Il sepolcro di Hatshepsut

  Il 2 febbraio 1903, sessanta metri a nord della tomba di Thutmosi IV, Carter trovò una pietra su cui c'era l'anello con il nome di Hatshepsut; in quel momento ebbe la certezza di trovarsi di fronte alla sepoltura dell'eccentrica sovrana.
28 febbraio 1903. T. Davis annota: "Per conto del Museo del Cairo ho assunto il controllo degli scavi diretti dall'ispettore alle Antichità Mr. Carter al quale sono molto grato": L'apertura del sepolcro rupestre fu, dal punto di vista tecnico, una delle imprese più complicate mai affrontate dalla ricerca archeologica. Lungo 213 metri e situato 97 metri sotto l'ingresso, l'intera sua lunghezza risultò ostruita da macerie. Impossibile, naturalmente, stimare in anticipo la lunghezza del corridoio. Napoleone che aveva visitato la Valle dei Re nel 1799, trovò la via per raggiungere l'estrema dimora della regina e la fissò sulla carta della Valle da lui redatta con queste parole: Commencement de grotte taillèe circulairement dans le roche (accesso a una grotta tagliata a forma di cerchio nella . Il corridoio era caratterizzato da una curva destrorsa; Napoleone ne fece mettere allo scoperto 26 metri, poi, vista nulla ogni prospettiva, abbandonò le ricerche. Soltanto R. Lepsius, nel 1844, riprese i lavori dove Napoleone li aveva interrotti, proseguendo per altri 20 metri. Poi anche questo archeologo capitolò, parendogli che agli alti costi corrispondessero troppo scarsi risultati. Le pareti erano nude, prive di iscrizioni: praticamente impossibile prevedere dove il passaggio sarebbe sboccato; inoltre, le macerie che ostruivano la sepoltura erano state cementate dalla pressione e dall'acqua piovana; i colpi dei picconi non riuscivano a staccarne che piccole quantità. Non era neppure possibile distinguere il materiale detritico, che aveva fatto resa, dalla friabile roccia vera e propria; ciò rendeva problematico per gli esumatori sapere se fossero sulla strada giusta. Fu però esattamente il cattivo stato del materiale rupestre che indusse la regina Hatshepsut a farsi costruire un accesso sepolcrale così "impossibile". Senza dubbio la sovrana aveva voluto farsi scavare nella roccia un cunicolo di 80-100 metri. Ma, ad appena  50, la roccia cominciò a rivelarsi friabile, tenera, inadatta per rilievi e iscrizioni. Tuttavia, un lavoro durato anni non poteva essere vanificato. Ella ordina quindi che si scavasse in direzione diversa, nella speranza che il materiale rupestre fosse migliore. I lavori di sgombero dei primi 50 metri non presentarono eccessive difficoltà: Lepsius aveva eseguito ottime operazioni preliminari. Carter s'imbattè in una camera piena di detriti caduti e cadenti dalle pareti e dal soffitto. Dal diario di Davis :" Giungemmo alla conclusione che quella non fosse la camera del sarcofago, che non lo potesse essere; eravamo convinti che vi si trovasse un passaggio, lungo il quale poter proseguire la discesa. Per individuarlo sarebbe stato necessario liberare dalle macerie l'intero locale, cosa che avrebbe richiesto settimane di fatica, e il nostro tempo era limitato. Carter ed io, decidemmo di far ricorso alla monetina: se fosse risultato "testa" avremmo continuato a scavare verso destra: Venne proprio "testa". Aperto un varco fino all'angolo, ci rendemmo conto che un corridoio effettivamente proseguiva in discesa.
15 aprile 1903. Carter annota: " Incontriamo le prime difficoltà. Lo strato roccioso superiore è in uno stato così desolante, da farci temere un crollo da un momento all'altro". A 100 metri di profondità, l'aria si fa sempre più irrespirabile, il caldo sempre meno sopportabile. Le candele, unici punti luce che consentono di lavorare, cominciano a sciogliersi. Durante la pausa estiva viene predisposto l'impianto elettrico: mediante una camera d'aria e una pompa aspirante viene immessa aria fresca.
