GIOVANNI PASCOLI

VITA

Giovanni Pascoli nasce il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna (Forli'); quarto di dieci fratelli, trascorre un'infanzia agiata fino a quando nel 1867 il padre Ruggero viene ucciso da una fucilata, rimasta impunita. Morti anche due fratelli e la madre, il poeta deve lasciare il collegio d'Urbino, dove frequentava il liceo, e trasferirsi a Rimini con gli altri fratelli. Nel1873 vince una borsa di studio e si iscrive alla facolta' di Lettere a Bologna, manel1876 la perde per ragioni politiche. Nel 1879 passa alcuni mesi in carcere per aver partecipato ad una manifestazione socialista e nel 1882 riesce a laurearsi in letteratura greca. Morto il fratello maggiore Giacomo, Pascoli diviene il capofamiglia ed esclude dalla propria vita ogni relazione sentimentale, per ricostruire a Massa il nucleo familiare con Ida e Maria. Vivra' con angoscia il matrimonio di Ida, che nasce ed esiste all'esterno del "NIDO" domestico, che influira' costantemente la sua poetica. Dal 1895 insegna all'Universita' di Bologna e si trasferisce con Maria a Castelvecchio. Partecipa costantemente alla vita culturale e non rifugge interventi esplicitamente politici. Muore a Bologna nel 1912. 

POETICA

Pascoli rappresenta un momento di passaggio necessario tra Ottocento e Novecento, tanto che e' considerato l'ultimo dei classici e il primo dei moderni. E' anche il piu' significativo rappresentante italiano del Decadentismo accanto a D'Annunzio, dal quale si distacca per la visione dell'uomo disperso nell'Universo, per la ricerca del sublime nel quotidiano, per la considerazione della storia come priva di senso ed anche perche' si mantiene entro i confini tradizionali della letteratura ottocentesca. I due elementi principali della poetica pascoliana sono:

  1. La poetica del fanciullino.
  2. Il simbolismo.

Il fanciullino.

La prosa intitolata "Il fanciullino" (1897) e' il piu' importante ed esplicito discorso programmatico di Pascoli sul poeta e sulla poesia.  Il fanciullino e' presente potenzialmente in ogni uomo, non solo il poeta conosce il privilegio di farlo rivivere e di farlo parlare dentro di se', sapendo scorgere il significato profondo di quelle piccole cose che l'adulto "normale" invece trascura. Il fanciullino vede cio' che in genere passa inosservato, attraverso vie puramente intuitive e percezioni non razionali: egli individua accordi segreti tra le cose stabilendo tra di esse legami inediti e inconsueto; rovescia le proporzioni classiche, guarda il mondo con stupore infantile alla luce del quale ogni cosa e' una nuova scoperta.

Il simbolismo.

Il simbolismo pascoliano vuole indicare la strada della rivelazione di una verita' segreta la cui chiave d'accesso nascosta appartiene solo al poeta. Tuttavia, piu' che sulle relazioni tra le cose, piu' che sulle corrispondenze, punta sulla valorizzazione del particolare; vi e' pertanto una poetica del particolare simbolico che porta a scavare dentro la realta' fenomenica e quindi alla valorizzazione delle onomatopee, dei termini tecnici puntuali, dei fonosimbolismi puri. La base ancora positivistica della sua cultura spinge Pascoli a valorizzare il modo concreto d'essere delle cose e a renderlo linguisticamente con esattezza.

LA NATURA E LA MORTE .

