2001: Odissea nello spazio

 

2001 Odissea nello spazio è indubbiamente un ottimo film. Questo non solo perché è ormai parte integrante dell'immaginario collettivo o perché è frutto del lavoro di uno dei più bravi ed affermati registi contemporanei (Kubrick). E' ottimo soprattutto per il tema trattato: l'inquietudine che prova l'uomo nel pensare di essere solo nello spazio.

Il film si divide in tre momenti essenziali e tutti riconducibili ad un unico elemento narrante, il monolito nero. La prima parte vede il monolito atterrare sulla terra e portare il "lume della ragione" sugli antenati degli uomini. Dopo tre milioni di anni proprio quegli uomini "creati" dal monolito alieno portano alla luce il messaggero ed inseguono il segnale che questo emette. Una volta trovato il destinatario del segnale (un altro monolito), un uomo si trasforma diventando il Bambino-delle-stelle, una pura intelligenza vagante per lo spazio.

Questi tre passaggi dipingono efficacemente la continua ricerca dell'uomo verso l'impossibile, la continua ricerca di varcare quei limiti che sembrano insuperabili. L'evoluzione dell'uomo è questo, superare un ostacolo e porsene continuamente degli altri per andare sempre avanti, per non farmarsi mai.

Il monolito rappresenta l'essere alieno, supremo, sconosciuto. Gli alieni creatori del manufatto non vengono mai mostrati nel film, questa non era l'idea originale del regista, ma Clarke insistette su questo particolare. La storia infatti non è incentrata sugli alieni, ma sull'ansia che l'uomo prova di fronte a nuove scoperte, a nuovi interrogativi, il più frequente (e angoscioso) dei quali è: siamo soli nell'universo? Clarke scrisse infatti: "La divina inquietudine del nostro essere fa parte del nostro destino […] sarà questa irrequietezza che guiderà i nostri discendenti verso miriadi di inimmaginabili mete…".

Tecnicamente il film è ben costruito, le lunghe immagini musicate stupendamente assumono significati allegorici che variano a seconda del pensiero, dell'umore e della cultura dello spettatore. L'angoscia per l'ignoto è presente fin dai primi fotogrammi quando i nostri antenati vengono a contatto con il monolito; questo sentimento si ritrova poi nelle psichedeliche scene finali, quando Bowman viaggia all'interno del monolito.

La pellicola ha ormai qualche anno ed oggi la maggior parte delle tecniche allora solo sperimentali sono già state superate. Anche se la tecnologia cinematografica ci può quindi sembrare "antiquata" per un film di fantascienza, i toni e le immagini non perdono neppure un punto rispetto alla magnificenza che avevano nel 1968, anzi si può dire che assumano nuovi ed imprevisti significati portati forse dall'avvicinarsi del nuovo millennio.