15 ottobre 1903. Riprendono i lavori. Carter scopre una seconda camera; forte dell'esperienza recedente, continua a scavare: il vicolo, infatti, non si rivela cieco. La luce elettrica rende meno pesante la fatica, ma l'afflusso d'aria fresca è insufficiente: gli uomini, e soprattutto i bambini che trasportano i detriti, vomitano, perdono l'equilibrio. Escrementi di pipistrello vecchi di millenni cadono, al minimo movimento, sotto forma di polvere scura. I nasi e le bocche degli operai sono appiccicosi. Carter tenta di far proseguire gli scavi soltanto 2 o 3 volte la settimana. Tra la seconda e la terza camera corre una distanza di 60 metri: misura 10 metri per 9 ed è alta 4 e 40.
26 gennaio 1904. Carter è convinto che anche questa camera, sebbene sia più grande delle prime due, non contenga il sarcofago. Esegue uno scavo-sondaggio in diagonale e trova nell'angolo destro dei gradini: il sentiero continua a scendere. Il cunicolo è però molto più stretto dei recedenti corridoi; suppellettili sepolcrali, frammenti di vasi di pietra con i nomi di Ahmes-Nofretari, Thutmosi I e di Hatshepsut indicano che la camera del sarcofago non può essere lontana, ma testimoniano che la tomba è già stata depredata.
12 febbraio 1904. Dopo essere passati attraverso la breccia di un muro, si ha la certezza: si tratta proprio della camera funeraria più importante. Il soffitto è sostenuto da 3 colonne. La volta è alta 3 metri; gran parte di essa è crollata; il mucchio di macerie è così alto, che per passare bisogna strisciare, sebbene il locale misuri 11 metri per 5 e mezzo. Il sarcofago della regina è al centro. E' vuoto. Il coperchio giace sul pavimento, accanto a un altro sarcofago rovesciato e anch'esso vuoto; su di esso il nome di Thutmosi I. Davis: "Quando, nel 1899,avevamo scoperto la sepoltura di Thutmosi I, vi avevamo trovato anche il suo sarcofago. Nell'estrema dimora di Hatshepsut, oltre alla bara di questa sovrana, rinvenimmo quella del primo Thutmosi, il padre di lei (come testimoniava un'iscrizione). L'eccentrica regina aveva certamente provveduto a far trasportare la di lui salma nella propria tomba, per fargli dormire il sonno eterno in un nuovo letto di pietra. Probabilmente vi era rimasto fino al 900a.C., allorchè i sacerdoti - nel corso della crisi tebana- avevano trasferito numerose mummie di re dai sepolcri originari nella Valle ai nascondiglio prossimo al tempio di Der el-Bahari. Tra i cadaveri imbalsamati rinvenuti nel 1881 c'era anche quello del primo Thutmosi; in quell'occasione furono trovati inoltre: una cassa di legno  decorato con il nome della regina contenente un fegato mummificato e due cadaveri femminili privi di involucri, di bare e senza alcuna indicazione di nome.Carter credette fino all'ultimo che dalla camera del sarcofago un altro passaggio conducesse ancora più in basso. Per dimostrarlo, dovette sgomberare tutte le macerie, una fatica ingrata che durò fino a tutto marzo. Fu così che rinvenne 15 tavolette calcaree, scritte in rosso e nero e contenenti parecchi capitoli del Libro dei Morti. Chiaramente dovevano essere servite agli artisti per gli schizzi nella camera funeraria principale. Ma le decorazioni non erano state eseguite, essendosi le pareti rocciose rivelate tanto friabili da rendere vano ogni tentativo. Dalla massa di detriti vennero alla luce solo vasi, coppe e giare di diorite, d'alabastro e di calcare cristallino, la testa e i piedi di una grande statua lignea impeciata, pezzi di sarcofaghi di legno carbonizzati insieme con piccoli scrigni e lavori di intarsio.
 


Piantina dell'ingresso della tomba

 


Piantina della tomba.

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