I resti della chiesa di San Michelino in Foro di Rimini; osservazioni e ipotesi.

Per quanto riguarda l’antica chiesa di San Michelino in Foro in Rimini, possiamo dire essa è citata per la prima volta, come parrocchia, in documenti riminesi dell’XII° secolo.

Nel secolo seguente risulta appartenere ai Cavalieri Templari la cui sede – la magione – si trovava negli edifici adiacenti la chiesa.

Alla magione di San Michelino in Foro in realtà faceva riferimento una lunga serie di proprietà e pertinenze dell’Ordine, presenti su un territorio molto vasto, a cavallo tra Romagna e Marche.

Alla soppressione dell’ordine templare, nel secondo decennio del XIV° secolo, tutto il patrimonio passò ai Cavalieri di S. Giovanni Evangelista, (Cavalieri di Malta) non senza l’intermediazione interessata dei Signori della Città, i Malatesta.

La chiesa parrocchiale rimase all’ordine dei Cavalieri di Malta sino a quando, nei primi anni del XIX° secolo, essa viene soppressa e trasformata in privata abitazione.

Le strutture di San Michelino sono state comunque oggetto di interesse da parte degli storici riminesi almeno sin dal XVI° secolo.

Essi infatti riportano concordemente una tradizione antica che vorrebbe che l’edificio stesso della chiesa sia stato il Pantheon romano (tempio dedicato a tutti gli dei) della città.

In ogni caso, in origine la facciata di San Michelino prospettava sul lato N-E dell’antico foro cittadino e questa situazione durò sino a quando la piazza, nel XVI°-XVII° sec., fu rimpicciolita con la costruzione di un isolato proprio di fronte alla chiesa il cui nome, da allora, fu riferito al vicolo che ad essa tuttora conduce.

Sempre all’incirca all’ultimo quarto del XVI° secolo risale anche la prima descrizione dell'edificio; si trova in una relazione di visita pastorale, attualmente custodita presso l’archivio vescovile riminese e visionata dall’autore di queste note.

Nella suddetta relazione, appaiono rilevanti le citazioni di una finestra in fondo all’abside (o almeno così pare di capire) nonché della presenza di antichi affreschi sempre nell’abside.

Al XVII° secolo appartiene la notizia che uno scavo condotto nell’orto adiacente portò alla scoperta di un ambiente sotterraneo con un importante pavimento musivo (la cripta?).

Agli inizi del XIX° secolo l’edificio viene disegnato dal Cav. Seraux D’Agincourt e pubblicato nella sua "Histoire de l'art par les monuments", TAV. LXXIII, n.6 (1811) e datato al V° secolo come uno dei primi esempi noti di chiesa a croce latina. Si nota in particolare come nel disegno del D’Agincourt, i bracci del transetto siano separati rispetto la navata da pareti.

Pochi anni dopo lo storico riminese Luigi Tonini riesce a visitare la costruzione e rileva che essa appare realizzata secondo tecniche romane.

Da questo momento la chiesa entra letteralmente nell’oblio sino a quando nel 1990 una serie di articoli apparsi sulla stampa locale informano che, anche se inglobata in costruzioni posteriori, una importante parte delle strutture dell’edificio è sopravvissuta.

Nel 1993 altre notizie sulla stampa locale riportano come nell’antica abside siano stati ritrovati quattro diversi livelli di affreschi (XI°-XV°); al livello duecentesco (attorno al 1270) apparterrebbe poi un’immagine di Santa Elisabetta d’Ungheria (1) che sembrerebbe la prima notevole testimonianza nota della pittura espressa dalla Scuola pittorica riminese.

L’ultimo riferimento a San Michelino lo troviamo nella cronaca recente di una visita di un sottosegretario a BB. CC. alla città: pare sia stato ufficialmente disposto il restauro dell’affresco dell’abside.

Descrizione.

Le parti dell’edificio di San Michelino in Foro distinguibili dall’omonimo vicolo sono state pressoché tutte completamente intonacate oltre che soggette a trasformazioni notevoli (come la recente brutale apertura di un garage in facciata); ciò che si può semplicemente rilevare è la pianta a croce dell’edificio.

Entrando invece in un cortile condominiale posto sul retro del vicolo è possibile osservare la zona absidale e la parte terminale del transetto.

L’abside, vagamente semicircolare, è tuttavia esternamente suddivisa in cinque settori da altrettante lesene come visibile nella foto qui mostrata.

In parte i settori dell’abside sono ancora intonacati in rosso e in blu: l’intonaco pare essere piuttosto antico, forse non successivo al XVII° secolo, e comunque probabilmente nasconde la finestra absidale documentata dalla visita pastorale.

