TOSCA E LE ALTRE DUE  

Cinema

Nel 1800, Emilia, la portiera di Palazzo Farnese, sposata con un carceriere di Castel Sant’Angelo, è: una donna di ferro molto fedele al barone Scarpia;  inconsapevole dell’andirivieni dell’ “uomo di potere” in carrozza e, soprattutto, non si cura di ciò che accade nei saloni del nobile Palazzo. Un giorno, mentre ai piani superiori Sciarrone cerca di “scucire” la bocca al pittore rivoluzionario, Cavaradossi, con metodi aguzzini, dettati da Scarpia, che vuole conquistare la tanto desiderata Floria Tosca, cantante lirica; ai piani bassi sua moglie Iride, ex attricetta del nord frivola e ciarliera, commenta gli incomprensibili avvenimenti con Emilia. Le due donne si fanno compagnia e ciò che nasce da questa accoppiata è una divertente parodia. Emilia parteggia per il suo padrone, invece  Iride sta dalla parte di Tosca. Nel loro fitto pettegolezzo entrano il pane, il salame, la vitaccia quotidiana, il moralismo dei poveri, mentre dalle inferriate del cortile giungono gli echi musicali dei lamenti di Cavaradossi, dei moniti di Scarpia e della pietà orgogliosa di Tosca, ma non del dramma in corso.

“Tosca e le altre due”, tratto dall’omonima pièce teatrale di Franca Valeri, è girato dal regista Giorgio Ferrara con finezza, intelligenza e molta civetteria, che si addice a un duo famoso di attrici teatrali, la Valeri e la Asti, non solite lavorare al cinema. L’ambientazione, tutta ricostruita in studio e quindi teatrale, permette loro di immedesimarsi meglio nelle loro parti. Le immagini di Roma, che si susseguono nel film, sono quelle di una Roma rappresentata dai pittori della fine del 1700. Il risultato è una favolosa visione veristica dei vicoli, strade, piazze e palazzi, che nasconde bene un società credula, demolitrice, passiva nei confronti dei potenti e facilmente consolabile. E’ un film un po’speciale, una sorta di “pastiche”, che celebra un esilarante intrecciarsi di commedia e melodramma, ma anche una rivisitazione diversa del libretto pucciniano.   

Dalla conferenza stampa del 28/05/2003 

(Cinema Quattro Fontane, Roma)

Intervista

  • Giorgio Ferrara

D: Come le è venuta l’idea di fare questo film?

R: Da sempre ho avuto l’idea di fare questo film, ambientato a Roma. La scenografia è stata ideata da Danilo Donati. E’ stato girato nei mesi di maggio e giugno 2002 negli Studi Cinematografici Papigno, come “Pinocchio”, “La vita è bella” di Benigni. Nessuna inquadratura è stata girata dal vero. Gli effetti speciali sono presenti in tre inquadrature: in quella dell’inizio con la barca, in quella dei rivoluzionari e poi in quella della carrozza di Tosca. Elide Melli ha prodotto questo film insieme a Mario Cotone e Marco Guidone. La Rai ha collaborato.

D: Nel film vi è un contrasto tra due mondi?

R: Si, non volevo fare una parodia, ma ciò è inevitabile per i due linguaggi diversi. I nostri tre cantanti lirici: Maria Pia Ionata (Tosca), Alessandro Safina (Cavaradossi) e Armando Ariostini (Scarpia) sono quanto di meglio ci sia. Assomigliano a personaggi reali.

D: Vi è un contrasto di classe?

R: Si, c’è, come pure una incursione dal basso nella grande e plateale costruzione del melodramma italiano.

D: E’ stato difficile mescolare parte dell’opera lirica?

R: Abbiamo prima registrato le parti in un’orchestra completa e abbiamo costruito il playback nel momento delle riprese. Nel film ci sono brani, recitativi, le dispute tra Cavaradossi e Scarpia.

D: In quante copie uscirà il film?

 R: Esce in 35 copie e sono stati presi contatti anche con i paesi internazionali. Il film è piaciuto anche al responsabile americano della Columbia, che lo ha preso per distribuirlo in tutto il mondo. Inoltre, è anche sul mercato di Cannes.

   D: Ha visto altri film per avere l’ispirazione della realizzazione di questo film, visto che nasce tutta in un altro modo, rispetto alle classiche versioni di “Tosca”?

