Il tema della "porta" e la lunetta di Sant'Esuperanzio

Il tema della porta può essere considerato senz’altro fondamentale in pressoché tutte le tradizioni religiose e, per quanto riguarda quella cristiana, possiamo trovare numerosi riferimenti simbolici ad esso nelle sacre scritture.

Basterà ricordare le parole stesse di Gesù:"Io sono la porta da cui entrano le pecore (….…) Io sono la Porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo" (Gv 10, 7-9)

od il passo della Genesi riguardante l’altare di Giacobbe: "Quanto terribile è questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo" (Gen. 28,17).

San Giovanni stesso vede una "porta ….aperta nel cielo" all’inizio della sua visione apocalittica (Ap. 4,1).

La serie delle citazioni bibliche potrebbe naturalmente continuare.

Il fatto che Cristo identifichi se stesso con la porta pare comunque sufficiente per rendere l’idea della ricchezza di significati che può esprimere il simbolo della porta nella tradizione cristiana.

La rilevanza di tutto questo non poteva quindi non essere sottolineata nell’espressione iconografica

medievale e, in effetti, a dimostrarlo, basterebbe notare come il portale delle chiese sia di solito ricco di raffigurazioni simboliche.

Per altro le citazioni sopra elencate non sono state scelte a caso.

Infatti, venendo al punto, diciamo che è facile verificare come spesso le chiese medievali presentino non solo uno ma tre portali disposti, anche se non sempre, in facciata.

Data quindi l’identificazione del Cristo con la porta, i suddetti tre portali alludono, nella tematica cristiana, al Cristo che fu – ovvero che si incarnò e portò a compimento con la sua morte il progetto di Redenzione;

al Cristo che è – cioè che vive nella Gloria dei cieli, dopo essere risorto ed asceso al cielo;

e Che sarà – ovvero che sarà, glorioso, sulla "nuova terra", alla fine dei tempi, e vivrà con e negli eletti nella dimora splendente della Nuova Gerusalemme.

Quando il portale è unico allora esso di solito, in maniera estremamente allusiva, può essere considerato sintesi di questi significati. Interessante esempio di ciò è quanto proposto dalla lunetta della chiesa di S. Esuperanzio a Cingoli – Marche -(XIII° sec.).

Vediamo infatti come nell’architrave siano presenti i quattro animali del tetramorfo, con al centro l’agnello vittorioso che illumina la Gerusalemme celeste. E’ un modo per indicare che la chiesa stessa vuole rappresentare simbolicamente la divina Dimora celeste.

Il fatto stesso che però gli animali tengano fra le zampe i vangeli è allo stesso tempo un modo di riferirsi al Nuovo Testamento ed all’Incarnazione.

Sopra, in alto-rilievo, sono scolpiti due angeli che reggono turiboli; al centro è l’immagine di S. Esuperanzio nelle vesti di vescovo.

Particolarmente significativi appaiono poi i piedistalli degli angeli ai lati; quello di sinistra poggia su un cubo, mentre quello di destra si trova , più in basso, su un semicilindro.

Questo è un modo per rappresentare, in modo allusivo ma preciso, la sintesi di significati della quale si è parlato in precedenza.

Infatti la forma cubica si dovrebbe riferire alla forma della Gerusalemme divina descritta nella visione di S. Giovanni, e quindi all’esito della storia che sarà alla fine dei tempi.

La forma semicircolare – più bassa - vuole invece probabilmente alludere all’idea "circolare" dei cicli celesti che regolano lo scorrere del tempo che è anche storia di Salvezza grazie all’Incarnazione del Cristo.

La figura frontale del santo, infine, di per sé ricorda la sua funzione di intercessore presso la divinità della quale, per altro, egli può già contemplare l’assoluta ed eterna Gloria al di là di limiti spaziali e temporali.

La sintesi dei significati espressi dalla lunetta ci pare quindi completa e coerente, pur nella sua essenzialità.

Iconografia medievale

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