JANIS SINGS

BALL AND CHAIN | SUMMERTIME | LITTLE GIRL BLUE | BYE, BYE BABY | TO LOVE SOMEBODY | TRY | ALL IS LONELINESS | ONE GOOD MAN | KOZMIC BLUES | EGO ROCK | SUMMERTIME | TESTI CANZONI



Da Cheap Thrills in poi, la scelta del repertorio musicale di Janis Joplin è stata essenziale. La sua preferenza si è sempre orientata verso i brani r&b della metà degli anni Sessanta, affezionandosi alle firme di Jerry Ragavoy, Chip Taylor, Mort Shuman; Bert Berns. Dagli "standards" di questi compositori lei ha ricavato gli "standards" del suo repertorio:
Piece Of My Hearth, Cry Baby, Get It While You Can, Try (Just Little Bit Harder) e My Baby.
In Pearl la sua spinta ad abbracciare un repertorio suol si era fatta più intense:
non può spiegarsi altrimenti la scelta di un brano come A Woman Left Lonely, una composizione di Spooner Oldham e Dan Penn, o di un titolo come Trust Me di Bobby Womack.
Più sporadicamente, Janis ha attinto nel repertorio della "popolar music":
Summertime, di Gershwin & Heyward, uno standard di Porgy & Bess, e Little Girl Blue, un brano di Tin Pan Alley già celebrato da Elle Fitzgerald, Judy Garland e Nina Simone, solo per fare qualche nome.
A parte le prime incisioni 1963-64 e quelle a San Francisco nel 1965 con la Dick Oxtot Jazz Band, Janis nella sua maturità non ha fatto più ricorso direttamente al repertorio bluesistico, se si accentua la sua dinamica ripresa di Ball & Chain, il brano di Willie Mae "Big Mama" Thornton, che nel 1967 non poteva certo considerarsi uno standard del blues.
Ma per Janis, essenzialmente, ogni brano rappresentava solo un pretesto, un canovaccio sul quale poi improvvisare o costruire una propria interpretazione. Non c'è un solo brano - se si eccettua forse Me and Bobby McGee, ma quello era un omaggio a un amico cantautore, più che un "kozmic blues" alla Janis - che Joplin non stravolga a proprio piacimento, riadattandola alle sue straordinarie e graffianti capacità e filtrandolo attraverso la sua anima dilaniata e il suo spirito tormentato. Quando nel 1967 presentò a Monterey Ball & Chain, pochi riconobbero in quel cosmico e cruciale lamento il titolo che Big Mama Thornton aveva inciso facendosi accompagnare da un gruppo di musicisti di Chicago e misurandolo su un metro squisitamente bluesistico.
Janis aveva devastato Ball & Chain, riempiendola di suppliche e di dolore, di "Honey, please"; di "Lord". La religiosità di Janis non era quella che qualunque cantante di colore avrebbe attinto dalle inflessioni Gospel & Spiritual della musica nera. La religiosità dell'interprete texana era solo un richiamo profondo dell'ego. Quando invoca Oh Lord, una qualsiasi ipotetica creatura che arrivi per pietà a calmare la sua pena e a dare una spiegazione razionale alla sua angoscia.
I hope somebody can tell me
Why love is like ball and chain
Allo stesso modo, Summertime è lontanissima, nella ripresa di Janis, dal suo spirito antico di ninna-nanna, come era in Progy & Bess. Ma in questo caso Janis affrontava un titolo che era davvero uno standard. Nel 1935 Billie Holiday ne aveva già dato una versione "swing"; Sarah Vaughan ne aveva fatto un elegante brano da repertorio jazz, con andamento di ballata lenta; Ella Fitzgerald, nella sua versione con Amstrong, ne aveva fatto una perla del suo virtuosismo; Carmen McRae un convenzionale titolo da "jazz singer"; Nina Simone un conturbante e oscuro appello africano in uno dei suoi "live" per la Colpix; Sam Cooke una "pop-suol ballad".
Janis, a sua volta, offre una delle versioni più personali e meno convenzionali del celeberrimo titolo; ne riafferra la primitiva dolcezza, come Leontyne Price in Porgy & Bess, ma stringe i denti e stravolge il metro, con la chitarra che conserva una delle poche intonazioni dolci che lo strumento abbia mai conosciuto in una sua incisione. Ancora una volta, la sua è un'invocazione, una supplica, perché Janis non sa pregare senza rabbia.
Hush baby baby baby baby baby
No no no no no no no, den't you cry.
