La Sicilia � l'isola pi� grande del mar Mediterraneo. A nord si affaccia sul mar Tirreno, a est � divisa dal resto della penisola italiana dallo stretto di Messina ed � bagnata dal mar Ionio, a sud-ovest � divisa dall'Africa dal canale di Sicilia.
La Sicilia ha una forma "triangolare" i cui vertici sono: Capo Peloro (o Punta del Faro) a Messina, al vertice nord-orientale, Capo Boeo (o Lilibeo) a Marsala, al vertice nord-occidentale, Capo Passero a Portopalo, al vertice sud.
Storia
La storia della Sicilia � stata influenzata dai tanti ospiti che sono passati sul suo suolo. Grazie alla sua posizione geografica, proprio al centro del mar Mediterraneo, la Sicilia ha avuto un ruolo di una certa importanza negli eventi storici che hanno avuto come protagonisti i popoli del mare nostrum.
Fu parte delle colonie della Magna Grecia e di Cartagine e cerc� di diventare regno indipendente con Ducezio ed Euno (che si autoproclamarono re dei Siculi rispettivamente nel V e nel II secolo a.C.). Dal 405 a.C. fino alla conquista romana fu dominata dai sovrani siracusani.
La Sicilia ha patito in molti frangenti una forte subalternit� politico-militare. I sovrani siracusani sono spesso riusciti ad imporre la propria supremazia nel contesto mediterraneo. Dionisio I, preso il potere, regn� su tutto il territorio della Sicilia fino a Solunto estendendone l'influenza fino al golfo di Taranto e al territorio etrusco (Pyrgi, Cerveteri, isola d'Elba). Conquistata dai romani, divenne la prima provincia romana dell'impero come Sicilia. Con la lex Rupilia gli fu riconosciuta la diversa nazionalit� ed una sorta di costituzione diversa da quella dei romani.
Passata dall'impero romano ai barbari e infine ai bizantini, fu il ventitreesimo thema dell'Impero Bizantino con il nome di Sikelia. Il capoluogo non ebbe mai sede fissa: si pass� da Palermo, a Taormina, a Rometta, a Siracusa. Con gli arabi divent� il giardino "paradiso" del Mediterraneo, con i normanni nacque il primo parlamento d'Europa e con gli svevi furono gettate le fondamenta di una Stato amministrato da una organizzazione centrale e basato su leggi adatte.
Dopo la Guerra del Vespro con la aragonese e la creazione del Regno di Trinacria, poi Regno di Sicilia), che poi per� si ridusse in un vicereame e infine ritorn� ad essere il Regno di Sicilia fino al 1789. Il capoluogo fu sempre Palermo, ad eccezione di un decennio nel Quattrocento, quando la corte si stabil� a Catania.
Dalla Rivoluzione Francese all'Unit� d'Italia: nel 1815 la corona di Sicilia fu unita a quella di Napoli nel Regno delle Due Sicilie. La Sicilia fu cos� divisa, come avevano secoli prima fatto per prima gli arabi, in tre reali dominii al di l� del Faro: Val di Noto, Val Demone e Val di Mazara. Nel 1848 la Sicilia caccia i Borboni e dichiara l'indipendenza da ogni altro regno, offredo la corona a Carlo Felice di Savoia Duca di Genova, che la rifiuta. Lo stesso anno Ferdinando II di Borbone riconquista la Sicilia bombardando Messina, motivo per cui viene chiamato il re bomba.
Con l'arrivo di Giuseppe Garibaldi e l'annessione al Regno del Piemonte, la Sicilia divenne una delle regioni italiane, ottenendo, dopo la Guerra Civile per l'Indipendenza del 1943-45, la Statuto Speciale nel 1946.
L'avvicendarsi di ospiti molteplici con le loro civilt� ha arricchito la Sicilia di insediamenti urbani, di monumenti e di vestigia del passato che fanno dell'isola uno dei luoghi privilegiati dove la storia pu� essere rivissuta attraverso le immagini dei segni che il tempo non ha scalfito e ha tramandato sino ai nostri giorni.
