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La nascita di una laggenda senza fine...

 

Storia di un grande Amore

 

La leggenda vuole che un bel giorno di oltre un secolo fa, esattamente il 1 novembre 1897, un gruppo di ragazzi di età compresa tra i 14 e i 17 anni frequentanti il Liceo D'Azeglio di Torino, seduti su una panchina di Corso Re Umberto , abbiano deciso di fondare una società sportiva con lo scopo primario di giocare al football. Erano un gruppo di amici con tanta voglia di divertirsi in modo sano, cercando emozioni raffinate, come quelle che in mezza Europa ed in Gran Bretagna particolarmente, procurava quel nuovo sport fatto di calci ad una sfera di cuoio. La stessa leggenda narra di come a quella società fu imposto il nome "Juventus", scelto quasi per caso, ma subito amato e adottato come filosofia di vita.
La società, il cui primo presidente fù Enrico Canfari, cambia spesso sede, ma non fatica a farsi spazio contro altre formazioni della città ben più esperte. Gioca in Piazza d'Armi e indossa, nei primi anni, una maglia di colore rosa. Con questa divisa debutta nel 1900 in Campionato. Il bianconero, importato direttamente da Nottingham, arriva nel 1903.

La conquista del primo titolo italiano, dopo un'avvincente finale a tre con Genoa e Milanese, corona le fatiche e i sacrifici dei pionieri, che hanno nello svizzero Alfredo Dick il primo presidente mecenate, e si avvalgono fra l'altro del prezioso apporto di alcuni stranieri. Qualche screzio di spogliatoio crea presto un clima meno sereno, e lo stesso Dick contestato dai più, lascia la presidenza, fondando per dispetto il Torino e portando con sé i migliori stranieri.
Seguono anni non facili per la società bianconera, che fino allo scoppio della Grande Guerra deve accontentarsi di un ruolo subalterno rispetto alle nuove potenze calcistiche del momento, la Pro Vercelli e il Casale. Nell'immediato dopoguerra, la Juventus torna protagonista: il portiere Giacone e i terzini Novo e Bruna sono i primi giocatori bianconeri a giocare in Nazionale. Presidente è il poeta e letterato Corradino Corradini, che è anche l'autore dell'inno sociale che resiste sino agli Anni Sessanta.
Nel 1923 debutta in prima squadra Giampiero Combi, uno dei più grandi portieri di tutti i tempi, mentre il 24 luglio di quello storico anno l'assemblea dei soci elegge per acclamazione nuovo presidente della società il dottor Edoardo Agnelli, figlio del fondatore della FIAT. La squadra ha anche un campo tutto suo, in Corso Marsiglia, con tribune in muratura per ospitare il crescente numero di fans. Ci sono tutte le premesse per salire ai vertici assoluti del nostro calcio.
Arrivano il primo vero allenatore, l'ungherese Jeno Karoly, e il primo fuoriclasse straniero, anch'egli ungherese, la mezz'ala sinistra Hirzer. La squadra inoltre già dispone di Combi, Rosetta, Munerati, Bigatto e Grabbi: nel 1925-26 arriva il secondo scudetto, dopo l'avvincente finale con il Bologna (superato solo allo spareggio) e la scontata finalissima con l'Alba Roma.
