GUIDA ALL'APPRENDIMENTO DELLA NOSTRA LINGUA
a cura del prof. Antonio Margherini

IL VERBO: PRINCIPALI CONIUGAZIONI VERBALI

 

Luigi De Bellis

 
 
 

INDICE

Le principali coniug. verbali
Coniugazione dei verbi ausiliari
Prima coniugaz. attiva
Seconda coniug. attiva
Terza coniugaz. attiva
Prima coniugaz. passiva
Seconda coniug. passiva
Terza coniugaz. passiva
Coniugazione di forme riflessive
Osservazioni
Esercitazioni
 
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1.

E' la parte del discorso più importante. Infatti esprime il modo di essere della persona, dell'animale o della cosa di cui si parla, cioè del "soggetto", o l'azione da questo fatta o subìta.

2.

I verbi vanno pertanto divisi anzitutto in due categorie: i copulativi ed i predicativi.
I copulativi servono per indicare il modo di essere del soggetto e devono essere sempre accompagnati da un aggettivo o da un sostantivo, perché da soli non hanno un senso compiuto: "essere", "divenire", "diventare", "parere", "sembrare", "riuscire", ecc.
(L'espressione "lo sembro" non ha alcun senso, mentre "lo sembro cattivo" sì).
I predicativi esprimono un'azione.

3.

I verbi predicativi si dividono poi in transitivi e intransitivi. I transitivi sono quelli che esprimono un'azione che ha necessariamente bisogno di un oggetto su cui esplicarsi. Per esempio il verbo "leggere" presuppone un libro, una lettera su cui il soggetto esercita l'azione, ma in assoluto non esiste. Anche quando dico "lo leggo molto" per intendere che sono una persona intellettualmente impegnata, è chiaro che non potrei fare l'azione del leggere senza giornali, riviste, libri.
Gli intransitivi sono quelli che esprimono un'azione che rimane sul soggetto che la compie, che non ha bisogno di un oggetto: "andare", "venire", "camminare", ecc. esprimono azioni che non transitano su un oggetto.
Il verbo essere, di solito copulativo, è predicativo intransitivo nel senso di esistere, stare, trovarsi ("Sarò a Roma per la fine della settimana").
Alcuni verbi possono essere transitivi e intransitivi: ad esempio il verbo "ardere" ("I romani arsero la città"; "lo ardo d'amore") e quelli come "alzare - alzarsi" che nella prima forma sono transitivi ("Alzo il tavolo" - "Il tavolo è alzato da me") e nella seconda riflessivi apparenti e, quindi, intransitivi ("Mi sono alzato alle otto").
Alcuni verbi intransitivi possono avere il cosiddetto complemento oggetto interno, l'unico oggetto per essi possibile, costituito, di solito, da un sostantivo che ha la stessa radice del verbo: "Vivere una vita beata", "Sognare finalmente un sogno felice".

4.

I verbi predicativi transitivi hanno tre forme: quella attiva (quando il soggetto compie l'azione), quella passiva (quando il soggetto subisce l'azione) e quella riflessiva (quando il soggetto compie l'azione e questa ricade direttamente o indirettamente su di lui).

5.

Tutti i verbi hanno una coniugazione che si articola in modi e tempi, avendo riguardo alle persone ed al loro numero.
Nei tempi composti sono accompagnati dai verbi essere e avere che assumono la funzione di verbi ausiliari.
I verbi transitivi hanno l'ausiliare avere nella forma attiva ed essere nelle forme passiva e riflessiva.
I verbi intransitivi, che hanno solo la forma attiva, richiedono alcuni l'ausiliare avere, altri essere ed altri ancora li ammettono entrambi (per la scelta consulta la sezione PRONTUARI).

6.

I verbi dovere, potere e volere, seguiti da altro verbo nel modo infinito, si dicono servili perché in effetti sono al servizio del verbo seguente, che esprime l'azione fatta o subita dal soggetto.
Nei tempi composti possono usare il loro naturale ausiliare (avere) ma preferiscono assumere l'ausiliare del verbo che li segue ("Ho dovuto andare a Roma" o, meglio, "Son dovuto andare a Roma").

7.