La Sicilia entra nell�et� storica con la colonizzazione greca, che inizia con la fondazione di Nasso (Naxos) per opera dei Calcidesi e di Siracusa per opera dei Corinzi, circa la met� del VIII secolo a.C.; poco dopo sarebbe stata fondata Cuma, presso l�attuale Napoli, e questa avrebbe fondato Zancle (Messina). Nasso fond� Catania. Sorsero poi Selinunte nella seconda met� del VII secolo e Akragas (Agrigento) al principio del VI. Poco dopo i Greci giunsero i Fenici. Nel secolo VI la costa occidentale dell�isola appartiene ai Cartaginesi, fondatori di Panormo (Palermo) e di Soluto.
La civilt� dei discendenti dei Greci stabilitisi in Sicilia (Sicelioti) � perfettamente analoga a quella della Grecia propriamente detta. La formazione fondamentale � la �polis�, la citt�; anche quando si formano Stati pi� vasti, questi sono pur sempre aggregati alla citt�. Non pare che nelle citt� siceliote (come neppure in quelle italiote) vi sia stata mai la monarchia.
L�aristocrazia fondiaria tenne generalmente il potere fino alla met� del secolo VI; gareggi� poi con essa la plutocrazia industriale e commerciale. Successivamente al periodo di egemonia aristocratica si ha la lotta tra l�aristocrazia e il popolo, mirante quest�ultimo ad ottenere l�uguaglianza dinanzi alla legge (donde le legislazioni attribuite a personaggi leggendari) e la partecipazione ai diritti politici. L�opposizione all�aristocrazia favor�, come in Grecia, il sorgere dei tiranni, che intorno al 500 a.C. troviamo in quasi tutte le citt� siciliane.
La Sicilia fu, al pari della Magna Grecia, un centro di cultura greco: ricordiamo Stesicoro, Epicarmo, Sofrone, Gorgia, Empedocle. Sollecita e splendida fu la fioritura artistica, specialmente nell�architettura religiosa. Tra la fine del secolo VII e il principio del VI sorsero i primi, semplici templi a Selinunte, Agrigento, Siracusa; nel corso del VI si ebbero le grandi costruzioni dei templi dorici. Con le costruzioni architettoniche si svilupp� la decorazione sculturale: famose sono le metope di Selinunte. L�arte industriale ebbe pure larghissimo sviluppo; di grande valore estetico sono le monete delle citt� siceliote.
Il primo posto per importanza politica in Sicilia fu Siracusa, che divenne antesignana nella lotta con Cartaginesi ed Etruschi. La sua ascesa risale al principio del V secolo sotto il tiranno Gelone, vincitore ad Imera (ca. 480) dei Cartaginesi, mentre il fratello e successore Gerone sconfisse gli Etruschi a Cuma per mare (474). Dopo la sua morte si ebbe a Siracusa una rivoluzione in senso democratico, che provoc� il ristabilimento dell�indipendenza delle citt� siciliane assoggettate dai tiranni siracusani. Siracusa tuttavia prosegu� la sua attivit� marittima fin nell�Italia centrale.
Si ebbe ora in Sicilia un tentativo dei Siculi di liberarsi dal dominio greco e di costituire un regno proprio sotto Ducezio, tentativo che fin� per fallire (460-440). Nella seconda met� del secolo V Atene venne a contrastare la potenza della dorica Siracusa, ma la grande spedizione ateniese del 415-413 a.C. fin� in un disastro. Di quest�indebolimento dei Greci approfitt� Cartagine per una ripresa in Sicilia, occupando nel 409 a.C. Selinunte e nel 405 a.C. Agrigento. Siracusa venne alla riscossa sotto il tiranno Dionigi il Vecchio, che per� non spinse a fondo la guerra contro i Cartaginesi perch� impegnato nella sottomissione delle citt� siceliote e nei tentativi espansionistici in Italia, ove si spinse fin nell�Adriatico superiore.
Dopo la sua morte si ebbe a Siracusa un lungo periodo di sconvolgimenti, terminato nel 343 con il ristabilimento della libert� per opera di Timoleonte, il quale vinse i Cartaginesi, promosse la liberazione delle citt� siceliote e la loro alleanza.
