ASPETTANDO LA FELICITA' 

Cinema

Il film descrive le vite degli abitanti di un piccolo villaggio di mare sulla costa della Mauritania. Il diciassettenne Abdallah va a trovare la madre prima di partire per l’Europa. Si sente spaesato e malinconico perché non sa parlare la lingua locale e non comprende nulla di ciò che gli altri dicono. È  un straniero nel suo stesso paese. Il vecchio tuttofare Maata si trova alle prese con dei collegamenti elettrici difettosi. Khatra, un ragazzo rimasto orfano, è il suo aiutante e allievo. È  sempre sorridente, pieno di curiosità per tutto ciò che lo circonda e cerca di tirare su il morale al vecchio Maata quando si sente frustrato. È Khatra che insegna qualche parola ad Abdallh, ma la pronuncia gli risulta difficile rendendolo buffo e provocando l’ilarità di Khatra. L’ottimismo, a dispetto delle difficoltà, è ciò che li accomuna tutti. Tutti in attesa della felicità.

L’atmosfera intensa che pervade il film è data dai suoni del vento e del mare, dalle canzoni e dai paesaggi sconfinati e pieni di luce dell’Africa, più che dalle parole. Appartiene al genere di cinema contemplativo. Il legame tra il vecchio Maata e Khatra è forte, come quello di un padre verso il figlio. Il vecchio Maata tramanda la sua conoscenza al ragazzo affinché ne tragga insegnamento per il futuro. I protagonisti si trovano in una fase della loro vita nella quale è necessario riflettere e contemplare il proprio futuro. Sembrano essere in attesa che qualcosa accada, qualcosa di bello e nuovo, aspettano la felicità. Come ha detto il regista “Forse l’attesa è la felicità stessa”. A dimostrazione di ciò, l’attesa che qualcosa di positivo possa accadere  non ci rende trepidanti, esaltati, allegri, felici? Inoltre il regista ha voluto raccontare di come il linguaggio sia uno dei codici più importanti per integrarsi nella società e lo fa attraverso Abdallah che non possedeva questo codice e si sente escluso dagli abitanti del villaggio. Capirsi è fondamentale per la nostra vita, sta nell’impegno di ognuno non dimenticarlo.

Perché vederlo: per scoprire un modo diverso, ma non meno attraente, di contemplare la vita.

Perché non vederlo: alcune sequenze sono lente risultando a volte dispersivo.

 

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Regia: Abderrahmane SISSAKO

 

Recensione di: Francesca Caruso

Data: 25/06/2003

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