Qualche notizia su Giusy

Spero che visitando la stanza in cui cerco di parlarvi di cosa gli altri dicono sul travestitismo, abbiate capito che questo bellissimo hobby ha più d'una causa e cercare di dare un unico perché è davvero inutile.

Proverò adesso a spiegarvi perché GIUSY si traveste e diventa una bellissima…DONNA

 

  

GIUSY E' ELEGANTE E SENSUALE ALLO STESSO TEMPO:

"NON VOGLIO ESSERE APERTAMENTE VOLGARE, VOGLIO CONSERVARE ANCHE IN GIUSY QUELLA DICOTOMIA TRA IL SEMBRARE E L'ESSERE CHE E' COSI' TANTO ECCITANTE…"

1970: Nasce Giusy

Ho iniziato con le scarpe della mamma e pian piano sono passata al cassetto dei suoi indumenti intimi: mi piacevano l'odore pulito della sua biancheria, la morbidezza della seta, la raffinatezza dei ricami.

Sentivo una forte sensualità dentro di me, anche se il rapportarmi con l'altro sesso era una cosa molto difficile, soprattutto perché mi sentivo così debole e poco virile rispetto agli altri maschietti.

Ricordo di una mia foto in cui c'è bambino con un piccolo pisellino: mi vergognavo tremendamente quando i miei la facevano vedere agli ospiti per via di quel piccolo particolare.

Alle scuole elementari sognavo della maestra e dei suoi seni enormi, del suo sedere: era una bella signora di mezza età, un oggetto che avrei voluto possedere. Ho anche il ricordo di una cameriera che i miei non volevano che frequentassi di cui mi piaceva tanto l'odore.

 

Tra l'altro la religione a scuola, in chiesa e al catechismo, imponeva cosa era giusto e cosa era sbagliato: il sesso era sbagliato.

Il mio lato maschile si innamorava delle compagnette alle scuole medie, il mio lato femminile provava a immaginarsi donna anche sessualmente. Non mi ricordo il primo oggetto con cui mi penetrai ma scoprii che tutto sommato non era così sgradevole, anzi… Poi, però, ne provavo vergogna. Tra l'altro iniziai da "donna" anche prima di vedere immagini pornografiche: ricordo quella di un enorme membro maschile che eiaculava sulla lingua di una donna, era la rivista che un mio amichetto mi fece sfogliare a casa sua. Provai un brivido non indifferente. Lo stesso amichetto era quello che buttandomi una volta sul suo letto, anni prima, si era abbassato i pantaloni e mi aveva ordinato di prendergli in mano il suo membro.

Da allora in poi sono stata affascinata da quelle donne che comparivano nelle riviste: mi immaginavo al loro posto e cercavo di studiare come si vestivano e come si truccavano.

Avevamo degli inquilini che andarono via e la signora, bella e sensuale, lasciò degli abiti poi "parcheggiati" vicino alla mia stanza, nel piano inferiore a quello dove dormivano gli altri familiari: me li provavo e riprovavo tutte le sere.

Con gli altri compagni sfogliavamo riviste vietate e guardavo giganteschi membri maschili ed enormi vagine, io mi sentivo più inadatta al ruolo di maschietto per via del mio pene che sentivo piccolo soprattutto di fronte alle dichiarazioni di mascolinità dei miei amici. Vennero anche i film vietati ed io accrescevo la mia inferiorità e voglia di immedesimarmi in quel tipo di donne che guardavo. Gli amici cercavano di rifare quello che vedevano con le ragazzine; io con me stessa e con tanto divertimento e con successivo pentimento.