Siracusa riprese la politica egemonica intorno al 316 a.C. per opera del tiranno Agatocle, che sottomise le altre citt� greche, assunse il titolo di re (305) e combatt� contro Cartagine. Lui morto (289), Siracusa torn� in libert�. Premuta nuovamente da Cartaginesi, essa, assieme ad Agrigento, invit� Pirro re dell�Epiro che era venuto in Italia su chiamata di Taranto, a combattere i Romani. Pirro pass� in Sicilia e ottenne successi; ma la discordia insorse tra lui e i suoi alleati ed egli allora fece ritorno sul continente.
I Cartaginesi ristabilirono la loro potenza sull�isola, mentre Siracusa doveva difendersi dai Mamertini, mercenari campani impadronitisi di Messina. Durante la guerra contro di essi si ebbe la costituzione a Siracusa della nuova tirannia di Gerone II (270) e l�intervento dei Romani, chiamati dai Mamertini. Di qui l�inizio della prima guerra punica. Questa (264-241) port� l�assoggettamento dell�isola a Roma, che ne fece la prima provincia: una parte del territorio �ager publicus e il resto venne sottoposto a tributo. Vi si mantennero tuttavia, o vi si formarono, citt� federate (Siracusa) e municipi romani.
Durante la seconda guerra punica (218-201) vi furono ribellioni siceliote contro i Romani, principalmente di Siracusa e di Agrigento; e famoso fu l�assedio della prima (213-221) da parte dei Romani. Le misure di rigore che seguirono da parte dei vincitori recarono un grave colpo alla Sicilia. Siracusa fu fatta tributaria; la cittadinanza di Agrigento venduta schiava e sostituita con siciliani filo-romani.
Le larghe confische del territorio portarono allo sviluppo del latifondo, alla diminuzione degli abitanti, alla decadenza economica dell�isola e ad una moltiplicazione di schiavi che gener� le guerre servili, di cui abbastanza importante si ebbe nel 138 a.C., mescolandovisi un risveglio di sentimenti d�indipendenza isolana. Ricordiamo solo che, dopo la morte di Cesare, la Sicilia fu tenuta per alcuni anni, insieme con la Sardegna, da Sesto Pompeo, finch� la flotta di Ottaviano, sotto il comando di Agrippa, disfece nel 36 a.C. quella avversaria. L�isola ebbe allora lo stanziamento di molti veterani dotati di terre, ci� che ne promosse la latinizzazione. Essa, tuttavia, nell�ordinamento delle regioni augustee, � considerata come non facente parte dell�Italia. La concessione generale della cittadinanza romana che era stata fatta da Antonio non fu mantenuta da Augusto, il quale per� concesse alle principali citt� i diritti di municipio romano o di colonia latina.
La Sicilia partecip� al processo di decadenza economica e politica dell�Impero, dopo gli Antonini. Con il nuovo ordinamento politico fatto da Diocleziano e poi da Costantino essa venne, insieme con le altre due grandi isole, a far parte dell�Italia. Ma nella met� del V secolo d.C. i Vandali, stabilitisi in Africa, s�impadronirono dell�isola e della Sardegna.
Alla caduta dell�Impero Romano d'Occidente, Odoacre ne ottenne la restituzione da Genserico dietro pagamento di tributo; Teodorico ne conserv� il possesso senza pi� pagare il tributo. I Goti non fecero stanziamenti in Sicilia, rimanendo effettivamente nel dominio dei latifondisti romani (fra cui principale il vescovo di Roma) e questo facilit� la sua immediata adesione al generale imperiale Belisario quando vi sbarc� nel 535 d.C. iniziando la riconquista dell�Italia. L�isola rimase per tre secoli sotto la dominazione bizantina senza far parte n� della circoscrizione italiana, n� di quella africana, in dipendenza diretta da Costantinopoli, come una specie di demanio imperiale. Grandissima influenza continu� ad avervi la chiesa romana[senza fonte]. I Longobardi, che non ebbero flotta, non misero mai piede in Sicilia. Cominciarono invece col� gi� nel VII secolo le incursioni musulmane dall�Africa.
