?"

"No, ho acceso un attimo... Faceva un po' freddino!... "Ci saranno stati quaranta gradi! Si, ora mi ricordo tutto. Ma non potevo certo spiegarle...

Lei si toglie il soprabito e mi mette davanti delle carte. lo non capisco molto, ma mi fido. Sono pratiche che riguardano la nostra separazione. Credo che si voglia risposare.

"E Tobia, come sta Tobia?..."

"Ma come?..." mi fa, "ti sto parlando di cose importanti ... e tu mi tiri fuori il gatto..."

E io: "Ma guarda che anche il gatto per me..."

Ha ragione, ero distratto. Il caldo era davvero insopportabile. Anzi, credo di aver vissuto quella scena come una specie di sogno gocciolante. Anche lei non è più fresca come una rosa. Cammina per la stanza e trova anche il modo di parlare di noi... cioè di me... di com'ero a quell'epoca... di come sparavo a zero su di lei, sulla sua famiglia, sui suoi gusti, e il suo passato. Sentivo la sua voce che andava avanti quasi meccanica. Sentivo il suono delle sue parole... monotono, ininterrotto, come se recitasse l'Ave Maria. Senza scomporsi minimamente si ripassava a memoria la nostra convivenza: l'elenco della lavandaia di tutti i miei difetti. Mi ricordo che parlava con un'aria di freddo rimprovero. Però sudava, sudava... aveva degli avvampi, era tutta rossa... non certo per la passione... Non ce la faceva più. I suoi capelli si appiattivano lentamente, ma a vista d'occhio. Fine del parrucchiere!

lo intanto guardavo i tubi. Dovevano essere roventi. S'era creata una gran siccità in tutta la casa. Mi ero persino accorto che anche la goccia del lavandino non si sentiva più. Strano!

"Basta! Me ne vado" mi fa. "Qui non si resiste. Ho l'impressione che tu stia poco bene."

Effettivamente anch'io ero al limite. Appena uscita chiusi il riscaldamento. Fu allora che ripensai alla goccia. Non era possibile che il gran caldo avesse aggiustato la guarnizione.

Vado in bagno a vedere. Qualcosa nella mia testa mi dice che... il Grigio! Eccolo li... sotto il lavandino... che si rinfresca. Tuc, tuc, tuc ... la goccia!

Devo aver vissuto quel periodo in uno stato di confusione quasi allucinatorio. Non riuscivo più ad occuparmi né del mio lavoro, né della mia vita.

Però che effetto, mia moglie... quel giorno! A parte la situazione assurda, si, quel caldo tremendo... non ho sentito in lei neanche il minimo senso di... vicinanza... si, di amicizia. Incontri come questi dovrebbero trasformare le fatiche di ieri in una compassione dell'oggi, in una indulgenza tenera tra persone vissute. E invece com'è inutile, e piatto, e mediocre, dirsi dopo anni in tutta calma quello che allora avrebbe potuto venir fuori nella rabbia, nella passione, nel dolore!

Solo il nostro fallimento. Non una parola sull'amore. Mai possibile che la memoria si fermi solo sulle brutture...? Non una sola parola sull'amore. Ma se siamo stati insieme sette anni, dico... ci saranno stati dei momenti belli! No, quelli non contano. In tutto questo tempo lei mi ha pensato solo in questa... asfittica resa dei conti. Colpa mia... sempre stata colpa mia... Ma che me ne frega! E poi come fai a sapere le colpe... in quei casini lI... Lei va con uno, io con un'altra... così, come due imbecilli. Il finita... non è finita... E giù litigate, e pianti, e angoscia da tutte le parti. Ma lei soffre di più! Ci ha l'esclusiva, lei del dolore... E si uccide, si uccide... Ma quando si uccide?! Sono ancora qui che aspetto! Dopo un po' si mette con uno si rifà una vita... adesso si risposa... rimette a posto le sue cosine... E intanto chi resta solo sono io! Si, va bene... al momento ci ho un top o, come compagno... che si fa la doccia qui... Bella convivenza! E già... Non me lo merito mica, io... l'amore di una donna! Figuriamoci... Non ce la faccio mica, io... a fare una cosa seria! Per forza. ho mille dubbi. Brave! Come se fosse facile! ...

Guarda con Gabriella... All'inizio... sono una meraviglia di uomo... l'unico. Ma perché duro così poco, come meraviglia? Dopo un po' sono un intellettualino noioso, egoista... non faccio più caso alle tenerezze, neanche un sentimento... si sa, sono distratto... mi dimentico tutto, anche i compleanni, "Tanti auguri, merde!!! " "Ma con che coraggio con che coraggio anche Gabriella, con tutti i casini che combina prima lui, poi me... 'si, per sempre' poi torna all'ovile... la bambina che non sa neanche lei di chi è... Ma quel deficiente di marito... non la poteva fare prima, una figlia!... No, gli piace il 'thrilling'!

E lei che... niente, mica si preoccupa... 'è tutto amore, no?', tutta circolazione d'amore'... Eccolo li... un fiume! E lei. "Sei tu che sei scemo!" lo, lo sapevo. E giù insulti. "Appena ti trovi spiazzato non sai più che fare! E ti irrigidisci come un baccalà!" Certo... "E non sei capace di voler bene né a me, né alla bambina, né a nessuno. Tu non sai neanche cos'è l'amore. Tu sei bravo solo a scopare!"

"Magari!!!... "

Non era mica un complimento. Significava: completamente incapace di amare. lo, eh... Ma cosa sto cercando da quarant'anni... e inciampo sempre è vero! ... No, secondo loro lo faccio così... per passatempo.

E' che l'amore è una parola strana. Vola troppo. Andrebbe sostituita. A volte mi sembra che tutte le civiltà consistano nel dare a qualcosa un nome che non è il suo. E poi sognare sul risultato. 'L'amore' ... Non sarebbe meglio chiamarlo... 'La cosa'? Potrebbe diventare più concreto.

All'inizio io, Gabriella, l'amavo. Certo, all'inizio ho 'sempre' amato. Si, voglio dire che ho avuto degli attimi intensissimi, che al momento sembra che ci lascino dei segni profondi, importanti. Ma 'La cosa' non è questo. 0 meglio, non è solo questo. 'La cosa' è trasformazione, percorso, crescita insieme... si, per diventare un insieme solido, indistruttibile. Una radice profonda... dove l'altra persona è come un prolungamento del tuo corpo. 'La cosa'... è l'amore. No, un'altra qualità dell'amore. Una qualità che non rimpiange gli attimi perché diventa la vita. 'La cosa' non si fa solo con la volontà. E un patto di sangue stipulato tra due persone e forse, prima ancora, dal destino. Non so se avrò la fortuna di riuscire mai a farlo, questo patto di sangue. Forse ci vorrebbe un uomo.

