UMBERTO SABA

 

LA POETICA DELL'ONESTÀ; LA CHIAREZZA, LO SCANDAGLIO, LA BRAMA

Il principio fondamentale della poetica di Saba è la chiarezza, ovvero il rifiuto della poesia quale artificio e la sua elezione a voce di una possibile comunicazione autentica e limpida. L'onestà di Saba sta proprio nel dare limpidezza all'espressione poetica. All'origine della poesia si Saba vi è l'amore per la vita e per gli uomini, da cui derivano il desiderio di comunicare e l'ansia di chiarezza nella parola.

Chiarezza ed onestà divengono quindi i perni su cui far ruotare la poesia, dal momento che entrambe riguardano la verità profonda da cui nasce il bisogno della scrittura. L'onestà del poeta deve in generale rivelarsi innanzitutto nei confronti del proprio profondo mondo psichico, in cui bisogna indagare per arrivare ad un completa conoscenza di se stessi. La forma poetica, infatti, è lo strumento che consente il raggiungimento di porzioni di verità interiore altrimenti fuori portata. La chiarezza e l'onestà che i poeti devono perseguire è in relazione in primo luogo con la loro funzione sociale. Tale funzione consiste nel rapporto profondo che la poesia è in grado di stabilire con le leggi elementari della vita. Queste sono pulsioni avvertite da tutti: la "brama", cioè il libido o il "principio di piacere" freudiani (il poeta, a causa delle sue nevrosi, entrò in contatto con i metodi psicanalitici di Freud che influenzarono tantissimo la sua poetica). La psicanalisi di Saba è intesa come "veggenza" perciò l'intento è di raggiungere una chiarezza linguistica raggiunta nell'abbandono totale alla poesia.

La visione della vita di Saba non ha la complessità metafisica di quella di Ungaretti e Montale, ma ha una diversa complessità psicologica.

In Saba c'è un forte senso dell'autenticità. Dell'istinto, del primato dell'istintività dell'individuo, e quindi dell'inconscio, ma il suo senso morale non ignora la drammatica precarietà dell'esistenza e del dolore insito nella vita, c'è anche in lui la coscienza del "male di vivere".

Saba cerca ovunque la presenza di calore umano. Ne "La Capra" comunica il proprio amore per gli animali partecipando con la propria poesia al dolore che deve sopportare l'animale, come s e egli stesso stesse soffrendo (tuttavia il dolore non spegne la sua devozione ed il costante impegno morale). Le sofferenze dell'uomo valgono come quelle degli animali. È come se instaurasse un dialogo con questa capra e sentisse un legame fisionomico paragonandola alla sfortunata razza ebraica da cui egli discendeva.

L'umana vicenda è contemplata da Saba nel suo ritmo eterno e necessario, in cui si alternano la luce e il buio, la giovinezza e la morte, colta nella lacerante compresenza dei suoi momenti dialettici di gioia e di dolore, di corruzione e di purezza.

CITTÀ VECCHIA

Spesso, per ritornare alla mia casa

prendo un'oscura via di città vecchia.

Giallo in qualche pozzanghera si specchia

qualche fanale, e affollata è la strada.

Qui tra la gente che viene che va

dall'osteria alla casa o al lupanare,

dove son merci ed uomini il detrito

di un gran porto di mare,

io ritrovo, passando, l'infinito

nell'umiltà.

Qui prostituta e marinaio, il vecchio

che bestemmia, la femmina che bega,

il dragone che siede alla bottega

del friggitore,

la tumultuante giovane impazzita

d'amore,

sono tutte creature della vita

e del dolore;

s'agita in esse, come in me, il Signore

Qui degli umili sento in compagnia

il mio pensiero farsi

più puro dove più turpe è la via.

Saba non crede nell'idea del '900 di una poesia costruita di parole che solo il poeta conosce. Non crede nell'Ermetismo. È convinto che la poesia deve essere un colloquio con gli altri. Il linguaggio e lo stile poetico danno più musicalità alle sua poesie, che sono scritte in un linguaggio comune facilmente comprensibile da tutti.

Nella vita, anche nelle situazioni più negative non c'è mai il male assoluto. L'uomo mantiene sempre qualcosa della sua umanità e cerca il bene nella sua vita. Questa caratteristica di grande forza del poeta, lo fa essere diverso da tutti gli altri poeti.

A MIA MOGLIE

La donna non ha una funzione salvifica né connotati angelici, come per Montale, ma è la compagna tenera e sicura cui appoggiarsi e che consola dalle angosce che dona l'amore come tenerezza. Attraverso le similitudini con gli animali viene esaltata la vitalità femminile della donna e anche gli istinti naturali che costituiscono così per Saba come per Freud la "brama". L'unicità della moglie tra le donne allude all'unicità della madre. C'è anche il tema del "lamentarsi" e "soffrire" che unisce la rappresentazione dei primi quattro animali stabilito dalla significativa continuità tra la figura della moglie e quello della madre.

AMAI

Amai trite pale che non uno

osava. M'incantò la rima fiore

amore,

la più antica difficile del mondo.

Amai la verità che giace al fondo,

quasi un sogno obliato, che il dolore

riscopre amica. Con paura il cuore

le si accosta, che più non l'abbandona.

Amo te che mi ascolti e la mia buona

carta lasciata al fine del mio gioco.

Questa poesia rappresenta un vero e proprio testamento poetico in cui Saba si dimostra soddisfatto dell'efficacia della propria poetica apparentemente banale e "facile" comprensibile a tutti.

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