Sobborgo di Rowley, New England XX Secolo

- Presto Tom, sbrigati! Fra poco sarà buio e giungeranno i tuoi amici per la festa. -, lo incitò la madre.
- Ehi Tom, mi ascolti?
Inutile; Tom B. Stricke sembrava essere completamente assente.
Era fuori, sul porticato e sembrava tremasse. Una fitta nebbia lo avvolse.
- Tom si può sapere cosa ti è preso? -, gli chiese la madre dopo averlo raggiunto.
Tom, ancora sotto stato confusionale, disse:
- Mamma, devi credermi.
Poco fa ho visto sei splendide ragazze con vestiti logori passare oltre la collina e salutarmi, svanendo nel nulla.
Sembravano fate! - concluse il Tom.
La madre, perplessa per lo strano comportamento del figlio, decise di rimandare la festa da ballo che si sarebbe svolta fra qualche minuto, e gli suggerì di riposarsi un po'.
- Devi aver avuto una giornata faticosa Tom - dichiarò.
Certo che era un comportamento alquanto strano per un tredicenne, e la madre non sapeva se credere a ciò che Tom le raccontato.
Con broncio, Tom si recò in camera sua. Lui non si sentiva per niente stanco.
Appena la madre si fu allontanata, Tom aprì la finestra e sbirciò, con aria misteriosa, il cielo buio e i campi arati che si perdevano sotto al suo sguardo a vista d'occhio.
Stava per chiudere la finestra e recarsi al piano inferire, a dire alla madre che la festa si sarebbe svolta ugualmente, quando sentì delle risate gelide e maligne echeggiare nel cielo scuro e senza stelle, sopra di lui.
Le risate erano molto vicine; sembravano stare nella camera stessa!
Tom guardò meglio fuori dalla finestra, in cui ora sentiva provenire musica, e capì cos'era quel mistero: decine di ragazzi e ragazze svoltarono la strada, situata non molto lontana dal campo che circondava la casa di Tom, e dal quale si poteva vedere perfettamente la piazza del luogo.
Era Halloween, e molte persone mascherate correvano per la strada scherzando, ridendo e facendo rumore e baccano.
In quell'attimo Tom si ricordò delle strane e misteriose ragazze che poco prima l'avevano stupito.
"Ma certo!", pensò.
"Perché non l'ho capito subito? È Halloween, la festa delle streghe, e in queste ricorrenze le persone vanno in giro vestite dai più bizzarri modi".
Diede una rapida occhiata alle persone che sfilavano per la piazza: c'erano lupi mannari, zombie, mosti di varia natura, folletti, scheletri, streghe.
Tom si soffermò con lo sguardo in particolar modo sulle ragazze travestite da streghe, e sussultò: attorno alle viscide maschere verdognole, ai capelli neri arruffati, ai capelli consunti, ad occhi maligni e rozzi, attorno a tutto ciò, c'erano le sei ragazze gemelle di prima, astruse e allucinanti.
Sembravano osservarlo, ma questa volta, con aria assente. Sembrava fossero affette da sonnambulismo.
Camminavano a fila indiana, con le braccia alzate e rivolte davanti a loro.
Tom decise di scendere in strada e constatare più da vicino la situazione.
Ma aperta la porta, il ragazzo si trovò dietro una tremenda sorpresa: dietro alla porta, una accanto all'altra, c'erano ad attenderlo le ragazze.
Tom lanciò un urlo.
Ora non erano più graziose e giovani. Non possedevano più quella bellezza che era riuscita a farlo innamorare, considerandole quasi delle fate.
Erano ora vecchie e mostruose.
I loro volti, tumefatti e irriconoscibili, fissarono Tom con aria ghignante.
Le orbite oculari vuote; le gengive bucate. Alcuni denti mancavano.
I loro capelli, bianchi e disordinati, le ricoprivano i visi, rendendole ancora più raccapriccianti.