Little Girl Blue, a suo modo, era anch'esso uno "standard pop". Judy Garland lo aveva inserito nel suo album Alone, un prontuario sonoro per gente sola e disperata. Questa volta il process di Janis è, probabilmente, un processo di identificazione. Lei diventava la piccola ragazza triste che si conta le dita, mentre sente la pioggia che le cade intorno. Janis partecipa con affetto a quella solitudine perché è la sua solitudine. Ogni strofa è una carezza e una sentita partecipazione.
I want you to cuont, cuont your fingers
My unhappy, my unlucky and my little girl blue.
Bye, Bye Baby, è certamente un'altro "standard pop". Janis questa volta lo interpreta come un "divertissement": il suo pubblico adorava quel brano, lei alla fine era stufa di interpretarlo. In Joplin In Concert, in una versione dell'aprile '68, il brano è ancora quasi intatto nella sua forma pop: Janis non dovette sentirlo così profondamente, per non averlo sezionato nella sua maniera. E certo non era nella sua anima che cantava:
I wanna ch'ange my livin' standard
And move uptown
To Love Somebody, in I Got Dem Ol' Kozmic Blues Again Mama, era un brano dei Bee Gees che, pressappoco nello stesso periodo, diede rilievo anche a una Nina Simone che si affacciava agli anni Settanta. Questa volta Janis porta alle estreme conseguenze le sue capacità interpretative. Il titolo, praticamente, non conserva una sola linea melodica della partitura originale. Qualcuno all'ora giudicò il brano "ovreproduced". Lo era. Lo è ancora, se si tiene presente la struttura originale di To Love Somebody. E' un "blues" di straordinaria potenza e una improvvisazione maledettamente caustica, se lo si giudica un brano di Janis ex-novo. Si sa, Janis a quell'epoca aveva la mania i incidere un album preciso di "suol". I Got Ol' Kozmic Blues Again Mama fu un tentativo fallito in tal senso, ma un disco di fuoco nella sua produzione.
A tratti è interprete quasi sublime, in To Love Somebody, perché la sua voce non è mai stata così "esteticamente" bella. Ma lei, ancora una volta, si affida la brano perché le sue liriche esprimono concetti che la riguardano molto da vicino: incomprensione, incomunicabilità, impossibilità di vivere un rapporto d'amore - realmente - con qualcuno:
You don't know what is like
To love somebody the way I love you
Dei Bee Gees se ne frega, quando interpreta. Ma le critiche che il brano ricevette condizionarono molto Janis, perché raramente , in concerto, riprese To Love Somebody, forse anche intimorita dal gran numero di interpreti che in quel momento fcero riferimento a questo "standard" dei fratelli Gibb.
Alla stessa maniera, Janis interpreta Work Me, Lord, una intensa invocazione che Nick Gravenites aveva scritto espressamente per lei: il brano ha a tratti l'andamento di una "suol ballad", a tratti quello di un gospel, a tratti di una "pop song" intonata da Mavis Staples. Solo la Kozmic Blues Band fa ricordare che si sta ascoltando un disco di rock. E' così Maybe, composta dal produttore del secondo album di Janis, Gabriel Makler.
Ma Janis ha un'attrazione particolare per le composizioni di Nick Gravenites, oltre che per quelle di Jerry Ragavoy. As Good As You've Been To This World, con una lunga introduzione strumentale, la vede chiudere la sua raccolta di blues cosmici, con una sorta di virtuosa e devastante interpretazione rock, fortemente sottolineata da fiati R&B.
Paradossalmente Buried Alive In The Blues, la composizione di Gravenites che doveva apparire su Pearl, fu uno dei brani che Janis non riuscì a terminare, quando la trovarono distesa sul pavimento del Landmark Hotel. Fu una versione strumentale del brano che chiuse Pearl.
Try (Just Little Bit Harder), una composizione quasi "goodtime" di J. Ragavoy e C. Taylor, è stato uno dei brani più variamente interpretati da Janis. Chiaramente, per il suo beat trascinante, Try era il pezzo forte che trascinava il pubblico all'interno del suo infuocato concerto. Ma spesso anche Try assumeva tinte disperate. Janis era solita introdurlo con brevi annedoti, uno dei quali può essere ascoltato in Joplin In Concert, prima che lei si abbandonasse a una esilarante versione del brano:
"E' successo quasi un anno fa. Io vivevo al terzo piano di una appartamento di San Francisco. Vivevo al terzo piano, capito? Avevo quelle due stanze e provvedevo di avere sempre con me un po' di "roba". Ma le cose non andavano per il verso giusto. Non c'era un po' … d'azione … capite che voglio dire? Non c'erano "situazioni interessanti" intorno a me. Vedevo sempre una bella ragazza in strada; lei non aveva molto, ma stava bene, così dissi a me stessa: "Cos'è che non va, Janis? Com'è che tu no ci riesci?". Così pensai che era meglio uscire in strada e vedere che cosa "lei" aveva che a me mancava! Così un giorno mi alzai presto, guardai dalla finestra e vidi quella ragazza, capite, e vidi che cosa stava facendo! Credetemi, stava "battendo"! in mezzo alla strada, a "mezzogiorno"! così mi dissi: "Janis cara, no hai provato! E oggi, se vuoi un po' di talento intorno a te, devi provare. Prova - con un po' di energia.".