Cento volte ho provato a cambiare. A ricominciare da capo. A reincarnarmi. Ma mi sono sempre reincarnato ... senza di me. Eppure io guardo, io avverto, io tocco... Ma è come se sentissi di non essere niente.

Ecco, senza avere avuto una realtà, io passo evanescente tra i sogni di alcune donne che non hanno saputo completarmi.

Ci sarà senz'altro il modo di fare... 'La cosa'! Altrimenti il nostro destino è quello di essere delle scorze di uomini... si, degli involucri... mai delle persone. Magari dei personaggi... personaggi affascinanti, simpatici anche.... mai persone. Ma se è così... l'amore non sarà mai... 'materia', 'terra cosa'... sarà sempre qualcosa che vola... una farfalla che ti si posa un attimo sulla testa... e ti rende tanto più ridicolo quanto maggiore è la sua bellezza.

(Dopo una breve pausa l'attore piange in silenzio)

VII Quadro

Effetto giorno

"E tu mi guardi, eh!... Ma chi sei? L'annunciazione? No, il testimone. Come se non li conoscessi abbastanza i miei errori! Perché? Ce ne sono degli altri? Ma cosa vuoi? Lo scontro? Ce l'avrai, ce avrai tra un po’.

Mi ero accorto infatti in quei giorni che Lui scendeva a mangiucchiare in cucina, oltre che di notte, anche quando io telefonavo. Ci feci caso quella volta che mi chiamò Gabriella.

Fu un po' strana quella telefonata. Non ci vedevamo da un po'. Lei aveva una voce più tenera del solito, più profonda. Non è che avesse niente di particolare da dirmi, però sentivo che non voleva chiudere. Continuava scherzando dolcemente come se quella mattina si fosse svegliata con un'immagine di me d'altri tempi: una meraviglia di uomo. Doveva essere sola in casa. Mi vergognai subito di questo pensiero come se improvvisamente mi fosse venuta voglia... Si, avevo voglia di lei... E poi quel suo tono... non potevo sbagliare. Infatti poco dopo lei, quasi sussurrando... "Avrei voglia di fare l'amore..." No, forse non mi disse proprio cosi... qualcosa del genere. Anche più imbarazzante.

Avevo sentito dire che ci sono quelli che riescono per telefono... A me non era mai capitato. Diffido del telefono. Mi blocca. Non riesco neanche a dire... 'cara'. Ma quella volta li... Non sapevo cosa fare. Mi viene fuori 'anch'io' che lei forse non sente nemmeno. Però avverto il suo respiro, un po' affannoso, insinuante, sconveniente... anche. "Si, Gabriella... me la ricordo quella camicetta di seta... ma ora..."

Oddio... in cucina... E’ Lui... proprio ora... non è il momento.

"No, no, Gabriella... volevo dire che è un momento bellissimo..." Intanto Lui è di là. Lo sento.

"Ma si, certo che sono solo. Chi vuoi che ci sia?" Maledetto! Non mi lascia mai in pace. Viene qui a rubare, a rosicchiare... a spiarmi!...

"No, no... dicevo che qualcuno ci potrebbe sentire. Scusa Gabriella... non ce la faccio. Ci vediamo presto, prestissimo. Scusa, eh... cerca di capirmi. Ciao."

Non mi ha capito. Non l'ho vista per tre giorni. lo invece avevo capito che avrei potuto sorprenderlo alla prima telefonata. Bastava non rispondere, appostarsi dietro la porta, e colpirlo. Già, ma con che cosa?

Con l'ingegno tipico di chi non si fida della propria forza fisica, applicai con cura alla mia mano una tavoletta di legno duro. Faggio evaporato, credo. Un'arma impropria, ma di grande efficacia: un robusto prolungamento del braccio.

Ero li, tesissimo, pronto a scattare. Un occhio alla cucina, un occhio al telefono.

Non chiamava nessuno! Tutti, tutti, mi rompono le scatole continuamente, nei momenti meno opportuni! Avevo bisogno di un complice. Gabriella? No, per carità. Mi feci chiamare da mio figlio avvisandolo che non avrei risposto. Lui in questo periodo capisce sempre meno, di me. Forse si preoccupa, ma non mi fa domande.

E dopo un po': Drinn! Eccomi dietro la porta... Drinn! Due squilli. Silenzio... Vado!

Niente. Il tavolo era li... con le sue bricioline... E di Lui neanche l'ombra.

Ah, ho capito, sei più furbo di quanto pensassi.

Non era solo lo squillo del telefono, ma anche la mia risposta... si, la mia voce nel corridoio che gli dava la certezza del 'via libera': una bella associazione, non c'è che dire.

Piazzai un registratore col comando a distanza vicino al telefono con incise le mie più credibili risposte. Con mio figlio non ci furono problemi per farmi chiamare. Mi chiese solo 'come stavo' e forse non si riferiva alla mia salute.

Ecco, tutto pronto... sono qui, dietro la porta... Ora o mai più. Drinn! Drinn! E la mia voce registrata: "Pronto... Ah, sei tu... Non c'è male, non c'è male..."

Sttt! Questa volta abbocca. E’ come se lo vedessi. Scende dai tubi. Ci impiega tre secondi. Scientifico. E’ sul tavolo, credo. Dev'essere sul tavolo. Vedi, l'astuzia?! ... Tra due secondi Ulisse entra in campo. Speriamo di aver calcolato bene,,,

Si, eccolo li ... PAM! Una botta tremenda. Mancato! Lui schizza, scarta, fugge. Do un calcio alla porta. La chiudo. Lo inseguo. Non può più scappare. Tenta di salire sul tubo. L'avevo previsto... PUM! Lo riatterro. Ecco, lo stringo all'angolo. Ci esce. No, ce lo rimando. Non può più fare niente. Mi avvicino... terrore... mi avvicino e... PAM! ... IIIIHH! Un grido... Niente, si rovescia... morde, anche... Ahi! La mano... Vigliacco! PIM! PUM! PAM! tre colpi di seguito... Ecco, è ferito... sto vincendo, sto vincendo... si, ai punti... non mi basta. Ecco... PUM! Colpito... K.O.... Si, lo finisco, senza pietà. No, si rialza, più veloce di prima. Schizza sotto il tavolo. PUM! Ahi! l'occhio... si, il mio... sullo spigolo.

