Mille splendidi soli- Khaled Hosseini

"Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, nè i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri". Così Saib-e-Tabrizi, poeta persiano del diciassettesimo secolo, descriveva la magnificenza della città di Kabul. Nel romanzo Mille splendidi soli di Khaled Hosseini è il punto di vista femminile a emergere attraverso le vicende delle protagoniste Mariam e Laila; l'escalation di violenze ed emarginazioni subite dalle donne afghane, che potrebbe essere riassunta con la frase di Nana, madre di Mariam, una delle due protagoniste del romanzo: "Come l'ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell'uomo trova sempre una donna cui dare la colpa. Sempre...".

Mariam ha quindici anni, vive nella sua kolba di legno e attende con ansia l’arrivo del giovedì, il giorno in cui il padre,un ricco possidente di Herat che lei tanto adora, le fa visita; vorrebbe raggiungere la sua casa , dove lui non la porterà mai perché Mariam è una harami, una bastarda, e sarebbe un’umiliazione farla vivere sotto lo stesso tetto insieme alla sua famiglia legittima. Vorrebbe anche andare a scuola, ma sarebbe inutile; Mariam è una reietta, destinata a vivere ai margini della società, additata come figlia delpeccato; l'unica cosa che deve imparare è la sopportazione. Finchè, morta la madre, non viene data in sposa al perfido calzolaio cinquantenne Rashid.

Laila nasce a Kabul da una famiglia progressista, da padre insegnante e madre emancipata, vent'anni dopo Mariam. Aveva solo due anni quando i suoi fratelli si sono arruolati nella jihad. Per questo, il giorno del loro funerale, le è difficile piangere. Per Laila, il vero fratello è Tariq, il bambino dei vicini, che ha perso una gamba su una mina antiuomo ma sa difenderla dai dispetti dei coetanei, il compagno di giochi.

Mariam e Laila non potrebbero essere più diverse, ma la storia dell'Afghanistan e la guerra che lo lacera da tempo le faranno incontrare in modo imprevedibile; si ritroveranno a vivere sotto lo stesso tetto, mogli dello stesso perfido uomo, a condividere un destino tragico, una storia di stoicismo, di paura, di sangue e di dolore.

Nonostante l’avvicendarsi dei regimi politici, invasione russa, sistema talebano e forze Onu, la condizione della donna in Afghanistan non è mai cambiata. Spirito di sopportazione e sacrificio, violenza e dolore, umiliazione profonda e sottomissione. Ciò che consente di sopravvivere e sperare in un paese in cerca di pace è la forza, il desiderio di lottare per un futuro migliore, il coraggio, l’amicizia e la solidarietà che possono tenere unite, legate fino all’estremo due donne come le protagoniste del romanzo.

Leggendo il libro ho ripensato ad una frase di acerina nel suo articolo Libertà ritrovata: "Quasi tutte loro, sono state vittime di violenze e di privazioni di vario genere, ma dai loro sguardi curiosi e un po’ timidi trapelava una dignità magnetica!"
La stessa dignità delle protagoniste di Mariam e Laila.

Inizialmente le pagine del libro scorrono lente, il ritmo è blando, rassegnato, fin quando non arriva sulla scena Laila che ravviva la storia con la sua freschezza.
Hosseini riesce a farci entrare dentro la storia, a farci indignare, farci commuovere e allo stesso tempo a farci comprendere alcuni aspetti di una cultura lontana da noi non solo dal punto di vista geografico.



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