GIACOMO LEOPARDI

 

IL SISTEMA FILOSOFICO LEOPARDIANO

A lungo si e' negata la rilevanza filosofica del pensiero di Leopardi a causa di un’elaborazione asistematica, di un metodo di indagine che si distacca dalle procedure tradizionali e professionali della filosofia, ma che non presuppone una pensiero a sua volta asistematico. I criteri sui quali si basa Leopardi per le proprie riflessioni sono due e sono il vero esistenziale dell’individuo e il vero sociale dei molti: la "leggi" del sistema devono, per essere vere, restare valide davanti ai requisiti della propria esperienza individuale quanto davanti a quelli di ogni altra esperienza, devono cioe' avere valore sia soggettivo che oggettivo. Nella prima fase del suo pensiero (1817-1818, "sistema della natura e delle illusioni") subisce l’influenza illuminista e l’infelicita' dell’uomo non dipende dalla natura : questa e' un’entita' positiva e benefica che produce le illusioni nella mente dell’uomo e gli fanno credere che la felicita' sia comunque raggiungibile; la civilta' ha distrutto queste illusioni e gettato l’uomo in una infelicita' sempre piu' consapevole e insopportabile. Tale infelicita' non e' quindi un dato esistenziale ma e' il frutto di una condizione storica: PESSIMISMO STORICO. Per tentare di recuperare le illusioni l’uomo ha come rimedi l’azione e l’eroismo. Tra il 1819 e il 1823 questo sistema va in crisi e viene meno in Leopardi la fiducia nel valore liberatorio dell’impegno civile( fallimento dei moti carbonari). Acquisisce allora una visione fortemente materialistica della realta' dell’uomo e nasce la cosiddetta "Teoria del piacere" per cui il piacere desiderato e' sempre superiore al piacere effettivamente conseguito e conseguibile. Da qui la responsabilita' dell’infelicita' umana e' fatta ricadere per intero sulla natura, che spinge l’uomo al piacere senza poi poterlo soddisfare in alcun modo. Non sono piu' le condizioni storiche a essere la causa dell’infelicita' ma le condizioni esistenziali dell’uomo: PESSIMISMO COSMICO. La civilta' e' l’arma che ha permesso all’uomo di smascherare la verita' della propria condizione ma lo ha anche reso, conseguentemente, piu' egoista e piu' fragile. Tra il 1823 e il 1827 la riflessione leopardiana si rifugia in una specie di saggezza distaccata e scettica in cui rinuncia alla scrittura poetica. Dal 1830 in poi rinasce l’esigenza di un impegno civile da cui scaturisce una nuova funzione dell’intellettuale, si assiste a una valorizzazione del momento sociale dell’esperienza umana come significato della vita.

LA POETICA. DALLA POESIA SENTIMENTALE ALLA POESIA-PENSIERO.

Nel "Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica" Leopardi esprime il suo rifiuto nei confronti del Romanticismo colpevole di aver reciso il legame tra poesia e natura volendo trasformare la prima in metafisica e spirituale. Leopardi propone invece una poesia che, servendosi prima di tutto dei sensi, provochi sul lettore un effetto forte: l’origine di ogni emozione artistica e' nel rapporto con la natura, piu' facile e diretto per gli antichi, difficile e artificioso per i moderni. L’unica strada che resta a questi per ristabilire il contatto con essa e' lo studio e l’imitazione degli scrittori antichi. Il classicismo leopardiano si fonda su questa condanna della modernita' in quanto segnata dal distacco dalla natura, dal prevalere della riflessione e della ragione sull’immaginazione e sulle illusioni; non ha nulla, quindi, di tradizionalista e riduttivo ma si lega a una polemica con il presente e a ragioni storiche ed individuali. Come per i romantici anche per Leopardi la poesia deve avere una funzione sociale che e' quella di tenere desti i modi di sentire caratteristici dell’uomo e del mondo antico. Un’altra caratteristica importante della poesia di Leopardi e' la sua sfiducia nel progresso e nella storia che si distacca dal filone romantico riprendendo aspetti piu' vicini alla cultura illuminista. Si ritrovano comunque elementi dell’immaginario romantico quali la tensione tra uomo e natura, i temi dell’angoscia, del dolore, dell’infinito, del mistero.  Essendo l’immaginazione indeterminata anche la poesia deve perseguire una espressivita' a sua volta indeterminata, sottolineando cosi' la specificita' della lingua poetica. Tale immaginazione si esercita soprattutto attraverso la memoria e il desiderio e la poesia deve essere in grado di soddisfare entrambi. A partire dal 1823, con la crisi del suo precedente sistema, Leopardi inizia ad avere sfiducia nella poesia in quanto incapace di ridare voce alle grandi illusioni e , al posto di essa, lascia spazio alla prosa delle "Operette morali". La rinascita della poesia a partire dal 1828 comporta la ripresa dei temi chiave della poetica giovanile quale il tema della memoria, mentre viene meno la contrapposizione tra poesia e filosofia: la realta' umana e' fatta anche da un’esigenza di significato e la funzione della poesia, ora, deve essere di stabilire il vero e comunicarlo agli uomini.