Barcollo. Sto per cadere. E’ un attimo. Vedo strano, alonato. un sogno. Lui sale, sale, sale. lo scendo, scendo, scendo. Peccato. Fine del sogno. PUM! Svenuto.

Trasformazione in 'Effetto sera'

Mi svegliai con un gran male alla mano e una ferita all'arcata sopracilliare destra, ma ero calmo. Non mi lamentavo. Era come un'ovattata costipazione dentro la testa e negli occhi... e nello spirito. Una specie di sorda costipazione dell'anima.

Forse abbandono la lotta. Che senso ha? Tutto quello che accade in fondo, mi lascia indifferente, apatico. Sento di non avere più un filo di energia vitale. Però respiro. Dev'essere un istinto ritmico involontario. Tutto è involontario! Anche la morale, forse, è come... incorporata. Però preme, preme dal di dentro. E mi dice che non posso abbandonare. Non si può vivere... in quel raffreddore dell'anima. per questo che si ha bisogno di un nemico... si, anche inventato. Questa assurdità del 'superare', questa spinta alla lotta, questa finta corsa alla vita e alla morte, di cui noi non abbiamo alcuna parte cosciente... è il nostro tormento e la nostra delizia.

 

II ATTO

 

I Quadro

Effetto notte

 

Lui è un essere perfettissimo con antenne sensorie capaci di captare ostilità e pericoli in qualsiasi ambiente che lo circonda. Lui è in grado di registrare vibrazioni e frequenze che l'orecchio umano non può percepire. Il suo corpo è ricoperto di pelo color grigio non metallizzato con la coda sottile dotata di piccole squame e quasi completamente spelata. Che schifo! Lui è un essere audace e battagliero capace di adattarsi a qualsiasi cibo e qualsiasi ambiente.

Quando si dice che l'uomo sarà distrutto dall'esaurimento delle risorse terrestri si commette un errore stupido e irreparabile. Lui il nemico. Perché Lui è come l'uomo. Intelligente, onnivoro e con una adattabilità forse superiore alla nostra. E’ contro di Lui che avverrà lo scontro finale. I bookmakers lo danno vincente. lo, no!

"Ah, sono orgoglioso, eh! ... Mostro! Il mio orgoglio non è amore per me stesso. Se mi amassi non mi prenderei a calci come faccio. Il mio orgoglio è... è per come si dovrebbe essere. Il mio orgoglio è lo schifo di tutto e di tutti. Di te, ma anche di me... Un po' meno..."

Gli parlavo, ma in realtà Lui non era presente. Capita qualche volta di costruirsi un dialogo che poi ci servirà.

"Perché mi guardi come se fossi impazzito?" Continuai parlando da solo... "Bravo! Che sensibilità. Lo vedrebbe anche un gatto che ho l'anima attorcigliata come una matassa!"

Sembrava che l'avessi chiamato. Perché dopo un po' arriva mio figlio col gatto. Me lo lascia e mi saluta sempre più perplesso. Appena solo con Tobia, la matassa dell'anima si scioglie. Tra poco inizierà il combattimento. E questa volta sono spettatore, anzi... Regista.

Tenendo assolutamente conto dello scopo prefisso, ma senza trascurare il lato spettacolare, con un cartone trovaticcio e un lungo cordino, costruii una specie di sipario sollevabile a distanza. Ho meno mezzi di Ronconi, ma me la cavo sempre.

Tobia era un gattone selvatico sempre affamato. Avevo anche suggerito a mio figlio di tenerlo a digiuno per due giorni. Non sono certo uno che trascura i particolari. Piazzai il felino dietro il sipario. Un forte odore di pesce, appositamente strofinato su una mattonella, lo tenne inchiodato sul posto.

Ecco, è tutto pronto. Non resta che aspettare Lui. A quest'ora scende sempre. Mi nascondo dietro una tenda col cordino in mano e il cuore in gola. Che succede? Ritarda?... Di solito è puntuale. No, eccolo... Scende dai tubi, scende. Ahi, si ferma, annusa... Maledizione, le antenne... No, prosegue. Si, è a terra... A ottanta centimetri circa dalla belva. Solo il cartone li divide.

Su il sipario!

Il gatto sgrana gli occhi. Si gonfia. Alza il pelo. Una matassa di pelo rosso e maculato. E’ un leone! Lui... Lui non scappa, per ora. Abbassa il pelo grigio. Sembra metallizzato. Non l'avevo mai visto in questa versione. Ora il leone, pregustando il ghiotto pasto, sta per scagliarsi sulla vittima. Per una frazione di secondo i due restano immobili. La vittima impietrita guarda negli occhi il suo carnefice ed emette solo uno stranissimo, flebile suono: Quick!

E il gatto... Via! Scappa come una lepre. S'arrampica sulle pareti. Sbatte su un vaso, lo rovescia. Mi strappa la tenda il deficiente! Fa due volte il giro della stanza, velocissimo. Se la fa addosso, anche... Semina escrementi dappertutto... Nell'aria... Si, una pioggia! Ecco, salta sul tavolo, sul frigorifero, si lancia verso la finestra. La manca clamorosamente, il felino. PUM! Sul pavimento. MIAOOO! ... Un urlo tremendo! Niente, riparte come un razzo. Tavolo... frigorifero... certo, più rincorsa... Ecco, ce la fa. Bravo Tobia. E’ fuori, è salvo. Corre ancora come un pazzo... Una nuvola, una valanga. Si, quell'imbecille, quel matassone di merda!

Dopo ogni battaglia, come sempre accade, c'è uno strano silenzio quasi sacrale. L'esito dello scontro, coi resti sparsi qua e là sul terreno come oggetti senza vita, appare già con l'alone del ricordo agli occhi eroici e pietosi del vincitore. Lui non si è mosso di un centimetro. Ora alza la testa verso di me. Mi guarda un po' come se pensasse... "Mi dispiace, ma era inevitabile..."

Mi fa: " Quick!

 

 

II Quadro

Effetto sera

Riassunto: ci ho ancora un topo in casa. Questo forse si era capito. Una bestia coraggiosa, intelligentissima, e con gli ultrasuoni. Non un demonio, o un fantasma... Forse un fantasma sarebbe stato più alla mia portata. Purtroppo, è un topo. Basta saperlo. Basta fare ordine nelle proprie cose. Non parlo dello stato di caos in cui ormai vivo. Si, questa casa è diventata un disastro. Da un po' non faccio più venire neanche la donna delle pulizie. Mi vergogno. Anzi, ci ho paura! D'altronde è noto che non è l'ordine esterno che mette in pace le coscienze. Una casa pulita e perfetta quasi sempre tende a celare una sottile forma di sporcizia del proprietario. L'importante è l'ordine interiore. L'importante è far chiarezza nelle proprie cose, dico... quelle della vita, del presente e del passato. E io lo faccio.

