GIOVANNI VERGA

 

LA RIVOLUZIONE STILISTICA E TEMATICA DI VERGA

I due piu' grandi narratori dell’800 sono Manzoni e Verga, l’uno vissuto nell’eta' romantica e fondatore del romanzo in Italia, l’altro appartenente agli anni della delusione successiva all’unita' d’Italia e fautore dello sviluppo del ROMANZO MODERNO. Con Verga si attuano due importanti rivoluzioni:

  1. STILISTICA: il Verga dei grandi romanzi veristi (I Malavoglia, Mastro Don Gesualdo) rinuncia al narratore onnisciente adottato da Manzoni, che guida dall’alto la narrazione e conosce passato, presente e futuro dei suoi personaggi; ora il punto di vista narrativo, rigorosamente dal basso, coincide con quello dei personaggi. L’IMPERSONALITA’ verghiana comporta una radicale rinuncia: l’autore non manifesta piu' direttamente i propri sentimenti e le proprie ideologie, assume invece l’ottica narrativa, l’orizzonte culturale, il linguaggio dei suoi stessi personaggi.
  2. TEMATICA: il popolo diventa protagonista; il mondo dei particolari umili e concreti, il mondo della vita materiale e contadina entra di prepotenza nella letteratura italiana.

Le scelte narrative di Verga verista nascono da una crisi storica. Infatti il protagonismo culturale e ideologico non trova piu' spazio all’interno di un’Italia dominata dall’interesse economico, dal potere delle banche, dalle imprese industriali: lo scrittore si deve ora limitare a una DOCUMENTAZIONE SCIENTIFICA all’interno della quale la rinuncia deve rimanere implicita (di qui l’adesione al verismo e all’impersonalita'; quest’ultima va intesa non solo come scelta stilistica ma anche come risultato di tale crisi e rinuncia). In un primo tempo Verga reagisce alla crisi cercando valori alternativi nella societa' arcaico-rurale della Sicilia, ma il tentativo fallisce e prevale il PESSIMISMO MATERIALISTICO che constata ovunque il trionfo dell’interesse e della roba. Se nei Malavoglia un simbolismo romantico convive con il pessimismo materialistico dell’autore, in Mastro Don Gesualdo siamo in presenza di un’ottica CRITICO-NEGATIVA, di un REALISMO DURO E CORROSIVO. D’altronde Verga valorizza del Positivismo gli elementi materialistici e deterministici e ne rifiuta gli aspetti fiduciosi e ottimistici.

LA VITA E LE OPERE

-LA FORMAZIONE GIOVANILE CATANESE

-IL PERIODO FIORENTINO (1869-1872)

-IL PERIODO MILANESE (1872-1893)

-IL RITORNO A CATANIA

Personaggio schivo, solitario, malinconico, Verga fu al centro dell’attivita' letteraria dell’ambiente milanese fra il 1873 e il 1890; solo dopo il 1890, tramontata l’epoca del verismo e affermatosi con D’Annunzio il romanzo decadente, si puo' parlare di un vero e proprio isolamento di Verga.

*LA FORMAZIONE GIVANILE CATANESE: Nato a Catania nel 1840 da una famiglia di proprietari terrieri di antica discendenza nobiliare, aveva 20 anni quando Garibaldi guido' in Sicilia l’impresa dei Mille; quell’evento segno' una data memorabile: Verga restera' sempre fedele ai valori dell’unita' nazionale e al culto del Risorgimento.

Da ragazzo va a scuola da un letterato e patriota siciliano, Antonio Abate; si appassiona ai romanzi patriottici dello scrittore catanese Domenica Castorina, assimila le tendenze antispiritualistiche e scientifiche della tradizione culturale catanese. A 16 anni scrive "Amore e Patria", condensato elementare e non privo di sgrammaticature della propria formazione romantica. Racconta la storia d’amore tra un ufficiale ungherese e una ragazza veneziana sullo sfondo della guerra d’indipendenza e delle imprese garibaldine. Il protagonista rappresenta una delle nazionalita' oppresse dall’Austria e simpatizza con i patrioti italiani.

