Ma che colpa abbiamo noi  2002

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La trama

Il film ambientato a Roma ha una struttura corale. Al centro della vicenda otto personaggi di cui uno scomparirà quasi subito, tre donne e quattro uomini giovani e meno giovani legati tra loro da un elemento comune: l'analisi di gruppo, che danno uno spaccato delle debolezze e fragilità, ma anche della voglia di reagire, di cambiare che caratterizzano i nostri giorni. Complesso l'intreccio che vive di momenti ariosi per rientrare di volta in volta nell'intimità dei personaggi.

Gegè, Luca, Gabriella, Chiara, Ernesto, Alfredo, Marco e Flavia hanno in comune quell'ora settimanale in cui si ritrovano tutti insieme per fare terapia di gruppo dall'anziana dottoressa Lojacono. Ed è lì che li vediamo per la prima volta. Talmente sono presi dal raccontarsi, da non accorgersi che la psicanalista è morta sotto i loro occhi. Ai nostri non rimane che rientrare mestamente nelle loro solitudini, spaesati, disperati e consapevoli di aver perso un loro importante punto di riferimento.
Gegè, un cinquantenne brillante, alle prese con il dominio psicologico di un padre-padrone da cui non è mai riuscito ad emanciparsi crede che le tenerezze di una giovane amante possano essere un sufficiente sollievo; Luca, raffinato e scontroso omosessuale, pur accettando pienamente la sua diversità, non riesce a tagliare i faticosissimi legami che lo rendono schiavo di un uomo sposato con figli; Gabriella, vogliosa signora cinquantenne, con il terrore di invecchiare e di rimanere ancora più sola di quanto non sia; Chiara, bella universitaria alla continua ricerca di cibo e d'amore; Ernesto invece l'amore ce l'ha, fortissimo, per sua moglie. Peccato che lei, per punirlo di un fugace tradimento, lo abbia buttato fuori di casa, costringendolo a trovar sonno solo sui treni; Alfredo, orchestrale gioviale e pieno di fede, a quarant'anni vive ancora con la madre anziana; Marco, ultimo arrivato nel gruppo, è un trentenne silenzioso, ma la sua particolarissima casa, piena di suoni e di immagini, parla per lui; Flavia, bella professoressa che vive sola con la sua gatta, a trentacinque anni non ha ancora trovato l'uomo giusto, perciò si accontenta di un uomo sposato troppo indaffarato per dedicarle più di qualche sporadico momento d'amore…

Alla morte della psicanalista i nostri decidono di continuare a vedersi settimanalmente per proseguire da soli le sedute di terapia. L'unico a tirarsi indietro è Alfredo, che confida molto nelle sue forze.
Mentre le esistenze di tutti arrancano fra solitudini, disagi, incertezze e tormenti, le sedute autogestite sono dei veri e propri fallimenti. I sette decidono allora di interrompere quell'inutile farsa settimanale.
Ma il suicidio improvviso di Alfredo li farà rincontrare tutti: dopo il funerale, decideranno di passare insieme il week-end. I due giorni che trascorreranno in un agriturismo, all'insegna del piacere di vedersi, di raccontarsi e di ascoltarsi veramente, saranno molto significativi per tutti. Così, mentre per alcuni di loro la vita sembrerà aprirsi a nuovi orizzonti e a nuove felicità, per altri continueranno i soliti problemi, i soliti tormenti, le solite solitudini... Con qualche consapevolezza in più.


Commento

Il film ricorda molto "Maledetto il giorno che t'ho incontrato", sia come tema di sfondo sia per la (preziosa) presenza di Margherita Buy. Una bella commedia corale, che cerca di fare luce sui problemi che ci affliggono, sulle paure, sulle fobie e sulle sofferenze d'amore. Sulle sofferenze dell'esistenza. Il film scorre serenamente, con punte di vera ironia ("Che faccio, chiamo il 119?" -"No, quello è il numero della ricarica!") e con momenti di riflessione. Le vite si intrecciano, alcuni amori finiscono, altri iniziano… In un mondo sempre più nevrotico e sempre più ossessionato dalla tecnologia. Un altro esempio cinematografico che cerca di dare un senso a quella sottile linea che divide il normale dal patologico. Da vedere.


Intervista dalla conferenza stampa

 

Perché sei tornato sul tema dei problemi psicologici?

Perché il tema della fragilità e delle debolezze è attuale. L'idea è nata da un articolo scritto 4 mesi dopo l'11 settembre, nel quale si diceva che era aumentato il numero degli adolescenti in terapia. Ed ho capito che stiamo perdendo i punti di riferimento. Volevo tornare alla regia di un film corale e avevo voglia di lavorare con bravi attori e di stare insieme agli altri. L'idea era del gruppo in analisi al quale viene a mancare il punto di riferimento: mi sembrava un ottimo punto di partenza per un film corale. Il tema centrale dello "stare insieme": il gruppo che è vita, anche se ci sono dei problemi, i quali alla fine vengono accettati con filosofia.
In questo film ho puntato sull'equilibrio: non fare troppo e quel poco farlo bene.

Continuerai a fare film così?