Mia moglie: si, ormai è cosi. Non è che vada bene, ma ha un suo posto. lo non parlo con mia moglie. Parlo con la mia 'ex moglie'. Basta saperlo! E la mia infanzia, la famiglia... si, mia madre... Ci voleva il coraggio di dire: "Ha sbagliato lei. Era ingiusta e cattiva..." Eliminarla, in un certo senso... si, ucciderla... per sopravvivere. E io l'ho fatto. E ora dormo bene. E chiaro. Mai stare in bilico. Bisogna vivere sempre come... su una comoda poltrona. Devi aver messo a posto tutte le tue cose.

La storia con Gabriella è ancora ambigua? No! t lo strascico di una storia che sta per finire. E quella bambina? Certo, quella bambina... Devo ammettere che mi tiene un po' in bilico. Affetto? No, non può essere affetto. Fatti di sangue... cosa contano?... Il padre è quello che ci vive insieme. Si, però c'è in me come... una specie di incertezza, di sospensione... che ancora non trova il suo posto dentro. Bisogna che me la sistemi meglio. Guai a non sapere cos'è, cosa significa! Mi assomiglia... non mi assomiglia... Guai! Ecco, ci ho pensato bene, e ho preso una posizione. Certo, è sua. E’ sua e basta. Gabriella è... un'amica che ha una figlia. Ecco, cos'è! E’ chiaro che se uno non mette a posto le sue cose, altro che comode poltrone! Non basta neanche il letto. Si dorme e si dorme, se non si sanno le cose.

Questo è il mio tavolo... Questa è la casa dove vivo... solo! ... Là c'è il mio topo che vorrebbe togliermi di sotto le poltrone comode, ma non ce la fa... Ma!?...

Si, ultimamente Lui aveva preso anche l'abitudine di seguirmi. Non dico che mi parlasse, ma quasi. Ogni tanto mi guardava fisso. Chissà se gli piaccio? Quelli che mi conoscono un po' mi apprezzano. Ma come uomo comune e ignoto non ho mai avuto un'idea bella della mia presenza fisica. Cosi da fermo, voglio dire fuori dall'azione, probabilmente sembro un personaggio anonimo, grigio... no, non grigio... voglio dire mesto, afflitto, insomma... una specie di gesuita smunto, devitalizzato. No, non potevo piacergli, mi spiava.

A volte di notte camminava adagio sui ferri della spalliera del letto. La mia naturale attitudine alla prudenza, quella sera, aveva fatto si che escogitassi un espediente geniale. Misi quattro grossi secchi pieni d'acqua alle gambe del letto. Acqua bollente... non sono un ingenuo. Lo so che all'occorrenza nuotano come pesci. Poi con calma mi coricai in quella specie di... 'quadrilaghetto' pieno di vapori. Generalmente, quando la scena è cosi vaporosa, l'attore preso in primo piano... pensa. lo pensavo a Lui. Mi piaceva immaginarmelo nei suoi rifugi. E’ maggio. Probabilmente Lui... l'essere notturno e misterioso, si aggira pieno di palpitazioni giovanili nei suoi buchi malfamati e allettanti. E mentre la natura sonnecchia, Lui, il vincitore, si accoppia con una topa stupenda, in amplessi lascivi e impuri. Anzi, forse con due, con tre... si, l'orgia... lussurioso, libertino, depravato! Però se la gode, eh!... Certo, se non mi viene a trovare è perché se la gode. E’ sempre cosi... Quando ci hanno qualcosa di meglio!. -..

Però son contento che ora mi lasci in pace. Si, stasera ho messo a posto le mie cose, e sto abbastanza bene. Bisogna essere in questo stato d'animo prima di spegnere la luce. C'è chi dice le preghiere, e c'è chi fa il bilancio. Si, sto bene.

Tra poco in silenzio sentirò cadere il tempo. Ecco, la mia testa si posa sul letto e affonda. La stoffa della federa sulla mia pelle ha un contatto tenero di cose nell'ombra. Respiro adagio. Anzi, il mio respiro continua, ma non è mio. Sento cadere il tempo. Trasformazione in 'Effetto notte'

(L'attore come in un sogno un po' sconnesso recita in una specie di trance, all'inizio sottovoce, poi concitato, in un progressivo incalzare sia ritmico che lancinante fino a un grido agghiacciante)

Ecco - probabilmente - si potrebbe immaginare - in questo assurdo - chiamiamolo cosi - mondo - si potrebbe immaginare - allucinazione - sogno - lampo improvviso- eccola - eccola - condannata - nemmeno il tempo di - si, fucilazione - fucilazione - tutto pronto - nella piazza - terribile impatto - si, devo assistere - lampo improvviso - una bambina - piccola - si, di tre mesi - senza aver mai potuto - diciamo cosi - vivere - condannata - condannata - fucilazione - devo assistere - in questo assurdo - chiamiamolo cosi mondo - una cabina - tutta a vetri - si, una cabina - un fucile uno solo - un fucilino - si, come quelli delle sale giochi - fissato su un perno - si, sul perno - va a destra, a sinistra - non è libero - è fissato, fissato - va in alto, poi in basso - come quelli che sparano - non importa - si, agli indiani - agli animali - dietro il vetro - fucilazione - fucilazione - lampo improvviso - la bambina - la bambina di tre mesi - nella cabina - si, di vetro - in braccio all'inserviente - è pronta - è pronta - la tiene stretta - devo guardare - resto immobile - come se si trattasse - si, di un castigo - lampo improvviso - dei miei peccati - ipotesi cancellata - non ne avevo - allora probabilmente - si potrebbe dire - la paura - si, di non soffrire - devo guardare - devo guardare - non posso - si, il fucile - ecco, il fucile si muove - lampo improvviso - resto immobile - senza poter credere - si, allo schianto - non è vero - non è vero - non è possibile - allucinazione, sogno, incubo - tanti gendarmi - tanti gendarmi - lontani - non erano gendarmi - erano dei topi - tanti topi - si, enormi - vestiti da gendarmi - ma lontani - lontanissimi fuori del tempo - fuori del tempo - solo la cabina - di vetro - certo, nella piazza - e poi quel bianco - c'erano tanti fiori bianchi piccolissimi - tanti fiori bianchi - tanti fiori bianchi - l'inserviente tiene la bambina - dentro il vetro - il fucile si muove nel suo perno - si muove - la bambina si divincola, ha capito - si, è terrorizzata riesce ad allontanarsi - allora il fucile esce dal perno - esce dal suo perno - e la segue - la segue - è vicino alla faccia, vicinissimo - la bambina si contorce - non vuole - ha due occhi enormi - non vuole, non vuole - è cattiva - improvvisamente diventa cattiva - si, la bambina - non vuole - ha due occhi enormi, da animale - il fucile la segue - ora è libero nel vuoto - la segue a destra, a sinistra - si avvicina, si avvicina - ecco, la canna dentro alla bocca - dentro alla bocca - ha due occhi enormi, da bove - spaventati, disumani, pieni di orrore - strabuzzati, enormi, pieni di orrore - orrore, orrore, orrore - AAAAAAHHH!!!!