UN NUOVO PROGETTO DI INTELLETTUALE

Leopardi rifiuta la bellezza della scrittura come semplice ornamento o come esercizio di un privilegio sociale, ma, allo stesso tempo, e' lontano dal ridurre la letteratura a un ruolo di servizio nei confronti di un progetto civile predeterminato. Scrivere significa, per Leopardi, esercitare nella forma piu' intensa ed esprimere concretamente il soggetto individuale e il suo mondo empirico. In questo contesto diventa importante la dimensione civile della scrittura che deve avere funzione critica e di smascherare le illusioni su cui si fonda la civilta'. Leopardi si avvicina, qui, all’Illuminismo da cui prende la fiducia nella ragione come strumento critico-negativo e non tanto come strumento di costruzione (progresso scientifico). L’intellettuale quindi non e' legato a nessun gruppo sociale definito e fonda la sua arte esclusivamente sul rapporto tra coscienza individuale e mondo; dovra' associare un esercizio radicale di distruzione con un progetto di rifondazione per il momento soltanto ipotizzabile. Nella fase di passaggio sara' compito dell’arte e della bellezza di accrescere la vitalita' e preservare le passioni.

*"LA NOIA": sentimento attraverso cui l’uomo percepisce la sproporzione tra il desiderio e l’insoddisfazione prodotta dalle cose terrene (collegamento con Pascal).

LO ZIBALDONE DEI PENSIERI

Nell’estate del 1817 Leopardi inizio' a depositare le proprie riflessioni in un quaderno e continuo' fino al Dicembre del 1832, le 4526 pagine che scrisse vennero pubblicate tra il 1898 e il 1900 sotto il nome di "Z. d. P.". Questo non nasce come opera per il pubblico ma e' una specie di diario intellettuale nel quale sono raccolti episodi autobiografici, riflessioni libere intorno a questioni letterarie, filosofiche, di costume, pensieri di carattere tecnico-linguistico. Si tratta insomma di un immenso e disordinato laboratorio intellettuale indispensabile per indagare il pensiero dell’autore e la sua evoluzione. Esistono alcuni temi ricorrenti affrontati ogni volta con spregiudicatezza che subiscono pertanto una continua evoluzione e ,talvolta, cambiamenti radicali di prospettiva. La scrittura e' lontana dal tono sostenuto della prosa cosi' come da quello diretto e colloquiale delle lettere; essa valorizza soprattutto la funzionalita' servendo, molto spesso, per chiarire allo stesso autore il proprio pensiero.

*"LA NATURA E LA CIVILTA’"

*"LA TEORIA DEL PIACERE"

LE OPERETTE MORALI

Nel 1824 Leopardi scrive 20 delle 24 operette che verranno pubblicate definitivamente nel 1834 con il titolo di "O.M.". Per spiegare cio' che esse rappresentano e' utile leggere cio' che lo stesso autore aveva intenzione di creare: "Ne’ miei dialoghi io cerchero' di portar la commedia a quello che finora e' stato proprio della tragedia, cioe' i vizi dei grandi, i principi fondamentali delle calamita' e della miseria umana, gli assurdi della politica, le sconvenienze appartenenti alla morale universale e alla filosofia, l’adattamento e lo spirito generale del secolo, la somma delle cose, della societa', della civilta' presente."

*"DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE"

I CANTI

Il libro dei canti contiene 41 testi composti tra il 1816 e il 1837 che rappresentano la produzione poetica piu' significativa di Leopardi, vennero pubblicati in edizione definitiva nel 1845 a Firenze a cura di Antonio Ranieri. E' possibile suddividerli a seconda delle fasi della poesia leopardiana:

  1. I FASE:1818- 1822.
  2. Questi anni sono caratterizzati da un’evoluzione rapidissima del pensiero e della poetica di L. che si indirizza in tre principali direzioni di ricerca.

