Chi sei Kaori?

 

Capitolo 7 - Un angelo di nome Kaori

 

Kaori correva spinta dalla disperazione, non sapeva dove stava andando, e neppure le importava. Voleva solo scappare da tutto il male che sentiva dentro di sé, sarebbe arrivata anche in capo al mondo se fosse stato necessario.

 

‘Come hai potuto Ryo?’

 

Era troppo anche per lei, non ce l’avrebbe mai fatta a tornare a casa dopo quello che aveva appena visto. In tutti quegli anni passati con Ryo si era abituata a vederlo fare lo stupido con ogni bella donna che gli capitava a tiro, ma in fondo aveva sempre pensato non facesse sul serio, ed ora invece… aveva aspettato che lei fosse fuori portata e non aveva perso tempo…

Quell’immagine continuava a perseguitarla, vedeva la donna cingere amorevolmente l’uomo al suo fianco, le loro mani intrecciate… come aveva potuto essere così ingenua? Finalmente capiva il comportamento evasivo di Saeko quando accannava a chiederle notizie di Ryo, anche lei sapeva, e forse anche Miki e Umi… si sentiva tradita dalle persone a lei più care, non riusciva a perdonarle, non poteva tornare, ormai aveva deciso, se ne sarebbe andata per sempre, voleva dimenticare, solo dimenticare.

 

Mentre questi mille pensieri le affollavano la mente si rese conto di essere arrivata al porto. Ormai il sole stava per sorgere, e le sue guance si erano asciugate.

Un gruppo di persone attirò la sua attenzione:

“Ehi Ken che ne facciamo di questo ragazzino?”

“Uccidilo, lo sai che non dobbiamo lasciare tracce, il minimo errore potrebbe essere fatale”

“Ma era ubriaco fradicio, quando si sveglierà non si ricorderà di niente!”

“Hai il cuore troppo tenero Karl, non possiamo rischiare, se non te la senti posso sempre farlo io”

Kaori dalla sua posizione riusciva a vedere perfettamente i due uomini, ma non il ragazzo nelle loro mani. Il più grosso dei due, Ken, era un omone alto quasi come Umibozu, con i capelli radi ingrigiti precocemente e dai tratti tipicamente orientali. Karl invece era un po’ più basso, anche se raggiungeva abbondantemente il metro e novanta, con i lunghi capelli biondi legati che gli arrivavano appena sotto le spalle. Poteva essere tedesco dall’accento, ma Kaori non avrebbe potuto giurarlo.

Improvvisamente il corpo inerme tra le braccia di Karl si mosse:

“Ehi ma chi siete? Lasciatemi andare!”

“Non vivrai abbastanza per saperlo” Ken si mosse e prese la pistola dalla fondina. Girò intorno al ragazzo e si posizionò alle sue spalle per colpirlo, ampliando la visione di Kaori sulla scena.

Gli occhi della ragazza si fecero vitrei. Con uno scatto felino colmò lo spazio che la separava dai due uomini e si avventò su quello con la pistola:

“Scappa Noda, corri!!”

Il ragazzo, sentendo la presa allentarsi si divincolò dai due uomini. Dopo pochi passi però si rese conto della situazione, e della donna che stava lottando coi suoi aggressori:

“Makimura! Non posso lasciarti così!!”

Kaori non avrebbe resistito a lungo, ma non avrebbe lasciato il ragazzo nelle loro mani:

“Vai a chiamare aiuto Noda, sbrigati!!”

Mikuro sapeva che Kaori aveva ragione, non ce l’avrebbero mai fatta da soli, ma l’idea di lasciarla da sola lo faceva impazzire. Non si mosse.

Kaori aveva ancora le braccia serrate attorno al collo di Ken che rischiava di soffocare, mentre Klaus cercava di liberare il socio, ma la ragazza stava per cedere:

“Vai!! Stupido muoviti!!”