(Sottovoce) Come si fa a mettere a posto le cose quando tutto quello che è importante accade nell'intimo, nell'ombra.

 

 

III Quadro

Effetto giorno

Eppure io nella mia vita ho conosciuto delle persone... no, non so se le ho conosciute, o mi piace immaginarle... si, delle persone che riescono a vivere con estrema naturalezza. Per loro la vita è una cosa... semplice. Si, è cosi che dovrebbe essere, ma non è.

Purtroppo attraversavo un periodo in cui mi uscivano fuori, senza che lo volessi, tutti i dubbi della mia esistenza. Mi ricordo quei giorni come un incubo, un incubo a porte chiuse. Non so da quanto tempo vivevo in quella casa come se non esistesse più neanche il giorno e la notte. Possibile che fosse Lui la causa di tutto? Certo, la sua presenza non era casuale. Si, lo incolpavo, e glielo dicevo, anche. Ma Lui non se la prendeva affatto. Non è certo con le parole che si migliorano le cose... E poi gli urlavo, gli tiravo degli oggetti... Lui si scansava appena. Lo rincorrevo... forse Lui, forse la sua ombra. Devo anche avergli scritto una lettera, mi pare... Niente, non aveva più nessun ritegno. Mi passava accanto tranquillo. Giocava con le mie cose. Aveva capito tutto... il mio lavoro, la macchina da scrivere, anche il videotape... Lo usava, si faceva i primi piani, credo... perché poi l'ho visto sullo schermo. Non mi sembra di averle fatte io, quelle riprese... brutte, sfocate...

Basta! Non ne posso più. Basta. Devo eliminarlo.

La colla! L'arma micidiale. Me ne frego del decoro, della lealtà. Lo devo distruggere.

Prendo il barattolo e il pennello. Con un grosso cacciavite tento di scalzare il tappo. Ecco, ce l'ho fatta. Ho il pennello nella mano destra e nella sinistra... Niente, nella sinistra mi si è incollato il tappo. Maledizione! Queste operazioni sono più difficile di come te le raccontano. 0 gli altri sono più bravi?... Non importa. Tento di liberarmi del tappo scrollando la mano. Niente. Cerco di aiutarmi con l'altra mano. Dal pennello cadono alcune gocce. Accidenti! Ora il tappo si è attaccato alla mano destra. Ci vorrebbe una terza mano. Sto per avvicinarmi con la bocca. No, per carità! Mi fermo in tempo. Che impresa! Mi avevano detto che la poteva usare anche un bambino. Ma perché non me lo mandano, il bambino. Cosi ce lo incollo e lo lascio li!

In qualche modo riesco a dare un po' di pennellate. La sostanza è appiccicosissima, impiastricciante, schifosa. La stendo dove so che Lui passerà. Dopo un po' il pennello non scivola, anzi... si attacca al pavimento. Lo tiro con forza... a destra, a sinistra. Alla fine si stacca violentemente. Faccio un balzo indietro. Perdo l'equilibrio. Sto per cadere. Istintivamente mi proteggo con una mano. CIAK! Incollato... incollato. Non Lui. lo... Maledizione!

Dopo ore di ingegnoso lavoro, e con l'aiuto di solventi miracolosi, mi appostai per aspettare la sua discesa. Ero sicuro che non avrebbe tardato. Ma come? E’ già qui?... Da dove è passato? Evidentemente il maledetto ha usufruito di un altro percorso. Bene! Ora ti insegno a vivere. Ho capito. Devo imbrattare tutto. Si, collante da tutte le parti.

Per mia difesa usai delle assi di legno... delle specie di passerelle, per muovermi a mio agio sul pavimento ormai impraticabile. La casa, se si poteva ancora chiamare cosi, sembrava l'interno di un manicomio abbandonato. Pezzi di formaggio sparsi, altri avanzi, tavole, cacche di topo, di gatto, barattoli, tappi, cacciaviti...

Ora sudo grosse gocce che mi cadono sugli occhi e mi annebbiano la vista. Ecco, come in un'immagine un po' allucinata, vedo Lui che cammina tranquillo usufruendo dei miei percorsi... si, le tavole. Diabolico! Lo sa che passando dove passo io è tranquillo! Carogna! Infame! Mi strappo la camicia di dosso e furibondo mi scaglio sul nemico per ingaggiare una lotta primordiale. Lui si ripara appena dietro un barattolo. lo lancio un urlo, digrigno i denti, gli balzo addosso col corpo e con la faccia in una lotta bestiale, tremenda e primitiva.

Tanto primitiva, quanto inutile. Lui non c'era più. Forse non c'era mai stato.

 

 

IV Quadro

Effetto sera

Ora io, o meglio... quello che rimaneva di me, con la barba un po' lunga e i vestiti sporchi e appiccicosi, sedevo adagio in cucina. Non avevo più la forza per tentare di vincere o la generosa rinuncia per vincere alla rovescia. Ero in balia degli eventi. Mangio un po' di miele, perché no?... Il miele mi cola sul tavolo, sulle mani, sui vestiti.

Eccolo, il Grigio, ritorna. Ormai fa quello che vuole. Va, viene... Ora sale sul tavolo. "Bravo!... Cosi, più vicino... Vuoi un po' di miele? Te lo metto qui... Ecco, questo è il tuo". Non lo vuole. "Non è mica colla, è buono. Non vedi che lo mangio anch'io?" Ma si, diamogli il miele che ne ha bisogno... Un po' di calorie!... "Cos'è? Non lo mangi?" Ah, ho capito: "Ma no! Questo è il mio. Ce l'hai li, il tuo". Niente, vuole il mio. Testone. "Ma toh! Prendi"...