È la premessa ai cinque consecutivi scudetti degli Anni Trenta, allenatore Carlo Carcano e "rosa" arricchita di campioni del calibro di Orsi, Caligaris, Monti, Cesarini, Vareglien I e II, Bertolini, Ferrari e Borel II. La Juve, che vince ininterrottamente il campionato dal '30 al '35, dà anche un apporto determinante alla Nazionale, che conquista il titolo mondiale a Roma nel '34.
Sempre negli Anni Trenta la squadra fa le prime esperienze di calcio internazionale, partecipando alla Coppa Europa, antenata illustre della Coppa dei Campioni. I bianconeri non hanno fortuna, ma in ben quattro occasioni approdano comunque alle semifinali.
Nel 1947 all'indomani della Seconda Guerra Mondiale Giovanni Agnelli, figlio di Edoardo, scomparso tragicamente nel 1935 in un incidente aereo, diventa presidente della società. Si riapre il ciclo glorioso della Juventus, i cui campioni più rappresentativi sono adesso Carlo Parola, i danesi John Hansen e Praest, ma soprattutto Giampiero Boniperti, avviato a diventare recordman di presenze (444) e di reti (177) nella storia della società. Arrivano, accolti da folle oceaniche di tifosi, gli scudetti del 1950 e del 1952.
Nel 1953 Giovanni Agnelli lascia la presidenza, che due anni più tardi passerà al fratello Umberto. Un nuovo ciclo trionfale è alle porte: con l'arrivo di Omar Sivori e John Charles, la squadra bianconera conquista lo scudetto nel 1958, 1960 e 1961, fregiandosi come prima società in Italia, della stella al merito sportivo per avere raggiunto (nel 58') il numero di dieci titoli nazionali.
Ancora vittoriosa in campionato nel 1967, con Vittore Catella presidente, la Juve apre un lungo ciclo trionfale con l'avvento alla presidenza del suo campione più rappresentativo: Giampiero Boniperti. Vengono conquistati nove scudetti in quindici anni (nel' 72, '73, '75, '77, '78, '81, '82, '84, '86) e nello stesso arco di tempo la società arricchisce la propria bacheca di tutte le coppe europee e intercontinentali: Coppa UEFA (primo successo nel 1977), Coppa delle Coppe (1984), Coppa dei Campioni (1985), Supercoppa e Coppa Intercontinentale (1985). Alla guida della squadra si succedono in questi anni Vycpalek, Parola, ma soprattutto Giovanni Trapattoni. Al fianco dei grandi campioni italiani (da Zoff a Scirea, da Tardelli a Cabrini, da Causio a Paolo Rossi, da Gentile a Furino, da Anastasi all'attuale vicepresidente Roberto Bettega) giocano grandi fuoriclasse stranieri: su tutti,
Michel Platini, che in cinque stagioni con la Juve vince due scudetti, due coppe europee, una coppa intercontinentale, tre classifiche dei cannonieri e tre edizioni del Pallone d'Oro.
Ai grandi trionfi in Italia e nel mondo segue fatalmente un periodo meno entusiasmante, che tuttavia riserva altre vittorie: nel 1990 l'accoppiata Coppa UEFA - Coppa Italia (con Dino Zoff in panchina, che l'anno dopo lascierà purtroppo il posto a Gigi Maifredi: scelto per combattere il Milan di Sacchi e ricordato solo per essere riuscito dopo 27 anni a non qualificare la Juve ad una coppa europea) e nel '93 ancora la Coppa UEFA (con Trapattoni ritornato sulla panchina bianconera).