L�occupazione stabile dell�isola da parte dei Musulmani non ebbe inizio per� se non con lo sbarco a Mazara del Vallo nel 535. La conquista prosegu� lentamente: nell�831 fu presa Palermo, nell�843 Messina, nell�859 Enna (Castrogiovanni). Rimase ancora ai Greci una striscia ad oriente con Siracusa, che cadde solo nell�878, e Taormina, che resse ancora fino al 902. Il dominio dei Musulmani in Sicilia fu assicurato per secoli dai loro stanziamenti dell�Italia meridionale che ne formarono come il propugnacolo, dalla divisione politica dell�Italia e dall�impotenza degli imperatori franchi e teutoni a riunirla sotto il loro dominio. Furono invece i Normanni stabilitisi nel Mezzogiorno che, prima ancora di compiere la conquista del continente, si rivolsero a togliere l�isola ai Musulmani. Ruggero I d�Altavilla inizi� l�impresa nel 1060 e la comp� nel 1091 tenendo la Sicilia col titolo comitale come feudo di Roberto il Guiscardo. A lui successe Ruggero II, che alla Sicilia riun� il Mezzogiorno continentale ed ebbe nel 1130 dall�antipapa Anacleto II, e poi nel 1139 da Innocenzo II, la corona di Sicilia come feudo della Santa Sede.
Gli successe il figlio Guglielmo il Malo (1154-1166), cos� detto per la durezza con cui egli, o piuttosto il suo potente ministro, l�ammiraglio Maione di Bari, represse le rivolte dei grandi, specialmente di Puglia. Questi si erano rivolti a Federico Barbarossa e all�imperatore bizantino Manuele I Comneno. Le milizie bizantine sbarcarono in Puglia, occupando Brindisi e Trani e posero l�assedio a Brindisi (1156). Andarono per� perdute le conquiste di Ruggero II.
Successo a Guglielmo I il secondogenito Guglielmo il Buono (1166-1189), il regno si and� pacificando. Nella contesa tra il papato e i comuni da una parte e il Barbarossa dall�altra, Guglielmo II stette con i primi per difendersi dalle mire imperiali. Dopo Legnano egli concluse a Venezia, al pari dei comuni lombardi, una tregua con il Barbarossa (1177) e la pace a Costanza (1183).
Il che favor� un�intesa fra impero tedesco e regno normanno: Guglielmo II fidanz� l�unico discendente legittimo della dinastia, Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II, con il figlio dell�imperatore Enrico (1184). Il matrimonio fu celebrato a Milano nel gennaio 1186.
Morto Guglielmo II, contro Enrico VI si lev� un forte partito che gli oppose un rampollo illegittimo della casa normanna, Tancredi, conte di Lecce, il quale fu riconosciuto da papa Clemente III. Una prima spedizione di Enrico VI (1191) non riusc� nella conquista del regno; una seconda, avvenuta dopo la morte di Tancredi (febbraio 1194), port� alla conquista di esso, e alla fine del 1194 Enrico prese la corona reale a Palermo. Tentativi di rivolta furono da lui ferocemente represse. Egli intendeva farsi del regno una base per una grande spedizione contro l�impero greco, ma lo morte lo sopraggiunse improvvisamente a Messina nel settembre 1197.
La storia della Sicilia sotto il figlio di lui, Federico II detto Stupor Mundi, il quale procedette ad un riordinamento generale del regno, � narrata nella voce relativa; e il seguito di essa in quella su Manfredi. Caduto questi a Benevento (1266), Carlo I d'Angi�, al quale il pontefice aveva trasmesso il regno, ne rimase padrone; e vana riusc� la spedizione di Corradino (1268), che venne decapitato a Napoli.
La Sicilia fu particolarmente malcontenta del governo angioino, innanzitutto per il suo fiscalismo. Alcune parziali sollevazioni in favore di Corradino vennero ferocemente domate con lo sterminio d�intere cittadinanze, e molti nobili furono spogliati per dare i loro beni ai Francesi. Inoltre la Sicilia si sentiva posposta a Napoli, ove Carlo aveva la sua sede. Il popolo era malcontento anche per il modo licenzioso con cui i Francesi trattavano le donne siciliane: malcontento che scoppi� nell�insurrezione dei Vespri Siciliani, iniziata il 31 marzo 1282, cui seguirono l�intervento di Pietro III d'Aragona acclamato re di Sicilia e la guerra cosiddetta del Vespro fra Angioini e Aragonesi.