Subito dopo l’arrivo di Garibaldi dirige vari giornali patriottici e pubblica a proprie spese un romanzo storico, "I carbonari della montagna", che rappresenta la lotta del popolo calabrese contro gli invasori francesi di Murat. Poi stampa un romanzo patriottico ambientato a Venezia, "Sulle lagune". Infine con "Una peccatrice" compone un romanzo romantico ancora sostenuto dall’ideale dell’amore-passione.

Nella produzione catanese si avverte una linea di sviluppo: mentre nei primi due romanzi l’elemento patriottico e' determinante, in "Sulle lagune" esso costituisce lo sfondo della storia d’amore piu' che il suo vero nucleo narrativo. In "Una peccatrice" l’aspetto storico-patriottico e' lasciato cadere e il romanzo s’impernia sulla storia d’amore passionale fra il giovane artista Pietro Brusio e la bellissima nobildonna Narcisa Valderi. Attraverso quest’ultima l’ideale non si arrende alla realta' e preferisce la morte (respinta dal giovane si uccide) :siamo ancora in pieno romanticismo.

Quanto alle soluzioni formali l’impianto del racconto e' ancora elementare, fondato sulla contrapposizione "buoni2 e "cattivi" nei romanzi patriottici e sul semplice rovesciamento della situazione nel rapporto fra uomo e donna in "una peccatrice" (prima l’uomo e' appassionato e la donna indifferente, poi e' la donna ad amare e l’uomo a ritrarsi).

*IL PERIODO FIORENTINO: 1869-1872. Dopo un soggiorno a Firenze nel 1865 Verga si stabilisce in questa citta', allora capitale d’Italia, nel 1869. Qui frequenta lo scrittore romantico Francesco Dall’Ongaro. Compone "Storia di una capinera", romanzo epistolare uscito a Milano nel 1871, e il dramma "Rose caduche".; in questo periodo avvia anche la stesura di "Eva".

In "Storia di una capinera" viene documentata un’ingiustizia sociale: la monacazione affatto in una denuncia sociale anzi vuole essere lo studio di una vicenda interiore ed coatta di cui erano vittime le ragazze povere; tuttavia il romanzo non si esaurisce esistenziale. Il romanzo presenta alcuni punti salienti:

  1. assunzione del punto di vista di un personaggio semplice e del linguaggio ingenuo ed elementare: la scelta del romanzo epistolare (le lettere sono scritte dalla protagonista Maria ad un’amica) va appunto in tal senso.
  2. Come soluzione linguistica viene adottato il fiorentino.
  3. Nell’opera compare il tema dell’orfano e dell’escluso che tornera' in "Nedda", "Rosso Malpelo", "Malavoglia"
  4. Il motivo dell’esclusione sociale e della vittima si congiunge a quello economica: a prevalere, come poi nei romanzi veristi, e' sempre la legge della roba e del denaro, mentre i sentimenti rimangono impotenti.
  5. Il romanticismo di Verga e' ancora vivo: la donna rappresenta l’ideale romantico dell’amore-passione come forza inarrestabile e invincibile contrapposta alla societa', non conosce la rinuncia e resta fedele ai propri sentimenti fino a morire.