E siamo ai giorni nostri, quelli della trionfale gestione Lippi, che al suo esordio in bianconero riconquista dopo nove anni lo scudetto, arricchendo fra l'altro la stagione anche con una Coppa Italia (un altro trofeo che la Juve ha conquistato più di ogni altro, essendoselo aggiudicato per ben nove volte dal 1938 ad oggi) e una finale di Coppa UEFA persa solo per sfortuna.
Nel 1996 arriva poi anche il trofeo europeo più atteso: la Coppa dei Campioni, adesso meglio conosciuta come Champions League. La Juve la conquista all'Olimpico di Roma, contro il fortissimo Ajax di Louis Van Gaal, piegato grazie ai calci di rigore dopo 120 minuti di lotta finiti sull' 1 a 1. Ancora nella stessa magica annata arriva la vittoria più bella: la Juventus è sul tetto del mondo grazie alla vittoria nella finale di Coppa Intercontinentale contro gli argentini del River Plate, allenati da Ramon Diaz e battuti per merito di una rete di Alessandro Del Piero, il nuovo erede di Platini.
L'anno succesivo la Juve conquista l'ultimo trofeo europeo, la Supercoppa, rifilando al Paris Saint Germain 9 reti in due partite. Purtroppo a maggio, dopo aver riconquistato lo scudetto a spese del Parma di Ancelotti (attuale allenatore della Juve), i bianconeri falliscono la conquista della terza Coppa dei Campioni, persa a Monaco di Baviera da una squadra composta da molti ex-bianconeri: il Borussia Dortmund.
Si arriva così a l'anno dei veleni, quello del 25° Scudetto, vinto al termine di un'esaltante testa a testa con l'Inter di Moratti, il presidente-tifoso dei neroazzurri che accetta amaramente l'inappellabile verdetto del campo: Juve campione per la terza volta in quattro anni. Purtroppo anche quest'anno la gioia per la conquista dello Scudetto verrà soffocata dall'ennesima delusione continentale: il 20 Maggio nella finalissima di Champions League disputata all'Amsterdam Arena fra Juve e Real Madrid saranno gli spagnoli a salire sul tetto più alto d'Europa. Per la cronaca era la sesta finale di Coppa dei Campioni disputata, con un bilancio che ora ci vede sconfitti per ben quattro volte. Sempre per la cronaca era anche la quarta finale europea giocata in quattro anni... purtroppo anche in questo caso il bilancio è negativo: tre sconfitte e una sola vittoria.
Come tradizione vuole tutti i cicli finiscono e nel 1999 anche quello di Lippi si esaurisce. Finisce come sempre, arrivando alla fine dell'anno senza aver messo niente in bacheca, ma con una differenza sostanziale rispetto agli altri: alla fine del campionato l'allenatore porta il nome di Carlo Ancelotti, successore annunciato di Lippi dal momento in cui il tecnico viareggino aveva comunicato alla società di voler passare all'Inter di Moratti. Lippi è costretto a dimettersi la sera del 7 Febbraio, dopo aver rimediato in casa un pesante 4 a 2 ad opera di un Parma tutt'altro che irresistibile, che fa sprofondare la Juve in nona posizione. L'arrivo annunciato, ma comunque anticipato, di Ancelotti però non provocherà quello che per molti rappresenterebbe un miracolo per come si è messa l'annata: giocare un'altra finale di Coppa Campioni. Infatti dopo una sofferta qualificazione nei quarti di finale a spese dei greci dell'Olimpiakos Pireo, i bianconeri si devono arrendere alla forza del Manchester United nel modo più atroce: dopo aver pareggiato per 1 a 1 ad Old Trafford ed essersi trovata in vantaggio per due reti a zero nella gara di ritorno, al novantesimo la Juve soccomberà per 3 a 2 in favore degli ospiti, che andranno così a Barcellona per tentare di vincere una coppa che in poche occasioni ha sorriso ai nostri colori. Carlo Ancelotti guiderà la Juventus per due anni durante i quali si classifica seconda sia nel 2000 che nel 2001. Il primo anno ad un punto dalla Lazio perdendo il tricolore all' ultima giornata sotto l' incessante pioggia di Perugia che suscitò non poche polemiche ma il risultato finale fu di 1-0 gol di Calori, il secondo anno invece si classificò a due punti dalla Roma campione d' Italia. Così siccome alla Juve si è abituati a vincere alla fine dell' ultima giornata, subito dopo il fischio di chiusura, fu reso noto che l' allenatore della Juventus per la prossima stagione cioè quella 2001/2002 sarebbe stato Marcello Lippi, un ritorno molto gradito dai tifosi, con lui arrivano a Torino anche grandi giocatori come Pavel Nedved, Marçelo Salas, Lilian Thuram e Gigi Buffon, ma purtroppo va via un grande giocatore come Zinedine Zidane venduto al Real Madrid. La nuova avventura con Lippi comincia così.

Tornato Lippi la Juve ritorna a vincere dopo un campionato ricco di emozioni come ormai da tradizione, visti gli ultimi campionati, lo scudetto è assegnato all'ultima giornata. La Juve vince a Udine per 2 a 0 mentre l'Inter, che era prima, perde per 4 a 2 a Roma contro la Lazio ed è Scudetto il numero 26, di sicuro fra i più belli in assoluto visto come è arrivato, così bello e inaspettato a riscattare la beffa di Perugia che aveva favorito proprio la Lazio. Dopo 5 giorni però non riesce la doppietta Scudetto + Coppa Italia, la Juve è sconfitta a Parma per 1 a 0 e nonostante la vittoria per 2 a 1 dell'andata non riesce a portare a casa il trofeo. Si conclude così la stagione 2001/2002.

 

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