PIAZZA DE FERRARI AGLI STESSI ORARI
 

Ogni città avrà senz'altro un luogo analogo ove generazioni di personaggi si sono incontrati, l'Italia è disseminata di piccole realtà e centri storici che hanno visto il passaggio di intere generazioni, in una dimensione a volte un po' provinciale, ma che ha conservato, culture, dialetti e gastronomie, fatti che rendono il nostro paese diverso da altri.
Piazza De Ferrari nata alla fine dell'Ottocento, sul progetto del 1885 dell' ingegner Cesare Gamba, che risolse il problema della via Giulia ritenuta insufficiente, e che in varie riprese era stata già allargata, con via XX settembre che agilmente raggiungeva il Bisagno e le colline di Albaro e Sturla, per la sua posizione di cerniera tra Levante e Ponente di Genova, assunse un ruolo importante per la sua centralità, coincidendo con l'immagine di una città che più modernamente si andava allargando verso le nuove esigenze che il nuovo secolo avrebbe imposto.
All'inizio del secolo e tra le due guerre, è stata con l'adiacente galleria Mazzini il motore pulsante della vita culturale e associativa, anche in relazione al fatto che Genova è stata il principale punto di imbarco per le Americhe, fino al 1960, quando gli aerei di linea gradualmente sostituirono i piroscafi nei viaggi intercontinentali. Per questa caratteristica di città di passaggio verso i grandi viaggi oltre a milioni di emigranti partiti per le Americhe, Genova vantò anche visitatori illustri come Wagner, Byron, Nietzsche, Maupassant, Cechov e altri. Negli anni '30, qualcuno racconta che tra piazza De Ferrari e galleria Mazzini suonassero anche piccole orchestre in attesa dell'imbarco sulle navi per le Americhe.
Poi ci fu il dopoguerra e i problemi della ricostruzione e la ripresa dell'economia portuale e industriale. La demolizione del Castello Raggio, del 14 aprile 1951 a Cornigliano, per far posto alle acciaierie, può essere assunto come momento di un risveglio che vide la città parallelamente crescere su più fronti, in collina con incessanti e spesso speculative attività edilizie e nel settore della cantieristica navale e metalmeccanica. Come nelle altre città del triangolo industriale, crebbe l'immigrazione meridionale e anche la mobilitazione sindacale volta all'ottenimento di migliori condizioni di vita. Si avvicinavano gli anni del boom economico, i primi consumi di massa avrebbero cominciato a far parte della vita dei lavoratori, la 600 Fiat non era una meta irraggiungibile così come il frigorifero ed altri elettrodomestici e la televisione che si sarebbe diffusa da lì a poco.
Piazza De Ferrari fu teatro del risveglio cittadino raggiungendo gli onori della cronaca nazionale con le immagini che riprendevano gli scontri del 30 giugno del '60, quando la rivolta popolare causò la caduta del governo Tambroni e diede inizio alle stagioni dei governi di centro sinistra .
Dal '60 in poi la piazza assunse sempre più il ruolo di punto di incontro e discussione sulla vita e le lotte sindacali che si susseguirono in quegli anni con tutti i cortei che vi confluivano dalle delegazioni industriali del ponente, concludendo manifestazioni spesso imponenti. Quando si verificavano scontri, il dedalo di vicoli che si snodano dalla piazza fino a Caricamento diventavano la via di fuga alle cariche della polizia.
In quegli anni si favoleggiava anche di un locale denominato la Cripta, ambiente che pare fosse frequentato da personaggi come Gino Paoli, De Andrè e Umberto Bindi. De Andrè probabilmente passava per De Ferrari quando per i vicoli raggiungeva il suo amico Gianni Tassio mentre stava scrivendo la canzone Via del Campo.
Dopo il '68 sono venute altre cose, che hanno allargato la fauna della piazza ai tradizionali conversatori pomeridiani, della politica, del Genoa e del Sampdoria, si sono ben presto aggiunti gli studenti che occupavano Balbi e gli Hippies che lasciavano piazza Tommaseo per De Ferrari come nuovo punto d'incontro.
Io cominciai a frequentare la Piazza dal '69, in quanto studente del liceo artistico statale, scuola che aderì sempre alle numerose manifestazioni di quell'anno, che fu definito dell'autunno caldo. Ricordo le mattine fredde di novembre, quando da via Digione scendevamo a Dinegro, ad aspettare il grosso del corteo che arrivava dal ponente. C'erano i portuali con i loro mezzi giganteschi, i metalmeccanici dell' Ansaldo e dell' Italsider con le loro tute blu e le scarpe grandi e bombate sulla punta, cortei immensi di cui non si vedeva la fine.