Con la pace di Caltabellotta (1302) la Sicilia rimase a Federico d'Aragona col titolo di re di Trinacria. Alla sua morte l�isola avrebbe dovuto tornare agli Angioini; invece Federico fece riconoscere per successore il figlio Pietro. Di qui una lunga guerra fra i due regni protrattasi inconcludente assai dannosa, con incursioni reciproche e sbarchi sulle coste e con la legislazione e l�appoggio dato a re Roberto; a Pietro successe Luigi (1342-1355). Sotto di lui e il suo successore Federico III, Giovanna di Napoli e il marito Luigi di Taranto intervennero, chiamati da molti signori, ricevettero a Messina (1356) l�omaggio dei sudditi siciliani e per qualche tempo furono nella maggior parte dell�isola. Ben presto per� Federico riprese il sopravvento; e nel 1372 fu conclusa la pace, per la quale la Sicilia rimaneva alla casa cadetta aragonese come vassalla di Napoli e del papa.
Morto Federico III nel 1377, la successione della figlia Maria non venne riconosciuta da Pietro IV d'Aragona del ramo principale, che cedette i suoi diritti sulla Sicilia al secondogenito Martino il Vecchio, il quale li trasmise al figlio Martino il Giovane. L�isola si divise in fazione aragonese e siciliana, della quale seconda stettero a capo i potentissimi baroni Chaiaramonte. La regina Maria fu fatta prigioniera dalla fazione aragonese, condotta in Spagnae maritata a Martino il Giovane, e questi venne coronato a Palermo (1392). Pure la guerra civile continu� sin verso la fine del secolo. Morti Maria (1402) e Martino il Giovane (1409), Martino il Vecchio re d�Aragona si dichiar� erede del Regno di Sicilia; ma, morto anche lui quasi subito dopo (1410) ed estintasi la casa d�Aragona, segu� un periodo d�interregno e confusione, finch� i siciliani, al pari degli Aragonesi, riconobbero il figliolo della sorella di Martino il Vecchio, Ferdinando di Castiglia, venendo cos� a riunire i due regni di Aragona e di Sicilia.
In Sicilia i primi re aragonesi emanarono molte costituzioni per difendere i diritti popolari dagli abusi feudali e fiscali, e costituirono definitivamente l�istituto del parlamento, un�assembla d�origine normanna composta di nobili, clero e deputati delle citt� regie (cio� non feudali), cui fu riservato il diritto di deliberare pace e guerra, di votare le imposte, di censurare i pubblici ufficiali. I re per tener a freno la nobilt� favorirono anche le libert� municipali; ma, nonostante tutto questo, i feudatari acquistarono un potere preponderante a danno dell�autorit� regia e dei comuni. Tutto ci� port� l�isola ad una profonda decadenza.
Alfonso d'Aragona re di Sicilia, figlio di Ferdinando di Castiglia, acquist� anche Napoli riunendo i due regni (1442). Ma alla sua morte (1458) la riunione ebbe termine, perch� la Sicilia pass� con l�Aragona al fratello Giovanni II, mentre Napoli fu lasciata da Alfonso, come acquisto personale, al figlio naturale legittimato, Ferdinando I. Con Ferdinando il Cattolico figlio di Giovanni, re di Aragona e di Sicilia, che riun� la Spagna sotto il suo governo, si ebbe di nuovo, per la conquista del Napoletano (1501-03) da lui operata contro la Francia, la riunione del Regno delle Due Sicilie alla corona di Spagna, rimanendo per� distinte col titolo di Regno di Napoli e Regno di Sicilia. A Palermo risied� un vicer�.
Gli Spagnoli goveranrono in Sicilia in modo assai duro: il tribunale di giustizia funzion� in maniera arbitraria e oppressiva; vennero ridotte le attribuzioni al parlamento, sempre diviso in tre bracci (ecclesiastico, baronale e demaniale); e il governo fece opera corrutrice cercando con ogni mezzo di guadagnarsi alcuni fra i rappresentanti. Inoltre gli Spagnoli monopolizzarono il commercio del grano, accrescendo la decadenza economica della Sicilia. Queste condizioni produssero rivolte, di cui si ebbe una serie a Palermo, contemporanea a quelle di Napoli, di Masaniello e dei successori: quella di Nino della Pelosa, che fu messo a morte; quella di Giuseppe Alessi, un battiloro che richiese si stabilissero i privilegi del tempo di Pietro d'Aragona e si togliessero le gabelle da tutta l�isola.
