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"MEMORIE ARBORENSI"

scritto dal teologo canonico di Oristano

SALVATORE ANGELO SCINTU

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N.B. Testo trascritto integralmente (errori compreso!)

LXII ARCIVESCOVO: MONSIGNOR  GIOVANNI  BUA (1828)

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Naque in Oscheri, oggi parrochia della Diocesi di Ozieri, laureato in Teologia nella Università di Sassari ed ordinato sacerdote con dispensa di undici mesi d'età: l'Ordinario di Alghero, cui allora Oscheri apparteneva lo mando parroco in qualità di Vicario perpetuo al proprio paese, diviso allora in partiti intenti a distruggersi a vicenda, sulla fiducia che vi sarebbe l'angelo della pace, come realmente lo fu.Per sei lustri resse quella parrochia in capo ai quali a mala pena consentendo, venne promosso a questo Arcivescovato di Arborea coll' aggiunta dell'Amministrazione Apostolica della Diocesi di Galtellì Nuoro, interdetta l'amministrazione al di lei Vescovo Don Antonio Maria Casabianca. Consagrato in Sassari nell 5 giugno 1828 dall'Arcivescovo Arnosio, assistenti i Vescovi di Bosa Monsignor Tola e quello di Ozieri Don Domenico Pes, tosto portosi a Nuoro, ed in quell'estate formò il piano di dar vita a quella Diocesi nascente, e nel nascere, moribonda. La cura spirituale, il Seminario che affatto mancava, la Cattedrale che minacciava rovina, l'Episcopio che era una casa terrena con loggiato avanti fatta dal piovano Antonio Fadda nativo di Solorussa, sul gusto dei fabbricati del suo paese, furono i principali oggetti cui si prefisse di dar pronta mano. Venuto in questa sede di Oristano nel 5 dicembre dello stesso anno 1828, ed osservato che anche in questa la cura spirituale veniva esercitata da due vice-parrochi detti Domieri, stipendiati uno dall'Arcivescovo, e l'altro dal Capitolo, a questo primariamente diresse le sue sollecitudini. Presi i concerti col suo Capitolo. approvato dal Governo il relativo progetto, ottenne la Bolla della istituzione in questa Metropoli del Canonicato parrochiale da conferirsi, eccettuata la prima volta, previo concorso, ad un ecclesiastico laureato. Il primo provvisto di questo beneficio fu il teologo Antonio Uda rettore di Isili, che poi creato Vescovo di Bosa, in capo a sette....

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 ...mesi e sette giorni vi morì. La Bolla suddetta ha la data del 13 di gennaio 1831, e coll'erezione del beneficio parrochiale porta la riforma dell'officio del teologale e del penitenziere. Il SeminarioSeminario vista a settent..jpg (91043 byte) come si e accennato era incompleto, nè corrispondeva al bisogno della vasta Diocesi che si compone di settantatre parrochie compresa la sede. Questo intraprendente Arcivescovo lo ha portato all'attuale sua perfezione, rendendolo capace di quaranta alunni. La sua vasta mente seppe trovar mezzi a portare a termine quell'opera, per Oristano, colossale. Offre Nuoro a gloria imperitura di questo Prelato un Seminario solido ed elegante, eretto dalle fondamenta, capace di 25 alunni, cioè tanti, quante parrochie conta quella Diocesi; la cura parrochiale sistemata; la grande e bella Cattedrale Duomo.jpg (168010 byte) ricostrutta dalle fondamenta che nell'ottobre del 1840 lasciò pressoché finita, ed un Episcopio piucchè decente fatto a proprie spese. Nuoro, come Oristano, celebrerà l'ospitalità di questo Arcivescovo fino al punto di essere l'Episcopio indicato da forestieri La locanda del capello verde e la ingegnosa carità comprovata massime nel 1831 e 1834, anni memorandi per la scarsezza di ogni frutto creato per la vita umana. Nel 1831 per la brina della notte 11 aprile il grand' uomo previde, ed afflittissimo prediceva la disdetta dell'imminente raccolto. Verso la fine di maggio, recatosi in Cagliari, ottenne un congresso presso il Regio Rappresentante, nel quale per le di lui ragionate istanze....

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 ...fu risoluto di accordarsi, per quell'anno, porto franco all'importazione del grano. Ritornato in Sede spedì subito il suo Vicario Generale Teologo Raimondo Orrù che fu poi eletto Vescovo d' lglesias, a fine di ritirare da tutte le chiese della Diocesi quei fondi che non fossero per il momento necessari alla manutenzione, i quali sono stati poi restituiti. Con questi fondi ed altro, che Egli ne aggiunse dal proprio si acquistò gran quantità di frumento dal continente, qual si è qui rivenduto allo stesso prezzo che si comprò, e con ciò si è fatto fronte alla spietata fame che si sarebbe sofferta. La carestia dell'anno 1834 non era meno spaventevole di quella del 1831. Non fatto conto delle limosine ai pubblici accattoni e dei soccorsi occulti, quali encomiano tuttavia tante lingue riconoscenti, registro il seguente fatto: 

Si era verso la fine di marzo e si temeva una sollevazione dell'affamato popolo. Il benefico Pastore, chiamati a sé i suoi canonici ed i superiori delle case regolari, gli invitò a concorrere con lui alla sovvenzione dei poveri in quanto a ciascuno consentirebbero le proprie forze: ma, sovvenzione che ad un tempo sostenesse la vita ed allontanasse dall'ozio con occupare in onesto lavoro la povera gente, al qual uopo fu scelta la strada della Maddalena. Dato da lui l'esempio dell'offerta di lire tremila, il Capitolo e le anzidette Corporazioni lo hanno imitato; e colla vistosa somma che in quel giorno si riunì si occuparono i poveri finché s'intrapresero i lavori dello stradone che conduce alla Gran torre.

 

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