Passo dopo passo, ridendo gelidamente, riuscirono ad entrare in casa, e a circondare Tom, il quale capì che le risate di prima nella sua stanza, non erano frutto delle persone travestite in strada, ma di quei sei mostri identici fra loro che ora erano lì, proprio intorno a lui.
D'un tratto, tre di esse cercarono, di trattenerlo, sprofondando mani scheletriche e irreali nella sua camicia, mentre le altre tre conficcarono le proprie dita nella sua bocca.
Con la paura allo spasimo, Tom si sentì rimuovere il cuore, e tirarlo verso la bocca.
In quell'istante qualcuno suonò alla porta.
La madre accorse ad aprire.
Erano i bambini ed i ragazzi del vicinato che, come la tradizionale festa richiede, chiesero caramelle e dolciumi cantando in cambio canzoni.
All'improvviso una ragazza mascherata lanciò un grido e svenne.
Altri ragazzi, scioccati, rivolsero un indice verso le spalle della donna.
Quando, allora, la madre di Tom si voltò, osservò paralizzata dal terrore più totale suo figlio, o più tosto ciò che n'era rimasto.
Un corpo senza vita, semiaperto, si trovava riverso su sé stesso a terra, in fondo al corridoio.
Aveva l'intestino penzoloni. Gli occhi velati da una strana luce.
Sguardo cupo e bocca contorta in un'espressione agghiacciante.
La povera donna lanciò un lungo, interminabile urlo, dopodiché svenne.
Del povero Tom B. Stricke, un ragazzo, timido e sognatore, non c'era più nulla da fare.

Rowley, XXI secolo.
Quella sera di Halloween, un vento di tempesta si innalza sempre di più verso le vecchie case del sobborgo; gli alberi sembrano sussultare e scricchiolare.
All'improvviso il cielo si fece ancora più scuro e denso di nuvole nere.
Inizia a piovere a catinelle.
- Accidenti. Sta piovendo! - affermò Luke B. Stricke.
Qualcuno bussa alla porta.
Luke andò ad aprire.
Erano arrivate le pizze per la festa che si sarebbe svolta fra meno di venti minuti.
- Grazie. Quant'è? - chiese Luke.
Ma lo strano ragazzino non rispose; si limitò ad osservare Luke.
Poi, con aria alquanto misteriosa, disse:
- Attento Luke!
- Sta alla larga dalla festa di stasera! -, terminando in un sussurro.
Luke, minimamente sorpreso, notò uno strano sguardo in quel ragazzo, così giovane, ma al momento stesso così triste, che stava lì impalato di fronte a lui.
Luke depose le pizze sul tavolo e prese dalla tasca il portafoglio.
Si voltò verso il ragazzo, ma questo era sparito.
Corse in fondo alle scale e notò una scia bianca e vaporosa, scendere gli ultimi pioli della scala e scomparire verso portone.
- Sto diventando matto! - pensò.
Andò di sopra e si fece aiutare dai genitori per i preparativi.
La festa sarebbe iniziata fra un quarto d'ora.
- A momenti arriveranno i miei amici. Devo sbrigarmi a indossare il costume - pensò.
Si recò di sopra.
Giunto a metà della vecchia scala a chiocciola, Luke sentì uno scricchiolio dietro di sé.
Si voltò di scatta, con il cuore in gola e sbirciò, perplesso, le scale deserte dietro di lui.
- Dev'essere stato frutto della mia immaginazione! - rifletté turbato.
Il pensiero che fra qualche istante sarebbero giunti i suoi migliori amici Max, Bob, Mark, Jakson e Alan, non lo tirarono molto su il morale; d'un tratto era inquieto.
Aveva paura.
Si sforzò di non far trasparire una misteriosa angoscia penetrata all'improvviso dentro di lui.
Giunto in camera sua, aprì l'armadio e prese il costume: quest'anno aveva deciso di travestirsi da zombie.
