Uccelli da gabbia e da voliera -        Andrea  De Carlo

Uccelli da gabbia e da voliera è uno dei primi successi di Andrea De Carlo(il secondo, per l'esattezza).
Protagonista del romanzo è Fiodor, un giovane "musicista" che opponendosi alla realtà che lo circonda e al "ruolo" che altri hanno scelto per lui, fugge alla ricerca di se stesso, di una vita di cui egli sia non un semplice "attore" ma anche "regista".
("Devo dire che di solito sto abbastanza attento a come si spostano gli elementi fluidi di una situazione; a come si condensano poco alla volta fino a sbilanciarla e farla ribaltare, o rovesciare su un fianco, o precipitare verso il basso e aprirsi un percorso da sola. Non è che stia seduto ad aspettare che qualcosa succeda e osservarla poi mentre succede; sto solo attento. E quando vedo che una situazione si inclina troppo cerco di saltare giù alla svelta, invece di mettermi a distribuire il peso per ribilanciare.")
Così lo vediamo, sospinto dalla ribellione e da una forza di decisione netta e inflessibile, passare da Los Angeles a Milano, dove si innamora della sfuggente e misteriosa Malaidina.
L'amore per Malaidina sconvolgerà la sua vita già "in bilico" e lo porterà ad imbattersi in situazioni oscure e pericolose.
Si tratta di un romanzo d'amore e d'azione insieme, in cui si possono trovare già ben definiti i caratteri dello stile di De Carlo: un modo di scrivere semplice, scorrevole, moderno ed essenziale ( troviamo, per esempio, spesso espressioni come: "non cerco di frenare, o di girare il volante, o."); la simbiosi tra immaginazione ed esperienza, l'originalità.
Cosa ho notato leggendo il libro...
Caratteristica costante di De Carlo è presentare nei suoi romanzi personaggi dai nomi bizzarri (qui troviamo Fiodor, Malaidina, Elvio, altrove i varii Macno, Uto, Misia...)[uhm...ma...dove li troverà 'sti nomi???:0o].
Inoltre, a mio parere, Fiodor più che ventunenne, per il modo di pensare, di fare, di vivere, risulta più vicino ai 26-27 anni ( all'incirca l'età dell'autore nel momento in cui scriveva il romanzo)...una sorta di..."ragazzo cresciuto in fretta".
Un altro dato che emerge, in questa come in altre opere di De Carlo, è la disaffezione per Milano (sua città natale); ovunque essa è contraddistinta da aggettivi che ne mettono in risalto i lati negativi: una sorta di "giungla moderna", cupa, invivibile, triste, piena di caos ma allo stesso tempo irrimediabilmente "vuota", "teatro" di una società allo sfascio governata dalla legge del guadagno.
("Arrivo in piazza del Duomo. La luce dei lampioni è così filtrata e trattenuta dalle particelle di acqua, che l'aria e gli edifici hanno la stessa identica densità. Non c'è nessuno spazio libero attorno alle pareti della chiesa, attorno al monumento o attorno alle figure che attraversano il sagrato. Non c'è nessun colore, non c'è nessun contrasto. Non ci sono nemmeno molte sfumature di grigio: forse due o tre. Adesso mi fa impressione che mio padre sia nato e cresciuto in un posto come questo; che abbia cominciato a costruire qui le prime incastellature del suo carattere.")
Insomma...vediamo una città adatta magari per trovare un'occupazione ma...non per viverci; una città che in un certo senso con la sua freneticità, col suo modo di essere rispecchia , in piccolo, l'intero ordine costituito ( l'autore si lamenta spesso anche dei politici e del loro operato[non dimentichiamo che dalla fine degli anni '70 si sono susseguiti sulla scena politica Italiana e mondiale diversi scandali]).
Ancora...leggendo i romanzi di De Carlo si ha come l'impressione ( almeno per me è stato così) che i suoi personaggi "crescano" con lui; mentre, infatti, in questo e in altri romanzi degli inizi, l'autore è più incline a far vivere i personaggi quasi nell'inconsapevolezza del trascorrere del tempo, negli ultimi romanzi il "tempo"( che scorre inesorabilmente) e il "momento" ( unico, irripetibile, da non perdere) avranno un ruolo essenziale [sicuramente il "ragazzo" De Carlo era meno riflessivo del De Carlo "adulto", e...diversi erano gli spunti di riflessione].
Beh...ho già detto abbastanza; manca solo il mio solito commento finale ai romanzi di Andrea De Carlo : " Quest'uomo...lo sposerei!!!";0)
Ma...alla fine Fiodor...riuscirà a conquistare definitivamente Malaidina o...rimarrà solo una chimerà??? SCOPRITELO!!!!





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