New York è un immensa città colma di fascino e strabilianti sorprese.
La sua ricca popolazione è da sempre più incalzante voglia di andare in questa immensa città, né fanno davvero un luogo unico al mondo.
Non sempre però, regna il fascino e le "luci", in essa.
I suoi bassi fondi e alcuni suoi luoghi sono motivo di continua tensione fra i milioni di abitanti e oltre.
Tensione che avvolte sfiora il fanatismo. Fanatismo che a volte sfiora il terrore.
Terrore che a volte sfiora l'orrore e si inabissa vertiginosamente in assurde, macabre, quanto incomprensibili fobie.
Posti del genere sono ben noti alla comunità Statunitense.
Uno di questi luoghi è il Bronx, dove regna sovrana la guerra fra bande e spietata malvivenza, dove la gente scompare o misteri e "ombre buie" inspiegabili sovrastano ogni cosa.
Fu proprio nel Bronx, qualche notte di pochi anni fa, che Ernest Simons si scontrò faccia a faccia con la morte.
La strada era buia e deserta.
Tra file di bidoni sporchi e cartelli pubblicitari in parte carbonizzati, una station-wagon avanzava libera e veloce. Le sue ruote inchiodate sull'asfalto, i suoi forti fari proiettati davanti ad essa.
Solo sgommate notturne erano suono quella notte nel Bronx.
Ernest si divertiva un mondo con la sua nuova macchina e, nonostante stesse rientrando a casa, era ugualmente felice per la serata allegra trascorsa con gli amici.
Inondo alla strada un ombra minuta, scura e veloce, attirò la sua attenzione.
Le ruote dell'auto slittarono, il veicolo ruotò su sé stesso e investì qualcosa. Preoccupato, Ernest scese dalla vettura e vide ciò che aveva combinato.
Sorpreso, trovò un gattino nero compresso sotto la ruota della sua auto. Sembrava ormai spacciato.
Ernest riuscì a tirarlo fuori lo prese fra le mani.
A quel punto, l'uomo urlò e sobbalzò, scaraventando l'animale a terra.
Il felino, quasi a rispondere trucemente al folle gesto, aprì di scatto gli occhi e fissò il suo terrorizzato aggressore: i suoi occhi fosforescenti, per quanto velati dalla morte fossero, fissarono beffardi Ernest che, dal viso pallido e quasi in preda a svenimento, si fondò in macchina e azionò la sicura.
Accese, ma la macchina non voleva saperne di partire.
Aveva visto bene?
Era sicuro di ciò che aveva appena notato o era solo il passato che, ironico, non voleva essere dimenticato?
Ancora tremante, si ricordò della targhetta rossa appena scoperta sul collo del mammifero nero, e dell'incisione fatta scrivere da lui stesso qualche decina d'anni fa:
- Lucy -
Già, quanto tempo era passato da quando Ernest e Lucy avevano una vita insieme. Erano veramente molto innamorati; lui però, era ossessionatamene geloso, quasi come se la sua amata era un oggetto solo suo, il "giocattolo" preferito.
Il cuore gli stava quasi fuoriuscendo dal giaccone, dal forte terrore.
Ed ecco che, come un flash-back, l'immagine di lui che in preda ai fiumi dell'alcool, gelosia e disoccupazione, accoltellava la giovane Lucy nella sua casa, piombarono tragicamente nel suo cervello.
Iniziò a piangere e urlare come un bimbo indifeso.
Non voleva neanche voltarsi indietro e vedere di nuovo ciò che non avrebbe mai voluto incontrare.
Girò nuovamente la chiave nel cruscotto.
La macchina riaccese ed Ernest partì via.
Con gli occhi fissi sulla strada, il suo sguardo tradiva l'orrore che aveva dentro di sé e la voglia di tornare a casa.
Mentre guidava, pensò e ripensò vari modi per liberarsi di questo tremendo peso che portava sul cuore, anche se aveva tentato, - per dieci anni! - di fingere di aver dimenticato.
Ricordò di come fece sparire il corpo di Lucy in una tomba di granito e cementata da lui stesso, e di come sparì emigrando al Sud.
Ma ora era ritornato e a quanto sembra, i soprusi non vogliono rimanere tali, e allora forze misteriose si fanno largo tra la giustizia.
Sì, farsi largo, come l'ombra scura che dal nulla usciva, correva dietro la station-wagon grigia di Ernest.
Sovra pensiero, Ernest notò dallo specchietto retrovisore "Lucy" farsi spazio tra gli ostacoli della strada, sorpassare i bidoni sporchi, saltare sopra i cartelli pubblicitari semi-carbonizzati, e raggiungere la sua auto.
Ernest accelerò a 100Km orari.
L'animale, parallela alla station-wagon, correva sovraumana e teneva impressionantemente testa all'elevato numero del contachilometri di Ernest.
Avvilito, l'ex fidanzato di Lucy non poté fare a meno di guardarla diritto negli occhi mentre fiancheggiava l'alta velocità della sua auto.
I loro sguardi si scontrarono per l'ultima volta. Dopo di ché "Lucy" saltò sul cofano, entrò dal finestrino nell'auto e graffiò il collo di Ernest.

Si racconta che la gente trovò Ernest Simons morto nella sua macchina, con la testa poggiata sul volante.
Gli occhi sbarrati, la bocca aperta come per gridare un ultimo shock, e una targhetta rossa con inciso "Lucy" conficcata in bocca.

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Storia di Giuseppe Gargiulo © 2002