   R: Si ho visto “Tosca” di Karl Koch e Jean Renoir  del 1941, quella del 1973 di Luigi Magni e  del 2001 del regista francese Jacquot Benoit, ma è stata quella del 1956  di Carmine Gallone che mi ha confermato nella mia idea: fare una mistione tra commedia e melodramma. Il film è proprio per gli addetti ai lavori. E’ difficile tenere desta l’attenzione dello spettatore e ho cercato di trovare quelle parti più conosciute e comprensibili dell’opera di Puccini. Franca con la sua scrittura drammaturgica ha fatto in modo che ci fossero dei collegamenti.

   D: Si può accostare il film a “Moulin Rouge”?

   R: Si è un pastiche. La commistione tra generi diversi: è uscire dal realismo. La sala cinematografica è un luogo dove seguire storie fantastiche, fuori dalla realtà. Non mi piace il neorealismo di oggi, solo quello di oggi. Io faccio solo film d’autore, però provo a fare cose interessanti. 

D: Nel film ci sono tratti da commedia teatrale degli anni 40-50.

R: Nella scrittura teatrale i dialoghi e la costruzione drammatica sono perfetti. Trovo questo teatrale e non fa parte della nostra tradizione, ed è un errore che non ne faccia parte. Spero che i miei colleghi prendano dei bei testi teatrali e li mettano in scena, poiché mi sono convinto di questo.

  • Franca Valeri

D: Nella sua recitazione c’è un contrasto tra parti serie e vita reale. Quanta ironia, presa in giro ha messo nell’opera? Lei prende in giro i “posoni” dei romani.

R: No. Non ne ho messa, ma è stata spontanea. Nel secondo atto di “Tosca e le altre due” Emilia è in secondo piano. Quel momento lo vive con una passionalità diversa dagli altri personaggi. E’ uno spettacolo su cui si è erroneamente scherzato. Lei ha un punto di vista di meraviglia nei confronti del suo padrone, Scarpia, mentre Iride si identifica con Tosca.

D: L’idea della portiera come le è venuta?

R: Una sera ho visto Palazzo Farnese a Roma tutto illuminato e mi sono chiesta che, se in quel Palazzo ci fosse stata una portiera, cosa avrebbe raccontato di tutto quel trambusto nella casa del Barone Scarpia, con Cavaradossi e Tosca? E da ciò ne è sortita anche l’idea di Iride, interpretata da Adriana Asti, qui moglie del torturatore, ex attricetta, molto fantasiosa la quale detesta la pigrizia dei padroni. 

  • Maria Pia Ionata e Alessandro Safina

D: L’ironia del testo nasce dal riferimento al libretto, al testo cantato? Quanto lavoro è stato fatto per ottenere un risultato “pulito”?

-M. P. I.: Per ottenere una dizione chiara, bisogna operare un lavoro tecnico. Se ci dite che le parole si sono capite, ci rendete felici.

-A. S: Uno dei miei pregi migliori è la dizione, cioè far capire quello che dico. Quando abbiamo cominciato ad incidere, le cose andavano bene sin dall’inizio. Siamo contenti di far parte di questa operazione cinematografica ed essere affiancati a “mostri sacri” quali: Franca Valeri e al regista Ferrara. Abbiamo ridimensionato tutto. Un grazie particolare a Ferrara. Non vedo l’ora che esca al cinema.

  • Adriana Asti

D: Quanto c’è di suo nella costruzione del suo personaggio di Iride?

R: C’è tutto ciò che Franca aveva ideato nella sua scrittura. La cosa più bella è che sentivamo dei fantasmi, tutti vivi in questa storia.

  • Alessio Vlad

   D: Per quanto riguarda la musica si è avuto un effetto eccellente.

R: Spesso nei film d’opera ci sono dei tagli, qui si è avuto un effetto armonico. Ho scritto musiche che dovevano contrastare quelle di Giacomo Puccini. I bravi registi devono entrare bene nel loro mondo.

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Regia: Giorgio Ferrara

Interpreti: Franca Valeri, Adriana Asti, Maria Pia Ionata, Carlo Cecchi, Andrea Roncato, Armando Ariostini, Alessandro Safina

Sceneggiatura: Enrico Medioli, Franca Valeri

Fotografia: Giovanni Battista Marras

Musica: Alessio Vlad

Produzione: Elide Melli per Cosmo Production in collaborazione con Rai Cinema

Distribuzione: Bim

Origine: Italia, 2003

Durata: 88’

 

 

 

Recensione di: Grazia Monteleone

Data: 09/06/2003

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Sito: www.bimfilm.com