Leggi l'articolo precedente
Professione Esordiente
Riflessioni e Antiriflessioni sul mestiere di scrivere
Leggi il prossimo articolo


 
Agenzie ed Editori:
Soltanto procacciatori d'affari o validi consulenti letterari?
  di Maria Grazia GRECO - Scrittrice ed Agente Letteraria
 

Gli Editori - ma anche gli Agenti Letterari - conoscono molto bene una realtà non sempre sommersa che caratterizza il variegato mondo della scrittura. Tale realtà si può efficacemente sintetizzare con un'opinione di Leo Longanesi, secondo cui "l'arte è un appello al quale molti rispondono senza essere chiamati".
 
E' inutile nasconderlo: sul totale dei lavori inviati direttamente dagli autori alle case editrici - ma anche tra quelli proposti alle agenzie per una promozione editoriale - sono davvero percentualmente pochi quelli che effettivamente valgono, e che meritano quindi di essere pubblicati.
 
Ecco allora la domanda cruciale del nostro problema: la funzione dell'Agente Letterario nei confronti delle case editrici deve consistere nel filtrare tra le innumerevoli proposte di autori, soprattutto esordienti, quelle veramente valide e quindi pubblicabili? Deve esplicarsi quindi in una valida opera di consulenza letteraria? O può risolversi semplicemente nel procacciare affari, vale a dire nel far concludere contratti che siano proficui per l'editore e al tempo stesso "gratificanti" per autori di modesta statura?
 
La risposta mi sembra chiara, scontata quasi.
 
Gli editori disponibili a pubblicare qualsiasi cosa pur di concludere contratti economicamente vantaggiosi non hanno certo bisogno di agenti letterari "procacciatori d'affari". L'esperienza infatti mostra che grazie agli innumerevoli invii spontanei effettuati quotidianamente, non è certo difficile per editori in cerca di buoni affari procurarsi materiale che può, in tempi relativamente brevi, trasformarsi in vantaggiosi contratti di edizione. I "procacciatori d'affari" servirebbero semmai a quelle sedicenti case editrici che cercano affannosamente di conquistare un proprio spazio nel sottobosco del mondo editoriale, nella speranza di arrivare, prima o poi, ad essere destinatarie anch'esse di copiosi invii spontanei.
 
Ma è vero anche che ci sono Editori che privilegiano la considerazione dei testi che arrivano loro attraverso le Agenzie Letterarie o che addirittura, per smaltire la pletora degli invii spontanei, possono dare una parte dei testi da valutare in lettura ad un Agente Letterario. E qui passiamo il Rubicone, e arriviamo all'altro termine del problema. Perché mai infatti un editore interessato esclusivamente a concludere buoni affari dovrebbe privilegiare l'esame di testi proposti dall'agente letterario o addirittura interpellarne uno per svolgere la lettura critica e la conseguente selezione di un certo numero di opere da pubblicare?
 
La risposta questa volta è davvero ovvia. È chiaro che in questi casi l'Editore ( e stavolta non in corsivo, e per di più con la "E" maiuscola!) intrattiene con l'Agente Letterario rapporti che esulano dal campo degli "affari" e che interessano invece un campo ben diverso: quello della vera e propria consulenza letteraria. Ecco che allora l'Agente Letterario, in casi come questi (ma non solo) diventa per l'Editore un valido punto di riferimento per acquisire testi funzionalmente utili al perseguimento di una linea editoriale non casuale, non improvvisata, ma pianificata e rigorosa, non soltanto per quanto attiene il concreto progetto editoriale che la Casa Editrice intende portare avanti, ma anche e soprattutto per il valore intrinseco di ogni singolo testo.
 
L'Agente Letterario diventa in questo caso un vero e proprio consulente. Ed è ovvio perciò che una figura di questo genere, oltre che un'adeguata esperienza nel campo, deve possedere precise competenze tecniche, maturate attraverso studi specialistici che dovrebbero sempre far parte della sua formazione. E' necessario poi che tali competenze vengano continuamente coltivate attraverso il loro aggiornamento e approfondimento, che può esplicarsi in attività di vari tipi, quali esperienze dirette di scrittura e rapporti costanti con Editori qualificati e con il mondo della cultura in genere.
 
È superfluo quindi esortare gli Editori a non dare troppa considerazione a quegli agenti letterari che magari sono abili procacciatori di affari ma che non sono sempre in possesso di precise competenze tecniche: gli Editori (quelli seri e affidabili, non certo quelli a caccia di contratti) sanno bene che non di "procacciatori di affari" hanno bisogno, ma di validi e qualificati consulenti letterari.
E a questi, infatti, fanno sempre ed infallibilmente riferimento.
 


 



Torna all'indice di Professione Esordiente