*IL PERIODO MILANESE: 1872-1893. Alla fine del Novembre 1872 Verga si reca a Milano, dove rimane stabilmente fino al 1893, seppure con lunghi soggiorni in Sicilia. Attraverso l’esperienza della scapigliatura i letterati milanesi erano in contatto con le ricerche piu' avanzate di altri paesi come la Francia. Qui frequenta i salotti di Clara Maffei e di Vittoria Cima, e diventa amico di scrittori scapigliati come i fratelli Boito, Praga, Gualdo. Milano era anche la capitale economica del paese: e' infatti in questo luogo che Verga si convince sempre di piu' della fine dell’epoca romantica. Nel 1873 pubblica "Eva" e due anni dopo "Tigre reale", in cui e' forte l’influenza scapigliata, ed "Eros", primo tentativo di romanzo oggettivo. Intanto nel 1874 era uscito "Nedda" che affronta le tematiche siciliane che caratterizzano l’adesione al verismo. Anche i racconti di "Primavera e altri racconti" sono tra scapigliatura e tardo romanticismo.

"Eva" e' un romanzo di svolta, il piu' interessante e riuscito prima dei Malavoglia. La sconfitta del protagonista, il pittore Enrico Lanti, e' duplice: fallisce la sua storia d’amore con Eva, ballerina di varieta' che aveva convinto a lasciare il teatro e a vivere con lui in miseria in una soffitta, e finisce frustrato anche il suo tentativo di restare fedele agli ideali artistici della giovinezza (raggiunge il successo artistico solo adeguandosi al gusto falso e volgare del pubblico).

Il romanzo si fonda sull’intreccio di 4 temi:

  1. lo studio del rapporto fra arte e modernita', fra valori romantici e trionfo dell’inautenticita' prodotta dallo sviluppo economico e dalla alienante vita cittadina
  2. esame di coscienza, in larga misura autobiografico, dell’artista in crisi
  3. il fallimento dell’ideale romantico dell’amore: i bisogni materiali della vita quotidiana che i due giovani conducono in condizioni di estrema precarieta' sopraffanno l’amore, rivelando la vanita' dell’idealismo romantico
  4. il contrasto fra la citta' e la provincia siciliana.

In "Eva" compare inoltre il tema della ballerina: ella e' un’artista ma dipende completamente dai gusti e dal denaro del pubblico, il suo destino e' dunque analogo a quello dello scrittore e del pittore. E’ importante cogliere l’opposizione fra il mondo della modernita', rappresentato dalla ballerina, e i valori ideali rappresentati dalla famiglia siciliana. Infatti in questo modo si puo' cogliere una contraddizione centrale di Verga: da un lato la percezione del destino dell’artista che si puo' realizzare solo nella modernita' e che avverte il mondo idealistico-romantico come un residuo del passato, un anacronismo; dall’altro rimpiange la realta' autentica dei valori del passato proiettandoli nella Sicilia rurale e premoderna.

Questa tematica torna nel successivo romanzo, "Tigre reale", dove la figura femminile e' ancora contrapposta alla realta' della famiglia e della campagne siciliana. In entrambi i romanzi la narrazione e' affidata a un narratore testimone delle vicende e confidente del protagonista; invece in "Eros" Verga ricorre a una narrazione oggettiva e impassibile, condotta da una voce narrante estranea al narrato, superiore e giudicante. Con "eros" la parabola della delusione romantica e' completata: Verga e' ormai approdato a un realismo freddamente oggettivo, ma un po’ squallido e colorito; solo conquistando l’impersonalita' del verismo poteva fare un ulteriore passo avanti.

"Primavera" rappresenta un’altra tappa nel graduale abbandono delle posizioni romantiche dell’autore: i sogni sono sconfitti dalle leggi materiali della vita. Protagonista e' infatti una povera ragazza che a Milano si innamora di un giovane artista che la abbandona non appena si presenta una possibilita' di successo altrove.

Con "Nedda" Verga sceglie per la prima volta come protagonisti umili personaggi della sua terra collocati in un ambiente contadino descritto realisticamente: qui troviamo una povera raccoglitrice di olive, Nedda, che lavora in un podere alle falde dell’Etna. La scelta dei personaggi e degli ambienti e' importante ma non rappresenta ancora una adesione al Naturalismo; "nedda" non e' infatti una novella verista perche' in essa manca del tutto l’impersonalita' che e' sostituita da interventi dell’autore che denotano un atteggiamento moralistico. Inoltre il linguaggio e' quello di un fiorentinismo di maniera, le espressioni locali sono introdotte in corsivo per sottolineare l’estraneita' al registro.

