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Con: Tom Hanks, Michael Duncan, David Morse
Regia: Frank Darabont
Anno: 1999
Durata: 2 h. 48 m.
Questo film di Frank Darabont non è altro che il ricordo di un
vecchietto, Paul Edgecomb, che vive in una casa di riposo degli Stati
Uniti. Il suo ricordo viene innescato dalla visione di un film già visto
circa sessant'anni prima, durante la grande depressione, quando era capo
delle guardie del braccio E (il braccio della morte) nel penitenziario di
Cold Mountain.
Edgecomb (Tom Hanks) si occupava di quattro assassini in attesa di
compiere la loro ultima passeggiata lungo il "Miglio Verde", un
corridoio rivestito di linoleum verde che doveva condurli alla stanza
della sedia elettrica; aveva accompagnato tantissimi strani soggetti,
eppure non aveva mai incontrato nessuno che somigliasse a John Coffey (Michael
Duncan) un gigante nero condannato a morte per l'omicidio di due bambine
di nove anni.
Il modo di comportarsi di John Coffey era in netto contrasto con il suo
aspetto fisico: infatti oltre a un carattere abbastanza semplice e ingenuo
e a un'infantile paura del buio, il gigante possedeva un dono
soprannaturale. Con lo svolgersi degli eventi, Paul Edgecomb avrebbe
scoperto che a volte i miracoli accadono nei luoghi più impensati.
Il film è tratto dal romanzo in sei puntate scritto da Stephen King, che
ha entusiasmato il regista sin dall'inizio. Nonostante il tono drammatico,
Frank Darabont, ha deciso di inserire anche qualche personaggio un po'
svitato di testa (il vecchio detenuto modello usato per le prove delle
esecuzioni, ma anche il detenuto che si diletterà con i suoi scherzetti
alle guardie) che non mancheranno di far sorridere in qualche occasione
gli spettatori.
Ottima la ricostruzione della sedia elettrica in rame e mogano (realizzata
dopo aver compiuto delle ricerche a Sing Sing ma anche nei penitenziari
della Lousiana, della Georgia e del Tennessee) e la scelta del
penitenziario (il Tennessee State Penitentiary, oggi non più in funzione
ma spesso utilizzato in vari film come "Difesa ad oltranza" con
Sharon Stone).
recensione del 14/10/2002 Di Fabio Marchese Ragona
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