Monster in the Book

(Il senso del terrore)

 

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Capitolo 1

 

 

 

Quella notte Ennie Broock era più agitata del solito.

continuava a rivoltarsi nel suo letto e a cercare di scacciare via i suoi abituali incubi notturni.

Fin da piccola, Ennie si era sempre sentita diversa dalle amiche che frequentava. Aveva sempre avuto un solido rapporto con loro; tuttavia da qualche tempo a questa parte, tutte le sue amiche del college avevano timore di lei. La evitavano, e questo turbava molto la ragazza.

Ennie era sempre conosciuta come una ragazza sognatrice, con la testa nelle nuvole.

Beh: era vero che a diciott’anni una ragazza dovrebbe pensare ad altre cose, che non dovrebbe stare con la testa nelle nuvole e avere ripetuti incubi che solo i bambini possono fare, ma era anche vero che nessuno può sentirsi superiore ad altri, solo perché non ha incubi, non crede ai fantasmi e alle cose impossibili, a differenza di lei.

Ecco. Era questo quello che Ennie avrebbe sempre voluto dire, ma non ne aveva avuto mai il coraggio.

Di colpo Ennie si svegliò.

Sospirò a fatica.

L’incubo era passato; si alzò dal letto e andò in cucina.

Sorpresa, trovò un messaggio lasciato dai genitori sul tavolo.

I suoi erano partiti per un tour in Europa. Erano entrambi domatori di animali nello zoo.

Bevve una tazza di latte caldo.

Poco dopo si rimise a letto.

La ragazza accese la televisione; era sicura che pur se avesse chiuso gli occhi, non sarebbe riuscita a dormire.

“Alle quattro del mattino dovrebbero dare qualcosa di interessante in TV”, pensò fra sé.

Invece tutto quello che le reti trasmisero non le piacque molto. Spense la televisione.

Stranamente la televisione si riaccese all’istante.

Ennie Broock pensò di non aver premuto bene il tasto. Rispense.

La televisione si riaccese.

Questo capitò di seguito per ben otto volte.

Scossa, la ragazza si avvicinò all’apparecchio e lo esaminò con cautela.

Una piccola scossa uscì dallo schermo acceso.

La ragazza rimase al centro della ragazza, stupita, intenta a guardare uno strano individuo con un berretto apparire sullo schermo e osservarla.

Il misterioso uomo sembrava guardare proprio lei!

La luna piena apparve fra le nuvole e illuminò, attraverso la finestra, le spalle di Ennie.

A quel punto l’uomo emise una risata stridula, affiancata da ripetuti gesti frenetici.

Sembrava che avesse il prurito da per tutto.

Poi ecco che i suoi occhi si velarono di un colore giallastro; le pupille si assottigliarono, riducendosi in sottili strisce nere.

Le orecchie si allungarono e folta peluria nera le ricoprirono, rendendole animalesche; i capelli e la barba diventarono un tutt’uno e ricoprirono una buona parte del suo viso.

Il naso si contrasse e si rimpicciolì, assunse un colorito scuro e si tramutò paurosamente in quello di un lupo. Le labbra si allungarono e rivelarono due file di paurosi denti aguzzi.

Come ultima mostruosità, spuntarono dalle sue labbra due enormi zanne, ricurve e lucenti.

L’uomo era un licantropo.

Questo fu l’unico pensiero di Ennie prima che questi saltasse fuori dallo schermo!

Si avvinghiò sulla ragazza e l’azzannò!

Ennie non ebbe neanche la forza di gridare e chiedere aiuto.

Il terrore le aveva paralizzato tutto il corpo; poi un debole suono straziante uscì dalla sua bocca.

Un suono strozzato e implorante!

Non se la sentiva di guardare un simile orrore!

Sentiva che il licantropo era ancora avvinghiato su di lei.

I suoi artigli fissi sulle braccia e sulle gambe; le sue pesanti zanne posate sul suo collo.

Poi un batticuore sembrò fermare il tempo.

Tutto tacque.

Tutto si oscurò.

- Un altro sogno. Un altro stamaledettissimo sogno  disse fra se Ennie al risveglio.

Si guardò attorno con aria interrogativa.

Gli era sembrato tutto così vero, così reale.

Sembrava che fosse successo davvero!

Poi scorse sulle sue coperte un berretto; lo stesso dell’uomo-lupo che nel sogno l’aveva aggredita.

La televisione era accesa.