I temi della natura e della morte si trovano principalmente nelle raccolte "Myricae" e "Canti di Castelvecchio", che insieme ai "Poemetti" sono la parte piu' viva e intensa della poetica pascoliana. La natura e' con la sua simbolicita' al centro di "Myricae". Le impressioni ricavate dal mondo naturale assumono un significato simbolico ma non consentono mai la ricostruzione complessiva di un significato unitario; al contrario la loro simbolicita' rimanda a un sentimento di mistero e di sospensione, a volte aperto alla speranza, spesso piu' minaccioso. Il netto predominio dei temi naturali comporta esiti bozzettistici e veristici. Tuttavia manca un'esigenza di oggettivazione e di impersonalita': la natura e il paesaggio nascondono comunque un significato simbolico e sono sempre filtrati da impressioni soggettive. Il tema della morte e' pero' il grande protagonista. Essa, segnata dalla crudelta' degli uomini, e' bilanciata dalla natura, dominata invece da un principio di pace e di rasserenamento. La morte, spesso, e' il sogno di un ritorno all'infanzia, alla madre, tutti segni della sua sostanziale incapacita' di vivere. Il tema della morte si affaccia come espressione di minaccia per lo stesso soggetto individuale. E' come se i morti mettessero di continuo in pericolo il diritto di vita del soggetto, cosi' che dietro le forme della vita si nasconde sempre un mistero preoccupante e angoscioso. Il soggetto puo' reagire o abbracciando il punto di vista dei morti, e abbandonandosi ai temi vittimistici del non-vissuto, dell'esclusione e della propria morte, oppure rivendicando a se stesso, in quanto poeta, il diritto a esprimere il turbamento del lutto e a risarcire in questo modo la morte ingiusta, ridandole un ordine e un significato.

Il gelsomino notturno

E s'aprono i fiori notturni,

nell'ora che penso a' miei cari.

Sono apparse in mezzo ai viburni

le farfalle crepuscolari.

 

Da un pezzo si tacquero i gridi:

la' sola una casa bisbiglia.

Sotto l'ali dormono i nidi,

come gli occhi sotto le ciglia.

 

Dai calici aperti si esala

L'odore di fragole rosse.

Splende un lume la' nella sala.

Nasce l'erba sopra le fosse.

 

Un'ape tardiva sussurra

Trovando gia' prese le celle.

La Chioccetta per l'aia azzurra

va col suo pigolio di stelle.

 

Per tutta la notte s'esala

L'odore che passa col vento.

Passa il lume su per la scala;

brilla al primo piano s'e' spento...

 

E' l'alba si chiudono i petali

Un poco gualciti; si cova,

dentro l'urna molle e segreta,

non so che felicita' nuova.

TEMI E STRUTTURA Questa poesia fu pubblicata nel1901 in occasione delle nozze di un intimo amico di Pascoli ed e' raccolta nei "Canti di Castelvecchio". Accanto alla narrazione dei piccoli eventi naturali che scandiscono la notte dalla venuta della sera fino alla prime luci dell'alba, essa include con estrema delicatezza un riferimento alla notturna vicenda d'amore dei due giovani sposi dalla quale nascera' un figlio. Il "gelsomino notturno" e' uno dei risultati piu' alti del simbolismo pascoliano; e' basato sul continuo rimandarsi di vari elementi (oggetti, suoni, odori) tra loro Si accenna allo svolgimento di due vicende parallele: il ciclo erotico-sessuale della fecondazione dei fiori e la storia intima ed equivalente che s'intravede all'interno della casa.

METRICA sei quartine di novenari a rime alternate abab; gli ultime tre versi d'ogni strofa hanno l'accento sulla terza sillaba anziche' sulla seconda.

Lavandare

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero

Resta un aratro senza buoi, che pare

dimenticato, tra il vapore leggero.

 

E cadenzato dalla gora viene

lo sciabordare delle lavandare

con tonfi spessi e lunghe cantilene.

 

Il vento soffia e nevica la frasca,

e tu non torni ancora al tuo paese!

quando partisti, come son rimasta!

come l'aratro in mezzo alla maggese.

 

Fa parte della sezione di "Myricae" intitolata "L'ultima passeggiata".