Il vicer� e i nobili riuscirono a suscitare una sommossa popolare contro l�Alessi, in cui questi fu ucciso; e il popolo, privo di un capo, fu domato. Seguirono altri moti, e in ultimo, sul finire del 1649, una congiura che ebbe per capi due eloquenti avvocati, Antonio Lo Giudice e Giuseppe Pesce: la congiura fu scoperta e i due uccisi. Pi� tardi fu Messina ad insorgere (1674) mettendosi sotto la protezione di Luigi XIV; ma, quando questi pens� a far la pace con l�alleanza dell�Aia, ordin� lo sgombero della citt� (gennaio 1678), che ritorn� cos� sotto la Spagna.
Con la pace di Utrecht (1713) il Regno di Sicilia fu dato a Vittorio Amadeo II di Savoia, che nei brevi anni in cui lo tenne contese con i papi per i diritti ecclesiastici, proseguendo le dispute gi� intense al tempo del dominio spagnolo. La Spagna sotto la direzione dell�Alberoni tent� di riconquistare i domini italiani e nel 1718 un esercito sbarc� in Sicilia occupandola. La formazione immediata della Quadruplice alleanza costrinse la Spagna a recedere dal suo proposito; e allora la Sicilia fu ceduta all�Austria, che non aveva cessato di reclamarla, e cos�, riunita a Napoli passava sotto quella potenza per la ricordata pace di Utrecht. Il figlio di secondo letto di Filippo V, della nuova dinastia borbonica di Spagna, Don Carlos, durante la guerra di Successione polacca comp� (1734) una spedizione vittoriosa nel regno che riacquist� in lui un re indipendente, pur essendo strettamente legato politicamente alla Spagna. Sotto di lui (Carlo III, 1734-1759) e sotto il figlio Ferdinando IV, finch� fu al governo il Tanucci, si ebbe un indirizzo riformatore. Dopo il ritiro del Tanucci e soprattutto dopo l�inizio della Rivoluzione Francese prevalse un indirizzo reazionario: questo non fece che favorire nella gente colta lo sviluppo delle nuove idee (il cosiddetto giacobinismo). A Palermo si ebbe nel 1795 la congiura Di Blasi. Nel 1799 e poi nel 1806-1814 Ferdinando IV, per le pressioni dell�Inghilterra, concesse alla Sicilia nel 1812 una nuova costituzione con le due camere dei Pari e dei Comuni, di tipo inglese.
Ferdinando IV era stato costretto a concedere la costituzione anche dal fatto che la nobilt�, di dubbia devozione, aveva abbandonato la monarchia. Cos�, il sovrano era rimasto quasi isolato e non aveva potuto resistere alle pressioni del rappresentante inglese a Palermo, Lord Bentinck. Questo spiega la soppressione del parlamento attuata dal re il 15 maggio 1815, non appena fu sicuro del suo ritorno sul trono di Napoli, e il decreto dell�8 dicembre 1816 con cui ordinava che tutti i suoi domini al di l� e al di qua del Faro, cio� i due regni, sino allora distinti, di Napoli e di Sicilia, dovessero formare l�unico Regno delle due Sicilie. Quasi contemporaneamente procedeva all�abolizione delle libert� e delle franchigie della Sicilia, delle sue leggi, dei suoi ordinamenti, della sua zecca e delle sue magistrature. Ma una simile condotta dest� subito nell�isola una viva opposizione, che condusse alla rivolta scoppiata nel luglio del 1820, subito dopo quella di Napoli: qui la Carboneria e i militari napoleonici avevano chiesto e ottenuto la costituzione, mentre a Palermo si voleva il riconoscimento dell�autonomia siciliana. Tuttavia questa richiesta non trov� ascolto neppure presso il nuovo parlamento napoletano, e anche i deputati videro nell�indipendenza dell�isola il perpetuarsi dei privilegi feudali pi� che la garanzia di una vita libera. Sicch� si disposero a sottomettere con la forza Palermo e sconfessarono la convenzione firmata da Florestano Pepe il 5 ottobre, invitando Pietro Colletta che ben presto ebbe ragione della resistenza dei siciliani.