Triiiiii, trii-iiiiiiii
Just little bit harder
So I can love, love you
I tell myself.
All Is Loneliness, un brano che Janis aveva cantato nel primo disco con la Mainstream, mozza il fiato, quando lo si riascolta nella versione di Joplin In Concert. Originariamente il brano aveva un testo molto breve, era una ballata triste e laconica. Niente di travolgente, oltre la suggestione del titolo. Dal vivo, Janis lo introduce in un clima autunnale, con le voci che si richiamano e si sovrappongono; poi finalmente arriva lei, con una voce che graffia, a straziare la platea con una cruda e disumana dichiarazione di solitudine. Alla fine come in un rantolo estatico e paralizzante, lei attorciglia le ultime parole:
I come home, there's nothing
There's no animals moving, there's nothing man.
Quando Janis compone, lo fa - ovviamente - seguendo un istinto che le è familiare. Lo fa di getto, come quando esegue: così nascono Turtle Blues, One Good Man, Move Over e Mercedes Benz.
Turtle Blues è misurato sulle dodici battute, e nella sua semplicità pure risulta un brano d'atmosfera non indifferente. Nel testo Janis paga il suo tributo e la sua ammirazione a Bessie Smith (non c'è dubbio che lei l'adorasse). E' la descrizione di una donna forte, volitiva e senza pregiudizi (come Bessie), che sa scegliere un uomo con la stessa determinazione con cui un uomo sceglie una donna:
I ain't the kind of woman
Who would make your life a bed of ease

Call me mean or call me evil
I've been called much worse things around.
One Good Man è forse la più riuscita delle sue composizioni, anche perchè evita la stretta ovvia di un blues o il ritmo "clap-your-hands" di Move Over (Me And Bobby McGee è poco più di una preghiera). One Good Man rientra nel quadro preciso che doveva essere nell'impostazione I Got Dem Ol'Kozmic Blues Again Mama. Una bella introduzione di chitarra, e Janis attacca il più universale dei suoi blues cosmici:
One Good Man Ain't nothing
It' only everything.
Solo Kozmic Blues supera One Good Man per intensità devastante. Kozmic Blues è il suo testamento, la sua vita e tutto quello che avrebbe voluto sempre dire per essere capita. Janis canterà e ricanterà quella canzone in più modi: ubriaca, distrutta, triste o con quel po' di speranza e d'entusiasmo che l'accompagnavano in qualche serata. Probabilmente, all'epoca fu il più incompreso dei suoi brani. Poi dopo la morte, come spesso aviene, quelle liriche sono state rilette in tutta la loro tragica verità.
I keep pushing too hard the dream
I keep tryin' to make it right
To another lonely day.
Più spietata Janis lo fu soltanto con l'esecuzione di Ego Rock, che cantò con Nick Gravenites in una sporadica riapparizione con Big Brother molti mesi dopo lo scioglimento (Joplin In Concert ). Allora lei, in una specie di volantino auto-ironico, ma tristemente autobiografico, trova il coraggio di urlare alla gente, in una squisita forma di blues, tutta la sofferenza che aveva accumulato a Port Arthur e tutta l'indifferenza e la solitudine che la città e il successo le avevano regalato.
I guess they cuoldn't understand me there
They laughed me right off the streets.
Per il resto la sua canzone-mascotte e stata Summertime. L'intonava alla sua maniera, ogni volta con uno spirito sottilmente diverso. Ma quella volta, a Francoforte, durante la tournèe europea con la Kozmic Blues Band, ne diede una versione stupefacente. Una banda di paese per aprire, un tramonto nel cielo (il concerto era "open air"), e poi le chitarre che lentamente si sciolgono in quelle trombe stonate e strozzate. Chi ha avuto la fortuna di vedere lo splendido lungometraggio Janis, sa a cosa si allude; gli altri potranno ascoltare questa "unica" versione di Summertime in Janis - Original Suondtrack.
Poi, dopo, fu solo melanconia.
Perché lei, con la sua morte, incenerì solo quel dolore.
Soltanto Kristofferson seppe dire melanconia di quella domenica mattina (Sunday Morning Coming Down).



TESTI CANZONI