TEMI. se a prima vista la poesia potrebbe sembrare un quadretto di tipo impressionistico e verista, in realta' gli aspetti della vita contadina assumono una connotazione soggettiva: il campo arato solo in parte suggerisce un senso d'incompletezza, l'idea di qualcosa restato a meta'; cosi' come l'aratro anticipa la sensazione dell'abbandono espressa dal canto delle lavandaie nell'ultima strofa In questo modo la solitudine malinconica dell'autunno (e dell'uomo) trova il suo corrispettivo simbolico nell'immagine dell'aratro lasciato in mezzo alla campagna e nel triste canto che si sente nell'aria.

STRUTTURA esempio evidente di poetica pascoliana: le immagini vengono presentate nella loro immediatezza visiva. Le prime due strofe sembrano limi tarsi ad una visione oggettiva della realta', ma la quartina finale ne da' un'interpretazione simbolica.

METRICA endecasillabi organizzati nella struttura del madrigale, con due terzine e una quartina a rime alternate.

 

L'assiulo

Dov'era la luna? Che' il cielo

notava in un'alba di perla,

ed ergersi il mandorlo e il melo

parevano a meglio vederla.

Venivano soffi di lampi

da un nero di nubi laggiu';

veniva una voce di campi:

chiu'...

Le stelle lucevano rare

tra mezzo alla nebbia di latte:

sentivo il cullare del mare,

sentivo un fru fru tra le fratte;

sentivo nel cuore un sussulto,

com'eco d'un grido che fu.

Sonava lontano il singulto:

chiu'...

Su tutte le lucide vette

Tremava un sospiro il vento

Squassavano le cavallette

Finissimi sistri d'argento

(tintinni a invisibili porte

che forse non s'aprono piu'?...);

e c'era quel pianto di morte...

chiuu'...

 

TEMI E STRUTTURA e' un'unione esemplare di impressionismo e di simbolismo. Una notte lunare e il canto di un uccello notturno (l'assiuolo), divengono guida per mezzo della quale e' possibile risalire, attraverso le sensazioni, al significato simbolico e misterioso della vita. Le sensazioni iniziali sono disposte in modo paratattico. L'onomatopea che chiude ogni strofa ("chiu'") ha un valore misterioso e allusivo.

METRICA tre strofe di sette novenari seguiti dall'onomatopea "chiu'", con rime secondo lo schema ababcdcd.

 

Temporale

Un bubbolio lontano...

Rosseggia l'orizzonte,

Come affocato, a mare;

nero di pece a monte,

stracci di nubi chiare:

tra il nero un casolare:

un'ala di gabbiano.

 

TEMI E STRUTTURA vi e' una descrizione di fenomeni naturali che accentua la tendenza giustappositivista e impressionistica del poeta. Costituita esclusivamente di immagini, presenta un solo verbo con valore predicativo. Le immagini hanno tendenza metaforica e sono cariche di soggettivita'.

METRICA ballata minima di settenari con rime secondo lo schema x ababbx

Novembre

Gemmea l'aria , il sole cosi' chiaro

che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,

e del prunalbo l'odorino amaro

senti nel cuore...

 

Ma secco e' il pruno, e le stecchite piante

Di nere trame segnano il sereno,

e vuoto il cielo, e cavo al pie' sonante

sembra il terreno.

 

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,

odi lontano, da giardini ed orti,

di foglie un cader fragile. E' l'estate,

fredda, dei morti.

TEMI E STRUTTURA E' uno dei testi piu' antichi del Pascoli. IL paesaggio e' come altre volte una realta' a doppio fondo: sotto un'apparenza di armonia e di positivita' si nascondono la presenza e la minaccia della morte. Qui una giornata mite e serena trasmette per un attimo l'illusione di essere in primavera, ma si e' in realta' in novembre. Vi e' valorizzazione simbolica nella contrapposizione fra le stagioni che si sovrappone a quella vita-morte.

METRICA tre strofe saffiche (quartine composte da tre endecasillabi e da un quinario in clausola, con rime incrociate abab.

 

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