Tutti i verbi, ad eccezione di essere e avere, sono distribuiti in tre coniugazioni: alla 1a appartengono quelli che all'infinito hanno la desinenza are, alla 2a quelli che hanno ere, alla 3a quelli che hanno ire.

 PROSPETTO

Generi Transitivo (se può avere un compl. oggetto)
Intransitivo (se non può avere un compl- oggetto)
Forme Attiva Io lavo; io vengo
Passiva Io sono lavato
Riflessiva Io mi lavo (mi=me: forma rifles. propria)
Io mi lavo le mani (mi= a me: impropria)
Noi ci salutiamo (forma rifles. reciproca)
Io mi vergogno (forma rifles. apparente)
-  I verbi transitivi possono essere attivi, passivi e riflessivi
-  I verbi intransitivi sono soltanto attivi o riflessivi apparenti

-

 il verbo di forma riflessiva è sempre preceduto da una particella pronominale che si riferisce al soggetto. Esempi:
Noi ci salutiamo (riflessivo perché "ci"  si riferisce a "noi")
Voi ci salutaste (non riflessivo perché "ci" non si riferisce a "voi"

-

I verbi senza soggetto si dicono di "forma impersonale" (piove, si dice).
Modi Definiti                Indicativo, congiuntivo, condizionale,
                         imperativo
Indefiniti Infinito, participio, gerundio
Tempi dell'Indicativo Presente Passato prossimo
Imperfetto Trapassato prossimo
Passato remoto Trapassato remoto
Futuro semplice Futuro anteriore
del Congiuntivo Presente Passato
Imperfetto Trapassato
del Condizionale Presente Passato
dell'Imperativo Presente Futuro
dell'Infinito Presente Passato
del Participio Presente Passato
del Gerundio Semplice Composto
Persone Prima, seconda, terza
Numeri Singolare, plurale

                                   L'interpretazione

Marcello Mastroianni,  disse - in un'intervista all' "Informazione" del 5 aprile 1995 - parlando della morte, una frase che fa rizzare i capelli in testa un po' a tutti, credenti e non credenti. La frase è la seguente:

            "A quel barbone che sta lassù vorrei dire:
    ma ti vuoi fare i cacchi tuoi? Io non ho voglia di raggiungerti
".

Ad un critico che volesse dare un'interpretazione di questa frase apparentemente blasfema, si prospetterebbero almeno tre ipotesi:

L'autore è un ateo che si diverte a scandalizzare i credenti -per chissà quale suo intimo morboso desiderio-, indirizzando un messaggio offensivo ad un "Essere supremo" nella cui esistenza egli non crede affatto.

L'autore è un credente che ha qualche conto in sospeso col Padreterno, per cui gli si rivolge in modo volgare (incurante della di Lui onnipotenza), forse con l'inconscia speranza di strappargli un po' di vita in più, dal momento che -come si dice- Dio chiama a sé i migliori.

L'autore non solo è credente, ma nutre verso il Signore un così sviscerato amore, una così incondizionata fiducia, una così cordiale dimestichezza, da sentirsi nella condizione di potersi rivolgere a Lui in termini scherzosamente bruschi, certo che Dio è tanto buono e tollerante da non prendersela affatto per l'impertinenza di un Suo figlio prediletto, che Gli parla con amore. E, poi, amare la vita significa onorare il Creatore.

In questo caso specifico il critico, preso dai dubbi, non avrebbe dovuto far altro che telefonare a Mastroianni (oggi, purtroppo, è morto) e farsi spiegare l'autentico significato della frase. Eppure dovrebbe andare coi piedi di piombo nell'accettare per buona la risposta dell'autore. Infatti questi potrebbe ingannarlo. Ma se la frase fosse stata scritta da un autore del Quattrocento? Il critico, per venire a capo del problema e dare una plausibile interpretazione, dovrebbe fare una approfondita ricerca su tutti i testi dell'autore in esame, dovrebbe analizzarli uno per uno ed estendere l'indagine a quanti altri hanno lasciato testimonianze sulla sua vita. Insomma dovrebbe impiegare anni ed anni di studio prima di pronunciare un verdetto. E questo non sarebbe che una "ipotesi"... discutibile.

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2001 © Luigi De Bellis