La vicenda di Nedda riguarda l’amore che nasce fra lei e un contadino, Janu, che muore cadendo da un albero lasciando cosi' l’amata che sta aspettando una figlia. Nedda viene fortemente criticata perche' decide di non abbandonare la figlia alla ruota del convento; alla fine la figlioletta muore.

Alla fine del 1877 l’arrivo a Milano di Luigi Capuana, anche lui siciliano, contribuisce alla formazione di un grupo di narratori e di critici che si propone di creare il "romanzo moderno" attraverso l’adesione al programma naturalistico sostenuto in Francia da Emile Zola.

Il primo racconto verista di Verga e' "Rosso Malpelo", scritto nel 1878, a cui segue la raccolta "Vita dei campi" (1880) e il romanzo "I Malavoglia". Il decennio che va dal 1880 al 1889 e' quello dei capolavori: escono "Novelle rusticane", "per le vie", "Cavalleria rusticana", "Vagabondaggio" e la seconda edizione di Mastro Don Gesualdo. Inoltre Verga continua a coltivare un filone narrativo minore di argomento mondano e pubblica "Il marito di Elena" e "Drammi intimi". Il ciclo dei "Vinti" che doveva descrivere in cinque romanzi la fisionomia dell’Italia moderna resta incompiuto (i primi due romanzi sono i Malavoglia e Mastro don Gesualdo).

Tre fatti favoriscono quindi, tra la fine del 1877 e la primavera del 1878, l’adesione di Verga al verismo:

  1. uscita del capolavoro del naturalismo francese di Zola che Capuana recensisce sul Corriere della Sera proponendolo come modello ai narratori che seguono la poetica del vero
  2. Capuana va ad abitare a Milano e forma un gruppo che intende creare il romanzo moderno
  3. Viene diffusa l’inchiesta in Sicilia di Franchetti e Sonnino: scoppia la questione meridionale.

La poetica verista elaborata da Verga e Capuana rivela, sul piano filosofico, una impostazione di tipo positivistico perche' parte dal presupposto che la verita' sia oggettiva e scientifica, materialistica, perche' il comportamento umano e' assimilato a quello di ogni altro animale e viene visto in dipendenza dall’egoismo individuale, deterministico perche' nega la liberta' del soggetto determinato dall’ambiente in cui vive.

Lo scrittore verista deve operare come uno scienziato: deve mostrare i rapporti di causa-effetto e rappresentare la psicologia senza fare analisi psicologica, in quanto la realta' profonda dell’io deve essere mostrata solo attraverso la descrizione dei suoi effetti sul comportamento oggettivo. In questo modo Verga sostiene la necessita' di procedere dal semplice al complesso, dall’elementare al complicato come si puo' notare nel ciclo dei vinti:

-I Malavoglia: vita dei pescatori e dei contadini

-Mastro don Gesualdo: borghesia di provincia

-La duchessa di Leyra: la nobilta' cittadina

-L’onorevole Scipioni: mondo parlamentare romano

-L’uomo di lusso: mondo degli scrittori e artisti

*IL RITORNO A CATANIA NEL 1893

Quando torna a Catania, non riuscendo a concludere il ciclo dei "vinti", Verga si dedica al teatro, approntando le scene per "la lupa" e scrivendo qualche anno dopo il dramma "Dal tuo al mio". Scrive anche "La caccia al lupo" e si scontra con il musicista Mascagni sull’opera musicale "Cavalleria rusticana". Nel 1920 e' nominato senatore e assiste a Catania alle celebrazioni in suo onore. Muore nel 1922.