Io ho due anime dentro. Quest'aspetto da commedia… Questa è sicuramente una buona strada. Durante il film c'è stato un grande affiatamento. Ci siamo voluti bene. Il gruppo è la vita, e il distacco dal gruppo è la morte. E' anche un film solidale con le persone che soffrono, nel quale tutti si riconoscono, più o meno, in queste nevrosi.

Nel film prendi in giro l'analisi. Tu cosa ne pensi veramente?

L'analisi affronta casi seri e dei veri dolori. Non sono contro l'analisi, sia chiaro, ma critico certe superficialità, cioè la non condivisione del dramma del paziente da parte dell'analista.
(che poi non è così: il transfert è il passaggio dei vissuti del paziente al terapeuta ndr).

Il finale del film?

E' stato molto sofferto: non sapevamo come farlo terminare. Volevo un finale che facesse capire che alla fine, tutto riprende e tutto continua.

Il titolo?

Doveva essere "L'analisi di gruppo". Poi ci è venuto in mente questo, anche se non abbiamo inserito la canzone.


Cartelle cliniche dei personaggi - A cura della Dott.ssa Lojacono

GALEAZZO detto GEGE'
Anni: 50.
Il paziente presenta sintomi di depressione nella norma.
Incapacità di sviluppare l'autostima.
Rapporto molto conflittuale con la figura paterna che non l'ha mai riconosciuto sul piano affettivo. Conseguente incapacità di sentirsi padre.
Analizzare il rapporto con la morte della madre e la separazione dalla moglie e dal figlio dopo appena tre anni di matrimonio.
Equilibrata capacità di approccio con il mondo esterno e nei rapporti sociali.

GABRIELLA
Anni: 52 (età da accertare).
Il soggetto presenta i sintomi di una grave forma depressiva.
Forte squilibrio dovuto al conflitto fra l'immagine che il soggetto ha di sé e l'immagine esterna che proietta nel mondo.
Insicurezza delle proprie possibilità causata dalla separazione dal coniuge a causa di una donna più giovane.
Reazione incontrollata al problema dell'età che porta il soggetto a esibirsi con abiti e accessori non consoni all'età e che la pongono al centro di un'attenzione pericolosa ed umiliante
Stimolare di più la sua "oniricità" e far emergere il conflitto con la figlia e l'idea di maternità.

FLAVIA
Anni: 35.
Il soggetto presenta una marcata mancanza di autostima verso la propria femminilità. La sua grinta interiore, l'energia autotrasformativa risulta appannata da un non felice rapporto con la figura paterna rappresentata da un legame infelice con un uomo sposato, in posizione direttiva, di una lunga attesa di un cambiamento che non arriva mai.
Energia pronta a riemergere allorché un evento terapeutico o una personale evoluzione psicologica non la renda vincente e non la riscatti.
Approfondire l'ossessione del paziente per le scarpe con tacchi molto alti.

ERNESTO
Anni: 45.
Il paziente presenta tutti i sintomi di una grave forma depressiva reattiva dovuta alla fine del matrimonio. Rapporto quasi materno di dipendenza dalla moglie. Combattuto fra il volersi liberare della moglie/madre e il temere di perderla, e/o di essere punito perché se ne vuole liberare.
Da studiare attentamente la sua peculiare reazione all'insonnia: riesce a dormire solo sui treni.

LUCA
Anni: 40.
Il soggetto presenta una forma molto sviluppata di nevrosi dovuta all'eccessivo controllo razionale di tutti gli aspetti emotivi della sua vita.
Padroneggia fin dall'infanzia tutti gli aspetti della sua personalità fino ad aver accettato senza troppi problemi la sua omosessualità, ma resta profondamente immaturo sul piano affettivo e relazionale.
Mancanza di riconoscimento paterno e materno che si traduce nella necessità ossessiva di trovarsi al centro della sfera affettiva, motivo per cui si innamora coscientemente di uomini sposati (a loro volta irrisolti nella propria identità) con l'obiettivo di essere "unico" per quella persona.

CHIARA
Anni: 25.
Il soggetto manifesta evidenti sintomi legati alla bulimia cioè i suoi comportamenti si basano sull'assunzione incontrollata e disordinata di cibi.
Rifiuto eccessivo del modello familiare. Conflitto con la figura materna.
Rapporto problematico con la realtà circostante e con le persone.
Ha sviluppato per difesa un mondo a parte, di fantasia, dove si sente finalmente protagonista compresa ed accettata.
Convincerla ad aprirsi di più nelle dinamiche di gruppo.

MARCO
Anni: 27.
Il soggetto ha un marcato rifiuto della realtà esterna. Forti elementi di introversione. Incapacità di provare soddisfazione in circostanze normalmente piacevoli.
Mancanza di sincerità nel racconto dei sogni, sempre controllati e logici ma con un gran dispiego di fantasia.
Interagisce ancora troppo poco con la dinamica del gruppo. Possibilità di inserirlo con un altro gruppo di pazienti.

ALFREDO
Anni: 39.
Il paziente è afflitto da attacchi di ansia mitigati da vere e proprie mancanze di reazione al limite della catatonia.
Origine del problema di chiara natura edipica. Probabile conflitto con un'omosessualità latente negata anche dalle forti convinzioni religiose del soggetto.
Stimolare il tema della musica attraverso ricordi e sensazioni legate al suo lavoro di musicista.

 

22/12/2002 Ilario Pisanu

>>> Il sito del film

 

 

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