La voce dura di Kaori lo riportò al suo dovere. Si voltò e si mise a correre come un pazzo. La stazione di polizia non era lontana, doveva fidarsi di Kaori…

 

BANG!

 

Il rumore del colpo in lontananza raggelò il sangue di Mikuro. Si voltò lentamente, appena in tempo per vedere il corpo di Kaori accasciarsi al suolo mentre una chiazza rossa sulla sua tempia si allargava a macchia d’olio sporcando il suo bel viso.

“NOOOO!!!”

Mikuro cadde in ginocchio, le sue urla davano sfogo ad un dolore represso troppo a lungo. Era successo di nuovo, e per l’ennesima volta lui era stato impotente. I volti delle sue sorelle gli apparvero sovrapposti all’immagine esanime della compagna, niente avrebbe potuto svegliarsi dallo stato di trance in cui era caduto. Non sentì i passi dell’uomo che si avvicinava inesorabilmente a lui e prendeva la mira, non sentì le sirene di una pattuglia che si stava avvicinando, solo un forte dolore al petto e poi più nulla.

 

 

Quasi contemporaneamente in un luogo molto distante un uomo stava dormendo di un sonno tutt’altro che tranquillo. Stava sognando un angelo, un angelo ferito che si dibatteva e cercava di liberarsi dalla morsa che lo teneva prigioniero. Non riusciva a vederlo in volto, ma i loro cuori battevano all’unisono, soffriva con lui, ma il povero angelo era senza forze, stava per cedere. Quando le sue ali gli vennero strappate riuscì a distinguere la figura di una donna nella visione celeste dell’angelo, e quando una freccia trapassò il suo petto un urlo che poco aveva di umano squarciò il cielo:

“NOOOO!!!”

Si svegliò sudato e con il terrore che gli divorava l’anima. Una voce femminile lo stava chiamando a gran voce già da un po’, ma lui non se ne era accorto:

“Hayata, Hayata che ti succede!”

Lentamente si voltò a guardare la donna accando al suo letto. Il suo viso dolce gli ricordava tanto quello della sua Kaori…

“Rispondimi ti prego, che ti prende?!”

Era sinceramente preoccupata, lo sapeva, e lui le doveva una spiegazione.

“Perdonami Maya, ma ho avuto un incubo terribile, pensavo sarei morto dal dolore”

“Era lei vero? Sognavi di lei?”

“Già, ho un brutto presentimento, sento che le è successo qualcosa…”

“Ti capisco… io ho sempre il terrore che succeda qualcosa a Kris… ma lei è al sicuro no? Hai detto che ci sono i tuoi amici a proteggerla, vedrai che sta bene”

“Già… forse hai ragione… ora torna a dormire, io vado a fare due passi, ti prometto che non mi allontanerò”

“D’accordo… buonanotte”

“Buonanotte”

 

In giardino la luna brillava di una luce così intensa che rischiava di abbagliare gli occhi di Ryo che la fissavano tanto intensamente.

“Ti prego Kaori aspettami, tornerò presto, te lo prometto”

 

Un altro paio di occhi fissavano la stessa luna non molto distante da Ryo, anche loro intensi e pieni di tristezza.

Appartenevano ad un uomo biondo e molto elegante che era appena rientrato nella sua casa, e vi aveva trovato una sgradita sorpresa. Quando si accorse della presenza di Ryo la sua espressione mutò radicalmente. Fissava l’uomo con odio, avrebbe voluto cacciarlo dalla sua casa, mandarlo il più lontano possibile, ma la sua posizione glielo impediva.

‘E’ giusto così Kris, lei ha bisogno di un uomo che le stia accanto, e non puoi essere tu’

Le parole rivolte a se stesso erano dure, sembravano una condanna, ma aveva preso la sua decisione molto tempo prima, era troppo tardi per tirarsi indietro.

Lentamente distolse lo sguardo dall’uomo e rientrò in casa. Passò davanti alla stanza di Maya, esitò solo per un attimo, poi si avviò lungo l’ampio corridoio.

 

Continua…

 

 

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