Il panico penetrò in Ennie.

“Com’era possibile” pensò sconvolta.

 

  

 

 

 

Capitolo 2

 

 

Dopo essersi calmata, Ennie afferrò la cornetta del telefono e chiamò disperata Dexter, il suo psicologo.

Fin dall’età di dodici anni, Ennie andava da questi per calmarsi, dopo aver avuto un sogno, come si suol dire, “a occhi aperti”!

Proprio come adesso.

Quest’uomo, di profonda esperienza in questo campo, sembrava essere l’unica persona su questa terra a capirla; alla sua vista la ragazza provava grande gioia e serenità. 

Era un uomo alto e snello.

Era molto taciturno, ma comunque simpatico e gentile.

Circa mezz’ora dopo Dexter raggiunse l’appartamento della ragazza.

Salì sopra e bussò alla porta.

Ennie lo fece entrare.

Dopo che Ennie gli raccontò l’accaduto, il medico l’abbracciò e la rassicurò; le diede la sua solita pasticca e le diede un bacio sulla fronte, dopo di ché se ne andò.  C’era molto   affiatamento fra di loro.

Le pillole sembravano sortire a Ennie un effetto rasserenante.

Spense la televisione, si voltò per prendere il berretto sopra al suo letto, ma questo era sparito!

In quello stesso istante al porta della cucina scricchiolò; rumori di passi echeggiarono nella stanza situata affianco a questa, e nella quale la maniglia…

…si stava muovendo!

Quando la porta si aprii comparve di nuovo Dexter. L’uomo, con il suo solito sorriso stampato sulle labbra, disse che si era dimenticato di dirle di usare solo una piccola dose di quelle pasticche.  Se non usate correttamente, potevano causarle disturbi psichici seri.

La ragazza annuì e si risalutarono.

Come consiglio del medico, Ennie cercò di riposarsi.

Il mattino dopo, svegliatasi, andò in bagno, e incominciò a prepararsi per la doccia.

Dopo essersi lavata da per tutto, passò allo shampoo.

Sciolse i suoi lunghi capelli neri e incominciò a sciacquarli.

Mentre massaggiava, notò che i suoi capelli erano più morbidi; li risciacquò e ripeté l’operazione.

Strano.  Ora i capelli ora sembravano ancora più soffici e vellutati.

Li risciacquò ancora e passò ad asciugarli.

Chinò la testa all’ingiù e iniziò a pettinarli, tendo sempre fisso il phon sopra la sua testa.

Dopo averli asciugati del tutto iniziò a vestirsi.

Improvvisamente Ennie sentì tirarsi con forza i capelli.

Ma non era qualcuno.

I suoi capelli avevano preso vita, e stavano man mano attorcigliandosi intorno al suo collo.

In poco tempo diventarono un miscuglio irriconoscibile, che imprigionarono Ennie in una morsa mortale!

La trascinarono con insistenza in bagno, nella vasca dell’idromassaggio.

Una parte di essi aprirono i rubinetti e cercarono di farla annegare.

Ennie era sconvolta.

Non aveva tempo per pensare!

Non aveva tempo per chiedere aiuto!

Stava lottando furiosamente contro i suoi capelli, che ora erano diventati lunghissimi e possenti!

Ennie scivolò nella vasca e cercò di  separare lei da quel pauroso intrigo di capelli che la stavano soffocando!

D’un tratto Ennie fu sommersa dall’acqua .

Oramai la ragazza non ce la faceva più.

Era troppo agitata per calmarsi; cercò, con le sue ultime forze, di trattenere il respiro sott’acqua e continuò a lottare con se stessa.

Quando i suoi capelli furono diventati più lunghi del suo corpo, Ennie cercò disperatamente di strattonarli con forza.

Fu allora che questi si tramutarono in paurosi vermiciattoli grigi, che la punzecchiarono da per tutto!

I disgustosi esseri emanavano sibilii orrendi, mentre si riproducevano!

Proprio così: dalla bocca di ognuno di essi ne usciva un altro, poi un altro e poi un altro ancora.

Al posto dei suoi capelli, ora Ennie aveva un infinità di vermi grigiastri, con teste piatte e lingue rosse biforcute, che morsero con insistenza il volto di Ennie!

In poco tempo sul volto di Ennie spuntarono decine di macchioline rosse!

Ennie sapeva che era giunta la sua fine!

