SMASHING PUMPKINS

 MACHINA, MACHINES OF GOD

 

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bloodflowers

 

Genere: rock 
Miglior brano: ----
Assomiglia a: ----
Voto (0-10): ---                                           Recensione del: 07/01/2003

La storia del rock è piena di gruppi che intrapresa la via del declino si trascinano lenti cercando di rievocare una creatività musicale da tempo latente.A dire la verità non sembrava questo essere il caso degli Smashing Pumpkins, se non altro perché Adore era stato un ottimo episodio sperimentale ed avrebbe potuto costituire l'inizio di un nuovo percorso creativo.Ma appunto,Adore è stato solo un episodio,accantonato per altro a causa dell'entusiasmo che si era venuto a creare negli ultimi tempi tra i membri del gruppo : molti problemi sembravano risolti,facevo ritorno il batterista Jimmy Chamberlin e le drammatiche vicende personali di Corgan sembravano essere definitivamente superate. Non bisogna essere per forza un gruppo eclettico e camaleontico come i Flaming Lips,ma le "zucche spappolate" dovevano sopravvivere a sé stesse ed hanno fatto ciò che più era sconsigliabile fare,ossia tornare al rock e vedere quanta della magia dei precedenti capolavori (Siamese Dreams,Mellon Collie) fosse rimasta nei loro strumenti.Ben poca , a dire la verità,e c'è da credere che lo sapessero anche loro.Il modo in cui le ritmiche e le sonorità strizzano l'occhio al pop lascia davvero perplessi mentre quasi ad aumentare la nostra tristezza in quest'album si trova quello che si può definire uno dei pezzi migliori del gruppo :"glass and the ghost children",una lunga cavalcata psichedelica divisa in due parti : l'apertura della batteria ci ricorda la freschezza e la dinamicità di uno strumentista vero (a differenza delle campionature di Adore),mentre in un gioco di distorsioni e riverberi dall'atmosfera tetra,si muove la voce di Corgan, anch'essa supportata da un riverbero (forse per supplire ad un evidente calo di prestazione da parte del leader in tutto il disco) che aumento il senso di smarrimento e confusione;nelle parti strumentali gli strumenti si intrecciano e in alcuni casi le chitarre rasentano addirittura la cacofonia.La seconda parte si apre con un ambientazione incredibilmente eterea : il rumore delle onde di un mare elettrico fa da sfondo ad un arpeggio lontano,che sembra quasi uscire dall'ugola di una sirena,assecondato man mano sempre di più dalla cadenza della batteria e dalla voce di Corgan.Il tutto è dannatamente sognante,sospeso in un limbo nel quale gli Smashing Pumpkins non hanno saputo o voluto immergersi,denso di sensazioni contrastanti come la tranquillità dell'ambiente e l'angoscia suggerita dal fraseggio tormentato.Questa è la vetta,e il gruppo la tocca per l'ultima volta.Sicuramente il disco gode di altri momenti positivi,come ad esempio "Stand inside your love",impetuosa ballad contenente le esplosioni rock più genuine, o "Heavy Metal Machine",esasperata quanto riuscita parodia dell'esaltazione indotta da molte rockstar (l' heavy metal è chiaramente tra i primi indiziati),ben espressa da un testo ironico ed in evidente contrasto con la parte suonata ("lasciatemi morire,lasciatemi morire per il rock'n'roll…lasciatemi morire per salvare la mia anima/lasciatemi morire per il rock'n'roll, che il mondo perdoni il passato,che le ragazze bacino tutti i ragazzi…").Al di là di questi episodi,sembra ormai chiaro che questo non è il rock dei tempi migliori : ci si sforza per trovare anche qualche possibile contaminazione,ma l'unica cosa che mi viene in mente è pop;questo potrebbe anche non essere un male,ma è evidente che nelle intenzioni del gruppo lo scopo molte volte è stato quello di rendere digeribile un lavoro essenzialmente a corto di idee.Questo anche a dispetto di un apertura che sembrava promettere bene per l'intero disco,"the everlasting gaze",una scorribanda strumentale in cui la voce di Corgan,come già altre volte in precedenza,passa in secondo piano."Raindrops and sunshower",così come "I of the morning","Sacred and profane" e "Try,try,try" sembrano inevitabilmente votate al compromesso commerciale,il che è molto peggio di un eventuale compromesso pop. A giudicare dai testi questo è decisamente l'album meno cupo del gruppo,un album liberatorio sotto molti aspetti,lontano dalle angosce di Adore e dagli alternanti flussi emotivi di Mellon Collie.Un album ottimista,se vogliamo,e chissà che non sia stato penalizzato proprio da quest'ottimismo : senza star qui a colorare di nero il mondo degli artisti,mi sembra evidente come spesso un capolavoro sia frutto di una serie di sentimenti negativi (Pink Floyd,Wish you were here/The Wall;Beck : Sea Change;Nick Cave : Murdered ballads).Ebbene,Corgan ha detto di avere bisogno di nuovi stimoli,e siamo d'accordo con lui quando dice che un ciclo si è concluso;senza stare qui ad aspettare gli Zwann,mi sembra giusto almeno prendere atto del fatto che Machina è sì l'ultimo atto,ma di un dramma la cui fine era già stata largamente annunciata.Per questo non scoppiamo in lacrime,perché chi sapeva di essere prossimo alla fine,sapeva anche che presto ci sarebbe stato un nuovo inizio,e questo è un pensiero abbastanza incoraggiante,non tanto per i vecchi fans quanto per il mondo della musica in genere.

 

Vincenzo De Simone

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