(Dall'esterno si avvertono in lontananza i lampi e i tuoni di un temporale. L'attore, nell'esatta posizione dell'inizio della commedia, è seduto su una poltrona con una coperta sulle spalle. Dopo un allucinante dialogo col topo in cui sembra ormai quasi completamente devitalizzato, piano piano ritrova la forza per immergersi in un'invettiva crescente che arriva a toni altissimi di folle disperazione).

Un lampo... lontano. Un altro, più vicino. Bello il temporale! "Ti piace?" Non gliene frega niente. Non mi ascolta. Anzi se ne va.

A me piacciono i lampi. Vastissimi e brevissimi. Enormità istantanea. Tutto... e presto. In un lampo c'è tutta la vita... Boh!

"Grigio!!! Dove sei?

So a cosa stai pensando. Si, ormai lo so. E vorrei anche dire a chi non vuol vederti o preferisce ignorarti che in quanto ad astuzia e malvagità tu superi qualsiasi immaginazione. Crudele! E infedele, anche! Ora che sai che non posso più fare a meno di te, che ti penso sempre... mi abbandoni. Mi manchi. Lo sai, vero, che mi manchi!..." Mi tradisce. Mi tradisce per un altro. Che faccio? Rimango qui ad aspettarlo? Chissà quando torna! se ne approfitta. Potrei andare con un altro topo. Il famoso 'chiodo schiaccia chiodo'. E’ che quando sei in preda alla gelosia... non ce la fai ad andare con un altro. Si, la gelosia ha il potere straordinario di illuminare di raggi intensissimi quell'unico essere che ti ha tradito, e di tenere tutti gli altri esseri nella totale oscurità. Forse non è amore. Sono raggi, ma per me... brilla! Brilla! Chissà da chi è andato a farsi vedere cosi brillante! "Traditore! Prima mi hai mangiato l'ombra. Poi mi sei entrato dentro per divorarmi. Ma non credere che io stia per morire. Lungi da te l'idea che questo sia il canto del cigno. Tu hai davanti a te un mostro ancora vivo, e più cattivo di prima. Un mostro di cui sono lieto tu possa scorgere solo il viso, sicuramente meno orribile dell'anima che tu non vedi". E se l'anima non è bianca è perché Dio è cattivo con gli uomini. A Dio piacciono i fiori, e il verde, e i paesaggi. Ma odia gli uomini. Dio! Dio! Dio! Me l'hai mandato tu quel lurido topo che rimescola tutta la melma della mia vita! Si, la mia vita... un campionario di aborti che non ho mai avuto il coraggio di raccontare neanche a me stesso. Ma tu li vedi, dall'alto, eh! ... Non te ne importa... Te la racconto io, la mia vita. Perché ora lo so cosa sono. Mi ero costruito per sembrare intelligente, sensibile, affettuoso, quasi perfetto... quasi una persona! E ci ho creduto anch'io. Ma da dove mi è passata la vita, la gente Si, gli amici, gli amori?... Neanche un marchio, un nome inciso si, tatuato... qualcosa che mi abbia lasciato un segno... sul corpo... una radice profonda! Non una sola cosa che sia diventata parte di me. E la mia bontà?! ... Quando mia moglie impazziva si, nevrosi, dottori, d’accordo, ma intanto impazziva davvero per me, per il nostro sfacelo. E io, che facevo? Era più facile che mi venisse una lacrima per un filmaccio di terza categoria che per lei. Ma era giusto cosi. Certo, perché lei era brutta, nella sua sofferenza. Estetico fino al profondo delle mie budella... davanti agli altri non ho sbagliato mai! Cercavo di assomigliarti, Creatore! Ma non ho mai sprecato una goccia di sangue e di sudore... per gli altri! E allora, Dio, lascia che io sfoghi i miei sentimenti! Ne ho ancora abbastanza da provocarti fino alla morte. lo colpirò la tua carcassa cosi forte da farne uscire le rimanenti parti di Bene che non ci hai voluto dare! Si, quell'Amore a noi sconosciuto che tu ci hai sempre nascosto, astuto bandito, perché l'uomo restasse quell'essere miserabile che tu hai voluto. Si, perché se circolava un po' di quella sostanza, che si pensa sia dentro di te, allora si che avrei potuto smettere di essere cosi solo e abbrutito. Perché è vero, io ho sbagliato... con l'amore, con le donne, con la vita, con le cose serie e durature. Si, son diventato tirchio... anche nel lavoro. Mi sono ritirato da tutto. Mica per concentrarmi... Per frustrazione... si, per la paura di non essere all'altezza... per la paura di deludermi! Paura, sempre paura... certo!

E quando Gabriella voleva venire a vivere con me, e voleva che l'amassi, e che amassi quella bambina... di chiunque fosse... No, io il mio debito con la specie l'avevo già pagato. Ce l'avevo già un figlio, io! E chi me lo dava il coraggio di ricominciare qualcosa di impegnativo... Volevo star solo, certo. Non me la potevo assumere una cosa cosi grossa! Volevo star solo. Vigliaccheria. Vigliaccheria e stitichezza!

Ma tu ci godi, eh... a guardare dall'alto la mediocrità! E vero, non sono riuscito a essere niente. Ma se il mondo è quello che vedo, se il mondo sono gli altri, allora io non mi pento affatto dei miei fallimenti. Perché tu volevi che io facessi come tutti, che mi accontentassi di una convivenza tranquilla e pacifica. Bene! Se la vita dev'essere questa io ti dico che tutta quella fauna di delirio, di larve, di scoppiati, di droga, di delinquenza che è li fuori... è l'unica risposta alla schifezza di mondo che hai creato.

Distaccato, avaro e asettico come un ingegnere meccanico, ti sei divertito a farci un cervello e un cuore perfetto... coi suoi ventricoli e le sue orecchiette... ma senza neanche un sentimento dentro! Forse un po' di sentimentalismo, quello si. E’ la mia poesia... sudaticcia e piena di languore. Sensibilità astuta per nascondere l'aridità. Meno male che poi le carognate tornano fuori sotto forma di bubboni che scoppiano... si, nel sonno. Illuminazioni che tirano fuori qualcosa... brandelli di vita... ma di quelli agghiaccianti.