 

  

Capitolo 3

 

 

Immaginando che fosse giunta la sua fine, le cedettero i polmoni e la ragazza svenne in acqua.

Quando la ragazza riaprì gli occhi, vide che era buio, e che si trovava su di un soffice materasso, in ospedale.

Chi l’aveva portata lì?

Ennie iniziò ad agitarsi, ma scoprì ben presto di essere legata.

Iniziò ad urlare.

Cercò di sbirciare aldilà  della porta semi aperta che conduceva in corridoio;  lì c’era un via vai di dottori e dottoresse, indaffarati ognuno in qualche compito:

alcuni visitavano i propri pazienti,

altri li rasserenavano,

altri ancora scherzavano  e giocavano a poker  con loro, e addirittura altri medici sedevano accanto ai pazienti e leggevano con lori riviste.

Nessuno sembrò ascoltare Ennie.

Tutti stavano svolgendo un compito.

Cercò di mettere a fuoco la sua vista.

Riusciva a solo a vedere sagome, o per lo meno i contorni delle persone, ma riusciva comunque a capire le loro emozioni.

Solo quando la vista le migliorò completamente, Ennie poté osservare bene le persone all’interno dell’ospedale.

Questa volta l’orrore fu troppo forte e causò uno strappo al suo cuore, che sembrava essersi fermato: 

tutti gli infermieri, non ché i pazienti presenti nell’edificio non avevano la testa!

Il loro corpo era deforme.

Le loro mani, nere ed essiccate, risaltavano impressionantemente sui loro camici bianchi.

I loro colli scheletrici, quasi carbonizzati, erano molto lunghi, e troncati all’estremità, come se una grande ascia avesse staccato le loro teste in un solo colpo!

Improvvisamente quegli “orrori viventi” si voltarono e rimasero per interminabili secondi rivolti nella direzione della ragazza.

Ennie sapeva che quello era un altro delirio, e che ormai una parte della sua mente, abituata fin dall’infanzia a questa smania mentale, non riusciva a fare a meno di vedere cose impossibili ovunque!

Eccoli!

Gli allucinanti mostri si diressero nella sua direzione:

l’avevano notata!

Scivolarono a terra e percossero con frenesia il corridoio che li separava dalla stanza in cui stava Ennie.

Strisciando a terra, emisero cigolii orrendi con le scarpe.

Sembravano non far uso delle gambe.

Oramai erano vicinissimi a Ennie!

Giunsero vicino alla porta e l’aprirono completamente.

Si avvicinarono al materasso su cui stava Ennie, paralizata dal terrore. I mostri si contorsero e si irrigidirono; cercarono di arrampicarsi sul letto dove si trovava la ragazza, ma non ci riuscirono.

Le loro gambe sembravano essersi intorpidite.

In quel momento Ennie scorse fuori dalla finestra una grande nuvola nera comparsa nel cielo ed estendersi sempre più verso di lei.

Proprio in quell’istante la pelle dei terrificanti esseri striscianti mutò paurosamente: il collo e le mani divennero rossastri; il camice bianco svanì, sciolto dal loro stesso corpo, reso liquido.

Voltatasi, Ennie scorse sul pavimento tante piccole chiazze liquide in decomposizione.

Intanto la nuvola avanzava sempre più vicina.

La grossa massa scura, sibilando nell’aria, portava con sé vento e strani, indefinibili schiamazzi.

Ben presto Ennie capì cos’era tutto quel baccano che sembrava essere contenuto nella grande nuvola nera: erano le risate delle sue migliori amiche, poi si udì  quella dei suoi genitori.

Infine, ci fu una lunga, interminabile risata diabolica:

era quella di Dexter!

La nuvola assunse il suo volto, che iniziò ad osservare la ragazza con occhi paurosamente passivi, di ghiaccio!

La nuvola emanò un’improvvisa folata di vento, talmente possente da far frantumare i vetri della finestra.

Entrata nella stanza, la massa nuvolosa assunse totalmente le sembianze del suo psicologo.

-       Sai Ennie, non sei mai stata matta. La verità è che ti ho sempre voluta tutta per me; ora sei mia Ennie, per sempre! - , disse Dexter con un sorriso per niente rassicurante!

La storia di Ennie Brook si conclude qui.

La sua fine è evidente: schiava per l’eternità di un essere soprannaturale, che di giorno è la persona più rassicurante della tua vita, ma di notte il tuo pegior incubo!

 

 

 

Fine

 

 

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