Richiudendo lo stipite dell'armadio, fece cadere a terra una vecchia valigetta nera posta sul limite del comodino, situato accanto al suo letto.
- E questa da dove sbuca fuori? Si chiese Luke.
Cercò di aprirla, ma ci riuscì solo dopo molti tentativi.
Una lieve ondata di polvere uscì dall'antico contenuto della valigetta.
Luke era sicuro che quella roba non apparteneva a lui, né tanto meno alla sua famiglia, e non riuscì a darsi una spiegazione di come e da dove fosse giunta lì.
C'erano innumerevoli fotografie, tutte in bianco e nero; accanto a queste, decine di articoli d'epoca di quotidiani del secolo scorso.
Luke notò che riportavano tutti lo stesso argomento:

- Giovane ragazzo tredicenne assassinato in casa. Movente ancora irrisolto; si pensa ad una setta satanica. Supporto fatto al ritrovamento di brandelli di intestino organi vitali appartenenti alla vittima. Per ora il caso rimane un mistero, ma le indagini continueranno. -

In fondo all'articolo c'era una piccola foto.
Nonostante non fosse a colori e resa quasi irriconoscibile dal tempo, a Luke non bastò molto per attribuire quel volto al ragazzo che gli aveva consegnato le pizze qualche minuto fa.
Sconcertato, Luke rimase assorto a pensare. Strabuzzando gli occhi, riguardando ancora una volta attentamente quella foto, il ragazzo fu costretto a cedere il suo parere all'impossibile.
Ancora confuso, decise di lasciare perdere questa storia.
Chiuse la valigetta e la sistemò provvisoriamente sulla scrivania.
Iniziò ad infilarsi il costume ma un tonfo sordo lo fece sussultare e voltare.
La misteriosa valigetta era ricaduta a terra, sparpagliando tutto il suo contenuto alla rinfusa sul pavimento.
Rimettendo tutto in ordine, Luke scorse per caso un vecchio diario sul fondo della valigetta.
La aprì e cercò di decifrare quella strana calligrafia che si presentava sotto i suoi occhi.
C'era scritto:
- Il mio povero Tom Billy Stricke è morto due settimane fa, in circostanze mostruose e inumane, e di cui non sento di doverne dare penna; tutta via desidero informare tutta Rowley dell'orrendo pericolo che grava da moltissimi anni in questo sobborgo.
Sei mostri in identificabili, attaccano la gente e si nutrono dei loro organi vitali. La polizia non è riuscita a frenare i quattrocentoventi casi di morti che hanno scontrato scalpore e terrore fra la gente.
Questo, spero, sia l'ultimo orrore di quegli esseri immondi che agiscono fra la gente col favore dei travestimenti di Halloween e le feste mascherate, mischiandosi fra comuni maschere senza essere distinti, nonostante la conoscenza delle loro fattezze femminili. -

Luke non riusciva a credere alla straordinaria coincidenza col nome e cognome della vittima (Billy Sticke), e con l'uguaglianza d'età.
Osservando una fotografia della casa. Scoprì che la sua casa era stata teatro dell'orrore un secolo prima:
la casa in cui abitava era la stessa di Tom. Era stato proprio in quella casa che si era consumato il feroce delitto!
Luke capì che la valigetta, quelle foto, erano un avvertimento.
Ma ancora tremante per l'improvvisa scoperta, l'unica cosa che in quell'istante gli venne in mente, fu quella di fingere di non credere a questa storia, affermandola "ridicola".
Fu proprio quando Luke pensava di essere riuscito a farsi forza e ad aver ignorato una storia simile, che un misterioso oggetto frantumò all'improvviso la finestra.
Folate di vento gelido entrarono nella sua stanza.
Luke si recò incerto verso la finestra.
Notò che stranamente i cani randagi del vicinato erano molto rumorosi quella notte.
Guaendo e mugugnando, formarono un cerchio sempre più vasto.