La finestre che attualmente si aprono a destra dell’abside sono certamente recenti, mentre tra esse si notano i resti di una più antica, piuttosto strombata, posta all’estremo margine dell’abside e quindi pressoché allineata alla navata, perciò da essa quasi invisibile http://spazioinwind.libero.it/iconografia/michetrequarti.jpg (2).

Interessante appare la parte terminale del transetto sinistro (dall’antica entrata) che mostra un grande arco tamponato in antico ed una finestra a tutto sesto anch’essa tamponata.http://spazioinwind.libero.it/iconografia/michelato.jpg

Poiché si notano mattoni sbrecciati ai margini dell’apertura nonché fondazioni di muri sporgenti e curvi che partono dalla base dell’apertura stessa, la personale ipotesi di chi compila queste note è che dai due bracci dei transetti originalmente sporgessero altrettante absidiole.

In questo caso, sempre a parere di chi scrive, non ci si troverebbe in presenza di un edificio impostato a croce latina, almeno nel senso che in generale si attribuisce a questa definizione. Ci si troverebbe altresì davanti ad una chiesa, concepita a navata unica, con ai lati due piccole cappelle separate dalla navata (vedi disegno del D’Agincourt). Si tratterebbe, insomma di una piccola antica basilica dotata di protesis e diaconicon, ovvero delle due piccole cappelle che troviamo presenti in molti edifici paleocristiani, e che erano connesse specificamente alle necessità dell’antica liturgia cristiana.

Per quanto riguarda l’interno, chi scrive può solo basare le proprie osservazioni su alcune fotografie.

Dalle immagini si nota la distruzione della cupola, avvenuta nel dopoguerra, nonché le numerose alterazioni delle strutture che sono state adattate a civile abitazione (3).

Salvo verifiche in proposito, si vuole aggiungere che, dal confronto delle suddette immagini con quanto è visibile del monumento, si potrebbe formulare un’ultima ipotesi forse ardita: ovvero che l’antica cupola poggiasse su cosiddetti "pennacchi piani" per i quali, a conoscenza del sottoscritto, l’unico paragone possibile pare quello con l’edificio milanese di S. Vittore in Ciel d’oro, realizzato alla fine del IV° secolo http://www.ukans.edu/history/index/europe/ancient_rome/E/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Lombardia/Milano/Milan/churches/S.Ambrogio/interior/Sacello_di_S.Vittore/home.html

.(4)

Carlo Valdameri

(1) L’identificazione della santa è dell’autore di queste note; in ogni caso si presume ve ne sia relativa certezza.

(2) La posizione di questa finestra fa escludere che si sia voluto con essa enfatizzare il simbolismo della luce, così frequentemente sottolineato nelle antiche chiese.

In realtà appare piuttosto evidente come il suo scopo fosse quello di illuminare il più possibile la calotta absidale ove possiamo allora immaginare la presenza di qualche importante immagine, forse musiva.

In ogni caso l'abside mostra segni di diversi interventi successivi e la datazione stessa della struttura è incerta.

3) L’attuale struttura è attualmente divisa in altezza da un soppalco che ne ha ottenuto un piano superiore. La cupola, ricostruita nel XVIII° secolo, fu distrutta nel 1947.http://spazioinwind.libero.it/iconografia/michepiccolobuono.jpg

4) L. Tonini, storico del XIX° sec., ipotizzava che la chiesa non fosse più antica del VI° secolo a causa della sua dedica a San Michele il cui culto si sviluppò ufficialmente alla fine del V° sec. , dopo un famoso miracolo. Nell’opinione di chi scrive questo genere di obiezioni non pare essere stringente; è infatti probabile che, come succede di frequente, nel V° secolo si sia semplicemente ufficializzato un culto in realtà già diffuso.

Alcuni riferimenti bibliografici essenziali:

Cesare Clementini – "Racconto istorico..... della fondazione di Rimino e dell'origine e vite de' Malatesti" 1617 . Bologna Forni - Ristampa (1969) Vol. I, P. 146 e P.160
Roberto Adimari: "Sito riminese" Brescia 1616

Cav. Seraux D’Agincourt and the drawing published in his "Histoire del l’art par les monuments", Tav. LXXIII, n.6 (1811)

Luigi Tonini in " Rimini dopo il mille" nel 1848 edito a Rimini da B. Ghigi nel 1972

P. G. Pasini in C. F. Marcheselli – "Pitture di Rimini...."-p.75 (in nota 40/2)

Mauro Mariani: "Gli ordini monastico cavallereschi nel
riminese e San'Agata nel Medio Evo" in:

"Templari, miniere e pittori nella storia antica di Sant'Agata" pp.41-67-Collana di Studi Storici Santagatesi" diretta da Giuliano Dall'Ara ed. "IL PONTE"
Rimini, 1995.

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