La Genova di quei tempi, molto più grigia e spenta di quella attuale, la sera offriva pochi locali aperti e la gente di mezza età raramente usciva di casa, questo fu uno fattori che spinse centinaia di giovani a riempire la piazza, non esisteva il mito delle discoteche, i consumi erano limitati, a quel tempo il fine era incontrarsi, comunicare, suonare la chitarra su una spiaggia, parlare di politica fino all'alba o svegliarsi in qualche decrepita soffitta dopo un incontro galante con qualcuna, tra mezzeri indiani, tazze di tè cinese e profumi d'incenso. La musica costituiva un potente fattore di aggregazione, Bob Dylan, i Beatles, i Rolling, i Led Zepelin, Henry Clapton, Jimi Hendrix erano veri e propri miti da ascoltare e da seguire ai concerti quando si svolgevano in Italia. La guerra del Vietnam inquietava le coscienze e spingeva a grandi manifestazioni per la pace.
I giovani della notte in piazza si dividevano tra i politici, i freak e i pusher che cominciavano il loro mestiere con le droghe pesanti. Ma per molto tempo queste due funzioni, tra quelli che cercavano la roba e gli altri, che volevano solo incontrarsi, convissero pacificamente, salvo qualche rapida e veloce scazzottata tra venditori e clienti.
De Ferrari era come una sorta di agorà, ove si poteva incontrare qualsiasi tipo di storia da chi raccontava del Messico viaggiando sulle orme del pejote e di Castaneda, fino a quelli che avevano raggiunto l'India via terra passando per l' Afganistan. In quegli anni a Genova c'erano anche altri ritrovi dei giovani di sinistra: Piazza Porticciolo a Pegli, Piazza Montano a Sampierdarena, lo scoglio di Quarto, posto estivo prediletto "per farsi le canne al chiar di luna", Piazza Leonardo da Vinci in Albaro un po' come San Babila, raccoglieva i ragazzi della destra.
Lo scoglio ospitava gente di Vernazzola come il cantautore Franco Caccavo che creava canzoni in collaborazione e amicizia di un poeta sturlese soprannominato Aspirina.
Ma il luogo più importante restava De Ferrari non c'erano soltanto giovani ma anche personaggi d'età come ad esempio il pittore Attilio Carreri che insegnava all'Accademia Ligustica. Sotto i portici il pittore Roberto Maini, che non si sa se per bizzarria o originalità, quasi ogni sera cominciava a inveire solitario, nessuno gli chiese mai a chi fossero rivolte queste invettive, che divennero da tutti accettate come una sorta di stana ma famigliare performance. Come quelle che spesso sviluppavano i due clochards tali Paolo Uccello e uno più anziano denominato Nervi, che dopo le due di notte attaccavano bega davanti al bar Donelli di galleria Mazzini. C'era Bambi Fossati tra un concerto e l'altro e la sua chitarra che meglio di ogni altra sapeva interpretare lo spirito di Jimi Hendrix.
Qualcuno per raccogliere tutta la Genova musicale di quei tempi si inventò l' Hot'z Spino Party, una chermesse che consisteva nell'affitto di grandi teatri dove tutta la Genova freaks poteva incontrarsi e riconoscersi, prima c'era stato il Revolutions un locale in Salita della Tosse, luogo di mitiche Jam sessions a cui a volte partecipavano esponenti dei già noti New Trolls. Ivano Fossati più gravitante, su Pegli in quegli anni si impose con i Delirium e Jesael. Di un certo Beppe Grillo e dei cabarettisti di Piazza Martinez se ne cominciò a sentir parlare come dell'Instabile che spesso li ospitava. Anche il teatro alternativo si muoveva, Mario Menini e Domenico Luvarà scrissero e misero in scena Jankees testo provocatorio e critico sugli Stati Uniti che ebbe successo in città. Dopo il '76 qualcosa cominciò a cambiare, c'erano state le elezioni e la non brillante performance dei gruppi della nuova sinistra portò Lotta Continua all' idea di sciogliersi nel movimento con il congresso di Rimini emersero temi quali il riprendiamoci la vita, che influenzarono alcuni, verso forme di disimpegno, altri a radicalizzarsi invocando la lotta armata, con i nefasti e mortali effetti che ebbe quella tendenza negli anni successivi. Il riprendiamoci la vita influenzò anche il popolo notturno di De Ferrari, dilagava la cultura del sacco a pelo, oltre alle tradizionali mete dei campeggi d'agosto verso Calabria e Grecia, Corniglia (paese delle Cinque Terre in Liguria), divenne ben presto per la vicinanza con Genova il ritrovo estivo di Piazza De Ferrari e la spiaggia del Guvano luogo in cui praticare nudismo. Quegli anni aprirono le porte al successivo e attuale turismo di massa, Corniglia e le Cinque Terre sono diventate, patrimonio dell' umanità, tutelate dall' Unesco.
