Anche quella sera il piccolo Sergey aveva paura di andare a letto; ogni volta che la madre lo afferrava per cercare di calmarlo, lui si dimenava furioso e urlava come un forsennato.
Poi, come ogni volta, anche il padre doveva intervenire e usare manieri purtroppo drastiche con il piccolo.
In passato l'uomo aveva tentato, come castigo, di rinchiudere il figlio in stanze buie e remote della loro grande casa, ma ciò aveva invece procurato ancora più incubi a Sergey e l'uomo, ormai avvilito, aveva iniziato a picchiarlo severamente.
Quella sera il piccolo singhiozzava e si toccava continuamente la sua gamba, gonfia e dolente.
La madre lo baciò e lo abbracciò, stringendolo fortemente a sé, poi lo prese per mano e lo accompagnò in camera sua. Salendo le scale, la donna era anch'essa sul punto di piangere, ma si trattenne; soffriva molto per suo figlio. Ogni volta che lo guardava,: "quell'espressione infantile e sofferente, che pena!".
Sapeva che non lo avrebbe lasciato mai solo, ma sapeva anche che quei modi e "pesanti" che usava suo marito erano l'unico modo per calmare Sergey, sebbene per poco tempo. Arrivati sulla soglia della cameretta, il bambino gettò un grido.
Sua madre, sorpresa, vide che osservava con espressione terrorizzata un pupazzo che si trovava sul pianerottolo, uno spauracchio.
Sergey tremava e continuò ad osservarlo, in crescente trance.
Lei lo raccolse e lo portò in camera di suo figlio, deponendolo su uno scaffale dove ce n'erano molti altri.
Accompagnatolo a letto, lo baciò ancora e gli sussurrò nell'orecchio di stare tranquillo, poi gli rimboccò dolcemente le coperte.
In quell'attimo il bimbo sembrò calmarsi, ma quando la madre si allontanò dal suo letto e spense le luci, vide di nuovo l'espressione smarrita dipinta sul suo volto.
Scese lenta le scale e andò in soggiorno, dove suo marito era sulla poltrona e leggeva il suo solito giornale.
- Caro, stasera non credi di aver esagerato con Sergey? - gli chiese la donna con aria preoccupata.
Il marito le rivolse uno sguardo diffidente e con broncio riprese a leggere il suo giornale.

Sergey, tutto solo nella sua piccola stanzetta in penombra, illuminata solo dalla fioca luce della lampada, osservava impaurito la fila di spauracchi di pezza posti in fila sullo scaffale, uno accanto all'altro.
Le loro espressioni dipinte erano scherzose; i loro nasi a carota erano appuntiti e gli davano arie buffe, mentre le loro bocche rosse erano rivolte all'insù, in un ampio sorriso.
Fredde gocce di sudore scesero lungo la fronte liscia di Sergey. Sotto le coperte, le sue mani iniziarono a sudare e i battiti del suo cuore accelerarono.
Il piccolo chiuse gli occhi e si sforzò di non sprofondare nel suo abituale terrore, ma quando aprì gli occhi, urlò a squarciagola.

- Te l'ho già detto mille volte Katarina. Se non continuiamo ad avere maniere rigidi con Sergey, lui non smetterà mai di avere paura ad andare a letto, proprio come un poppante! -, dichiarò spazientito l'uomo.
- Ma Dimitry, il nostro Sergey ha appena cinque anni. Bisogna avere pazienza con lui -, gli ribatté sua moglie.
Allora a quel punto Dimitry, che di animo cattivo non'era, iniziò a camminare avanti e indietro, con aria pensierosa.
- Non so cosa fare. - disse. - Okey, andrò di sopra a parlargli - disse in fine.

I pupazzi si erano scagliati sul pavimento e strisciarono fino a raggiungere il letto di Sergey.
Come ogni volta, avevano preso magicamente vita,: i loro occhi sottili, dipinti di azzurro, non erano più scherzosi, ma sgranati, inespressivi e bianchi; i loro nasi erano contorti e sottilissimi, mentre le loro grandi labbra rosse non erano più rivolte all'insù, ma pendenti e in un'inquietante smorfia, mentre lasciavano, intravedere file di lunghi denti aguzzi.
Le loro piccole mani di stoffa sbucavano da ogni angolazione del letto, mentre i loro fragili corpi avanzavano, arrampicandosi sulle coperte.
Emettevano sibilii e risate diaboliche, costringendo Sergey ad uno stato di shock.
Uno di essi saltò sulla sua pancia e lo guardò diritto negli occhi; la sua terrificante espressione, era orribilmente umana.
In quel momento, Dimitry aprì la porta della stanza da letto di suo figlio, ma l'azione fu accompagnata da un ennesimo acuto grido del bambino.
Quando, confuso, Dimitry accese la luce, trovò Sergey riverso su un fianco. Gli mostrava le spalle.
Pensando ad un altro, abituale incubo, Dimitry credeva che suo figlio stesse dormendo, ma solo quando gli fu vicino e lo voltò verso di lui, capì che non avrebbe mai dovuto lasciarlo solo,: il piccolo Sergey era morto con un'espressione agghiacciante.
Il suo volto esprimeva l'orrore di un qualcosa di inesplicabile, e anche quando tutti i migliori medici furono interpellati per studiarne il decesso, tutti uscivano dalla sua stanza con aria interrogativa.
L'autopsia concluse che Sergey era morto per attacco cardiaco, anche se in realtà le ragioni della sua morte erano ignote a tutti coloro che ebbero modo di visitarlo.
Esattamente una settimana dopo il funerale del piccolo Sergey, sua madre, addolorata è quasi in preda ad un raptus isterico, ritrovò il coraggio ed entrò nella sua camera per darle un po' di ordine, anche se nel suo cuore, quella stanza doveva essere lasciata per sempre così com'era.
Piangendo e dando uno sguardo a tutta la stanza, la donna uscì, chiudendosi dietro la porta, ma in quell'istante, qualcosa attirò la sua attenzione: sulla soglia c'e di nuovo il pupazzo di quella fatale sera; era lo stesso, ne era sicura.
Osservandolo, ora Katarina notò una strana espressine su quello che all'apparenza sembrava un normale giocattolo di stoffa: nei suoi occhi ricamati c'era luce vitale, e la sua bocca era contorta in uno strano sorriso.
Il suo volto mostrava un ghigno di inquietante, macabra soddisfazione.


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Storia di Giuseppe Gargiulo © 2002