Provavo tanto disgusto quando nelle sere "da donna" poi mi masturbavo come maschietto e raggiungevo l'orgasmo molto velocemente: mi facevo schifo e per non pensarci leggevo tanti libri, suonavo, sognavo…

GIUSY E' DAVVERO UNA PERSONA LIBERA

 

"SONO BRILLANTE, DISINIBITA, SFACCIATA, TUTTO IL CONTRARIO DI CIO' CHE E' LUI"

Alle scuole superiori frequentai un istituto tecnico prettamente maschile: il problema con le ragazze diventava più evidente e trovavo divertente sempre più spesso la sera, in abiti da donna, penetrarmi con un oggetto che immaginavo fosse un pene stupendo, e poi, il giorno dopo, essere un maschietto che cercava di misurarsi con l'aggressività e la brutalità degli altri maschietti: non m'importava tanto la sera c'era Giusy che sin da allora diventava una valvola di sfogo.

A 18 anni ebbi la prima ragazzina con la quale non feci mai del sesso: colpa della religione e dei suoi precetti che erano ben radicati nel mio animo. Ci baciavamo solamente.

Poi l'università e la scoperta, nelle riviste, che esistevano altri come me; che c'erano i transessuali e i travestiti ed io, per via dei giornali assai commerciali, li associavo a quella voglia di sesso e a quella dolce perversione che scaturiva da un malessere dovuto al fatto che si doveva essere maschi o femmine e che i maschi si dovevano comportare in una certa maniera e io non ci riuscivo per cui dovevo esser donna.

Il primo vero membro maschile che strinsi in mano in fondo non era più grande del mio: avevo 24 anni. Sotto cercavo di abbigliarmi. Soprattutto cercavo di costipare fino all'inverosimile il mio povero pene che desideravo scomparisse viste le sue dimensioni che ritenevo piccole. Ero ad un cine porno e lui, un ragazzo come me, mi mise la mano sul suo membro. Quando mi toccò io venni e lui si chiese dove era il mio uccello: non sapeva che era in mezzo le gambe stretto e nascosto da un costume da bagno aderente.

Poi ci fu una bella storia con una donna sui suoi "primi quarant'anni" non libera. Con lei fu amore e fu lei ad insegnarmi il sesso: la maestra del mio lato maschile. Quando finì ci soffrii parecchio.

 

Scoprii che riuscivo ad essere un maschietto e che anzi quando lo divento scordo Giusy; e al contrario, poi, constatai che Giusy mi fa scordare la parte maschile. Trovo difficile calarmi contemporaneamente nei due ruoli, anche se penso che se il maschietto si femminilizzerà o Giusy si maschilizzerà, punti di vista, sarò forse ancora una nuova persona e abbandonerò il travestitismo per sempre.

In proposito trovo che travestirsi significa, tra le altre cose, sviluppare un senso di trasformismo e di ruolo, una capacità di invenzione, una fantasia ed un'immaginazione che non hanno eguali. Qualche anno fa ho ripreso, e in maniera meticolosa, a travestirmi: da qualche parte ho letto che è un hobby che si perde difficilmente. Sono diventata indipendente dai miei e vivo da sola e come mi pare. Le mie amiche mi hanno insegnato a truccarmi, a depilarmi, a scegliere cosa indossare e come comportarmi.

Mi hanno portata in discoteca (qualcuna di loro in privè o a feste s/m) e fuori a cena in ristorante o a passeggiare in pieno centro.

E questo è un vero piacere: l'essere talmente verosimile ad un signorina da essere scambiata per una donna e non esser notata come travestito.

L'essere "passabile" è un vero e proprio obiettivo: conosco amiche che stanno ore e ore a truccarsi per trasformarsi in donne insospettabili.

Man mano ho scoperto che Giusy è una maniera per sfogare anche i miei istinti sessuali e non me ne vergogno più. Per il 50 % divento Giusy perché sono inappagata sessualmente da maschietto (quando ho una compagna non penso a Giusy); per il 50% Giusy è un desiderio psicologico di esser desiderata, cercata, e di poter esprimere liberamente la mia femminilità. Agli occhi di molti potrei esser definita una bisessuale, anche se per via del secondo 50 % a me piace definirmi eterosessuale. Preferisco incontrare gente elegante, di classe e di buon gusto con cui divertirmi senza porre limiti a quello che può succedere.

Ecco, questa è Giusy e, un po’, mi ci son affezionato…

LA MIA PRIMA FOTO

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