De Ferrari cessò la funzione di Agorà attorno agli anni '78 - '79, l'escalations del terrorismo e la repressione che ne seguì che portò anche molti che nulla vi avevano avuto a che fare, ad essere inquisiti, causò otre che il declino della piazza come centro di socializzazione anche lo spegnersi definitivo del movimento, giovanile in tutta Italia, il "convegno di Bologna" del 1977 segna un po' la fine dell' avventura che nel nostro paese si era protratta più a lungo che negli altri.
Aurelio Valesi poeta che ebbi modo di incontrare in quegli anni, persona che della lettura delle sue opere in Annuario e "Silenziarlo" (edizioni Resine Ge.), mi hanno stimolato poi alla conoscenza degli altri grandi della poesia ligure come Montale Caproni e Sbarbaro, nel '78 anno difficile, scrisse:-"
La parte demoniaca del mondo dorme celata dentro le solari perplessità del rito quotidiano; così attende segreta la sua ora per afferrarci fiduciosi e lieti quando il sospetto cede alla speranza"-
Come si andava spopolando la piazza, nascevano però nuovi locali e l' ambiente si trasferiva in essi, il primo locale alternativo fu le Due Porte creato dal radicale Andrea Tosa, poi fu la volta della Panteca Volante, che nei primi anni 80 ebbe in città un successo straordinario, fondata da Gigi Piccetti, Mario Quaglia e Roberto Melli, non vi era orario in quel locale a volte restava aperto fino alle 8 del mattino; si narra che addirittura uffici e fabbriche di Sampierdarena lamentassero i ritardi dei propri dipendenti a causa delle nottate alla Panteca. Nell '82 in via Gramsci, la via più malfamata di Genova, affittai assieme a Gigi Piccetti (che attualmente ha un'osteria vicino a Piazza Banchi nota per il Basceichito), un grande e decrepito alloggio in cui ubicai il mio studio, fu un' esperienza straordinaria, in quella casa dormì Jach Smith che pare negli Stati Uniti avesse lavorato con Andy Wharol, Piccetti lo coinvolse per una performance alla Panteca.
Nell'82 nella casa collettiva di via Gramsci assistetti alle riprese fotografiche che Piccetti e Quaglia effettuavano per realizzare quello che poi sarebbe diventato un sito web femmine in colore ( oggi visibile su Panteca Art Unlimited). La Panteca come un vero e proprio centro culturale ospitò teatranti, musicisti tra cui Baccini, pittori come Antonio Porcelli che realizzò una performance straordinaria, e molti altri. Poi ci furono il 261, il Charlie Cristian, il Qaalude, creato da un personaggio soprannominato Angelino Frisby per la sua abitudine nel giocare con quell'oggetto in Piazza De Ferrari, Il Sibaria di Diego Torri, insegnante e pittore che inventò un misto tra una galleria d' arte e una birreria, I Gechi della Torre di Goi Pedullà, personaggio originale e anticonformista, dove ci arrivavo con altri un po' sconvolti non prima delle 2 e metteva musiche strane tipo ascoltare Fred Buscaglione alle 3 di notte "Il Mascherona" di Giampiero Lampioni, bravissimo chitarrista che lavorò inizialmente con Ivano Fossati e i Delirium, un amico che non disdegnava la session con me musicista molto più modesto, poi vennero tutti i vecchi musicisti della Beat Generations Genovese e le Sessions andarono avanti per un po'... eravamo già al 1990.
Ho scritto questo lungo racconto, sicuramente non completo ed esaustivo di quel periodo, ma ho inserito ciò che fa parte dei miei ricordi. Questa operazione vuol essere anche uno stimolo a chi sa scrivere meglio e conosce maggiormente i fatti prima descritti affinché, esca finalmente una pubblicazione più approfondita e puntuale su i temi trattati che riguardano della storia recente della nostra città.

 
Paolo Gastaldo