Occidentali, non vendeteci più armi!

di Farid Adly

ANBAMED, notizie dal Mediterraneo

- Una condanna senza appelli ai terroristi che hanno ideato, organizzato, finanziato e messo in atto questíorrendo crimine;

- Nessuno tra i potenti, però, si sogni di ridurre il dissenso al silenzio o di mettere con le spalle al muro chi si batte per la giustizia, la libertà, l'uguaglianza tra i popoli e per la fine della povertà;

- C'è una violenza primaria, quella delle nazioni potenti e dominanti, che bisogna continuare a denunciare e smascherare come origine della disperazione di una vasta parte dell'umanità;

- Gli orrendi atti di terrorismo non possono essere presi a pretesto per colpire altre popolazioni civili e mietere altre vittime innocenti.

Sono quattro considerazioni fondamentali per cercare di capire cosa sta succedendo e tentare di respingere le sollecitazioni allíimbarbarimento, aizzate in primo luogo dalla macchina di propaganda del governo "Bin" Sharon, primo interessato a sfruttare la situazione per accentuare il suo terrorismo di Stato contro la popolazione civile palestinese, sotto gli occhi ed il silenzio delle cancellerie internazionali. Lo ha ammesso lo stesso ministro della difesa di Tel Aviv: "abbiamo ucciso a Jenin una decina di esponenti palestinesi senza ricevere una sola protesta dalle capitali occidentali".

Cíè in atto una nuova campagna di neo-antisemitismo, questa volta contro gli arabi. Eí vomitevole veder ripetersi questa pretesa superiorità degli esseri occidentali riecheggiata in una stampa di uno stato democratico. Non cito questi giornali e questi pseudo-commentatori soltanto per non far loro una pubblicità gratuita.

Nellíarabo e nel musulmano, oggi, si identificano i nemici della civiltà. Líoccidente capitalista, dopo la caduta del muro di Berlino, la sconfitta dellíesperienza sovietica e la polverizzazione dellíURSS e del Patto di Varsavia, non ha più nemici e deve assolutamente trovarne uno, nel quale incarnare líimpero del Male, per poter continuare líopera di lavaggio del cervello della sua opinione pubblica.

Il cittadino arabo e musulmano, nella maggior parte dei casi, è succube di regimi filo statunitensi, sorretti politicamente e militarmente dai paesi occidentali, che certamente non fanno ciò per uníopera di carità, ma per poter meglio sfruttare le ricchezze minerarie, finanziarie ed economiche di quei paesi.

Questa campagna anti araba, che si sta fomentando, mi ricorda quellíoperazione, degli anni ottanta, subito dopo líattentato al papa, denominata Bulgarian Connection, orchestrata da media Usa ed Europei fiancheggiatori della Cia e guidata da una certa giornalista americana di strette frequentazioni romane. Come si ricorderanno molti lettori, quellíoperazione propagandistica è finita in una bolla di sapone ed i misteri dellíattentato contro il Papa sono tuttora irrisolti. I Lupi grigi turchi, fortemente implicati nella vicenda, sono amici dei militari di destra, legati a doppio filo agli Stati Uniti, al potere ad Ankara da molti anni, palesemente o dietro le quinte.

Nella campagna attuale tesa a trovare un consenso ed uníegemonia ideologica che dia allíoccidente il semaforo verde per attaccare paesi che vengono definiti santuari del terrorismo, si dimentica un fatto principale: la potenza che ha maggiormente addestrato terroristi nel mondo è quella statunitense. Paradossalmente lo stesso saudita Bin Laden ed i suoi protettori Talebani, al potere in Afghanistan, sono stati una creatura della CIA, una ventina di anni fa, quando cíera bisogno di mobilitare líislam nella battaglia contro líUnione Sovietica. Allora era lecito, adesso non lo è più. A rigore di logica dovrebbero una spiegazione, se non a noi della sinistra, alla loro opinione pubblica. Invece, un silenzio assoluto. Ed i guru del giornalismo italiano, tranne qualche eccezione, su questo punto del passato della Cia, non fanno una bella figura di indipendenza.

A leggere e sentire certi commenti, sembra che sia ormai certo ed assodato chi siano i responsabili. Invece non lo sappiamo, fino a quando non ci saranno le documentazioni inoppugnabili. Le inchieste americane in passato hanno dimostrato che dare in pasto al pubblico il primo facile bersaglio è dannoso. Vedi per esempio líattentato di Oklahoma City, di cui sono stati accusati gli islamici e poi si è scoperto che era líopera di un fanatico di una setta statunitense. E la lista dei misteri irrisolti potrebbe anche allungarsi: líassassinio del presidente Kennedy, di Rabin, di Moro e, per non dimenticare altri stragi dellíItalia, Piazza Fontana ed Ustica.

La vendetta non serve a nessuno e rischia di perpetuare fino allíinfinito il ciclo della rappresaglia e controrappresaglia. I bombardamenti di Clinton sullíAfghanistan e sul Sudan nel 1998 non hanno risolto nulla.

La violenza crea violenza e líodio partorisce odio. Eí tempo di spezzare questa catena. Fortunatamente molti nelle cancellerie europee lo sanno e lo hanno fatto sentire agli orecchi degli statunitensi, anche se nelle dichiarazioni pubbliche non confessano perplessità, per non incrinare la compattezza díimmagine dellíAlleanza. Che nessuno creda che si possa così facilmente dipanare le divergenze fortissime, palesemente dichiarate alla conclusione del G8 a Genova neanche due mesi fa, soprattutto in materia di scudo spaziale!

Noi movimenti per la pace e della solidarietà possiamo avanzare una proposta ai signori potenti di questa terra: Voi sostenete che questa è una guerra di civiltà, tra líOccidente (cioè il Nord ricco) e la barbarie (tutti quelli che non ci stanno a sottomettersi alla logica ed al modo di vita occidentali, cioè la maggior parte dei paesi del Sud del Mondo)? Va benissimo, facciamo finta di credere alla vostra menzogna, ma cíè una sola cosa che vi chiediamo e che pensiamo sia líunica cosa da fare per vincere questa guerra: smettetela di vendere ed esportare armi a questi paesi, a tutti i paesi del Medio Oriente (compresa Israele), ai paesi africani, asiatici e dellíAmerica Latina. Non un solo fucile, non un solo cannone, né elicottero Apache, né un cacciabombardiere F 16 deve essere venduto a questi governi, eserciti e guerriglieri.

Solo così possiamo vedere uno spiraglio di fiducia in un futuro migliore. Quellíaltro mondo possibile che vogliamo costruire con la solidarietà, la nonviolenza e la caparbietà dei lillipuziani.

Farid Adly

ANBAMED, notizie dal Mediterraneo

13.092001