Si, quando mio padre moriva... e io l'ho assistito per giorni e giorni. Paziente, bravo, il più bravo di tutti. Non ne potevo più! Gli avrei dato quintali di morfina pur di dormire. E ho anche tirato un sospiro di sollievo... quando ha chiuso gli occhi per sempre. E mi sono inventato che era una liberazione per lui. Non è vero! Non è vero! Era per me! Sono stato contento quand'è morto! Però piangevo, piangevo; lurido, egoista, schifoso!.. Sono più schifoso di quel topo di fogna che mi hai mandato. Si, è proprio come me... Sono io, siamo la stessa cosa... pelosa e ributtante... Tutte creature di Dio!

Ma guardatelo in faccia, questo nostro Creatore! Com'è gonfio! Si, prolifera insieme a noi, insieme al benessere. Ma certo, si sta bene con le nostre comodità, le nostre invenzioni! Con le nostre macchine a tremila cavalli! Gli facciamo scoreggiare le valvole e siamo felici, no?... Cosi, si dimentica un po' la vita. Quella vera. La sola. Quella che starebbe dentro ogni uomo. Nel cuore. Non nella demenza del cervello!

Mi fa schifo questa idiozia, questa superficialità, questa finzione, questa sporcizia. La detesto. Ma non me ne posso liberare. Me ne vado in giro chiudendo il mio marcio dentro... si, con la stessa disinvoltura con cui maschero la mia impotenza quotidiana.

Però passo da buono, quello si ' Sono anche corretto e generoso. Guarda con mio figlio. Gli ho sempre dato tutto. Sono un padre modello. Non ho mai alzato la voce. Ho fatto tutto quello che voleva. Certo, dovevo farlo. Dovevo farmi amare. Ma io riesco solo a farmi ammirare, mai amare. Perché non amo neanche mio figlio, va bene!.. No, non lo amo! Non lo amo! Hai capito, Creatore?

Ma tu, certo, mi perdoni. E mi benedici. E mi baci... Si, nel profondo della tua Misericordia onnivora hai compassione di me, di tutti. E invece di riscattare l'imbecillità cosmica, ti diverti a guardare nella fogna. Torturatore intoccabile! Voglio liberare l'anima perché prosegua da sola, e ti abbandoni, e ti bestemmi.

Guardami: sono tutta la tua sporcizia, sono un essere inutile con la presunzione di lasciare un segno... si, della grande idiozia... L'avidità, le speranze abortite, l'orgoglio, le stupide irritazioni, la demenza, le smorfie, la nevrosi isterica, l'angoscia vischiosa, la falsità, la scemenza del raziocinio, la piattezza, il cupo, le passioni simulate, il melodramma, i finti soli, i sonniferi, i mostri, il sudiciume... il nostro sudiciume... la desolazione... la mamma... le cosce... i culi... i ricordi di infanzia, la paura della masturbazione, dell'omosessualità... la paura del mondo... la paura di Dio.

Perché non è cosi per tutti?

Avete mai visto le spalle di un uomo che cammina davanti a voi? lo le ho viste. Sono le spalle comuni di un uomo qualsiasi. Ma si prova una sensazione di sgomento. C'è tutta la banalità umana. Il grigiore quotidiano del capofamiglia che va al lavoro, o al suo focolare... allegro. I piaceri di cui è fatta la sua esistenza senza scampo. Si, certo... tutto dentro la naturalezza di quelle spalle vestite. E io lo odio, quell'uomo. E provo uno schifo fisico diretto, senza impegno, senza ideologie sociali. L'intolleranza e il disprezzo che dovrebbe avere un Dio che guarda. Certo che lo odio. Perché attraverso quest'unico uomo li puoi vedere tutti. Costui è 'tutto'. E’ l'operaio infaticabile. E’ l'impiegato che ride nel suo ufficio. E’ la servetta pettoruta che aspetta di sposarsi. E’ il nuovo ricco sempre più stupido e volgare. E’ il giovane inserito. lo stesso niente, la stessa insensatezza e incoscienza di tutti.

Intelligenti, stupidi... che vuoi che conti? Vecchi, giovani... certo, tutti della stessa età. Uomini, donne... si, tutti dello stesso sesso... che importa? Residui di persone che non esistono.

 

 

V Quadro

Effetto alba

Generalmente si ha la tendenza a credere che, quando un uomo è al massimo della propria degradazione... si, quando il dolore... non ti risponde più, e non sei neanche più capace di piangere... dicevo, si ha la tendenza a credere che solo una grossa rivoluzione, un cambiamento totale... si, 'il grande rimedio', sia l'unica possibilità di uscire dalla crisi. In realtà la natura umana forse è meno esigente. A volte basta un piccolo segnale, un suono, un odore, un presagio... a ridarti un barlume di vita.

Potrà sembrare superficialità, ma in un'alba... non so se vera o immaginata, dato che ero chiuso in casa da giorni ... si, nel silenzio di un'alba, credo di aver sentito come il canto di un gallo. Anzi, ne sono sicuro.

Ma è mai possibile che il canto di quel gallo mi abbia dato la forza di riprendermi da quell'interminabile assurdo delirio? Certo, basta poco per ricordarsi che esistono le ore, i giorni, la gente. Spalancai le finestre... e, non solo era una bellissima alba, ma un nuovo gallo più giovane e squillante annunciava l'inizio di un giorno finalmente diverso.

Trasformazione in 'Effetto giorno'

Ecco, con un vigore imprevedibile, mi libero di tutta la sporcizia accumulata sui pavimenti. Lavo, spolvero, strofino, ripulisco la casa da cima a fondo. Uno splendore! Corro in bagno. L'acqua della doccia, prima bollente poi gelata mi da una sferzata di nuova energia. Mi guardo allo specchio. Il corpo nudo diventa più bello e statuario, levigato dall'acqua che scivola sulla pelle. Dovrei lavarmi più spesso! Ecco, sono un'altra persona. Non so ancora bene perché faccio tutto questo, ma sono certo che è da qui che bisogna cominciare. Forse qualcosa ho già in mente. Infatti, senza neanche badare se Lui aveva notato l'evidente trasformazione della mia personalità, infilo la porta e me ne vado.

Forse Lui ora starà pensando che l'ho abbandonato. E questo non mi dispiace. I sociologi hanno scritto volumi sull'abbandono. Pare che gran parte del dolore non sia procurato tanto dall'assenza, quanto dall'amor proprio ferito. Sicuramente Lui è alle prese con questo dilemma. Il che è già un sintomo di un'inversione di tendenza. Ma quella non era che una piccola gioia imprevista nel mio grande disegno di vendetta.