ROSSO MALPELO E LA VITA NEI CAMPI

La prima opera verista di Verga e' la raccolta di novelle con il titolo complessivo di "Vita nei campi", uscita nel 1880 unisce racconti scritti fra il 1878 e il 1880. Protagonisti sono contadini, pastori, minatori di una societa' postmoderna, quella delle campagne siciliane, in cui domina il latifondo. La novita' non sta nella scelta di personaggi di umile estrazione sociale, ma nella voce narrante che non e' piu' quella dell’autore ma quella degli stessi personaggi popolari. L’adesione alla nuova poetica e' dichiarata nella lettera dedicatoria a Farina premessa alla novella "L’amante di Gramigna" ma e' evidente anche in "Fantasticheria" che illustra la genesi dei Malavoglia. Questa novella mostra come, alla base di questi racconti e poi anche dei Malavoglia, agisca una spinta ideologicamente contraddittoria ( gia' presente in "Eva"): Verga mostra come ad ogni livello sociale agisca la molla dell’interesse individuale e dei bisogni materiali e allo stesso tempo continua ad immaginare il mondo arcaico-rurale come una realta' capace di conservare certi valori. La contraddizione viene risolta facendo trionfare il primo aspetto sul secondo.

La presenza di elementi romantici e' confermata sia dal punto di vista stilistico che tematico:

  1. stilistico: tono epico-lirico, componente simbolica che sottolinea la corrispondenza tra animo e paesaggio
  2. tematico: tema dell’amore-passione.

Un tema costante e' l’ESCLUSIONE DALLA SOCIETA’: il piu' povero e' anche il piu' emarginato. Con Rosso Malpelo Verga trova un personaggio emblematico della "diversita'": non solo egli e' orfano, e quindi piu' debole e indifeso dei suoi coetanei, ma ha anche i capelli rossi, che simboleggiano la sua estraneita' e sembrano legittimare la persecuzione sociale di cui e' vittima. In "Rosso Malpelo" la voce narrante e' quella malevola della comunita' dei contadini e dei minatori che si accanisce contro il protagonista perche' ha i capelli rossi, e dunque sarebbe, di per se', cattivo. Per la prima volta Verga sperimenta l’ARTIFICIO DI STRANIAMENTO: il punto di vista del narratore popolare interpreta sempre come strano qualsiasi gesto compia il personaggio, ma il punto di vista dell’autore, per quanto taciuto e nascosto, finisce per emergere facendo capire che Rosso non cosi' cattivo come parrebbe( punto di vista esplicito della voce narrante unito al punto di vista implicito dell’autore).

La violenza si abbatte sul protagonista per ben due volte: materialmente attraverso la persecuzione della comunita', psicologicamente e culturalmente inducendo la vittima a sentirsi in colpa. In tal modo lo stesso protagonista diventa malvagio poiche' assimila l’ottica degli aguzzini.

NOVELLE RUSTICANE

Le due novelle di raccolte uscite nel 1883, "Novelle rusticane" e "Per le vie", segnano una svolta decisiva. Il mondo romantico dei valori ormai non e' piu' proponibile, i personaggi appaiono dominati esclusivamente dalla roba e cioe' dalla logica economica, dalle leggi d’interesse e dall’egoismo. Il metodo verista e' ora coerente con la prospettiva pessimistica e materialistica dell’autore che scopre il meccanismo della "lotta per la vita". Si puo' dunque parlare di due fasi della ricerca verista di Verga:

1-persistenza di valori romantici (Vita dei campi e Malavoglia)

2-motivo centrale: la roba (Novelle rusticane e Mastro don Gesualdo)

Venuto meno il motivo amore-passione ancora presente in "Vita dei campi", tende a scomparire anche il motivo del personaggio solitario e diverso, in lotta con l’ambiente. Dai singoli personaggi l’attenzione si sposta alla dimensione collettiva analizzata nelle sue dinamiche sociali ed economiche.

*"Liberta'"

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