    La prima e' di tipo esplicitamente romantico, riguardante i temi quotidiani e scabrosi, ma viene subito rifiutata e queste poesie non entreranno mai a far parte dei canti.

    La seconda comprende le canzoni civili scritte tra il 1818 e il 1822 dove L. tenta una poesia impegnata e patriottica ricorrendo ad un linguaggio fortemente letterario.

    La terza invece e' costituita dagli idilli composti tra il 1819 e il 1821 dove sperimenta una poesia lirica di tipo "sentimentale" con forme linguistiche e metriche piu' intime e personali.

    A questi anni appartengono anche due canzoni legate al tema del suicidio e altri testi (tra cui "Alla sua donna") che concludono questa fase della poesa leopardiana , raccolta nei primi 18 testi dei "Canti".

    *LE CANZONI CIVILI

    Composte tra il 1818 e il 1822 rappresentano un tipo di poesia nobilmente impegnata, ispirata a nodelli classici e suscitatrice di passioni e di virtu' elevate, il cui tema principale e' quello patriottico.

    *LE CANZONI DEL SUICIDIO

    Sono due e sono "Bruto Minore", composto nel dicembre 1821, e "Ultimo canto di Saffo", composta nel Maggio 1822. La prima presenta un suicidio civile e chiude il tema civilmente impegnato delle prime cinque canzoni, la seconda presenta invece un suicidio esistenziale. Il conflitto qui e tra l’infelice poetessa greca spiritualmente sensibile ma fisicamente brutta e l’armonia di una natura che ella puo' percepire ma alla quale resta estranea. Ne nasce anche in questo caso un’accusa fiera al destino dell’uomo e agli dei, casuali distributori di felicita' e infelicita'.

    *"Ultimo canto di Saffo"

    *GLI IDILLI

    Composti tra il 1819 e il 1822 sono cinque testi di carattere soggettivo ed esistenziale. Essi presentano un punto di vista lirico-soggettivo non escludendo tuttavia un orientamento riflessivo e talvolta filosofico: la condizione interiore personale si associa a un bisogno di interrogazione e riflessione. Il linguaggio presenta poche componenti classiciste mentre e' costituito da un lessico comune e piano, mirato alla ricerca del "vago". Lo stile si avvicina a quello di un colloquio intimo, senza costruzioni troppo complicate o metafore inconsuete; e' abbandonata la forma della canzone in favore dell’endecasillabo sciolto che, grazie all’uso di enjambements, riesce a esprimere momenti piu' distesi e narrativi.

    *"L’infinito"

    *"La sera del di' di festa"

  3. II FASE:1828-1830
  4. *I CANTI PISANO-RECANATESI

    Nella primavera del 1828 Leopardi riprende a comporre testi poetici che non possono essere definiti Grandi Idilli in quanto presentano una nuova fase nella poesia leopardiana e un nuovo punto di incontro tra l’aspetto descrittivo-emozionale e il carattere filosofico-argomentativo.

    *"A Silvia"

    *"Canto notturno di un pastore errante dell’Asia"

    *"La quiete dopo la tempesta"

  5. MESSAGGIO CONCLUSIVO DELLA GINESTRA

Con la Ginestra Leopardi consegna quello che puo' essere definito il suo testamento ideale e puo' essere paragonato ai Sepolcri foscoliani. In esso si radunano una riflessione conclusiva esistenziale sul senso e sul destino dell’uomo, una discussione con le posizioni ideologiche dominanti e una proposta sociale fondata sull’alleanza tra gli uomini.

Il paesaggio desolato del Vesuvio e' il luogo simbolo della condizione umana sulla terra: il compito che egli sente di avere e' proprio quello di denunciare l’infelicita' costituzionale e non modificabile della realta' umana. Tale rivendicazione, basata su dati di fatto, vuole diventare un modo di sentire per tutti, libero da consolazioni religiose e illusioni nel progresso scientifico. Da questa consapevolezza deve nascere una rete di solidarieta' tra gli uomini per fondare una nuova equa societa'; i modelli sono l’uomo malato che si mostra senza vergogna quale e' e la ginestra, che sulle pendici del vulcano aspetta con dignita' di essere distrutta.

La Ginestra rappresenta inoltre caratteri di una nuova poesia: poesia di pensiero, antiidillica, costruita sulla tensione argomentativa e sullo slancio agonistico.

*"La Ginestra"

Altri autori