JEFF BUCKLEY

SONGS TO NO ONE

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bloodflowers

 

Genere: ---
Miglior brano: ---
Assomiglia a: ---
Voto (0-10): ---                                           Recensione del: 14/01/2003

Di solito quando si deve parlare di un album,si cerca di prestarvi attenzione e di soffermarsi molto su ogni traccia.Al fine di preservare la sublime memoria che ho di Jeff,ho preferito abbandonare quasi subito questo approccio e ritornare in fretta alle vette sonore di Grace. Whyyyyy si chiedeva Annie Lennox qualche anno fa,beh, è presto detto : come tutti,anch'io penso che ci siano dei princìpi ai quali anche il mercato dovrebbe sottostare.Conoscendo i tormentati tempi e modi di produzione di Grace, e sapendo che al secondo album prima di morire Jeff stava lavorando già da due anni e passa,bene,sapendo questo,secondo voi cosa penserebbe il diretto interessato nel vedere pubblicati questi "cimeli"?Se questa domanda non vi suona retorica allora siete inguaribilmente ingenui,ma c'è una soluzione : concedetevi un quarto d'ora e scaricate "forget her",ascoltatela,che ne pensate?Si,è bellissima ,ma non l'avete mai sentita perché il nostro eroe si impuntò e non la volle inserire in Grace;ancora una volta,cosa penserebbe di questa pubblicazione una persona così poco disposta al compromesso?Una persona che durante i live riportò "lover you should've come over" quasi alla lunghezza originaria di dieci minuti (a dispetto dei poco generosi tempi del disco)?Lo sappiamo tutti che Jeff sarebbe inorridito,che vomitò un ep promozionale ("live at sin-è") perché di suo c'era poco ("mojo pin" ed "eternal life"),mentre gli fu concesso di sfogarsi con due cover("je n'en connais pas la fin" di Edith Piaf e "the way young lovers do" di Van Morrison),di cui tra l'altro la seconda vale da sola i soldi dell'ep.Ascoltate prima Grace e poi Songs To No One : a me sembra che il secondo sia opera di un fan,molto dotato per carità,che cerca di imitare Grace : "Hymne a l'amour" è ingenua nel suo protrarsi per undici minuti sostenuta solo da una chitarra e dai lievi vocalizzi di Jeff,mentre che dire di "Mojo Pin",priva del pathos che invece domina la versione definitiva e dell'energia della parte strumentale?!?.Devo andare avanti?Se proprio insistete…"songs to no one" non è male,allegro incrocio tra folk-blues-country che non si capisce cosa voglia essere,ma ti fa capire bene che non lo sapeva nemmeno l'autore.Non starò qui a parlare di "Grace" (versione demo),della cascata di note che qui diventa un ruscello,e dell'armonica a bocca ivi presente : immaginate un hobbit che tra una strofa e l'altra fa irruzione sul palco del sin-è suonando allegramente questo strumento,per poi smettere bruscamente allorché viene scaraventato via (ma si,ridiamoci sopra…).Comunque non mi va di andare avanti,dico solo che il resto del cd non aggiunge nulla a quanto appena descritto,e concludo promovendo una campagna di boicottaggio ai danni di Hal Wilner,sedicente produttore che altre ad aver diretto la produzione del disco si è anche concesso ad un attimo di fanatismo delirante,descrivendo nelle ultime pagine del booklet ben quattordici buoni motivi per non disdegnare questo lavoro.L'unico accettabile è l'ultimo,che forse a voi dirà poco ma che suona pressappoco così :"tredici è un numero sfortunato".Eh già,in America è il tredici…per non parlare del fatto che ha anche la presunzione di sapere che a Jeff avrebbe fatto piacere avere come ospite Bill Frisell : ebbene,questo richiestissimo (e per carità,validissimo) chitarrista non è nel disco per proprie affinità musicali con Jeff,bensì semplicemente perché è il degno compagno di merende di Hal Wilner,che gli ha prodotto il disco da solista procurandogli la collaborazione di Bono Vox e l'ha inserito come collaboratore nell'ultimo lavoro di Laurie Anderson ("life on a string").Dunque,il disco è caldamente sconsigliato,e non può nemmeno valere la motivazione di un avvicinamento graduale alla musica di Jeff : per quello va benissimo il "live at sin-è".Questo album porta con sé la maledizione del grande artista prematuramente scomparso,nonché la benedizione di produttori ingordi e parenti (ma si,diciamolo,addirittura di madri) giustamente desiderosi di mettersi al riparo da una pensione ingenerosa.Vi dice niente il nome Jimi Hendrix,ristampato fino alla nausea?A me ispira una silenziosa ma profonda indignazione,più eloquente di mille improperi o epiteti indecorosi.Valori etici?Questioni morali?Ma come,non lo sapevate?Imbarcatasi sul traghetto per il terzo millennio,la musica scoprì di non potersi permettere il viaggio e fu costretta a disfarsi dei bagagli più ingombranti…eh già,non c'è dubbio,poteva scegliere meglio.

Vincenzo De Simone