Strano malessere su un autobus...
GENOVA: STRANO MALESSERE SU UN AUTOBUS CHE VA A PONENTE
Da un'idea del 1995, frammento di vita urbana, rielaborata lunedì 7 maggio 2001, autore Paolo Gastaldo racconto n°07
 

Una giornata torrida ed afosa dalla luce biancastra , sul lato sinistro della strada ,case di sette piani decrepite con facciate scure color di ruggine e un' acciaieria poco più in là enorme e sovrastante nei suoi svolazzi metallici di lamiere sporche,tra un reticolo indecifrabile di tubi , camminamenti, e fumaioli in piena attività. L'autobus avanzava qualche metro per poi restare immobile,inglobato in un traffico perenne ed assurdo, gli ossidi , assieme ai benzene delle auto,entravano ineludibili dai finestrini aperti. La pelle dei viaggiatori lucida e sporca , si impastava tra il sudore e un' insieme melenso di polveri impalpabili che l' altiforno vomitava con regolarità, tra nuvole di fumo acide e alte, talmente dense da oscurare il sole pallido. che affiorava a stento nella caligine.
Ad un tratto un passeggero, con l'aspetto da "colletto bianco", probabilmente un giovane tecnico occupato con contratto a termine, in qualche azienda tecnologica della zona ,con vestito blu di tela leggera , camicia azzurra , cravatta rossa con sottili linee diagonali, una borsa a tracolla e un auricolare collegato a un cellulare in tasca che squillava a tratti, in una musichetta demenziale ,cominciò a dare segni di soffocamento , ma questi episodi si interrompevano con altri di normalità , per poi di nuovo manifestarsi . La gente indifferente, assuefatta , stipata all' inverosimile nel mezzo che arrancava , sembrava non accorgersene nella quotidiana e pendolare attesa, rassegnata e paziente del giungere prima o poi a destinazione.
Tutto sembrava non avere fine, poi l'uomo scese alla prima fermata, quasi lanciandosi, incespicando ,col rischio di cadere su un marciapiede lercio e appiccicoso, dapprima barcollò, poi ripresosi iniziò a correre quasi in un vano tentativo di fuga da una realtà senza uscite che quotidianamente si sarebbe riprodotta con identiche modalità, sia che ci fosse il sole, la pioggia, l'inverno o l'estate.
Il viaggio verso ponente dell'autobus che lentamente si allontanava, continuava, addentrandosi sempre più nell'immutabile ventre industriale decrepito e infetto della città, contrapposto all' orrenda edilizia anni 50, irta di ringhiere e poggioli anneriti, il paesaggio dispiegandosi come una lenta sequenza, sembrava offrire un messaggio, una silenziosa testimonianza urbana di vite periferiche... di abitanti senza scelta...

 
Paolo Gastaldo