Il particolarissimo palermitano non aveva affatto giovato alla rivoluzione napoletana, che si era anzi dovuta logorare nel grave e difficile problema interno. D�altronde, anche quella rivoluzione era piuttosto un ricordo del periodo napoleonico che un�anticipazione dei moti risorgimentali e, pertanto, neppure essa pot� resistere a lungo all�esercito austriaco. Negli anni seguenti, che furono gli anni centrali della Restaurazione, Ferdinando I, Francesco I e, soprattutto, Ferdinando II, salito al trono nel 1830, cercarono di temperare il loro governo con un paternalismo, in diverse occasioni, moderato e che voleva apparire desideroso di nuovi metodi. Ma questo non imped� che si susseguissero diverse congiure, fra le quali la pi� nota � quella del 1 settembre 1831, in cui gli insorti, guidati da Domenico di Marco e appartenenti in maggioranza al ceto degli artigiani (che, allora, erano legati alla nobilt�), percorsero Palermo chiedendo la costituzione. Nel 1837 un�altra rivoluzione scoppiava a Catania e a Siracusa, favorita dalle condizioni in cui versavano le popolazioni colpite dalla carestia e dal colera. Meno avvertita fu in quest�ultimo moto l�esigenza dell�autonomia, che invece continuava ad essere sentita a Palermo, come dimostr� la rivoluzione del 12 gennaio 1848, una rivoluzione che precedette tutte le altre che scoppiarono in quell�anno, ma che pure non esercit� grande influenza proprio perch� ancora animata dallo spirito d�indipendenza isolana.
In un primo momento la Sicilia sper� di riuscire ad ottenere da Ferdinando II una costituzione separata, ma il parlamento, radunatosi il 25 marzo, dovette prendere atto del reciso rifiuto del re e allora dichiar�, nell�aprile, decaduta la monarchia borbonica e, dopo aver conferito a Ruggero Settimo, capo del governo provvisorio, la reggenza, facendo uso dei diritti di �Stato sovrano e indipendente�, scelse il nuovo re nella persona di Alberto Amedeo, duca di Genova e figlio di Carlo Alberto. La Sicilia troppo apertamente trasferiva sul piano italiano le sue aspirazioni autonomistiche, mostrando d�intendere la sorte della penisola come una federazione di liberi stati. Approfittando dell�isolamento in cui si trovava la Sicilia, fu pi� facile al Borbone, vittorioso a Napoli sul parlamento nella giornata del 15 maggio, condurre la lotta contro la Sicilia; nel settembre, Messina, lungamente bombardata dovette cedere ed entro il 1848 le truppe napoletane completavano l�occupazione della costa orientale, investendo poi, nel nuovo anno, Palermo.
Nel 1849, la resistenza che questa citt� condusse per diverso tempo apparve troppo ai patrioti che ancora combattevano a Roma e a Venezia sotto una diversa luce perch� tutti si sentivano legati allo stesso destino e la causa di uno era la causa di comune. Ma ormai non c�era pi� nulla da fare di fronte alla reazione che stava per trionfare in Italia e in Europa: il 15 maggio 1849 Ferdinando II ritornava in possesso di Palermo e, conseguentemente, di tutta l�isola. Era stata un�amara esperienza, che per� diede i suoi frutti nel decennio successivo, quando l�opinione pubblica siciliana si orient�, come avveniva nelle altri parti della penisola, verso il Piemonte e il Cavour.