Poi uno di loro, un bassotto dal pelo corto e ruvido, con chiazze nere e bianche sul dorso, si voltò di scatto e osservò attentamente lo sguardo di Luke.
Il misterioso cane randagio sembrava anche lui suggerirgli:
"Sta attento alla festa di stasera!"
Sotto la pallida luminosità che la luna emanava, gli occhi del cane brillarono di una luce sinistra.
Un brivido assalì Luke.
In quel momento sentì bussare il campanello al piano inferiore.
Proprio in quell'istante, fitte nubi si opposero contro quel bagliore opaco della luna, sparpagliandosi successivamente in tante piccole parti velate che, dopo essersi ricongiunte, l'immaginario di Luke li oppose ad un orrendo teschio ghignante.
Decise di allontanarsi dalla finestra.
Scese di sotto e aprì la porta.
Sul porticato c'erano solo Max, Bob e Jackson.
Tutti e tre avevano dipinta sul viso una strana espressione. Sembravano semisvenuti.
Max, sembrò suggerirgli qualcosa, ma un rivolo cadde dalla sua bocca.
Anche gli altri due perdevano sangue dalle labbra contorti in un espressione indolore.
Fu solo allora che Luke si accorse che mani, candide e giovanili, impugnavano tre coltelli infilzati nelle schiene dei suoi amici.
Qualche secondo dopo i tre ragazzi caddero a terra, privi di vita.
Il loro tonfo sordo fu affiancato da orribili risate diaboliche, tanto vicine, quanto appena impercettibili.
Sembravano risate e grida furiose allo stesso tempo.
Luke osservò le schiene dei suoi migliori amici: dalle spalle al fondoschiena era quasi tutto sparito, mangiato!
Alcuni brandelli di carne ciondolavano dalle spalle dei tre cadaveri, brutalmente assassinati.
Luke tolse lo sguardo e si voltò.
Non se la sentiva di vedere un simile orrore.
Trattene un conato di vomito, poi si ricordò del tremendo pericolo che incombeva su di lui.
Scioccato chiuse con scatto veloce la porta.
Rifugiato in casa, mentre correva per il salone che lo separava dalle sale della sua camera, apparvero sui vetri della finestra del cortile, dodici ombre di mani, che cercarono con tutti i mezzi, una possibile apertura per entrare in casa.
Luke si fiondò in camera sua.
Cercò di trovare rifugio sotto il suo letto, ma due di "esse" entrarono per la finestra della sua camera.
Ancora una volta avevano cambiato aspetto: lunghi mantelli neri e irreali, le avvolgevano fino ai piedi. Un unico ciuffo di capelli neri e bianchi su una testa incredibilmente sproporzionata, simile a quella di un vecchio caprone.
Mentre la mente del povero Luke iniziò a delirare per la forte paura - o per l'intervento di forze soprannaturali? - , sentì salire le scale da un qualcosa di veramente poco umano.
La piccola porta della sua stanza fu letteralmente buttata giù come fosse di cartone, ed entrarono altri quattro esseri simili, ai due precedenti.
Luke rivolse le spalle al muro.
I sei orribili mostri l'osservarono profondamente ancora una volta, poi gli si avvicinarono sempre di più, sempre di più.
Sulla parete si stagliarono sei ombre occulte, sempre più lunghe e tetre su un'ombra più piccola di loro.
Dopodiché, il ragazzo sentì dita gelide e taglienti conficcarsi nella sua bocca, rimuovergli l'intestino e spingere il suo cuore verso l'esterno.
Risate orribili accompagnarono Luke fino agli ultimi istanti di agonia della sua vita.
Poi, quando tutto ciò che era intorno a lui si tinse di nero, quella notte di Halloween, un vento di tempesta si innalzava sempre di più verso le vecchie del sobborgo; gli alberi sembravano sussultare e scricchiolare.
All'improvviso il cielo si fece ancora più scuro e denso di nuvole nere. E iniziò a piovere a catinelle…

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Storia di Giuseppe Gargiulo © 2002