Dopo qualche ora rientrai in casa con un grosso pacco di cui non svelo il contenuto per non rovinare la suspense finale. Lui mi stava aspettando. Ecco, è li, fermo sul pavimento, in mezzo alla stanza. Anch'io mi blocco. Siamo uno davanti all'altro. Immobili, gli occhi negli occhi. Si, l'appuntamento finale: o la vita, o la morte! La tensione è al culmine. I muscoli sono tesi, pronti a scattare. E’ questione di attimi. Ecco, è il momento! ...

No, purtroppo non era ancora il momento. Devo ammettere che mi sarebbe piaciuto. Ma il mio piano era più elaborato, più sottile forse, ma non di immediata spettacolarità.

Per non insospettirlo feci finta di niente. Mi pare anche di aver fischiettato un motivetto. Ero sicuro che questo lo avrebbe innervosito. Infatti poco dopo se ne andò. Devo approfittare della sua assenza. Non deve vedermi. Afferro il pacco. Al momento lo appoggio sulla poltrona. Recupero le assi di legno... quattro. Meglio cinque. Le sistemo lungo i nostri consueti percorsi fino ai piedi della poltrona. E’ li che lo aspetto. Attorno alla poltrona le assi sono ricoperte del collante mortale, trasparente, per mia fortuna. Accendo la lampada, scarto il pacco, ne sistemo ad arte il misterioso contenuto sulla poltrona, eseguo gli ultimi veristici ritocchi e mi allontano.

Prima di uscire piazzo il videotape e do un ultimo sguardo al mio capolavoro. Una composizione iperrealista.

Sulla poltrona 'vera', illuminata da una luce 'vera', con in mano un giornale 'vero', ci sono io... 'finto'. Mi spiego meglio: una copia perfetta della mia persona, un doppio di me in cartapesta... con tanto di capelli umani, sopracciglia e ciglia, e occhiali... i miei.

Nella sua complessità il mio piano era elementare. Lui, che, rassicurato dalla mia presenza e dai miei passaggi, mi seguiva dovunque, mi avrebbe certamente raggiunto nei pressi della poltrona, ingannato dalla sua conoscenza visiva. In fondo... era un'animale!

'Si racconta che il principe di Condè dormi profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi'. lo, no. Questa volta non tanto perché dubitassi del mio piano, quanto perché non dormivo all'aperto dall'epoca degli scout.

Le albe in campagna, l'ho già detto, sono molto belle. Ma questa, ancora di più.

Apro la porta... lentissimo... come un giocatore di poker che spilla l'ultima carta.

La lampada è ancora accesa sopra la mia copia spettrale. Il giornale ha cambiato posizione e ondeggia leggermente. E ai miei piedi...

Eccolo li: inchiodato, immobile, stecchito... il mio nemico.

AAAAAHHH!!!! Vittoria, vittoria! Ce l'ho fatta! Sono libero, sono libero!

Saltavo per la stanza. Ero felice. L'incubo era finito. Avevo vinto! Improvvisai una specie di danza. E correvo, correvo per la casa come un goleador che urla la sua gioia al pubblico.

AAAHHH!

Poi tornai da Lui, o meglio... dal caro estinto. E con un tono quasi amichevole che nascondeva una certa sufficienza... "Non te la prendere, abbiamo battuto ben altri nemici!"

Anche se non ho mai dato grande importanza alla tradizione dei funerali, quella volta mi sembrò giusto prepararlo con una certa cura. Fu una funzione semplice, ma sentita. Deposi la piccola salma in una scatola da scarpe e la ricoprii con un po' di terra.

Per prudenza ci misi sopra una piccola croce. Non credo fosse cattolico, ma non si sa mai!

La casa è tornata ad essere quell'oasi che tanto avevo desiderato. Finalmente potrò lavorare in pace. Per un attimo, quasi istintivamente, dò un'occhiata ai tubi. Non riesco a definire con esattezza il mio stato d'animo. Certo, mi sento liberato... ma in qualche modo... Niente, mi rimetto alla scrivania... macchina da scrivere, chitarra, videotape... Ah, già... il videotape! Voglio proprio vedere com'è andata.

Questa volta l'immagine è nitidissima. Dopo un po' il topo entra in campo, adagio come sempre. Cammina fino al punto limite del collante. Poi si ferma e torna indietro. Per un po' più niente. Maledizione! Schiaccio il bottone dell"avanti veloce'. Ecco, ho esagerato, succede sempre cosi. L'immagine è già alla fine col topo morto. Riporto indietro velocemente. Bene, ora Lui appare sul tubo all'altezza di cinquanta centimetri da terra, vicino alla poltrona. Cammina adagissimo all'indietro. All'indietro? E perché? Sta trascinando coi denti qualcosa... 0 mamma' E un topo morto. E’ la sua copia, il suo doppio... Me lo scarica li: PUMM!

"Grigio! Beh? Cosa credi di aver fatto?.. Mascalzone'

Roditore di anime! Sei stato bravo, geniale... una bella mossa. Non lo posso negare. Ma non credere che sia finita qui".

Mi accorsi subito che il mio tono era molto cambiato. Lo insultavo, ma dietro le mie parole c'era... come il piacere che Lui ci fosse ancora. No, non il piacere. La necessità. Si, la necessità di qualcuno o qualcosa che non faccia addormentare i tuoi dubbi, che non ti faccia riposare sulle tue presunte comode poltrone. Che strano! Improvvisamente avevo capito che accettarlo e conviverci era come convivere con la vita, con me stesso, con gli altri.

Avete mai visto le spalle di un uomo che cammina davanti a voi? lo le ho viste. Sono le spalle comuni di un uomo qualsiasi. Ma si prova una sensazione simile alla tenerezza. C'è tutta la normalità umana. La fatica quotidiana del capofamiglia che va al lavoro. I piaceri di cui è fatta la sua precaria esistenza, Si, certo... tutto dentro la naturalezza di quelle spalle vestite. Quello che io ora provo per quell'uomo è una comprensione diretta, senza impegno, senza ideologie sociali. Attraverso quest'uomo li posso vedere tutti. Nessuno sa quello che fa, nessuno sa quello che vuole, nessuno sa quello che sa.

Intelligenti, stupidi... che differenza c'è? Vecchi, giovani... certo, tutti della stessa età. Uomini, donne... Che vuoi che conti?... Tentativi di persone che comunque... esistono.

Si, quell'uomo è tutto. Bisognerebbe essere capaci di trovare... la consapevolezza e l'amore che dovrebbe avere un Dio che guarda.