Alcune insurrezioni rivelarono qual era lo stato d�animo dei Siciliani, finch� il 4 aprile 1860, scoppi� la rivolta, capeggiata da Francesco Riso, che fu detta del convento della Gancia. Le truppe borboniche ne ebbero abbastanza facilmente ragione, ma essa offr� il modo a Crispi di dimostrare a Garibaldi come l�isola fosse pronta ad accogliere la spedizione che questi aveva in animo di fare, dopo per� che il popolo siciliano si fosse sollevato. La campagna nell�isola contro le forze borboniche fu molto pi� rapida di quanto si credesse: il 14 maggio da Salemi Giuseppe Garibaldi assumeva la dittatura della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II; il giorno dopo sconfiggeva il nemico a Calatafimi, aprendosi la via per Palermo, ove giungeva il 27 maggio. Il 2 giugno il generale formava un ministero, nel quale la figura predominante era il Crispi e, poco dopo, scacciava dall�isola l�inviato di Cavour, il La Farina, ma accettava la collaborazione del Depretis, pure inviato da Cavour, nominandolo anzi prodittatore. Con la battaglia di Milazzo del 20 luglio tutta la Sicilia era liberata e la spedizione continuava nel continente.
Tuttavia una non indifferente parte della classe dirigente insulare era contraria ad un�annessione pura e semplice e avrebbe voluto conservare una certa autonomia, ma Cavour, facendo votare per la fusione, infranse queste aspirazioni. I ceti popolari, nel passaggio dalla societ� feudale, in cui godevano di diritti che ne alleviavano le condizioni, alla societ� borghese quale fu introdotta violentemente nell�isola, ebbero maggiormente a soffrire, e, pertanto, alimentarono quello che fu detto il fenomeno del brigantaggio, fenomeno sociale di ribellione al nuovo dominio della borghesia che le leggi del parlamento italiano consolidavano. Tale triste situazione port� alla rivolta di Palermo del settembre del 1866, in cui si trovarono unite a combattere il governo della Destra e le due opposizioni: da un lato la reazionaria del clero e delle classi popolari e dall�altro la democratica e repubblicana, che raccoglieva parte della borghesia delusa dell�unit�. Per sette giorni Palermo fu tenuta sotto scacco dagl�insorti e si dovette mandare il generale Cadorna per aver ragione della rivolta.
Dal 1886 al 1894 le condizioni dell�isola invece di migliorare peggiorarono, soprattutto in conseguenza della rottura dei rapporti commerciali con la Francia nel 1887 che danneggi� notevolmente l�agricoltura meridionale. Nelle campagne il disagio dei contadini era aggravato dall�occupazione, da parte dei borghesi, delle terre demaniali, che dest� una viva resistenza e che port� al tragico episodio di Caltavuturo (gennaio 1893), quando la truppa spar� sui contadini uccidendone undici, mentre nelle campagne e nelle zolfare gli operai chiedevano o lavoro o aumento dei salari. Intanto, a cominciare dal 1890-91, la propaganda socialista era penetrata nell�isola ed erano sorti, numerosi, i Fasci dei lavoratori. Il movimento, che si estendeva sempre pi�, favorito dalla cattiva situazione economica, fu affrontato dal secondo governo Crispi con la forza: fu decretato lo stato d�assedio e sospesa la libert� di stampa, furono sciolti i Fasci e gli arrestati deferiti ai tribunali militari. Le condizioni dell�isola non migliorarono granch�, neppure durante il decennio giolittiano che anzi, col protezionismo industriale, peggior� la situazione del Meridione in grande prevalenza agricolo. Dopo la prima guerra mondiale anche in Sicilia, come nelle altre regioni del Sud, frequenti furono le invasioni dei terreni da parte dei contadini affamati di terra e desiderosi di strapparne un pezzetto al feudatario o al grosso latifondista. Ma il regime totalitario non riusc� a risolvere nessuno dei problemi siciliani (nemmeno quello della mafia, che pure si vant� di aver estirpato), sicch� tutti quei problemi si ritrovarono immutati dopo la seconda guerra mondiale. Gli sbarchi anglo-americani, nel luglio del 1943, provocarono danni notevoli e solo lentamente la Sicilia si risollev�. Intanto, per�, riprendeva forza l�antica tendenza all�autonomia, che nel secolo scorso aveva spinto i siciliani a chiedere il distacco dall�Italia. Si trattava di un movimento sostenuto in particolare dai latifondisti che paventavano eventuali riforme agrarie[senza fonte]; esso tenne agitata la vita dell�isola per diversi anni, finch� si and� spegnendo, anche per l�istituzione con D. lgs. 15 maggio 1946, della Regione Siciliana, che concedeva l�autonomia amministrativa. Nell�aprile del 1947 veniva eletto il primo parlamento siciliano.
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